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 Karpathos, vento selvaggio
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Renato Attolini
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Inserito - 01/08/2012 :  23:50:39  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini
Un’idea di “che aria tira” usando un gioco di parole la si ha immediatamente al momento dell’atterraggio: l’aereo oscilla vistosamente mentre sotto di noi si vede solo il mare. Un momento di panico subito passato ma quando si sbarca si è investiti da un vento fortissimo al quale solo gli abitanti di Trieste abituati alla temibile bora non farebbero caso. Ecco il benvenuto di Karpathos! La speranza che cessi o quantomeno si calmi verrà delusa nei giorni a seguire. Sistematici in albergo scopriamo che il mare antistante non è dei migliori anzi è di difficile accesso sia per noi che a maggior ragione per la piccolina e oltretutto così pieno d’alghe che io ho ribattezzato la località “Algatraz” provocando lo scoramento della grande che non sopporta le mie freddure. Ci viene detto che l’anno scorso invece era una dei più belli dell’isola e che invece quest’anno per colpa del tempo o chissà di cosa è così brutto. “E ti pareva!” mi viene da dire ma come dicono i cinesi: “Chi ti dice che sia un male!” perché in questo modo siamo “costretti” a noleggiare un’auto per trovare spiagge e mare più gradevoli e così facendo ci giriamo l’isola e scopriamo luoghi incantevoli e taverne a buon prezzo dove si mangia benissimo, senza nessun rimpianto per la cucina dell’albergo che lascia alquanto a desiderare. L’impressione di trovarsi in un posto selvaggio ancora lontano dal turismo di massa si rafforza a mano a mano che girovaghiamo. Le strade principali che s’inerpicano fino ad altezze ragguardevoli sono abbastanza praticabili seppure non molto larghe e tortuose, ma quando si prendono le deviazioni per le spiagge, cominciano i patemi d’animo. Sconsigliabile guardare giù per chi soffre di vertigini ma quando si arriva la fatica viene ripagata del tutto. La prima spiaggia che visitiamo è Aghios Theodoros abbastanza vicina a dove siamo alloggiati e facilmente raggiungibile. Arriviamo a uno spiazzo sterrato, dove lasciamo la macchina e scendiamo giù a piedi per centinaio di metri, dove ci aspettano una spiaggetta deliziosa di ciottoli e un mare cristallino da urlo sia per la bellezza sia per la sua temperatura. I pochi ombrelloni sono affittati da due ragazzi pakistani al prezzo di 6 euro, comprensivo di due lettini (una costante per tutta l’isola) per tutto il giorno. Pensando a quello che è chiesto sulle riviere italiane, ci viene da sorridere.
Al momento del pranzo ci rechiamo nell’unico posto disponibile: una taverna con annessa abitazione dei proprietari dalla quale si vedono solo il mare, deserto e rocce a perdita d’occhio. Per trovare un altro insediamento umano bisogna percorrere qualche chilometro, credo. Quando si dice “vivere isolati…”. La proprietaria un’affabile signora dopo aver preso le ordinazioni ci porta, nell’attesa, delle bruschette dicendoci che lo fa solo quando non c’è molta gente. Sorrido pensando che ho potuto costatare di persona nei miei numerosi viaggi in questo meraviglioso paese che nei ristoranti se ci sono poche persone i greci sono molto premurosi ma se il locale si riempie vanno nella confusione totale e il servizio cambia senza mai, dico mai, cadere nella scortesia.
I souvlaki (spiedini di pollo o maiale) sono gustosissimi e le abbondanti patatine fritte non le fanno così neanche in Francia che ne è la patria. Alla fine ci viene offerta della frutta (ed è così ovunque) ed una merendina per la piccolina. Inutile commentare la modicità del conto, tanto che ci torneremo altre volte e il proprietario ci offrirà pure due birre per ringraziarci della nostra assiduità.
Dietro consiglio di Mikalis che ci ha noleggiato l’auto ci rechiamo a Diakoftis che secondo lui è paragonabile alle Seychelles, giusto per curiosità non perché ci crediamo ma quando arriviamo, ci dobbiamo ricredere: spiaggia quasi bianca e mare azzurrissimo ma ci restiamo solo per un paio di foto in quanto un vento fortissimo ci getta addosso la sabbia. Questa zona, infatti, pullula di appassionati di windsurf che vengono qua per partecipare ai campionati di questa disciplina.
Nel paesino di Lefkos, spiaggia piccola, mare trasparente come quello di una piscina mentre stiamo per entrare in un piccolo locale per mangiare dei pitta-giro (il kebab alla greca per intenderci) che scopriremo poi saporitissimi, un avventore comincia a salutare agitando freneticamente le mani. Non gli do importanza perché penso di non essere io il destinatario essendo la prima volta che metto piede in quel paese, ma quello insiste ed io allora mi giro per vedere se c’è qualcuno alle mie spalle convinto di essermi trovato sulla traiettoria dei saluti e solo dopo che questi mi si avvicina chiamandomi “amico” e stringermi la mano lo riconosco: è un cameriere dell’albergo che ci aveva preparato al mattino dei “ lunch-bag” per la giornata. Questo episodio è sintomatico della grande cordialità ed estrema gentilezza che caratterizza gli abitanti di questa bellissima isola. Se per caso s’incontra (molto raramente) qualcuno non dico scortese ma un po’ asciutto viene risucchiato dalla quasi totalità di persone calorose e bendisposte verso di noi.
Il centro con più insediamenti turistici e negozi è Pigadia dove ci fermiamo a fare il bagno nella zona dove ci sono più alberghi. Le spiagge sono affollate tanto che anche qui ho rinominato il posto “Riminikos” ed il mare rispetto alle altre parti è meno bello ma comunque da noi lo si trova solo all’Isola d’Elba o nel profondo Sud. La Sardegna la escludo da questi paragoni perché confrontare il suo mare con quello della Grecia è come scegliere, per fare una similitudine calcistica, chi è migliore fra Real Madrid e Barcellona. Girando per compere troviamo un grande cartello scritto in italiano che decanta le nostre doti e inneggia allo stretto legame che ci unisce al popolo greco. Se mai c’è un posto dove il detto “Italia, Grecia….una faccia una razza” trova conferma questo è proprio Karpathos. Penso anche come la cinematografia ha celebrato quest’antica amicizia, quasi una fratellanza, con pellicole tipo “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores o il tanto bistrattato (un po’ troppo ingiustamente a mio avviso) “Il mandolino del capitano Corelli”. Mi soffermo a vedere l’insegna di una pizzeria e mi scappa una risata: non so se un italiano emigrato qui (mi hanno detto che ce ne sono tanti) o un indigeno che ha voluto renderci omaggio in qualche modo l’ha chiamata “La Bella Karpathos” sulla falsariga delle innumerevoli “La Bella Napoli” presenti nel nostro paese.
Per terminare una considerazione e qualche indicazione. E’ un’isola bella e come già detto selvaggia lontana anni-luce dalle più rinomate Mykonos, Kos, Corfù, dalle loro discoteche e pub. Chi ama la “movida” è meglio che non ci venga, qui la sera si sta tranquilli. Sconsigliata a chi non sopporta il vento e al contrario chi pratica il windsurf si sentirà in paradiso, come anche chi ha della Grecia una concezione antica fatta di paesini, casette bianche e taverne dove imperversano souvlakia, tzatziki, moussaka, fagiolate, melanzane, pesce appena pescato e per finire peponia (meloni bianchi) e Karpusia (angurie). Kalispera.
   
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