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Roberto Mahlab
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Inserito - 09/06/2012 :  20:16:57  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
... la Storia alternativa e la fantapolitica sono generi che hanno spesso prodotto letteratura e copioni cinematografici, partendo da situazioni attuali, le hanno trasformate nel regno dello spettacolare improbabile... almeno così si spera sempre...

Prologo : "la battaglia di Atene"

La riunione fu meno tempestosa del previsto, forse perché non tutti erano stati invitati. Non c'erano i portoghesi, gli spagnoli, gli inglesi, i polacchi, i cechi e naturalmente non c'erano i greci. "Non si tratta di preparare una aggressione", il tono del ministro delle finanze tedesco era di convinta autoassoluzione, "quanto accade in Grecia è la vera aggressione a quello che l'Europa ha costruito in decenni", l'oratore impallidì accorgendosi che il seggio del delegato francese era vuoto, eppure avevano assicurato che ci sarebbero stati, "ci faranno agire da soli e poi staranno a vedere?", fu l'espressione interrogativa che si lesse sul suo volto.

Il 17 giugno 2012 i greci si trovarono di fronte alla scelta se premiare i partiti filomemorandum che però si erano resi responsabili della corruzione che aveva provocato la situazione attuale, oppure la lista radicale che prometteva di respingere il memorandum e che vantava la certezza che l'Europa avrebbe accettato la rinegoziazione.

Alle ventidue il cancelliere tedesco gettò sulla scrivania con gesto di stizza la mail riservata appena giunta dall'ambasciata di Atene, :"sono incorreggibili questi greci", esplose.

Alle sei del mattino del fatidico 18 giugno 2012, il piano "Aurora" ebbe il suo inizio con l'incrociatore Ludendorf della Kriegsmarine che si avvicinò al porto del Pireo. Fu sparato in aria un colpo di avvertimento da uno dei possenti cannoni della nave, il colpo rimbombò per tutta la capitale ellenica.

"Che significa?", fu il commento che all'unisono emisero il vincitore delle elezioni del partito Syriza, il leader del partito sconfitto, Nuova Democrazia e il capo dell'aereonautica greca. Il capo di stato maggiore dell'esercito, fu notato, non si era presentato quel mattino in ufficio. La commissione di inchiesta appurò alcuni anni dopo che l'alto ufficiale aveva partecipato al vertice europeo che aveva approvato l'intervento militare in Grecia.
Le due divisioni dell'esercito sotto il suo diretto comando ricevettero ordine di presidiare le banche, le sedi televisive, i palazzi del potere e i principali svincoli stradali del paese. "Sarebbe meglio se facessimo tutto noi", aveva risposto al capo di stato maggiore tedesco che gli aveva domandato se non fosse stato meglio avere un appoggio terrestre dell'esercito germanico, "anche olandesi, austriaci e finlandesi sono disponibili, se non volete che ci facciamo vedere noi e il premier italiano ha promesso di ammorbidire alcuni tra i vertici militari e informativi del suo paese", aveva aggiunto il generale tedesco.

A mezzogiorno il cancelliere tedesco chiese agli altri leaders europei l'apertura di una videoconferenza per comunicare loro notizie importanti.

A mezzogiorno e dodici minuti un peschereccio greco si avvicinò all'incrociatore tedesco al largo del Pireo, fu considerato ostile e affondato da un missile antinave. A mezzogiorno e quindici minuti i reparti obbedienti al capo di stato maggiore greco si erano posizionati di fronte agli enti che avevano incarico di presidiare e il generale scese da un'auto nera di fronte alla sede della televisione ed entrò, scortato da soldati armati.

A mezzogiorno e trenta ebbe inizio la videoconferenza e il cancelliere tedesco esordì con queste parole :"abbiamo avuto notizia di un rifiuto da parte di alcuni vertici militari greci di accettare il risultato delle elezioni che preludono alla probabile uscita del paese dall'area euro con conseguenze fatali per lo sforzo di difesa del continente, non devo certo dirvi che cosa accadrebbe alla valuta comune e che devastazione incontrollabile dovremmo affrontare in caso di ritorno alla dracma. E così abbiamo stabilito di aiutarli".

"Ma chi ha detto che ritornerebbero...", si mise a gridare il premier spagnolo e le voci di parte dei primi ministri si sovrapposero, fino a che un urlo proruppe dallo schermo del premier della Repubblica Ceca, :"che ci fa una nave da guerra tedesca di fronte al Pireo e perché sta sparando contro i pescherecci greci?". Un telefono squillò sulla scrivania del primo ministro britannico che aveva il viso cinereo, :"L'ho saputo appena signor presidente, dobbiamo rimanere in contatto", rispose all'allarmato interlocutore che chiedeva chiarimenti da Washington. Successivamente, riportano le cronache di testimoni, il premier si alzò e se ne andò.

