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 Il rito
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ophelja
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Inserito - 15/10/2003 :  21:12:13  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a ophelja
Settembre, all'arrivo del vento che da sempre rende felice i velisti, segnava la fine del rito della signorina Ernestina.
Forse un girotondo al suono di tamburi invocando il dio della pioggia?
Niente affatto, Signori.
Il rito era quello del bagno; logicamente e senza fraintendimenti, in mare.

Nel sud d'Italia la costruzione di una piscina - tanto c'è il mare - è cosa recente; è logico quindi che non tutti i suoi abitanti, seppur corroborati dai numerosi tentativi di affogamento involontario e spontaneo eseguiti in giovane età, sappiano nuotare.

Per l'appunto, la signorina Ernestina, nata De Camillis, era una di queste.

La vicinanza con il mare e l'appartenenza ad una antica famiglia di marinai, avrebbero dovuto fornirle delle credenziali inappuntabili per una giusta confidenza con il gradevole elemento; invece una diffidenza antica e ingiustificata ai più, la rendeva estremamente selettiva nell' approfittare dei benefici dell'acqua marina.

La signorina Ernestina, a scanso di equivoci indotti dallo stato civile di nubile, era una piacevole personcina.
Carina, piacente, istruita, aveva imparato a "nuotare" , cercando di emulare il suo fidanzato Giovanni, detto "weismuller", il cui soprannome la diceva lunga sulla capacità sportiva del giovanotto.
Nonostante la dedizione, i consigli e la pazienza del già menzionato fidanzato, non era ancora riuscita a superare quella riottosità ben nota ai non-pesci e che cercava di giustificare con patetiche ed improbabili bugie.
Ma non divaghiamo.

Il rito del bagno.
Le condizioni previste per la bisogna dalla signorina Ernestina erano:

1) mare piatto, superficie liscia come un olio, mare in bonaccia …di più.
Diciamo che durante tutta l'estate avrebbero potuto esserci al massimo venti giorni con un simili condizioni ;

2) temperatura dell'acqua nei famosi venti giorni di cui sopra: minima 25 gradi, massima non pervenuta; e le giornate, dalle venti iniziali, si restringevano, diciamo, a dodici;

3) condizioni fisiche della bagnante : perfette e, considerati i giorni che la TV chiama "quei giorni", i dodici giorni di cui al punto precedente si sarebbero ridotti, per probabilità statistica, almeno a sette;

4) orario per il bagno: fra le 12,30 e le 13,15; e sempre se non ci fosse stata troppa folla!
In luglio e agosto normalmente la gente va al mare, ma con un po' di fortuna e qualche amico con megafono che terrorizzasse i bagnanti per l'avvistamento di uno squalo tigre al largo, forse si potrebbe trovare una spiaggia non molto affollata, all'ora preferita dalla signorina Ernestina.
E i famosi sette giorni potrebbero contrarsi e diventare tre.

5) L'abbigliamento. Capitolo determinante.
Ogni donna conosce l'importanza di un costume da bagno; sono storie che ci rifilano le ragazze 90-60-90 quando minimizzano con un "tanto, un costume vale l'altro" la scelta di un indumento che ci mostra senza pietà .
La nostra Ernestina sapeva bene che un costume senza rinforzi nelle zone cedevoli o senza tagli sartoriali nelle zone strategiche, l'avrebbe resa "nuda" agli occhi dei due o tre bagnanti temerari e/o sordi di cui al punto quattro; pertanto senza il costume da bagno marca xxxxx, non c'era verso per lei di scendere in acqua.
E sempre per gli imperscrutabili casi della vita , le quattro giornate sarebbero diventate tre.

6) Gli accessori. Quali accessori?
Su questo argomento la signorina Ernestina non avrebbe MAI ceduto se le sue pinne non l'avessero accompagnata nel bagno. Senza il loro rassicurante colore arancione, la loro notevole lunghezza, il loro introvabile numero, non avrebbe mai "nuotato"…..
Normalmente la pinne erano conservate con tutta la cura possibile e sempre nel capace contenitore di vimini, ma…una casa piena di ospiti e tac…non si trovavano più le pinne.
E i giorni del probabile bagno sarebbero diventati inesorabilmente due, forse uno.

Ed eccoci al grande giorno: tutto era pronto.
" Si va?" chiese quel 23 agosto 1960, una speranzosa Ernestina.
Giovanni, detto "weismuller", non rispose.
Guardò lontano e, dopo attimi che sembrarono secoli, con una voce impastata di tensione , disse:
"Ernestina, non posso. Non voglio sposarti" e scomparve dalla sua vista e dalla sua vita.

Ernestina, sulle prime, svenne, aderendo ad un preciso protocollo dettato dalle convenzioni del tempo.
Poi si riprese : "Ah, no caro mio, questa soddisfazione non te la do " e con piglio deciso si avviò verso la spiaggia.

E cominciò a nuotare come mai aveva fatto fino a quel giorno.


Ophelja

   
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