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 Storie d'acqua Ona strada bagnada e altri racconti
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Elena Fiorentini
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Inserito - 01/09/2009 :  12:33:07  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini

Contenuti di "Storie d'acqua:

- film : Ona strada bagnada
- racconto: Il signor Giuseppe Venegoni, una storia vera
- romanzo inglese dove si tratta di fiumi, chiuse, traini: Tre uomini in barca, di Jerome K. Jerome
- racconto: I bambini di viale Bligny 13a una storia vera
- racconto: Il signor Zanassi, ciclista una storia vera


Cari bambini,
ricevo la notizia di un film tutto parlato in dialetto ( o lingua) milanese.
Non stupitevi, molti genitori e nonni hanno parlato il nostro dialetto, anche quelli provenienti da altre regioni d'Italia o anche da molto lontano, come la comunità cinese arrivata a Milano nei primi anni del secolo scorso, il 1900, quando i Cinesi vendevano le "Clavatte a due lile" e hanno imparato a pronunciare la erre; ora hanno una splendida cadenza milanese e parlano un dialetto fluido che farebbe gola al poeta milanese Carlo Porta.

Il film si intitola "Ona strada bagnada" del Lamberto Caimi.

La strada bagnata era la via d'acqua, ce n'erano molte a Milano.

La nostra città, Milano, era una piccola Venezia, con ville e con deliziosi giardini che si affacciavano sui navigli in quelle che divennero, per assurdi motivi di circolazione, le circonvallazioni interne, che ho sempre visto intasate d'auto, dove si respira un'aria pesante e piena di veleni.

Non so se mi sarà possibile sapere chi è il noleggiatore, se verrò a conoscenza di dettagli utili, non mancherò di aggiungerli.

http://vimeo.com/7722554

Nel film, riferisce la gentile interlocutrice, si raccontano le storie dei Navigli e dei "barchiroeu", gli uomini che trainavano i barconi.

La storia degli uomini che trascinavano i barconi l'avevo sentita raccontare a Milano, durante una piacevole conversazione durante una serata di una primavera che stava già diventando estate, in un salotto annegato in una lieve penombra, invitata con un piccolo gruppo di persone a festeggiare il compleanno di un anziano e agiato signore.



racconto
Il signor Giuseppe Veneroni

Un uomo prossimo ai novant'anni potrebbe avere molto da raccontare e il signore, seduto in poltrona accanto ad una finestra all'ora del tramonto, raccontò le vicende della sua vita.

Aveva fatto di tutto; tra i numerosi mestieri trainò i barconi camminando in cordata con altri uomini lungo l'alzaia.

Chi di voi abita o ha visitato Milano avrà visto i navigli.
Se non li avete ancora visti, aspettate a visitarli, in questo momento la città è malata, i navigli sono abbandonati, mezzi vuoti e sporchi, ma sono importanti e prima o poi ritroveranno il loro loro splendore, basta solo un po' di buona volontà e pazienza da parte nostra.

Anticamente i navigli o canali, che attraversavano la pianura padana prelevando l'acqua dai fiumi e regolavano l'entrata e l'uscita delle acque con delle chiuse progettate da Leonardo da Vinci, erano le preziose vie d'acqua.
Sui robusti barconi venivano caricate le merci che arrivavano alla darsena, il porto di Milano.
Dalla Svizzera venivano importate grosse forme di formaggio Emmental; dal lago Maggiore, il Verbano, si caricava il materiale di costruzione per il Duomo e dalle campagne latte, carni e verdure.
Poi altre merci arrivavano anche dal mare, in parte via terra.
Il materiale pesante trasportato dall'acqua diventava un po' più agevole e forse meno costoso da trasportare.

Le due sponde dei canali erano diverse. Una era rinforzata da un' alta murata, con la strada che costeggiava il canale molto alta e protetta da una ringhiera e l'alzaia, quasi a pelo dell'acqua.
Questa, con la murata bassa e senza protezione, era riservata al traino dei barconi che avveniva per mezzo di funi e trainata da buoi, ma non sempre.

