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 4 Favole e Racconti - Galleria artistica
 Un giorno di ordinaria sfortuna by Shapir
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Beppe
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Inserito - mag 25 2002 :  18:32:49  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Beppe  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Beppe
Pregustavo già da un po' di tempo questa settimana di vacanza e distensione fra i miei adorati monti. E' stato un periodo un po' stressante e mi aspettano due mesi altrettanto faticosi, almeno sotto un profilo personale.
Sognavo questa vacanza. Forse troppo.
Sarei dovuta partire ieri mattina, ma per impegni imprevisti avevo già posticipato alle 13...eppure solo alle 15.30 ero finalmente libera di andare.
"Parto oggi o domani?", dicevo fra me e me..."beh dai, in sei ore
al massimo arivi in montagna, se anche ti fai un'ora e mezza guidando col buio non fa nulla. Se poi trovi poco traffico sulla A1 puoi farcela anche in quttro ore e mezzo-cinque." Così mi rincuoravo..un giorno perso mi sembrava sprecato.
Nello stesso istante in cui questi pensieri si affacciavano alla mia mente la decisione era presa.
Nel caricare la macchina mi accorgo di aver scordato l'ombrello, ma
mi dispiace ritornare in casa, staccare l'antifurto, ecc. così dico a me stessa che è sufficente quel piccolo ombrello pieghevole da borsetta che miracolosamente si trova in garage.
"Tanto a che cosa mi serve l'ombrello?"
E' vero che erano previste precipitazioni al nord, ma quel piccolo ombrello è più che sufficente a ripararmi nel tragitto macchina-auto grill e macchina-casa, se dovesse piovere anche in montagna.
Così stupidamente fiduciosa parto.
Tutto bene fino a all'inzio della A26, quando incappo in un temporale.
Anzi sono persino in anticipo sui tempi...qualche sorpasso a destra e la mia passione per la velocità, unite a un traffico più che accettabile sull'A1, mi hanno fatto guadagnare mezz'ora.
In realtà piove dalla mattina, mi hanno detto successivamente, e quindi non si tratta solo di un temporale.
All'improvviso si blocca il tergicristallo, costringendomi ad una sosta in corsia di emergenza.
L'acqua scendeva dal cielo come doveva aver fatto nei giorni del
diluvio universale.
"Che importa?" Mi dico. "Tanto basta cambiare il fusibile".
Invece no.
Troppo semplice.
Il fusibile è perfetto.
Allora, mentre mi sfrecciano accanto camion da 2000 tonnellate, chiamo
casa e il mio serafico figlio mi dice:" Niente paura, sei assicurata,
chiama il numero verde che è nella fotocopia allegata all'assicurazione dell'auto e verrà un carro attrezzi che ti porterà
all'Opel service più vicino".
Peccato che erano le 18.30!! Il che significa auto officine chiuse.
Peccato che ero a 7 chilometri da un paesucolo chiamato Carpugnino, dove non c'è nulla!
Peccato che dovendo andare all'estero non mi ero preoccupata di ricaricare la scheda del cellulare.
Peccato che la batteria era quasi scarica, anche se avevo quella di riserva.
Peccato che diluviava e che per prendere il triangolo mi sono bagnata
fino al midollo!
Peccato che oltre a diluviare tirava anche un ventaccio pazzesco,
così l'ombrello si ripiegava verso l'alto (proprio come si vede
nei film comici) non riparandomi minimamente!
Peccato che il triangolo non mi fosse mai servito prima, ad esempio
in una radiosa giornata estiva, così non sapevo nemmeno dov'era!
Peccato che ogni macchina abbia un posto diverso dove riporre il
triangolo, il crick, ecc. !
Peccato che per cercarlo abbia dovuto svuotare mezzo bagagliaio,
sotto un'acqua torrenziale che scendeva dal cielo e con ondate
improvvise che mi sommergevano ogni volta che mi passava accanto
una macchina o un camion, per poi accorgermi che era fissato nella
parete dietro alla targa, dentro a uno sportellino così ben mimetizzato che ci sono voluti 10 minuti per trovarlo! E avrei anche potuto risparmiarmi la fatica di mettere i bagagli per terra in mezzo all'acqua!
