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 Un 25 aprile MOLISANO
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Giusy Melillo
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Italy
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Inserito - 27/04/2013 :  16:26:58  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Giusy Melillo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Giusy Melillo
Un 25 aprile molisano.

In occasione del 25 aprile, quest’anno ho vissuto un mini tour nella Provincia di Isernia, capoluogo di Provincia in Molise, nonché terza città più popolosa della Regione (dopo Campobasso e Termoli).

Prima sosta: IL SANTUARIO DI CASTELPETROSO.

Il Comune di Castelpetroso (Isernia) è indissolubilmente legato al Santuario dell’Addolorata, Patrona del Molise. Esso è immerso nel verde ai piedi del Monte Patalecchia ed i suoi lavori di edificazione hanno trovato compimento solo nel 1975. Si tratta di una struttura neogotica progettata da Francesco Gualandi di Bologna, la cui pianta simboleggia un cuore (parte centrale) trafitto da sette spade (le sette cappelle). Infatti, visto dall’alto, il Santuario risulta composto da sette cappelle che rappresentano i dolori della Madonna, al centro delle quali si eleva la cupola alta 54 metri. All’interno, alzando lo sguardo verso la cupola, si vedono i mosaici dei Santi più venerati nel Molise, collocati ad anello. Nella cappella centrale, in fondo sul trono, si trova il simulacro che riproduce la Madonna Addolorata e Gesù Morto nell’atteggiamento delle apparizioni. Infatti, la Vergine Maria apparve la prima volta il 22 marzo 1888 a due pastorelle di nome Serafina e Bibiana in località “Cesa tra Santi”, sulle pendici del Monte Patalecchia. Là, le due smarrirono una pecorella e nel cercarla vennero attratte dallo sfolgorio di un anfratto, avvicinandosi al quale si trovarono immerse nella visione celeste: la Vergine Santissima e Cristo morto disteso ai suoi piedi. A questa prima apparizione ne seguirono altre. Tale fenomeno fu in seguito riconosciuto. Monsignor Giancarlo Bregantini spiega: “La Madonna a Castelpetroso parla con il gesto dell’offerta di suo figlio Gesù, è proprio questa la consolazione che offre il Santuario: mani che allargano il cuore, che schiudono prospettive nuove, che sollevano. Mani che accendono la fiaccola della fedeltà, della speranza; che si intrecciano con chi cade nel buio del dolore. Mani che donano segni di luce. Mani che si fanno offerta della propria vita …”. Il 28 settembre del 1890 vi fu la posa della prima pietra per la costruzione del Santuario. Esso è un capolavoro di arte scolpito in pietra bianca locale; migliaia di metri cubi di questa pietra furono lavorati a mano, pezzo per pezzo, da esperti scalpellini molisani e toscani. Inoltre, oggi, un percorso di 750 metri, dal Santuario lungo la montagna, conduce al luogo delle apparizioni.

Seconda sosta: CAPRACOTTA.

Dopo un piccolo giro in auto nel centro abitato di Pescolanciano (nome che deriva da “Pesclum”, roccia, e “Lanz”, il suo feudatario normanno), sul quale subito attrae l’attenzione il castello visibile dalla superstrada, è il momento della visita di Capracotta, piccolo Comune isernino posto a 1421 metri sul livello del mare, abitato costantemente nell’anno (ossia senza contare i residenti fittizi e i turisti), a detta di una commerciante del posto, da circa 600 persone. Capracotta è nota per i suoi due impianti sciistici e per aver ospitato, in uno di essi, i Campionati Italiani Assoluti di sci di fondo nel 1997. Lungo il Corso che va dalla villa comunale alla Chiesa Madre, una bella chiesa in pietra bianchissima, si percepisce un senso di quiete notevole. Le abitazioni sono rigorosamente in pietra, molto semplici, sviluppate in verticale come nel resto dei paesini del Molise e di molti paesi del Beneventano (nella confinante Campania). Si percepisce un gran senso di armonia cromatica: i colori predominanti dell’abitato sembrano essere il bianco (facciate) e il verde (infissi). Rincuorante è il paesaggio montuoso circostante, col verde della sbocciata primavera e il bianco della neve residuante sulle cime più alte. Singolare è il nome di questo piccolo centro che esisteva già nel Paleolitico: esso alluderebbe alla tradizione religiosa pagana dei primi conquistatori Longobardi di sacrificare una capra, in onore del Dio Thor, prima di insediarsi in un luogo appena conquistato, e mangiarne le carni come rito apotropaico per scongiurare il rischio di esaurimento delle fonti di sostentamento del gruppo tribale che, diventando sostanziale, si faceva comunità.

Terza sosta: AGNONE.

Con circa 23 minuti di automobile si giunge da Capracotta ad Agnone. La distanza tra i due Comuni è di poco più di 17 Km. Prima di essere in questo borgo, è d’obbligo un pasto al Rifugio di Guado Liscio, a 8 Km da Agnone, tra verde e verde, margherite, cavalli. È possibile mangiare nel bar interno, o consumare una merenda a sacco sulle panche esterne o addirittura cuocere sul barbecue la carne al momento. Quanto ad Agnone, che si adagia sulla valle del Verrino, la tradizione vuole che essa sia sorta sulle rovine della città sannitica Aquilonia distrutta dai Romani durante la conquista del Sannio. Piazza Plebiscito è il suo fulcro, con al centro una ottocentesca fontana. L’Antica Bottega Orafa sita in Corso Garibaldi testimonia un’antica migrazione di artigiani lagunari verso Agnone. Il centro storico è fatto di vicoli arricchiti dai portali in pietra delle antiche abitazioni, veri e propri palazzotti nobiliari, ed ogni tanto , sulle facciate di alcuni di questi, si scorgono statue raffiguranti i leoni veneziani . Vi sono poi molte chiese, una decina, tutte vicine tra loro, nel solo centro, a testimonianza della forte influenza che esercitava nei secoli addietro il Vaticano in questo lembo dell’Alto Molise. L’attrattiva più particolare del posto è offerto, oltre che dalla architettura e dal panorama montuoso circostante, dalle campane: Agnone è sede di quello che si presume sia il più antico stabilimento al mondo per la fabbricazione delle campane, la Pontificia Fonderia di Campane Marinelli, fondato intorno all’anno Mille. La Fonderia è oggi visitabile , con guida, due volte al giorno: una alle ore 12.00 e un’altra alle ore 16.00.

Quarta sosta: CIVITA SUPERIORE (frazione di Bojano, in Provincia di Campobasso).

Il borgo di Civita Superiore si affaccia letteralmente, a 717 metri sul livello del mare, sulla cittadina di Bojano. Si tratta infatti di un borgo molto panoramico e suggestivo. Non a caso, arrivandovi, ecco un gruppo di anziani speleologi intenti a studiarne resti passati e attuali sembianze. Vi risiedono una sessantina di persone. La struttura urbanistica del borgo, oggi purtroppo allo stato di rudere, era contraddistinta da tre porte di accesso principali: la "Porta a monte" o "Porta di S. Giovanni" (a sud), la "Porta da basso" o "da piedi" (a est) e la "Portella" (a nord).
Nella piazzetta, dal belvedere, si può ammirare , non solo l’ottima visuale della cittadina sottostante, ma anche di un’ampia parte del territorio limitrofo. A Civita Superiore è possibile vedere i resti del Castello Pandone e visitare la Chiesa di S. Giovanni Battista costruita intorno alla metà del XV secolo quando il Vescovo Pandone prescelse Civita come residenza estiva.


giusy melillo

   
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