Il distinto signore, durante una piacevole chiacchierata, ci raccontò molti episodi della sua vita.
Parlava un dialetto elegante, vagamente nasale, eredità dell'Insubria? e discreto, senza eccessi, tipico della milanesità segreta.
Tra i vari episodi della sua vita ci raccontò, senza orgoglio o vergogna, come farebbero dei parvenu[=scalatori sociali, arroganti e maleducati], della sua esperienza di "barchiroeu". barcaiolo.

Non parlò del guadagno ottenuto, ma di avere fatto il trainatore di barconi, con altre persone legate in cordata, parlò dell'enorme fatica e della forza occorrente pr giadagnarsi la giornata.
In seguito, aggiunse, vennero utilizzati i buoi, poi i trattori, molto potenti.
Sui navigli venivano organizzati lunghi cortei nuziali, quando le spose arrivavano da città lontante.
Solo in qualche caso le spose erano trasportate con mezzi più tradizionali e faticosi.

A Milano arrivava "El barchett " di Boffalora.

I viaggiatori potevano provenire fin da Motta Visconti, il paese più lontano della provincia milanese, al confine con la provinia pavese. Raggiungevano Boffalora, qui si imbaravano e raggiungevano Milano.

Il passaggio del barchetto, ricoperto con una tettoia e rallegrato dalla musica, era preceduto da una persona che lo precedeva a piedi annunciando la fermata per chi doveva salire o scendere.
Immaginatevi con quel velocità procedeva il barchino.



Un romanzo inglese dove si parla di fiumi, chiuse, traini:
Tre uomini in barca, di Jerome K. Jerome

Si raccontano altre piccole storie di canali, ma intanto vi voglio raccontare di un piacevole libro che consiglierei di rileggere, dove si racconta di una gita per fiumi e canali.

Si tratta di Tre uomini in barca ( per non parlar del cane) di Jerome K. Jerome.
Tre giovanotti inglesi organizzano una gita in barca, naturalmente sul fiume.
Dormono in barca, sotto una tendina, attraversano le chiuse, e scrivono le loro avventure e disavventure nel loro diario.
Siamo alla fine del XIX sec e agli inzi del XX.

Vogliamo provare ad immaginare una tendina in una barca di oltre un secolo fa? E il fornelletto per la colazione, le disavventure per cuocere le uova strapazzate.
Ebbene, nel loro diario ci raccontano l'avventura dei due fidanzatini che trainavano la vecchia zia in barchetta finchè si accorsero che la corda si era slegata e la zia chissà dove era finita.

Così chiudiamo la simpatica parentesi e andiamo oltre.


Elena Fiorentini
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Inserito - 01/09/2009 :  21:20:24  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini

I bambini del viale Bligny



racconto

Era un gruppo di ragazzi tra i più scatenati di tutta la via, cinque maschi e due bambine, che amavano definirsi sorelle, non avendone una in famiglia.
I più piccoli quell'anno avevano 5 anni e il più grande 12.

Erano molto affiatati e ancora dopo tanti anni molti di loro ricordano il "bel giocare" e credetemi se vi racconto che sentii con le mie orecchie una distinta professoressa dire con un sospiro "Ahhhh, sono emigrata in Francia, sono diventata professoressa di francese, ma che bel giocare nel mio viale Bligny".

Era una dei bambini del 15, un'indimenticabile bambina che aveva sempre le calze lunghe, bianche e immmacolate.

