Concerto di Sogni
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Roberto Mahlab
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Inserito - 06/08/2007 :  21:20:53  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
I

Isola di Concerto di Sogni – castello dellla municipalità

Non ne fu sorpreso, il sesto senso che aveva appreso a coltivare si era manifestato nella notte, impedendogli di riposare, un dormiveglia che spossava la sua mente con vivide rivisitazioni di avvenimenti che si sovrapponevano, all'alba si alzò con pena e gli ci volle una passeggiata nel parco del castello per riprendere coscienza, seppur si rendesse conto che il sonno ristoratore sarebbe giunto solo con la nuova notte. La febbre che gli bruciava il volto sarebbe scomparsa poco a poco e poco a poco ne avrebbe preso il posto la realtà.
La grande finestra della sala della biblioteca era spalancata, un soffio d'aria calda gonfiava la tenda ricamata, l'ombra del fuoco del camino sulle pareti semibuie assumeva contorni inquietanti di forme angoscianti. Si sedette sul terrazzo sulla sedia di vimini dal lungo schienale, dondolandosi avanti e indietro sulle gambe, lo sguardo fisso sulla sua pianta prediletta, un grande ibisco dal fiore giallo pastello, dall'interno rosato, era nato all'alba, grazie ai primi raggi del sole e avrebbe terminato la sua esistenza al tramonto, ogni giorno un fiore nuovo viveva lo spazio di una mezza giornata. Il fiore si raggomitolava e poi rattrappiva, fino a cadere, avveniva troppo lentamente per essere percepito dall'occhio umano. Ma non era ancora il tramonto, una striscia grigia si espandeva nel cielo azzurro dell'estate fino a coprire il sole, fu come una sequenza di immagini che scorrevano a grande velocità, come una gioventù che rapidamente si piega alla malattia. Il fiore avvizzì e si sbriciolò e lo strano fu che non ne rimase neppure la polvere.
L'essere misterioso che era riconosciuto come il leggendario tiranno dell'isola, fece vagare lo sguardo verso il lago che circondava il maniero, oltre la foresta, fino ai borghi appollaiati sulla collina verdeggiante, fino all'oceano che si intravedeva in lontananza. Il suo popolo, il mondo che amava e che proteggeva, il suo volto che nessuno aveva mai veduto, un mantello più nero dell'oscurità di una notte senza luna lo avvolgeva.

Megiddo

Gli abitanti di concerto di sogni si erano sparsi per monti e spiagge per trascorrere le meritate vacanze di agosto, chi in cerca di riposo, chi ad inseguire speranze di imbattersi in un'anima gemella, ma non Archibald Strawberry, lo scienziato più rinomato dell'isola, neppure un istante della sua vita avrebbe potuto essere riempito da altro che non fosse la ricerca, era del tutto disinteressato alla fama che le sue scoperte gli procuravano e appena la sua mente raggiungeva un traguardo, immediatamente se ne distaccava e puntava al prossimo. Le sue guance che rendevano ragione al suo cognome avevano il colore della fragola matura, bruciate dal sole di mezzogiorno che cuoceva il terreno dell'altipiano, il respiro affannato, il fazzoletto che asciugava inutilmente il sudore, si lasciò cadere senza più forze alla fine delle antiche impronte che aveva seguito, un muro di roccia bloccava il sentiero che si arrampicava lungo il tunnel che quattro secoli prima venne scavato per canalizzare l'acqua dalle sorgenti alla cittadella, al centro dello spiazzo un altare circolare di dieci metri di diametro, creato quattromila anni prima, una scalinata di pietra saliva al suo culmine, attorno un muro di sassi bianchi per proteggerlo dalle visite inopportune, sparse sulla sommità ossa di animali e ceneri carbonizzate. Lo scienziato trovò riparo dal sole a picco di mezzogiorno sotto l'ombra di una grossa pietra, le sue mani involontariamente si strinsero attorno ad un sasso accuminato sotto il corpo, le unghie grattarono via febbrilmente la sabbia, uno spiraglio di pochi millimetri di ampiezza si aprì nel terreno, un fiotto di aria gelida parve provenire dal centro della terra. La profondità della breccia non era invece calcolabile in millimetri. Non era un sasso, era una tavoletta, le iscrizioni incomprensibili in rilievo, Strawvberry tentò di mettere a fuoco i caratteri, gli occhi gli bruciavano a causa del sudore, faceva troppo caldo, fece vagare la vista attorno dalle rovine della fortezza in cui si trovava, la valle di Jezreel aveva una forma triangolare, fertile, coltivata e verdeggiante, racchiusa a est dal monte Tabor, a sud dal monte Gilboa, a ovest dal monte Carmelo che la divideva dal mare, tra esso e la Samaria il colle di Megiddo era l'inevitabile baluardo che dovette occupare qualunque conquistatore avesse voluto dominare la via del mare tra l'Egitto, Israele e la Mesopotamia. Trentaquattro grandi battaglie furono combattute nel corso di quattromila anni, da strateghi che rispondevano a nomi quali Thutmose, Deborah, Gedeone, Saul, Jezebel, Antioco, Tolomeo, Vespasiano, Saladino, Napoleone, Allenby.

I colleghi della spedizione archeologica lo trovarono un'ora dopo addormentato contro la roccia, si erano preoccupati nel non vederlo tornare al kibbutz di Ein Harod a valle dove avevano stabilito la loro base, lo trasportarono con un mezzo cingolato messo a disposizione dall'esercito, di modo che potesse riprendersi e non stancarsi ulteriormente, Strawberry aveva un aspetto strano, ogni tanto si rivolgeva agli altri scienziati con un tono di voce entusiasta, raccontò della tavoletta, si ripromise di tornare l'indomani a riprenderla e studiarla, poi crollò, così spossato che ebbe appena la forza di ingoiare una cena frugale.

Gli scienziati erano ormai lontani, non poterono accorgersi del sibilo che usciva dalla fenditura, dapprima lieve, poi insistente, sordo, proveniva da una galleria chilometri in profondità, una lunga nuvola grigia tagliò il sole e si avvicinò, attirata dal soffio. I caratteri sulla tavoletta di pietra divennero neri come la pece e poi si sciolsero, liquefatti da una energia misteriosa. Un contadino del kibbutz arava un campo di grano e avvertì un brivido, alzò lo sguardo verso la fortezza, non riusciva a metterla a fuoco, erano calate le ombre, si stupì, il tramonto pareva essere in anticipo.

