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 Avventure estreme: la Skotonata Galactica
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Elena Fiorentini
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Inserito - 11/06/2003 :  12:09:25  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini

Sul numero di gennaio 2001 a pagina tre della rivista ALP le guide dell'Alto Adige firmano una lettera.
Si sta ripetendo quanto già avvenuto nel lontano 1959?

Questa lettera mi rammenta un film che ho visto recentemente e che ha anche vinto un premio al festival di Trento:
“I cavalieri delle vertigini”. Trattasi di un resoconto con testimonianze, dove gli “Scoiattoli” di Cortina si batterono per impedire che una spedizione svizzera giungesse prima di loro sulla Cima Ovest del Lavaredo attraverso la “direttissima”. Gli Ampezzani disputarono una vera e propria gara per questo primato.
Siamo nel lontano 1959, e io ero piccolo quando i giornali parlarono di queste epiche avventure.
E anche oggi nel 2001 sembra che le guide dell’Alto Adige, probabilmente per gelosia, per non essere riuscite a portare a termine una via sulle Dolomiti Cortinesi, hanno mandato una lettera intitolata: < La scalata “e” delle difficoltà>, sminuendo e mortificando gli eroici alpinisti del nuovo millennio: Ivano Zanetti, Bruno Tassi e Gianni Calloni (detto “Garrafao”).

Questa è la testimonianza di Pier, che come me, ha più volte sentito raccontare la storia della “Skotonata Galactica”.

La replica di Ivano venne immediatamente pubblicata e il valore dei tre alpinisti riconosciuto a tutto tondo.
L’impresa avvenne nel 1994 e la via chiamata “Skotonata Galactica”.

Ivano spesso racconta agli amici, al termine di una giornata passata ad arrampicarsi sulle rocce della Valsassina, palestra degli alpinisti lombardi che possono mantenersi in forma anche durante le stagioni più ingrate, in un caldo ristoro davanti ad un piatto di spaghetti fumanti, come per settimane intere con i suoi due amici ha sofferto per portare a termine quella grande impresa, attualmente riconosciuta a pieno titolo.

Da una settimana alcuni istruttori con brevetto del CAI stavano aprendo una via nuova sulle Dolomiti.
Che cosa si intende per “via nuova”?
Cercare la strada migliore, dal punto di vista dei pericoli, verifica delle difficoltà, attrezzatura con chiodi di passaggi altrimenti impercorribili.
Ogni giorno si torna alla base, si ricomincia da capo il giorno dopo, guadagnando a volte solo pochi metri nel cercare di scoprire i segreti della ripida parete: davanti,l’ignoto; dietro, lo strapiombo.

Gli alpinisti vedono nella montagna una perenne sfida, la vetta irraggiungibile, la parete invalicabile, il ghiacciaio insidioso, l’altezza che dà le vertigini,le difficoltà insuperabili ,il chiedere al proprio corpo l’inverosimile.
Non c'è più nessuno, si è soli con la propria forza davanti alla bellezza e alla grandiosità dello spettacolo della natura e delle forze che sa scatenare. Le leggende nascono per questo volere cercare una spiegazione fantastica davanti ai fenomeni naturali, che ci sembra che superino ogni fantasia.

Occorre avere una solida preparazione atletica, psicologica, grande tenacia, conoscenze di geologia, di meteorologia, conoscenza dei materiali d’arrampicata, dall’abbigliamento alle attrezzature specifiche per rendere sicure le arrampicate, tanta esperienza e amore per la natura.

Ci ammonisce Ivano nella lettera in risposta alle guide alpine di Cortina:” Non dovete pensare che, avendo dato un contributo con l’apertura di una via, di cui forniamo anche la descrizione, possiate trovarvi in un luna park o in un mondo alla Disney, di prati fioriti e di piacevole lieto fine. Se partite con quest’ottica, vi conviene rimanere sul prato e guardare con il binocolo ciò che accade in alto.In montagna si può morire e trascinare con sé gli amici.”

I protagonisti del racconto, Gianni e Ivano, avevano all’epoca di questa storia al loro attivo diverse esplorazioni in luoghi mai visitati prima da essere umano, di cui hanno fornito le relazioni alle società geografiche internazionali.
Ecco una parte dei loro racconti relativa alla conquista della "Skotonata galactica".
Per colpa di una disattenzione dovuta forse a stanchezza,( era stata dura, avevano anche pernottato in parete,costruendosi un nido come le aquile,il braccio aveva assunto una posizione sbagliata, che Gianni non riusciva più a correggere, ed ora era “acciaiato: si era cioè formato acido lattico e aveva perso la forza, il dolore era insopportabile.

“Taglia la corda , taglia la corda, non ce la faccio più, vai, mettiti al sicuro”
Si mise a urlare Gianni all’amico Ivano, parecchi metri più in alto, legato a lui in cordata. Il primo di cordata aveva già raggiunto la cresta, era già molto avanti e non era a conoscenza del dramma che si stava svolgendo piu sotto.
Il braccio non reggeva più, questione di pochi minuti, presumo forse secondi e avrebbe trascinato con sé Ivano nella caduta, la morte certa per tutt’e due.

“Taglia, vai, salvati. Lasciami andare.” Con il taglio netto della corda almeno uno si sarebbe salvato e Gianni non voleva trascinare con sé il compagno di tante uscite.

“Non fare lo stupido, non ti lascio. Fatti coraggio” Il grande cuore di Ivano, che voleva tentare di tutto, poi, chissà, sarebbero caduti insieme.
“Cerca di muoverti molto lentamente, vedi se riesci a gettare lo zaino.Chi arrampica con me non muore.”
Con grande sangue freddo riuscì a dare la tranquillità necessaria a Gianni. "Io aspetto, non temere, resto qui in cengia finchè non sei a posto, ho tutto il tempo che occorre."
In realtà Ivano ci raccontò che la sua posizione era assai precaria, l'unico modo era di continuare a salire, ma Gianni era legato a lui e non riusciva più muoversi.

Pian piano Gianni, detto Garafao, dal nome di un monte della Patagonia, riuscì a muovere il braccio in relativa sicurezza e Ivano riuscì a sollevarlo fino alla piccolissima cengia, dove era precriamente appollaiato.
Un ultimo tratto di corda,poi la cresta, la discesa e finalmente al sicuro.

Elena Fiorentini
E.F.


   
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