*A* Biglietto d'auguri *A*

Una via d'acqua nell'immaginazione dei bimbi che durante l'inverno potevano lavorare di fantasia guardando i delicati acquarelli da cui venivano ricavati i biglietti d'auguri invernali

I bambini del 13a avevano la fortuna di avere un appartamento, magari non bellissimo , ma in una casa dove c'era un cortile ombroso aperto dalle 1600 alle 1800, con la possibilità di continuare a giocare durante le ore proibite, in strada e sulle scale. Quante cose interessanti vedevano in strada e quanto spazio! con i larghi marciapiedi dove transitavano i pedoni, e i tram.
C'era il 26 che aveva la cassetta postale e chi doveva spedire una lettera o una cartolina, poteva inviarla direttamente imbucandola nella cassetta del tram che andava direttamente alla stazione centrale.
In estate c'era anche il tram focabarbisa, barbis, vuol dire baffi in milanese, che innaffiavano le strade per dare un po' di frescura e bagnare la polvere.
La città non è fatta per viverci d'estate dove non c'è verde e gli amministratori provvedevano così, per dare un po' di refrigerio alla gente.
Poi c'erano le finestre ad un piano amezzato della vecchia casa di fronte, che sembrava una fabbrica, dove una donna passava ore ed ore accanto alla finestra a cucure.
Era una sarta, si chiamava Carolina e aveva le mani d'oro.
Aspettava i figli dispersi in Russia, che non tornavano mai.

Molte cose accadevano sulla strada. Ci credete? Quando i ragazzi lessero la descrizione della grande Strada che attraversa l'India nel libro Kim di R. Kipling, allora molto di moda, anche per un bellissimo film che tutti andavano a vedere, tutti pensarono che doveva essere all'incirca come il marciapiede di fronte.
Non passava giorno che non c'era un personaggio o un evento strordinario.
Una volta era il bambino vestito da fraticello, era un "voto", ma non riuscimmo a saperne di più, poi passava lo spazzacamino tutto nero con il piccolo spazzacamino di fianco. Non è una leggenda, c'erano davvero i bambini che , essendo piccoli, potevano infilarsi nel camino a staccare la fuliggine.
C'era anche il distinto signore con un cane che aveva la sua stessa faccia e i bambini trattenevano il fiato quando passava davanti a loro.
Il cane si chiamava Ursus e in realtà era un mansueto labrador.

-°-°-°-

Un giorno i bambini del 13a decisero di esplorare i solai della loro casa.

Durante un primo sopralluogo trovarono degli spazi semimurati con solo una piccolissima apertura in basso, a livello del pavimento.
All'unanimità decisero di tornarvi attrezzati con una torcia elettrica.
Non appena fu possibile esserci tutti, iniziarono l'esplorazione.
Arrivati in solaio di colpo si chinarono tutti insieme davanti all'apertura.
Non si vedeva nulla e le teste si pestavano l'una contro l'altra, finché il Dino Galli del secondo piano, con l'autorità di quello più vecchio tra i bambini organizzò i turni per vedere tutto bene, riforniti di torcia.

Lo spettacolo era grandioso: c'era un velo bianco enorme, era forse una gigantesca ragnatela e alcuni strani oggetti biancheggiavano accatastati in un angolo sotto la ragnaela.
Tutti dissero che erano scheletri e che forse una persona era stata assassinata.
I simpatici ragazzini erano soddisfatti dei risultati ottenuti, ma non dissero nulla ai grandi, tanto se erano nascosti degli scheletri, nessuno di loro si lasciava intimorire per così poco.


L'anno dopo, in attesa delle pagelle di fine anno scolastico, il periodo più spensierato dell'anno, un piccolo gruppo ottenne il permesso di andare a fare il bagno sul Naviglio Grande.

Non c'erano tutti gli amici del gruppo, anche perché la bicicletta era un lusso che non tutti potevano permettersi, poi c'erano i piccoli. Delle bambine, solo una rispose all'appello.

Il Naviglio Grande ha le acque pulite del Ticinello ed è il canale percorso dai barconi che entrano in città, aiutati da traini con funi o con trattori, fino alla darsena.
Una volta arrivavano fino in via Laghetto, facendosi aiutare dalla corrente.

Appena giunsero fuori dall’abitato, gli irruenti ragazzi legarono la bici e gli abiti alla ringhiera di ferro.
Il costume da bagno era sotto i vestiti, perciò, senza altre formalità, giù in acqua a sfidare la corrente o a farsi cullare assecondandola nella direzione opposta.
Bella ginnastica! Come ciclista la ragazzina della compagnia valeva poco, e le sue cadute erano famose,facendo ridere tutti, ma come nuotatrice era niente male.



racconto
Il signor Zanassi, ciclista
una storia vera

Conobbi il distinto signore durante un'interminabile attesa nello studio di un medico, mentre accompagnava la moglie ammalata.

