La zingarella
Non appena arrivata in ospedale fui portata in terapia intensiva. Non persi mai la conoscenza e le cure che mi furono immediatamente impartite mi permisero di mantenere la mia lucidità e di guardarmi intorno.
...
Un urlo sovrumano seguito da rantoli profondi e disumani mi fece sobbalzare. La ragazza che mi stava davanti era balzata in piedi sul letto, seminuda. Rocco,degente nel letto alla mia sinistra, disturbato nel suo lento percorso verso l’ultimo respiro, rispose con un rantolo. -Ho sete, datemi da bere- urlò nuovamente la giovane donna cercando di strapparsi di dosso gli abiti e le flebo.
Jonatan, col tono di chi non ammette repliche, le si avvicinò e le disse :- Che cosa hai detto?-
-Dammi da bere-Non ci si comporta così qui da noi- replicò nuovamente Jonatan. L’ammalata divenne una furia, gli si avventò contro e gli lacerò il camice.
Le vennero dati dei sedativi, non prima di averla ripulita dai residui dei veleni che aveva ingurgitato per togliersi la vita.
Il giorno dopo venne trasportata in reparto; oramai fuori pericolo raccontò la sua dolorosa storia a chi aveva la bontà di ascoltarla. Dopo cinque giorni venne dimessa.
Grazia, zingarella italiana di rentacinque anni,dai folti capelli neri e grandi occhi, originaria della provincia di Modena, con ben tredici fratelli,tutti viventi, era l’unica dei numerosi fratelli a non essere andata a scuola.
All’età di tredici anni venne investita da un’ auto, subì un trauma cranico e venne operata alla testa. Da allora fu in terapia con un farmaco antiepilettico, lo stesso che ingurgitò in dose massiccia e che non l’ammazzò forse proprio perché il fisico era assuefatto.
Si sposò giovanissima, all’età di quindici anni. Subì maltrattamenti di vario genere, finchè suo marito la lasciò convincendola con un inganno a firmare delle carte con le quali Grazia gli affidava i due bambini più grandi.Non so fino a che punto queste carte avessero valore legale.
Fu questa la causa ultima e scatenante del suicidio. Si accumulavano anni di umiliazioni, senso del disonore e negazione dell'unità familiare quando scoprì che quest’uomo, oltre a tradirla, spacciava la droga. Le fu anche spezzata una gamba.
La madre e il padre di Grazia le stettero vicino. L’anziana madre, male in salute,passò le notti al suo letto e i fratelli si avvicendarono per l’assistenza. Non andava lasciata sola un minuto.
Graziella sembrò riprendersi. Ebbe modi garbati con tutti e da tutti venne trattata con simpatia. Promise inoltre solennemente che non avrebbe mai piu’ ripetuto il suo insano gesto.
Che avvenne dell’altro mio compagno di camera, Rocco? Semplicemente smise di respirare e morì.
La storia di Graziella mi colpì molto e accompagnò tutto il periodo di degenza impedendomi di pensare a me stessa e fu un bene. Cominciai a preoccuparmene quando fui fuori pericolo e quando contemporaneamente il ricordo di questa ragazza cominciava a svanire.
Auguri, piccola infelice Graziella.
Elena
Edited by - elenafior on 12 set 2002 16:11:22