Roberto Mahlab
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II

Isola di Concerto di Sogni - castello della municipalità

“Ci sono venticinque strati che si sovrappongono, ci pensi? Venticinque cittadelle costruite secolo dopo secolo, conquistatore dopo conquistatore, una sopra l’altra!”, l’essere ricoperto dal mantello nero avvertì il sentimento di entusiasmo della ragazza e il caldo affetto che invadeva il proprio cuore all’ascolto della voce che lo riempiva di piacere, Dalinda gli aveva chiesto il permesso di consultare l’immensa biblioteca custodita nei saloni del palazzo, l’avventura di Archibald Strawberry era riportata dai quotidiani dell’isola e gli abitanti erano orgogliosi del loro scienziato. Dalinda sfiorava con timore i risvolti dei volumi che contenevano le antiche pergamene, più volte aveva insistito con il tiranno che esse raccontavano l’intera storia dell’universo, le sue gote di colore dell’ambra si ravvivavano fino a divenire color rubino, i suoi occhi scuri brillavano come diamanti, scuoteva i suoi lunghi capelli neri ogni volta che la sua bocca emetteva un grido di meraviglia, alzò lo sguardo per cercare il tiranno, fino a che lo scorse sulla terrazza, egli se ne accorse e ricoprì con il suo corpo l’ibisco dal fiore morente, affinchè lei non lo vedesse e non si turbasse.

“Chissà se Archibald ha trovato le misteriose tavolette di cui parlano gli antichi, vieni a vedere?”, l’essere misterioso abbassò il volto coperto dal mantello e scosse il capo, quasi incredulo delle sue proprie azioni, sorrise di sé stesso, di sentirsi tornare bambino, di abbandonare la sua mitica rudezza, i suoi passi avanzarano paralleli all’ombra della nuvola e si sedette a fianco della donna, i suoi sensi inebriati dal suo profumo. Lei non parve accorgersene e proseguì, indicando con un dito un punto del papiro :”le tavole dovrebbero riportare gli archivi diplomatici del faraone della dicottesima dinastia d’Egitto, le richieste di assistenza contro le scorrerie degli Apiru e osserva l’architettura del tempo del re Salomone e poi le costruzioni aggiunte da re David e la terribile battaglia di venticinque secoli orsono, di fronte a Megiddo si affrontarono gli Assiri, sconfitti dal regno di Giuda che invano tentò di fermare le truppe del faraone Necho e poi i Babilonesi… oh ti prego, ti prego, è meraviglioso, permettimi di tornare, mi perderei in mezzo ai tuoi libri!”. E lui fece una cosa che non aveva mai fatto né sognato di fare, levò la sua mano verso la guancia della donna e lei chiuse gli occhi, ma lui si arrestò, intimidito e le pose la mano sul capo, una sfuggente carezza, e lei sorrise, comprendendo l’importanza del gesto.

Se ne accoresero felicitandosi nell’animo anche le due guardie del corpo del tiranno, Cocco & Drilly, due squamosi lucertoloni dalle enormi fauci, erano sdraiati accanto al camino, apparentemente sonnacchiosi, i loro lucidi occhi invece ammiccavano consci dell’evidente vicinanza che univa i due esseri la cui incolumità proteggevano e anch’essi sorrisero, per quanto potessero sorridere due coccodrilli.


Megiddo

Era la notte di luna piena, l’ultimo giorno del mese nel calendario, qualcosa grattava al di sotto della fessura tra la tavoletta e la roccia, poi un soffio, una spinta, la tavoletta si mosse e poi fu scostata. La nube sembrava un mare mosso dipinto nel cielo, ricoprì la luna, un lampo rossastro si espanse tutto attorno, un arto squamoso sorse dalla fenditura, parve cercare di afferrare l’aria circostante, trovò un punto di appoggio sulla roccia, si piegò per fare leva e l’intera rupe iniziò a tremare, un rombo di terremoto a cui seguì l’aprirsi di una spaccatura che divise in due il terreno. Fecero capolino prima la testa e poi il corpo di un cavallo dalle fattezze mostruose, si scosse con rabbia la sabbia dal manto nero e lanciò un nitrito agghiacciante, mosse rapidamente gli occhi spiritati in tutte le direzioni per accertarsi che la via fosse libera, poi volse il capo verso l’interno della fenditura come per dare un segnale, altre zampe si spinsero verso l’esterno, quattro cavalli che si sparsero sull’altopiano, pascolavano tranquilli, in attesa dei loro cavalieri.

Isola di Concerto di Sogni – castello della municipalità

Dalinda si interruppe all’improvviso, il bellissimo volto si rabbuiò :”… ascolta e…”, si rese conto di non conoscere il suo nome, di non essersi mai rivolta a lui chiamandolo direttamente, erano seduti in così poco spazio sul tappeto intarsiato di fronte al camino che avvertiva il calore del suo corpo, quasi senza volerlo gli si avvicinò ancora come volesse farsi proteggere dalle parole oscure che erano comparse alla pagina successiva della pergamena :”Si narra che le battaglie che si combatterono attorno alla collina di Megiddo, Har Megiddo in lingua ebraica, non saranno state le ultime, ma una ancora più grande si prepara, quella finale tra le forze del bene e del male, Armageddon deriva da Har Megiddo”.
L’essere dal mantello nero non diede a vedere che stata rabbrividendo, il senso di angoscia che lo aveva accolto al mattino si trasformava in un senso di premonizione, cercò di distrarre i pensieri di Dalinda indicando con un lembo del suo mantello altre parti dell’antico testo, erano raffigurati disegni dei diversi strati rappresentati prima della loro distruzione, la quinta cittadella in ordine di tempo eretta da re David, costruzioni modeste e nessuna fortificazione, la sesta fu opera di re Salomone, grande e monumentale, l’architettura simile ai palazzi siriaci, a dimostrazione della prosperità dell’epoca, Megiddo era evidentemente già riconosciuta come località strategica dalla quale si potevano controllare i movimenti tra l’interno e il mare, ma l’interessante era che i diversi strati delle cittadelle permettevano di ricostruire storia e architettura di un periodo che iniziava dall’età del bronzo fino all’età del ferro, l’intera zona era una manna per le spedizioni scientifiche e archeologiche di tutto il mondo.