Peccato che non potevo fare tutte queste cose tenendo aperto anche quello stupido ombrello e che di conseguenza dopo 10 minuti sembravo appena uscita dal lago!
Peccato che facesse anche freddo e che la mia camicina di sangallo
(tessuto di cotone leggero tutto pieno di buchini) a maniche corte fosse ormai zuppa! Per non parlare dei jeans!
Superate più o meno bene queste traversie, mi rimetto in macchina e aspetto fiduciosa il carro attrezzi, che sarebbe dovuto arrivare antro mezz'ora.
Dopo 1 ora mi ritrovo con la batteria scarica, cosa che non sarebbe
dovuta succedere visto che c'erano solo i lampeggianti e le luci
di posizione accesi...evidentemente il motorino dei tergicristalli
si è bruciato, è andato in corto fregando anche la batteria.
Si sta facendo buio e temo che prima o poi un camion centrerà la macchina...e..addio vacanze.
Le scarpe da tennis, in origine di un bel colore "azzurro carta
da zucchero", sono ora blu scuro...la camicetta e i jeans bagnati hanno intriso anche il sedile dell'auto e la batteria del cellulare si è esaurita...ora mi resta solo quella di riserva.
Ogni 10 minuti mi telefona mio figlio e ogni volta mi dice:
"tranquilla, sei assicurata..ti pagheranno anche l'albergo".
Vorrei piangere, invece mi ritrovo a ridere come una scema.
Sono trascorse più di due ore, e nel frattempo sono dovuta uscire dall'auto almeno tre volte, con conseguenze sempre più disastrose per il mio aspetto, prima per mettere nello zaino del computer le medicine che mi servono e che, stoltamente, avevo sparse fra due borsoni e qualche sacchetto, poi per prendere il beauty e la spazzola per i capelli (era meglio se mi portavo dietro un pohn), un libro da leggere per passare la notte (tanto non riuscirò a dormire) e infine per prendere la giacca (ovviamente di velluto!)per ripararmi un po' dal freddo, ecco arivare il carro attrezzi.
"Ero passato anche mezz'ora fa", mi dice, "e avevo notato la macchina, ma non ho visto nessuno che mi facesse segno e ho pensato che non fosse quella giusta".
"Già", penso io, "chissà quante Opel calibra grigio scuro ci sono
ferme su questa dannata autostrada al chilometro 174 direzione
nord!"
Peccato che gli avessi detto anche a che chilometro mi trovavo!
Il cartello era a 50 metri dal punto in cui mi ero fermata.
Ma si sa...mai credere che le donne al volante sappiano leggere
una cartina, oppure un segnale stradale.
Peccato che io non lo abbia visto passare!
Anche se avrei potuto fare ben poco con la batteria scarica e i fari che non funzionavano più..avrei potuto scendere dall'auto per bagnarmi ancora di più e, forse, rincorrerlo a piedi!
Probabilmente ero mezza infilata nel bagagliaio a cercare il dannato triangolo oppure lo stavo montando, oppure ero impegnata in un'estenuante conversazione telefonica con mio figlio, che ritenendomi troglodita, mi fornisce le più banali spiegazioni impegandoci mezz'ora mentre io cerco di pazientare e di non arrabbiarmi.
Beh, ora è qui e ne sono contenta.
E faccio male.
Ovviamente nessuno mi dà una mano a inerpicarmi sul carro attrezzi,
il cui pianale è a 2 metri da terra, mentre una mano é impegnata a tenere l'ombrello che continua a girarsi all'insù, e l'altra lo zaino del pc e il beauty.
Appena salita sul carro attrezzi partiamo e dopo 2 minuti si ferma
anche il suo tergicristallo!
Non riesco a trattenermi e scoppio a ridere.
Lui mi guarda di traverso, così gli dico che forse sono io che porto sfortuna. Lui tace. Un silenzio palpabile scende fra noi.