Mentre raccontavo gli episodi delle piccole teppe, il signor Zanassi, come si presentò, ciclista professionista negli anni della sua giovinezza, sorrise e mi raccontò la sua storia.
Il signor Zanazzi," el mé Zanass" , come lo chiama affettuosamente la moglie, la signora G, era stato corridore ciclista negli anni della sua giovinezza.

*°*°La bicicletta di Fausto Coppi conservata al santuario del Ghisallo, esposta insieme ad altre bici che hanno fatto la storia del ciclismo.

In squadra con Fausto Coppi, aveva corso nei Giri d’Italia e nei Tour de France.
Raccontava volentieri gli aneddoti riguardanti i grandi dell’epoca, Bartali, Magni, Bobet, e altri … e faceva delle belle risate quando gli esponevo il mio modo di andare in bici.
Fece però un sussulto quando gli raccontai della nuotata nel Naviglio, perché gli avevo rievocato degli episodi della sua vita che aveva dimenticato.

Ci raccontò quindi con una certa emozione la sua esperienza:
"...seri el garzonitt del prestiné de Bagg...ero il garzone del prestinaio di Baggio, avevo 14 anni. Quando uscivo dal lavoro, alle sei e mezza di sera , prendevo la bicicletta e, via me’l vent ( via come il vento) fino al Naviglio Grande.
Le strade non erano belle, ma non c’erano macchine e si facevano parecchi chilometri in pochissimo tempo.
Appena arrivato, senza neanche rallentare, mi buttavo in acqua e, via a pedalare sottacqua, sì, avete capito bene, sott‘acqua, poi man mano in superficie....e sì, con i vestiti e tutto, ah, certo non dalla vostra parte, non potevo certo buttarmi in acqua in velocità se c’era la ringhiera, ma dall’altra, dall’alzaia che ha la sponda bassa, un super allenamento per il futuro corridore!."
Grazie, signor Zanassi, del ricordo.
Quella da lei descritta era un'impresa veramente eccezionale , che si ripeteva quotidianamente finché lavorò dal panettiere e prima di diventare professionista.

Milano non offre molto, soprattutto dopo la guerra , ma quel che poteva dare bisognava saperlo scoprire...i ragazzi si sentivamo eroici, come quel bambino di otto anni, che scese in mezzo alle macerie del gasometro bombardato per cercare le bombe come quelle illustrate nei famosi cartelli portati in tutte le scuole milanesi ancora molti anno dalla fine della guerra. Invece di starne alla larga, la piccola peste andò a cercarli appositamente... e la mamma? e le mamme? Fiduciose dei loro angioletti, non sospettarono mai i pericoli dove i figlioletti che urlavano, " mamma, ho fatto i compiti, vado a giocare" , " e la lezione " " mah!" , un pezzo di pane in tasca, ed eccoli pronti ad affrontare spavaldamente i primi pericoli della loro vita.

Il Zanazzi apparteneva idealmente a quelle teste calde, spavalde, piene di iniziative, divenne infatti uno di quei tanti imprenditori, che contribuirono alla rinascita di Milano.

Queste sono alcune tra le tante storie dei Navigli di Milano.



Elena Fiorentini



NOTE:

L'episodio del signor Zanassi è riportato in un mio racconto archiviato in concertodisogni 2003.
- Sulle vie d'acqua si può leggere l'episodio curioso del ritrovamento di alcuni gamberi vispi e arzilli in una roggia sotterranea.
- Area: Sfumature
Titolo: Per le vie: Chiare fresche dolci acque
Autore: Elena Fiorentini

Indirizzo: http://www.concertodisogni.com/mp/link1.asp?TOPIC_ID=17816Vai a Inizio Pagina

   
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