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Roberto Mahlab
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III

Megiddo

La roccia si frantumò con un rombo di tuono, il cielo stellato si oscurò, le voci delle creature del deserto tacquero, un albero isolato che era sopravvissuto un secolo abbeverandosi ai ruscelli sotterranei si sgretolò, i suoi scheletrici resti si stagliarono contro la falce di luna, un braccio uscì dalla fenditura e la strappò dal cielo brandendola come una scimitarra, uno dopo l’altro i quattro cavalieri dell’apocalisse salirono dalle profondità ansando, il loro terribile sospiro si sparse in tutte le direzioni attorno.

A bordo del cacciatorpediniere US Intrepid – al largo di Haifa

Greg Williamson aveva raggiunto lo scopo della sua vita, marconista di prima classe nella flotta americana e la sua abilità e passione erano diventate talmente apprezzate che l’invito al Pentagono non lo aveva sorpreso, era la sua ultima giornata nel Mediterraneo, presto avrebbe avuto una scrivania a Washington e avrebbe potuto coronare il suo amore con Meg. Lo schermo radar parve impazzire, una nuvola elettronica era apparsa al centro del diagramma circolare a forma di tela di ragno, le coordinate indicavano che la posizione era all’altezza della piana di Megiddo. “Capitano Jonas, capitano Jonas!”, gridò Greg, “siamo finiti in un gorgo elettronico, non riesco più a controllare gli strumenti!”.

Isola di Concerto di Sogni – castello della municipalità

Un fruscio dapprima sommesso e poi tonante di aria gelida si incuneò attraverso la grande finestra, si diresse verso le ante dell’immensa biblioteca, come fossero tasti di pianoforte scorse a velocità straordianaria tutte le pagine di tutti i libri che tremarono a causa dell’improvviso equilibrio instabile, uno di essi cadde sul tappeto a fianco del tiranno e di Dalinda, aperto ad una pagina, i due si paralizzarono, si udì uno strappo nella carta, sottoposta ad una pressione innaturale, fino a che il soffio scomparve, allontanandosi da dove era arrivato, toccando e facendo muovere leggermente tutte le foglie di tutti gli alberi del grande parco che circondava il maniero. La freddezza della studiosa prese il sopravvento e Dalinda raccolse il volume e lesse ad alta voce la pagina strappata:”La guerra di Gog e Magog, la terza grande guerra, l’ultima battaglia tra il bene e il male, ma… che cosa significa?”, domandò all’essere coperto dal mantello nero.
“L’ultima battaglia, non è fisica, ma di idee, avviene a livello spirituale e non, come nel nostro mondo, dove guerre e tormenti si svolgono davanti ai nostri occhi…”, il sussurro del tiranno era gentile, rassicurante. “E non è possibile invece che il conflitto travalichi dallo spazio delle idee e si esprima in quello fisico?”, ribattè dubbiosa Dalinda.

Centro difesa aerea - Tel Aviv

“Sai Ruth”, l’analista del ministero della difesa Avi Cohen era mollemente appoggiato alla spalliera della sedia della militare intenta a digitare un rapporto, “mio figlio domani sostiene l’esame di ammissione… Ruth… è saltato di botto il pennino del registratore di terremoti… una esplosione gigantesca, forse l’inizio di un attacco… collegami alla linea privata del primo ministro!”

Isola di Concerto di Sogni – castello della municipalità

Dalinda era in piedi, rivolta ai tre esseri, uno ricoperto da un mantello e due alligatori, seduti discipinatamente sul tappeto, pendevano dalle sue labbra, proprio come quando spiegava agli studenti a scuola, era da essi adorata, le sue lezioni talmente avvincenti che si narrava che più di uno scolaro con l’influenza avesse nascosto la febbre ai genitori per non rischiare di dover rimanere a casa e saltare anche un solo giorno in classe. “I grandi saggi cabalistici ci hanno tramandato che fin dall’inizio dei tempi il bene e il male, la vita e la morte, l’ordine e il caos convivono. La scienza ci dimostra che il mondo si trasforma e evolve costantemente in un numero infinito di modi diversi, in un processo creativo che continua sia che ne siamo coscienti oppure no. Sia la natura che il pensiero umano evolvono, dalla materia inanimata al futuro dell’umanità una corrente pervade gli esseri viventi che progrediscono in ogni istante, dalla prevaricazione fino alla consapevolezza della convivenza, un processo graduale di riparazione e di cura del mondo che spinge l’esistenza verso l’autocoscienza e il fine ultimo dello Spirito Creatore. Ogni componente dell’esistente è parte di questa evoluzione, nessun componente dell’esistente è in grado di fare tutto da solo, ma è il comune obbiettivo che consente al mondo di elevarsi passo dopo passo, individualmente e collettivamente, è il soffio del Creatore. Eppure per riconoscere l’ordine è necessario riconoscere il caos, così come la vita e il suo contraltare, la morte. Il disordine e l’entropia dunque convivono con i loro opposti, fino a che la consapevolezza comune li farà scomparire, ma intanto il mondo danza in equilibrio instabile sull’orlo che divide il caos dalla vita. Il fine ultimo dell’umanità non è dunque un singolo evento, ma un processo evolutivo di apprendimento, scientifico e spirituale contemporaneamente. Però, mentre la costruzione richiede innumerevoli esistenze, che succede se il caos riesce a dare un solo colpo decisivo?”

La Casa Bianca – Washington

Il presidente stava leggendo un libro di favole ad un gruppo di bambini di una scuola, invitati a visitare il prestigioso centro della repubblica, il segretario di stato gli si avvicinò e gli sussurrò poche parole alle orecchie. Il presidente impallidì e mormorò :”no, non di nuovo…”, si fece forza, continuò a leggere sperando che i bambini non si accorgessero della sua inquietudine, terminò il breve racconto e li salutò, seguendo gli agenti dei servizi segreti apparsi alla soglia della stanza.

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Roberto Mahlab
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Inserito - 06/08/2007 :  21:23:19  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
IV

Megiddo

I cavalieri dell’apocalisse si disposero ognuno ad uno dei quattro lati dell’altopiano, nelle loro mani comparve un papiro, alzarono contemporaneamente i quattro fogli verso i quattro punti cardinali con uno dei pugni, con l’altro ne percossero il lato superiore, come se lo stessero inchiodando ad un invisibile tronco nel cielo. E i colpi si udirono come metallo su legno a tutte le latitudini del pianeta, gli abitanti scorsero comparire all’improvviso sui tronchi degli alberi un testo dai caratteri angoscianti :”E l’ottavo giorno fu creato il male”.