Non si vede nulla, ma lui prosegue il suo viaggio imperterrito, e nel frattempo riceve due o tre telefonate(senza auricolare naturalmente), cerca di scoprire come funziona quel nuovo nokia che gli hanno dato oggi, armeggiando nel menù, mentre il carro sbanda paurosamente.
L'autostrada è un lago...c'è una discreta visibilità solo dentro le
gallerie...peccato che siano le ultime 3.
Decide di portarmi a Verbania, dove c'è l'assistenza Opel e non al deposito di Gravellona Toce.
Meglio non dire come guidava, sotto a una pioggia torrenziale
nel lungolago in una strada tutta curve!
Per fortuna che si vedeva così poco, che non c'era neppure da aver paura.
Finalmente al deposito posso andare in bagno.
Già...era un problemino che avevo evitato di affrontare prima..non volevo angosciarmi ulteriormente.
Naturalmente la luce delle toilettes era fulminata.
Chi ha visto il lago in novembre quando piove?
Beh, è la cosa più triste che ci sia!
Era tardi...buio...nessuno per la strada...acqua a catinelle...la superfice del lago era grigia come il cielo, immobile.
L'orologio si è fermato. Logico, si è bagnato anche lui.
Il taxista che deve condurmi all'albergo ha l'oneroso compito di
aprire il suo bagagliaio, guardandosi bene dal caricare lo zaino,
che pesa 200 chili e il beauty che ne pesa 50..l'ombrello potrei
anche buttarlo, tanto è quasi inutile, ma oramai mi ci sono
affezionata.
Stessa scena all'arrivo all'albergo..anzi lì, dopo essere stato
pagato, si dilegua come un razzo.
Dovrebbe venirmi un sospetto, ma invece sono troppo ingenua, troppo fiduciosa.
Mio figlio ha continuato a bombardarmi di telefonate, dicendomi che il centro di soccorso ha certamente prenotato un albergo, che sono coperta fino a un milione..mi snocciola una serie interminabile di
istruzioni e, nel frattempo, la batteria del cellulare è ai minimi storici, per non parlare del credito residuo della carta ricaricabile.
"Ha preotato la stanza?" Mi domanda un vecchietto delizioso alla
reception.
"Credo l'abbia fatto l'assicurazione", rispondo.
Ovviamente non è così...l'albergo è al completo...io sembro una strega, bagnata, infangata, coi capelli che ricordano le scope di saggina e comincio a perdere il buonumore.
Capisco che il taxista mi ha portato in un posto qualsiasi e poi si è dileguato per evitare storie.
Per fortuna quel vecchietto è anche il proprietario dell'hotel e,
dopo una lunga ed eloquente occhiata, si capisce che si è commosso.
Sembro una megera appena emersa dal lago, altro che Venere che sorge dalle acque! Anche se una venere non lo sono mai stata, ero davvero al minimo storico.
Forse è questo a commuoverlo.
Alza la cornetta, fa un numero di telefono e voilà...ho una stanza in un'altro albergo.
Ma come ci arrivo?
Non ho pranzato, non mangio mai se devo guidare...l'ora di cena è passata da un pezzo.
Credo che legga questi pensieri...di solito sono trasparente..si vede sul mio viso cosa sento e a cosa penso..in quel momento, poi, non avrei potuto nasconderli nemmeno volendo.
L'ombrello bagnato e io, altrettanto gocciolante stiamo allagando l'atrio dell'hotel.
Il vecchietto chiama all'ordine suo nipote (è giovane e non può essere il figlio), e gli dice di condurmi al ristorante e poi di prendere l'auto e di portarmi all'altro albergo.
Chi sa cosa vuol dire "Ristorante sociale"?
Beh io no, ma così è scritto sul menù.
Dopo credo di intuirlo.
La cameriera si avvicina e mi chiede, con tono inequivocabile, se mi va bene pollo e verdure.
Mi va bene...sospetto che non ci sia altro...e non ho molta fame.
Il piatto consiste in un'ala di pollo, 3 crocchette di patate e un mucchiettino di spinaci grande come una moneta da 2 euro.
