Venerdì 1 luglio, alle ore 19.00
Presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, si inaugura la mostra PINO FURLAN -...quello che ha fatto l’uomo, importante retrospettiva dedicata all’artista nato a Ronchi dei Legionari.L'organizzazione
La mostra è realizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Monfalcone in collaborazione con l’Associazione Traduefiumi ed il Consorzio Culturale del Monfalconese.
Il ricco ed articolato percorso espositivo si sviluppa in tre diverse sedi: la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, lo spazio espositivo Altern’art di Monfalcone e Villa Vicentini di Ronchi dei Legionari, sede del Consorzio Culturale del Monfalconese, a testimoniare non soltanto l’importante sinergia che ha dato vita a questo evento ma anche la grande quantità e l’eterogeneità delle opere in mostra:dipinti, disegni, schizzi, appunti ed altri materiali.
La critica
Scrive dell’artista Franco Savadori, autore del saggio che impreziosisce il catalogo della mostra: “Pino Furlan ha inseguito – attraverso la pittura – i suoi ideali di giustizia e di bellezza del mondo, sapendo rinunciare alle lusinghe del mercato, mai preso nemmeno in considerazione, ed altresì arrivando a sfiorare quella verità che all’uomo è data solo in minime dosi e rivelata in momenti molto particolari”.
L'artista
Nato nel 1920 a Ronchi dei Legionari, Pino Furlan frequenta, nell’immediato dopoguerra, il corso di Nudo tenuto da Walter Falzari, maestro di luce e brillantezze cromatiche (non a caso punti di forza di tutta la pittura furlaniana).
E’ in quegli anni difficili che Furlan, che lavora presso il Cantiere Navale di Monfalcone, si avvicina al Neorealismo, in particolare ai temi cari alla pittura neorealista friulana. Sono di quel periodo le sue prime “biciclette”, un vero e proprio leit motiv che caratterizzerà tutta la sua produzione, fino agli anni Settanta: biciclette che ricordano le celebri biciclette di Zigaina, simboli della lotta di classe, ma che per Furlan sono semplicemente le tante biciclette che ogni giorno portano al Cantiere centinaia di operai.
E proprio la vita dei “cantierini” costituirà un altro dei suoi temi costanti: la sofferenza del lavoro, infatti, si trasforma nelle sue tele in accorata liricità, documentando e raccontando un mondo che rischia, oggi, di essere dimenticato.
La mostra ripercorre l’intera parabola artistica di Pino Furlan (le prime nature morte, le opere neorealiste, i cicli degli anni Sessanta, Settanta ed Ottanta), restituendoci un intenso ritratto non solo dell’artista ma anche dell’uomo.