Isola di concerto di sogni - castello della municipalità

La domanda inquietante di Dalinda aleggiava nell’aria, senza avere ottenuto risposta, il volto del tiranno mostrava i segni del suo turbamento, pur velato dalle falde del mantello più nero di una notte oscura. Dalinda dovette tendere l’udito per raccogliere le parole che l’essere sussurrava :”Quelle orride parole hanno un doppio fondo, affermano che il Signore è nel bene come nel male e dunque cancellano l’aspirazione alla costruzione di un mondo nei valori della Creazione e annullano il principio della ricerca dei metodi per raggiungere un mondo migliore, quel testo è un attacco all’essere umano stesso ed è la negazione del libero arbitrio, se il male non è più colpa dell’uomo, esso viene giustificato perché identificato anch’esso ad immagine del Creatore, vogliono cancellare il bene, giustificando il male”.

Due colpi secchi, il piccolo tronchetto dell’ibisco sul terrazzo oscillò alla violenza subita, al posto del fiore giallo il papiro con le terribili parole. Dalinda, il tiranno e i due coccodrilli si volsero all’unisono e lo videro, lo lessero e impallidirono, per quanto un essere senza volto e due coccodrilli potessero impallidire.

Megiddo

I cavalieri montarono in sella e lanciarono i destrieri al galoppo, una nuvola nera avanzava ricoprendo ogni punto del cielo e ogni sensazione dell’animo.

Houston – centro controllo Nasa

Le fotografie del satellite erano sulla scrivania del coordinatore del centro spaziale, le immagini erano inequivocabili, la nube di polvere nera che si era innalzata da Megiddo e si dirigeva verso ovest aveva assunto l’inconfondibile sagoma di quattro cavalli neri montati da esseri mostruosi che roteavano delle enormi spade, sollevò il telefono e si mise in contatto con lo studio ovale dove i ministri del governo attendevano.
“Armageddon”, una sola parola aleggiò sulla sala.

Isola di concerto di sogni – castello della municipalità

Dalinda aveva annuito ascoltando la spiegazione del tiranno dell’isola e riprese :”ed eccoci tornare alla mia questione originale, se Armageddon trasmigra dal mondo delle idee al mondo reale e se le forze del caos danno il colpo decisivo dal quale non sarà più possibile ricostruire… e perché quelle parole sono comparse fino a qui, nella nostra isola, chi le ha scritte?”
“Sono comparse qui perché la nostra isola è un pericolo, raccoglie le voci convinte che il libero arbitrio e la ragione si possano sposare con la Fede nel Creatore e se il nostro messaggio si espande…”, rispose il sibilo preoccupato dell’essere dal mantello nero.
“Ma a chi diamo così fastidio là fuori?”, riprese la ragazza.
“Là fuori?... di solito si tratta di là sotto, più che là fuori…”, rispose il tiranno con fredda lucidità.
“Siamo noi l’obiettivo?”, esclamò Dalinda.
“Sì, è l’inizio dell’attacco finale”, il tiranno schioccò le dita e attese che una corrente d’aria avvolgente, soffice e melodiosa entrasse nella sala, si volse e disse :”Generale Phantom, organizzi la mobilitazione delle armate delle guardie oscure, allarme di primo grado, ci siamo”. Sentì di provare sollievo, la sensazione di angoscia lo aveva abbandonato, era il momento dell’azione.
Nulla accadde, Cocco alzò gli occhi al soffitto e Drilly li abbassò sul pavimento di legno, imbarazzato. Trascorsero alcuni secondi di assoluto silenzio, il soffio d’aria si materializzò facendo roteare delle matite sulla scrivania, dal lato opposto della stanza rispetto al quale il tiranno si era rivolto.
“Al solito”, tossicchiò in tono contrito, “chiedo scusa al Phantom di Concerto, non so mai da che parte voltarmi quando le parlo perché è invisibile”. Si girò dalla parte giusta per ripetere l’ordine e a Dalinda venne un tuffo al cuore perché il volto dell’essere si era trovato di fronte ai suoi occhi, ma proprio nell’attimo in cui lei li chiuse. E fu anche il momento in cui il terrore la colpì alla bocca dello stomaco, tutte le persone che amava erano in pericolo e, tra di esse, Starlina, la sua deliziosa piccola allieva, dalla cui saggezza di bambina Dalinda era convinta di apprendere almeno tanto quanto le insegnava a scuola.

Isola di concerto di sogni – costa meridionale

“E sai che mi cognato è andato proprio alle Maldive e mia sorella…”, “mamma” la interruppe Starlina, “posso prendere un gelato?”, la madre abbandonò per un attimo la descrizione che stava facendo all’amica del viaggio dei famigliari e cercò la borsetta sotto la sdraio, ne trasse il portamonete e porse una banconota alla bambina :”ecco Starlina, vai al carrettino del gelataio e poi non allontanarti troppo mi raccomando” e tornò ad immergersi nel colorito racconto alla vicina di ombrellone. Starlina si rotolò felice nella sabbia, come un batuffolo di cotone al vento, poi allargò le braccia a guisa di aereoplano per copiare la planata che aveva appena visto fare da un velivolo diretto nella foresta ai bordi della spiaggia della parte meridionale dell’isola di concerto di sogni, uno dei più rinomati angoli di quelle terre, che attraeva gli abitanti e i turisti tra le scogliere e le alte palme, la baia dalla sabbia bianca e al contorno le verdeggianti montagne e le propaggini della foresta, un paradiso faunistico e floreale, i pellicani e i colibrì si tuffavano sulla vegetazione colorata di orchidee e bouganville, in mutua tolleranza con i turisti che scattavano stupende fotografie da mostrare poi orgogliosamente al ritorno a casa. Il venditore di gelati la accolse con manifesta gioia, adorava quella bambina dagli occhi profondi e chiarissimi e dal volto che passava in un istante dalla serietà all’ironia. E la piccola amava sdraiarsi a fianco del carretto ed ascoltare le storielle che il gelataio si inventava per lei. “Melone e limone, vero signorina?”, “Oh sì!”., rispose Starlina sentendosi già i suoi gusti preferiti nel palato, “Ed ecco il resto”, proseguì l’uomo porgendole delle monete, “speriamo che tu riesca a finire il gelato prima dell’arrivo dell’era glaciale!”. La bambina lo guardò meravigliata, “era glaciale? Ma è estate e poi Dalinda non mi ha parlato di un’era glaciale e lei mi legge sempre le antiche pergamene”, Starlina avvertiva spesso la mancanza della sua adorata insegnante quando erano lontane e così si consolava inserendola spesso come soggetto dei suoi discorsi. “Da quanto osservo dietro gli alti alberi della foresta”, riprese il gelataio con un tono volutamente cospiratorio, di modo da coinvolgere la bambina nella storia che si stava inventando, “quella striscia di nube grigia che si allunga fino a toccare il sole, non promette nulla di buono, spegnerà il sole e incomincerà a nevicare!”, “… e dalla foresta usciranno gli orsi bianchi e le balene!”, Starlina stette al gioco e condì da par suo la favola, “Bè, le balene forse no”, rise di gusto il gelataio, “ma una nuvola così non l’ho davvero vista mai, può darsi che quanto meno pioverà”. “E’ per questo che gli aerei atterranno nella foresta?”, gli chiese curiosa Starlina, “ per mettersi al riparo prima della pioggia?”. “Nella foresta?”, ribattè sorpreso il gelataio, “vuoi dire all’aereoporto internazionale dietro le montagne, nella foresta non ci sono aereoporti”.
“Che strani gli adulti”, pensò Starlina, “scherzano sempre, anche quando noi bambini diciamo cose serie, quell’aereo è atterrato pure da qualche parte, visto che era diretto nella foresta”, poi scosse le spalle, salutò il gelataio e si mise ad inseguire fino a dentro la foresta un coloratissimo colibrì apparso all’improvviso, con il cono di gelato in precario equilibrio in una mano.