Dopo la lauta cena vengo accompagnata al nuovo albergo.
Il nipote del vecchietto è gentile..carica lui lo zaino che pesa 3 tonnellate...mi evita di aprire l'inutile ombrello riparandomi col suo..aspetta con me alla reception di sapere se c'è o no una stanza.
Bye bye, ragazzo gentile...unico raggio di sole in questa triste
giornata. Ah, no...anche tu proprietario dell'altro albergo sei stato gentile...grazie anche a te.
Meglio non dire a che genere di albergo mi fa pensare!
Il proprietario si rifiuta di accettare di essere pagato dall'assicurazione, ma a questo punto è normale...e il prezzo è sospettosamente troppo basso.
Ovviamente l'ascensore non esiste.
Però sono fortunata..la mia stanza è al penultimo piano!
La camera è di due metri per due e mezzo.
Pareti verde penicillina...ricordano quelle delle stazioni di polizia o degli ospedali..mobili in laminato plastico..due sole prese di corrente, una per il pc e l'altra, in bagno, per caricare la batteria del cellulare...pavimento di linoleum di un indefinibile colore..
la finestra è in parte sopra al letto..l'abat jour manda una luce così fioca che mi ricorda i lumini dei cimiteri.
Uno squallore che rende tristi.
Il bagno è 180 cm. per 100 (ho contato le piastrelle di misura 20x20).
L'unica gruccia portapantaloni è rotta.
Mi tolgo tutte le cose bagnate, il che vuol dire tutto, metto la giacca e la camicetta sull'appendiabiti posizionato in un angusto spazio fra la parete e l'armadio e i jeans sulla sedia.
L'unico paio di calze che ho si è rotto...mi tolgo le scarpe e scopro che anche i piedi sono bagnati come tutto il resto.
Sconsolata guardo la doccia...ma no! Scherziamo! Ne ho presa abbastanza di acqua!
Non ho nè dentrifricio nè spazzolino, perchè erano nella casa in montagna quindi perchè portarseli dietro?
Peccato che non sono in montagna.
Mentre aspetto che il pc si accenda, decido che mi merito una bella bevuta e visto che, miracolosamente, c'è un frigo bar, lo apro.
Così scopro che c'è una sola bottiglietta mignon ed è di grappa(unico liquore che non bevo), acqua minerale (basta acqua!) e crodino..che alle 23 proprio non mi va.
Ultima telefonata a casa per dire che sono sistemata, più o meno, e ultima filippica di mio figlio che mi rimprovera per non aver cambiato albergo e non capisce perchè sia stanca.
Alle due mi addormento. Alle sette mi svegliano, secondo le disposizioni impartite.
Tranne le scarpe il resto degli indumenti è asciutto.
Mi rivesto e scendo per fare colazione: un caffè, sicuramente d'orzo.
Fino alle 10.30 la macchina non era ancora stata portata in
officina.." sa ci sono stati molti incidenti stanotte, il carro
attrezzi è ancora fuori"..comincio a temere di dover passare in quel
posto orrendo tutto il week end.
La mia vacanza si sta pericolosamente assottigliando e trasformando
in un incubo.
Poi, finalmente, mi giunge la telefonata che l'auto è alla Opel.
Chiedo la strada al proprietario dell'albergo..."è qui vicino,
saranno 200 metri".
Perchè i pedoni sbagliano clamorosamente a valutare le distanze?
Ho lo zaino da 2 tonnellate sulle spalle, la borsa da 20 kg. a tracolla, il beauty da 50 kg. in una mano e l'ombrello, che per fortuna non serve più visto che c'è il sole, nell'altra.
L'auto è pronta, eureka!
Posso ripartire!!
Esattamente 24 ore dopo la partenza sono arrivata in Vallese!
Ora eccomi qui, in mezzo a prati verdissimi pieni di fiori, a pregustarmi i prossimi giorni e a lasciarmi dietro le spalle "una giornata di ordinaria sfortuna".

Beppe Andrianò

   
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