Alle quattordici e venti i primi gruppi di manifestanti si avvicinarono ai reparti dell'esercito che presidiavano la sede della maggiore banca della capitale ellenica, altri gruppi spontanei si stavano formando in tutta la città.
Alle quattordici e trentasette alcune auto della polizia si avvicinarono ai blindati, "fematevi subito", risuonò la tonante voce di un maggiore dell'esercito. Una delle auto non si fermò e da uno dei blindati partì un colpo che la polverizzò. Un reporter della Cnn che abitava in un palazzo vicino si trovava nella piazza proprio nel momento in cui agenti di polizia di un'altra auto risposero al fuoco, ferendo tre soldati. La foto del primo scontro di quella che fu poi definita "la battaglia di Atene" vinse alcuni mesi dopo un premio pulitzer.

Alle quattordici e quarantacinque il capo di stato maggiore greco ordinò alle sue truppe di occupare con i mezzi corazzati Atene e di cominciare a muoversi nelle altre città del paese. Alle quattordici e cinquanta il comandante della piccola aviazione ellenica mise in stato di allerta i caccia, :"non ci posso credere, non di nuovo", esclamò osservando sugli schermi radar l'avvicinamento di diverse unità della marina tedesca verso le coste greche.
Alle quattordici e cinquantatre un aereo radar dell'aviazione greca fu abbattuto dalla contraerea di una nave tedesca. Un minuto dopo dodici aerei da combattimento greci si levarono in volo e si diressero verso le navi tedesche. "Dovete appoggiarmi", implorò il capo di stato maggiore dell'esercito al telefono con la commissione di Bruxelles riunita in seduta straordinaria, "mi avete chiesto di salvare l'Europa, sono i nemici comuni che ci stanno attaccando, le mie truppe sono sotto il fuoco di manifestanti armati in tutta la capitale e l'aviazione non mi appoggia".

"Buttateli giù", fu la risposta che da Berlino autorizzò le navi tedesche ad abbattere gli aerei greci.

Al calare della sera, l'esercito aveva catturato la leadership di tutti i partiti greci e occupato tutti gli obiettivi sensibili, "focolai di resistenza sono ancora attivi in alcuni quartieri", riferì il capo di stato maggiore greco al comando di controllo missione a Berlino.

Alle diciannove e trenta di quella sera il ministro delle finanze tedesco così arringò i rappresentanti degli altri paesi dell'unione europea riuniti di persona a Francoforte, nella sede della Bce :"non siate ipocriti, colleghi, la scelta è chiara, o stiamo tutti dalla stessa parte e salviamo l'euro e l'Europa, o ci dividiamo e domani mattina i mercati ci friggono tutti quanti insieme".

Il 19 giugno fu instaurato un governo di "tecnici" ad Atene, la Germania si impegnò a diradare nel tempo i rimborsi dei debiti a patto che il paese venisse sottoposto allo stretto controllo in ogni attività da parte della commissione di Bruxelles e della Bce, "volete dire di voi a Berlino", ribatté il capo di stato maggiore dell'esercito greco, nominato presidente ad interim, "le conviene, pensi se le mettono le mani addosso i suoi concittadini", rispose sprezzante l'ambasciatore tedesco.

Il premier britannico osservava pensoso i ritratti appesi sulle pareti della sua residenza, c'erano tutti i premier del passato, compresi Chamberlain e Churchill. Dallo schermo della Bbc proveniva la voce dell'inviato tedesco a Londra, "abbiamo salvato non solo l'euro e l'Europa, ma sicuramente anche la pace nel mondo", affermava rivolto alle telecamere.

Epilogo : "la battaglia di Varsavia"

"In fondo non c'era altro da fare" oppure "provo vergogna" è la sintesi dei due stati d'animo opposti che pervasero l'Europa attonita di fronte alle notizie dalla Grecia e fu la paralizzante sorpresa che impedì che qualcuno potesse prevedere quanto sarebbe accaduto la sera del 21 giugno a Varsavia. La Grecia aveva, contro ogni pronostico, vinto il primo girone di qualificazione ai turni successivi ai campionati europei e la Germania era arrivata penosamente seconda nel secondo girone. I tecnici sportivi addebitarono quei risultati alla furia della disperazione negli atleti ellenici e al timore che paralizzava i giocatori tedeschi.
L'imperscrutabile destino della Storia decise che le due nazionali si dovessero, così come da regolamento, affrontare nella partita valida per il passaggio al turno successivo. L'intero pubblico polacco, oltre ai pochi greci che erano riusciti ad arrivare superando la chiusura dei confini dopo il colpo di stato militare appoggiato dalla Germania, si levò in piedi all'ingresso della squadra greca, erano decine di migliaia le bandierine greche che sventolavano tra il pubblico, la polizia polacca aveva isolato con un cordone di sicurezza la parte dello stadio riservato alla tifoseria tedesca. "Fratelli greci, nel 1939 successe a noi, oggi a voi, siamo al vostro fianco", fu l'editoriale di fuoco della Gazeta Wyborcza e il tono e il contenuto erano condivisi dall'intera popolazione e non solo da quella polacca, si sarebbe compreso poche settimane dopo. Che la partita sarebbe stata una battaglia, le televisioni di tutto il mondo lo poterono diffondere subito dopo il fischio di inizio da parte del malcapitato arbitro. I giocatori greci si impadronirono del pallone e con una serie di passaggi si portarono nella metà campo avversaria e non si fermarono né cercarono di dribblare i difensori tedeschi, la zuffa fu violentissima, i tedeschi si ritrovarono a ripararsi dietro i pali della loro porta, ma alle loro spalle dal pubblico polacco piovevano bottiglie e monetine. Il cordone di sicurezza della polizia intanto cedeva e gli spalti si erano trasformati in una zona di guerra tra tifosi tedeschi e il resto del pubblico.