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Roberto Mahlab
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V

Sede delle Nazioni Unite – New York

Il vociare nella sala dell’assemblea generale convocata d’urgenza era assordante, le grida dei rappresentanti dei paesi retti da regimi dittatoriali o fanatici coprivano le proteste e le proposte degli ambasciatori dei paesi democratici, le piazze dei quali si erano riempite di manifestanti violenti che reggevano cartelli con il testo comparso attaccato agli alberi e urlavano :”il male esiste come il bene, abbiamo il diritto di sceglierlo senza essere puniti!”.
“Il caos sta distruggendo le loro società e dal caos sorgerà il nostro ordine”, spiegava pacatamente ai suoi seguaci un uomo avvolto da una veste bianca, con una barba a punta, gli occhi spiritati e un kalashnikov in una mano, si erano riuniti in una caverna di una zona inaccessibile dell’Asia centrale.

Isola di Concerto di Sogni – castello della municipalità

“Presto il sole sarà oscurato da ombre nere che si dirigeranno verso di noi, come cavallette, se trentaquattro battaglie già si sono combattute attorno a Megiddo, la trentacinquesima è alle porte”, la voce sommessa del tiranno dell’isola registrava uno stato di fatto e Dalinda annuì, l’essere a cui si sentiva legata come non mai, aveva riunito attorno a sé coloro sui quali contava, “nelle grandi battaglie della Storia, sovente i generali si sono trovati di fronte a situazioni nuove, ad ambienti inusuali, a tattiche differenti, eppure nei testi che il tempo ci ha riportato tutto è scritto, ogni singolo comportamento umano e ogni singola azione, di modo che ciascuno di noi abbia esempio e spiegazione, in caso si ritrovasse nelle stesse circostanze”, Dalinda sentì battere il cuore, comprese che l’essere ricoperto dal mantello nero desiderava cogliere dalle pergamene l’insegnamento che lo avrebbe guidato alla vittoria contro la minaccia che si stagliava all’orizzonte. Ci furono alcuni minuti di silenzio, la ragazza si prese il bel volto tra le mani e si concentrò :”se gli antichi testi sono stati scritti da chi tutto ha vissuto, quanto sta accadendo oggi, è già accaduto in quello che ci è stato trasmesso come passato”, Dalinda si fermò un istante per verificare che le sue parole fossero penetrate in profondità nell’animo dei presenti, un fruscio che fece svolazzare una tenda le indicò che il generale Phantom la seguiva, il mantello nero si piegò in segno di comprensione, i denti dei due coccodrilli si chiusero all’unisono come conferma e così la donna continuò :”nelle pergamene che raccontano le trentaquattro battaglie ci sono i diversi esempi di come il campo di battaglia si presenterà, di quali saranno le azioni del nemico…”, si levò con forza e si avvicinò alle ante dell’immensa biblioteca, ne scorse con piglio deciso una sezione e ne trasse con sicurezza un volume :”la questione è : perché alcune tattiche ebbero successo nelle battaglie combattute attorno a Megiddo e altre no? Perché il generale Allemby nel 1918 vinse ripetendo la strategia di 53 secoli prima del faraone Thutomose terzo?, che cosa accomuna i vincitori e che cosa li differenzia dagli sconfitti, dall’età del bronzo a quella moderna?”.

Isola di Concerto di Sogni – costa meridionale

“Ma che meraviglia di posto è questo!”, esclamò colma di sorpresa Starlina, "un colibrì dalle piume color cobalto, una radura circondata da una foresta verde smeraldo e quelle imponenti cascate che si infilano nell’arcobaleno!”.

I rami in alto si piegarono e l’ombra avanzò inghiottendo gli alberi :”Si è alzato il vento?”, fece Starlina rivolta al colibrì che parve comprendere, scuotere il capo e poi sussurrare, :”no, non è il vento…” e i suoi occhi sembrarono colmarsi di un fatalismo lontano.

Flllllaaaappp, ffffflllaaappp, fffllllaaappp

Un battito d’ali gigantesco aveva fatto inclinare la foresta, l’ombra scura che ricopriva la terra era di un enorme pterodattilo, nero, gli artigli grossi dalle sporgenti unghie, ruotava sulla radura, abbassandosi di giro in giro.

Starlina si rivolse verso il colibrì con la bocca aperta, ma non fece tempo a profferire parola, il volatile si gettò in picchiata e la catturò tra gli artigli e si levò di nuovo in cielo, allontanandosi verso la montagna che si ergeva ai confini della foresta e che aveva assunto un colore grigio.

Il colibrì si gettò all’inseguimento con la forza della disperazione, si lanciò in avanti con il lungo becco a guisa di lancia e tale fu lo slancio del suo corpo leggero che raggiunse la coda del rapace e lo beccò ad una zampa.

Squeak! Squeak! Squeak!

Era assordante il grido di dolore del pterodattilo e la presa su Starlina venne perduta.
Cadeva, a pancia in giù, gli occhi sbarrati dall’orrore, le braccia larghe, le gambe aperte verso i due lati opposti, nella mano il cono di gelato.

Il colibrì si mise le ali davanti agli occhi, la cascata deglutì e l’acqua smise per un attimo di cadere nel fiume.

Swosh

“…swosh…?”. Quello strano suono si insinuò poco a poco nella mente che il colibrì aveva chiuso per sottrarsi alla tragica aspettativa, “come sarebbe ‘swosh’ anziché ‘splat’?”, perve chiedersi.
Penna per penna sollevò le ali dai suoi occhi che si sgranarono all’incredibile visione del getto del geyser che aveva arrestato la caduta di Starlina e che si affievoliva lentamente portando come piuma la bambina verso terra.

Il colibrì si avvicinò volando a Starlina che si era ritrovata giù proprio in mezzo alla radura e si tastava con la mano libera dal cono gelato ogni osso scoprendo con sorpresa di non avere un graffio.

L’ombra era scomparsa e i raggi del sole rifrangevano di nuovo l’arcobaleno nella cascata, gli alberi smisero di tremare e tutti alzarono gli occhi verso il cielo lontano, videro lo pterodattilo entrare in un anfratto della montaga e sparire.

“Ma che luogo è diventato questo…”, la domanda di Starlina non era più un’allegra espressione di meraviglia, ma un interrogativo spaventato.

Gli sguardi del colibrì e di Starlina parvero infrangersi in mille cristalli, il loro animo sopportare una sofferenza antica, i loro visi, come a cercare conforto, si volsero verso il castello lontano miglia e miglia, alla fine della foresta.

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Roberto Mahlab
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VI

Isola di Concerto di Sogni – castello della municipalità

Dalinda pose la sua mano all’altezza del cuore del misterioso tiranno e gli toccò il petto, l’essere ricoperto dal mantello nero non si ritrasse, nell’altra mano aveva aperto un libro e lesse :”Il male è il risultato di una scelta dell’uomo, la distruzione è una responsabilità umana. Il che non significa che il Creatore si nasconda, non guardi, ma che limita sé stesso, per dare autonomia all’essere umano e dunque la possibilità di infliggere sofferenze, ma anche di seguire la via del tikkun olam, la cura del mondo. Se il Creatore non si limitasse, come scrisse Hans Jonas dopo l’Olocausto, l’uomo non esisterebbe, perché tutto sarebbe il Creatore. Ora o tutto è il Signore e il mondo è solo apparenza e allora non si sa da dove venga il male. O il Creatore si limita per un atto di misericordia e di amore, che è all’origine dell’esistenza dell’uomo e pone l’uomo di fronte alla scelta, ‘ho posto di fronte a te il bene e il male e tu sceglierai la vita, è scritto'”.
L’essere dal mantello nero prese tra le sue mani il libro e ne lesse il nome dell’autore, Elie Wiesel si chiamava, “tocca a noi scegliere, tocca a ognuno di noi essere un mattoncino della cura del mondo”, sussurrò. Dalinda levò la sua mano fino a sfiorargli il volto nascosto dal mantello e, tremando, l’avvicinò alla sua fronte e la accarezzò, per un attimo.

Isola di Concerto di Sogni – costa meridionale

A malapena Starlina aveva ripreso fiato, pronta a correre verso la spiaggia per mettersi al sicuro da ulteriori avventure non gradite, quando alle sue spalle si fece viva una nuova minaccia, uno scalpiccio di zoccoli di cavallo, la bambina si volse e rimase a bocca aperta, dal nero cavallo discese un cavaliere dalla pesante armatura, un ghigno crudele sul volto privo di ogni traccia di compassione, con una mano guantata spazzò via dal cono le palline di melone e limone e poi esplose in una risata sguaiata e si contorse a terra tenendosi la pancia e tossendo dallo sforzo, lacrimoni gli scorrevano da sotto la maschera orribile che gli ricopriva la faccia, non erano di pianto, ma di eccesso di perfidia.
Starlina guardò incredula il cono svuotato dal gelato che era riuscita a salvare dal precedente assalto dell’uccellaccio, si sentì avvampare le guance, si voltò rossa in viso e, offesa, se ne tornò indietro sul sentiero che riconduceva alla spiaggia, sulla sua spalla stava appollaiato il colibrì, che si grattava perplesso il tenero capo con un’ala, non riusciva più a raccapezzarsi sul significato degli avvenimenti di cui era stato testimone.

“E poi dovevi vedere il vestito del matrimonio, una rarità ti dico, gli ospiti ne erano avvinti e quando la sposa ha gettato il mazzo di fiori…”, “mamma”, la voce di Starlina interruppe l’incessante racconto che la madre stava dettagliando alla vicina di ombrellone, “sì tesoro?”, le rispose, :”posso prendere un gelato?”. “Ma ne hai appena preso uno amore mio, poi ti passerà la fame per la cena!”, abbozzò la madre, “ma mamma, non l’ho mangiato, è finito per terra, mi è rimasto solo il cono!”, spiegò Starlina. “E come è successo cara?, scommetto che sei inciampata, anche io alla tua età ero come te, le testa nelle nuvole e non guardavo dove andavo, va bene”, le porse alcune monete, “vai a prendere un altro gelato e fai attenzione”, e si rivolse di nuovo all’amica per andare avanti con la narrazione delle nozze della sorella. Starlina e il colibrì si guardarono negli occhi e scossero le spalle e si diressero verso il carrettino dei gelati.
Il gestore aveva gli occhi puntati verso il cielo e non li spostò neppure quando Starlina gli chiese altre due palline di melone e limone :”a proposito di aereoplani che cercano un luogo sicuro per atterrare prima del temporale, ma guarda quanti sono adesso nel cielo, sembra che escano tutti da quell’anfratto della montagna”. La bambina non alzò neppure gli occhi, si fece mettere le due palline di gelato nel cono vuoto che teneva in mano e, con il colibrì che le svolazzava attorno, si incamminò verso il vicino molo, lo percorse tutto fino in fondo e si sedette a cavalcioni del bordo, la schiuma delle onde che si frangevano sulla scogliera le solleticava le punte dei piedini avvolti nei sandali da spiaggia.