Un pallidissimo cancelliere tedesco riferì alla televisione nazionale il giorno successivo sul numero delle vittime e dei feriti e accusò le forze dell'ordine polacche di indolenza, se non addirittura di complicità con quella che definì "la caccia al tedesco" che infuriò per tutta la notte nelle strade di Varsavia. Le notizie degli avvenimenti si diffusero anche in Grecia e la popolazione scese nelle strade, contrastata invano dall'esercito, :"faremmo una strage di proporzioni incalcolabili se sparassimo", riportava disperato al telefono il comandante della piazza di Atene al generale capo di stato maggiore dell'esercito e presidente ad interim. Reparti di tutte le armi passarono con i rivoltosi e il capo di stato maggiore dell'esercito fu salvato da un elicottero tedesco e portato al sicuro in Germania. Il 23 giugno i partiti greci si accordarono per la costituzione di un governo provvisorio e decisero di abolire il memorandum con l'Europa, dietro la spinta dell'unanime indignazione popolare.

Fu come il coperchio che salta da una pentola a pressione, le vie dell'intera Europa furono spazzate da manifestazioni di protesta che assunsero aspetti di violenza inusitata, il caos sostituì le decisioni dei governi che non sapevano come agire, l'alba del 28 giugno vide molte capitali europee in fiamme e con quartieri in cui erano state proclamate "zone eurofree". Quello stesso giorno nelle contrattazioni delle sale cambi internazionali l'euro smise semplicemente di esistere. La Germania stabilì la reintroduzione del marco e chiuse le frontiere, stesso provvedimento fu preso da Austria, Olanda, Belgio, Finlandia e altri paesi della sfera di influenza economica tedesca. Spagna, Portogallo, Italia e Francia si trovarono senza valuta di riferimento e imposero la chiusura delle banche e il loro presidio militarizzato. Non ci fu paese che non risentì, nei mesi successivi, della catastrofe finanziaria, gli stati dovettero stampare quantità enormi di moneta, alla recessione si sostituì la depressione, le riunioni del comando integrato della Nato erano disertate e gli Stati Uniti decisero il ritiro delle loro navi militari dai porti europei e lo smantellamento di numerose basi dell'aviazione. "Erano indifendibili", dichiarò il capo di stato maggiore americano in Europa alla commissione di inchiesta del senato due anni dopo.

"Soffocare o combattere", fu il leitmotiv del discorso del presidente russo trasmesso a reti unificate a mezzanotte del 28 dicembre, "all'esercito russo è stato dato ordine di procedere rapidamente all'occupazione dei paesi ex sovietici del Caucaso produttori di petrolio. Il giorno di capodanno fu la volta dei cinesi ad inivare ultimatum a Corea del Sud e ai paesi dell'Indocina per un sfera economica asiatica in grado di sopperire alla fine degli scambi commerciali con gran parte dell'occidente, al Giappone fu proposta la neutralità e per alcuni giorni apparve che la situazione rimanesse in bilico tra diplomazia e confronto scontro. Infine il Giappone decise di accettare le condizioni della Cina e la flotta americana del Pacifico riparò nelle basi australiane e neozelandesi.

Nella primavera del 2013 le ripercussioni della crisi mondiale portarono al potere i partiti fondamentalisti islamici in tutto il mondo arabo, così come in Pakistan e in Indonesia. La situazione nel Kashmir precipitò e il primo di settembre di quell'anno il primo scambio di missili atomici della Storia devastò ampie zone di India e Pakistan. Da alcune settimane erano in corso combattimenti alle frontiere di Israele che respinse gli attaccanti provenienti da Egitto, Giordania, Siria e Libano.

L'autunno del 2013 fu ricordato dai libri di Storia come l'inizio del nuovo medio evo. Ai primi di giugno del 2012 un noto analista finanziario europeo previde che "ci sarebbero voluti almeno 23 anni al vecchio continente per risollevarsi dal disordine finanziario". Con il senno di poi, fu un ottimista.

Roberto Mahlab

   
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