E vide quello che tutti vedevano. Un flotta aerea di giganteschi pterodattili si estendeva in tutte le direzioni, saliva dalla montagna fino a coprire il sole, si raccoglieva come in attesa di un ordine per scatenarsi verso la terra.

Isola di Concerto di Sogni – castello della municipalità

L’essere dal mantello nero si rivolse alle masse muscolose che gli erano comparse di fronte, Abdo e Minal era il loro nome, il risultato di un esperimento scientifico dello scienziato Archibald Strawberry che aveva tentato, anziché ricercare la pietra filosofale, di ottenere in laboratorio degli addominali a guscio di tartaruga, il suo sogno segreto. Però l’esperimento aveva avuto esiti imprevisti e, dal miscuglio delle provette, erano nati quei due personaggi dai muscoli frontali giganteschi e dalla testa e gli arti piccolissimi :”voi rimarrete qui, a protezione di Dalinda, se le nostre armate verrano sconfitte, la difenderete a scapito della vosta vita, so che la amate come… l’amo io e che non lascerete che le venga fatto del male”.

Nel tratto di universo tra Megiddo e l’isola di Concerto di Sogni

Una farfalla dalle ali color giallo pastello svolazzava verso le prime linee delle truppe dei pterodattili, cadde il silenzio, i mercenari dei cavalieri dell’apocalisse osservarono stupiti lo strano volo della meraviglia della natura, un gioco di luci che aveva trasformato il generale Phantom, il comandante supremo delle guardie oscure dell’isola di concerto di sogni, l’esercito invisibile degli esseri dell’aria.
Uno pterodattilo prese di mira la farfalla con i suoi occhi crudeli e si preparò a lanciarsi per afferrarla e strapparla in mille pezzi, attendeva solo l’ordine.

Isola di Concerto di Sogni – costa meridionale

Il mare era diventato grigio, le creste bianche si succedevano scagliandosi sulla riva, anche il cielo era diventato grigio, grosse gocce di pioggia scavavano la sabbia, anche il cavallo e il cavaliere erano grigi, tanto che Starlina e il colibrì non si accorsero che li avevano seguiti sul molo, lo scalpiccio coperto dal fragore delle onde, ma era dietro di loro, figure colorate, blu cobalto il colibrì, sulla spalla di una bambina dalla tuta arancione a quadrettini bianchi. Quando si era riavuto dall’attacco di risa che lo aveva bloccato, il cavaliere si era rialzato, pronto a colpire la bambina, non era la ragione, ma la cieca cattiveria allo stato puro che lo guidava come se Starlina fosse il suo primario obiettivo, gli altri tre cavalieri lo avevano accompagnato, voleva che vedessero di che cosa era capace. Lo zoccolo del cavallo sfiorò la spalla della bambina, poi si ritrasse. Il colibrì volo in alto, emettendo un verso di avvertimento, ma lei non si mosse, il suo viso era fermo, si portò il gelato alla bocca e gli diede una leccata. Il cavaliere dell’apocalisse emise un grugnito che rimbombò per tutta la spiaggia rimbalzando di onda in onda fino a schiantarsi contro la scogliera. Solo allora la bambina si volse e lo guardò con decisione, senza alcun timore, il cavaliere si avvide del gelato ancora integro e levò rabbioso la mano guantata per farlo di nuovo cadere per terra, Starlina con una mossa improvvisa e imprevista abbassò e poi alzò la mano e le palline di gelato volarono fino a colpire in pieno gli occhi del cavaliere dell’apocalisse. Il malvagio essere lanciò un grido di sorpresa, le dita cercarono invano di portare sollievo ai bulbi oculari, la vista gli era impedita, il cavallo si imbizzarrì e il cavaliere cadde, gli altri tre cavalli si mossero in disordine e disarcionarono gli altri tre cavalieri. Starlina osservò desolata il suo cono, di nuovo vuoto.

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VII

Nel tratto di universo tra Megiddo e l’isola di Concerto di Sogni

L’ordine di attacco non arrivava, l’orda degli pterodattili oscillò disordinatamente, quello che aveva preso di mira la farfalla dalle ali color giallo pastello si scaglia contro di essa, la farfalla lo evita e sale vertiginosamente verso il cielo, fino al sole, muove le ali due volte, lentamente, come fosse una maestosa aquila reale, “il segnale, la natura è nostra alleata”, mormora il tiranno dell’isola, “adesso!” e si getta in avanti a cavalcioni di un soffio di vento melodioso, Cocco e Drilly lo seguono a cavallo di due altre guardie oscure, una brezza leggera si incunea tra i raggi dell’astro, si abbassa fino a terra, risucchia l’aria e si scatena verso le forze del male, i sibili delle guardie oscure divengono insopportabili, gli pterodattili vengono afferrati da una sensazione di panico indicibile, l’angoscia si impadronisce delle loro menti, da neri sbiancano, tremano dal terrore, lanciano i loro versi gutturalli, le fronde degli alberi della foresta prendono a muoversi contemporaneamente, vortici di vento appaiono alle spalle della flotta degli uccellacci, fanno il vuoto tra loro, li spediscono verso i quattro punti cardinali, l’effetto sorpresa è totale, gli pterodattili sono in rotta, la farfalla dalle ali color giallo pastello guida i movimenti del gorgo delle guardie oscure, si posa di volta in volta sui loro invisibili dorsi, affinchè schivino i colpi di becco degli pterodattili, il vento si trasforma in tromba d’aria e risucchia gli uccellacci nel suo moto vorticoso e li scaglia nello spazio, fin dentro un buco nero della galassia.

Isola di Concerto di Sogni – costa meridionale

Il cavaliere riesce finalmente a togliersi l’appiccicoso gelato dagli occhi, li stringe per recuperare la visione, annusa l’aria e si accorge di non udire alcun fremito di battaglia, alza gli occhi al cielo e nota che le armate degli pterodattili sono scomparse, si volta verso gli altri tre cavalieri che abbassano il capo come fossero imbarazzati, alza a sua volta le spalle, il suo sguardo malefico appare arrabbiato, poi autoassolutorio, non si volta a guardare Starlina, tira su con il naso, si avvia verso l’altro capo della foresta, prende il volo seguito dagli altri tre cavalieri, una bambina che impedisce di dare l’ordine di attacco finale, non è possibile, non è mai successo, non può essere sucesso, si autoconvincono, torniamo da dove siamo venuti, sarà per un’altra volta.

Isola di concerto di sogni – castello della municipalità

Dalinda era appoggiata alla balconata del terrazzo, aveva osservato il mondo perdere i colori e dipingersi di bianco e nero, la battaglia si svolgeva lontano, avvertì l’immensa solitudine, l’angoscia per chi aveva caro, la paura nelle viscere, il tempo non era medico, ma aumentava la disperazione. Un tocco gentile di Abdo, tolse le mani dagli occhi e vide un colibrì di colore blu cobalto che si appoggiava alla pianta di ibisco, raccoglieva tra le zampette il papiro dalle malefiche parole e volava lontano, in direzione del sole, la carta prese ad incenerirsi fino a scomparire. Un fiore giallo di ibisco comparve su un rametto, in pochi istanti compì metà della sua vita giornaliera, il colore vivo, i petali colorati aperti sullo sfondo del mondo grigio.
Dalinda comprese che la battaglia era vinta, la guerra era finita.

Megiddo

Archibald Strawberry si teneva stretto sul capo il cappello da esploratore, stava arrampicandosi sul sentiero che conduceva all’altopiano della cittadella di Megiddo, il vento del deserto cancellava ogni possibilità di visione e lo sferzava, ma lo scienziato procedeva, un passo faticoso dopo l’altro. Voleva ritrovare quella tavola, il suo spirito curioso gli faceva sospettare che essa potesse riportare le tracce di una diversa composizione dei venticinque strati della fortezza, forse la datazione precedente non era corretta e lui lo avrebbe dimostrato e avrebbe aggiunto una nuova vittoria alla sua fama di eclettico studioso di tutti i campi del sapere. Scivolava nel buio della tempesta e sotto i suoi piedi i ciottoli di pietra rotolavano verso valle, si sedette su una roccia per riposarsi, non poteva accorgersi di trovarsi proprio al di sopra della crepa della cui apertura era stato indirettamente responsabile. Intravide delle luci spettrali che si avvicinavano, proprio appena sotto di lui, uno scalpiccio di zoccoli, figure d’ombra che parevano entrare nell’apertura, fino a scomparire. Si mosse per vedere meglio, il piede colpì un grosso sasso che cadde e provocò una frana che sigillò la fenditura. Poi il silenzio più assoluto. Gli parve di udire alcuni colpi, come se qualcuno battesse da sotto contro la roccia, come se qualcosa si trovasse dietro una porta chiusa e chiedesse di farsi aprire. Infine di nuovo il silenzio. La tempesta di sabbia perse forza e cessò, il sole riprese a scottare e Archibald Strawberry osservò dubbioso la verdeggiante valle di Jezreel che era ricomparsa all’orizzonte tutto attorno alla cittadella di Megiddo.

Isola di Concerto di Sogni – costa meridionale

“E Gwendalyn è venuta dall’altra parte dell’oceano e solo per poter tenere il velo alla sposa e.. ma dove sarà andata a finire Starlina…”, la donna interruppe il racconto del matrimonio e cercò con lo sguardo la figlioletta che comparve all’improvviso :”Mamma…” e le mostrò nuovamente il cono di gelato vuoto, :”posso prenderne un altro, ho perso anche questo”. “Starlina, Starlina, sei proprio sbadata amore mio, oggi farai ricco il gestore del carrettino dei gelati!” e le porse ancora alcune monete.
Il gelataio era contento, la preoccupazione per il temporale che pareva doversi scatenare aveva lasciato il posto all’allegro suono delle monete nella cassa, mai tante come quel giorno, la spiaggia si era riempita di giornalisti che riprendevano misteriosi avvenimenti che si stavano sviluppando nella direzione del sole, un carrettino era comparso vicino al suo, vendeva magliette con su stampigliato :”sono sopravvissuto ad Armageddon” e i frequentatori della spiaggia finivano in mondovisione a rispondere alle domande degli inviati speciali di tutte le testate del pianeta.

Dintorni di Concerto City

Nella sua casa dalle mura di legno di pino, immersa in un bosco, Dalinda stava riempiendo il piattino della sua adorata alunna Starlina di grosse palline di gelato, “chissà quanto ne hai già mangiato durante la gita alla spiaggia”, osservò. La bambina non rispose e raccolse con il cucchiaio un enorme boccone con il quale si riempì la bocca, facendo poi comiche smorfie per resistere al freddo sui denti. Dalinda le stava raccontando gli avvenimenti delle ore precedenti, con tono pensoso aggiunse :”dalle trentaquattro battaglie precedenti abbiamo studiato le tattiche vincenti e quelle perdenti, per poter usufruire dell’esperienza dei generali del passato, eppure è accaduto qualcosa di ancora diverso, un ordine che non arrivava alle orde nemiche, abbiamo approfittato di quel singolo momento per attaccare, mi domando se abbiamo vinto per essere riusciti a mettere in pratica una tattica vincente oppure solo per un colpo di fortuna oppure…”
“Per due palline di gelato!”, completò Starlina. “Ah golosona, hai già finito quelle che ti avevo messo nel piatto, altre due ne vuoi?”. Starlina scoppiò a ridere, fino alle lacrime, Dalinda dapprima ne fu contagiata e si mise a ridere anche lei, abbracciando stretta stretta la bambina, ma poi fu colta da un dubbio, :”Starlina, non è che vuoi spiegarmi qualcosa?”

Dalla finestra del castello della municipalità di Concerto City un paio di occhi di un inquietante colore misto giallo rubino avevano osservavato il panorama sereno del laghetto e della foresta attorno ed erano poi spariti dietro alle tende di una finestra illuminata, che si oscurò. Una profonda cicatrice sul volto dell’essere, pareva un sorriso perplesso, qualcosa non tornava.

Concerto…the musical
**Sesto episodio**

Roberto Mahlab

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Inserito - 06/08/2007 :  21:25:37  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Gli episodi precedenti, in ordine cronologico :

Il tiranno di neve (5 giugno 2003)
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=4335

Buone vacanze con e-ditto (19 luglio 2003)
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=4880

Una rosa d’inverno (24 dicembre 2003)
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=6487

L’alambicco dell’alchimista (21 aprile 2004)
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=7839

Il mutante zelante (14 giugno 2004)
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=8590


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