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raggio di luna
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Inserito - mag 09 2002 :  20:29:07  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a raggio di luna
Un giorno d’aprile mi trovavo passeggiando per le strade d Budapest e notavo tutte le diversità che quell’ambiente aveva rispetto al mio mondo abituale e quotidiano. Suoni, emozioni, odori e scorci di vita che la mia memoria non aveva mai incontrato ed immaginato.
Mentre camminavo per le vie principali di questa favolosa città, incrociando turisti di ogni nazionalità e udendo lingue e dialetti diversi e strani per le mie orecchie, improvvisamente mi colse il desiderio, o meglio il bisogno, di avvicinarmi al fiume. Sentivo la sua presenza anche se da lontano e il richiamo della sua imponenza si impossessò della mia mente. Così salutati amici e conoscenti con i quali stavo dividendo un caldo pomeriggio di aprile, mi diressi solo e silenzioso verso di Lui, il lungo Danubio Blu.
Mentre camminavo solo e seguivo il mio inconscio, cominciai a percepire una atmosfera differente; tutto sembrava calmo, lento e mi assecondava verso il mio traguardo, la meta che il mio essere stava cercando. Tra prostitute “gipsy” e turisti affamati da una lunga giornata, camminavo con passi frettolosi e per nulla titubanti. Ad un certo punto una delle tante prostitute si avvicinò a me per chiedermi di andare con lei (almeno questa era la sua intenzione) ma quando si trovò di fronte a me e vide il mio sguardo triste e vuoto, non osò dire nulla; sorrise, mi toccò la spalla, e tornando in dietro verso la sua sedia bianca, si voltò per vedere dove fossi diretto.
Ero ancora lì, fermo. Non capivo come mai le avessi causato una reazione così dolce e innaturale. Ma proseguii il mio cammino verso il mio amato fiume. Quando arrivai vicino al maestoso “Ponte delle Catene” mi fermai e sospirai. Ero arrivato dove la mia essenza mi portava e dove il mio inconscio mi aspettava.
Scendendo per le scale non riuscivo a trattenere la gioia; tutto intorno a me sembrava spento e silenzioso; solo il rumore del fiume e dei battelli che trasportavano turisti rumorosi ed entusiasti. Non notai nessuna persona intorno a me; solo natura, umidità, buio ed una panchina rossa, vuota che mi aspettava. Sembrava una scena predisposta appositamente per me, in quel preciso giorno, in quel dato momento.
La mia mente seguì le scale che mi conducevano a quella panchina e i miei occhi videro ciò che il mio cuore vedeva già da molto tempo. Solitudine e buio, silenzio e pace. Così mi sedetti sulla panchina, sporca, rovinata e molto scomoda, ma la amavo; mi faceva sentire a casa. Restai lì per ore a guardare il fiume, le luci della città si riflettevano sulla sua acqua color marrone e le stelle cominciarono ad apparire, moltiplicandosi di minuto in minuto.
Non pensavo a nulla, sapevo di essere solo, anche se c’erano persone intorno a me che passeggiavano abbracciate o tenendosi per mano. Ma io ero solo e tutte le sensazioni mi scivolavano sulla pelle e non raggiungevano i miei sensi. Ero a casa, avvolto da una calda solitudine e da una avvolgente e confortante oscurità e tutto questo non mi faceva paura. Mi dava tranquillità e conforto. Capii che la mia vita era questa e che dovevo solo adattarmi a tutto quello che mi circondava, aspettando che arrivasse il sole a scaldare il mio cuore, così come ogni mattino scalda le sponde del Danubio. Allora mi alzai, e ripresi il mio cammino verso il mio fiume, toccando l’acqua che tanto mi aveva attratto ma il fiume mi rifiutò e mi ordinò di tornare indietro, di vivere e cercare quello per cui ero nato. Una voce dentro di me disse:” devi andare avanti e cercare; non smettere mai di cercare quello che ami o finirai per amare quello che trovi”. Così la sensazione di calore e di soave piacere si trasformò improvvisamente in una sensazione di freddo e di scomodità e così presi la strada verso le scale; la strada che mi riportava indietro verso ciò di cui non avevo bisogno. Ma era la mia vita e la mia esistenza e dovevo portarla a termine rispettando il mio compito e il mio ruolo in questo mondo. Addio mio dolce fiume, ci rivedremo presto. Questo dissi con voce tremolante e roca, con il fiato strozzato da un pianto nostalgico e malinconico. Chissà se il fiume ha memoria, spero che i ricordi delle persone che lo incontrano non scivolino via lentamente verso il mare, senza possibilità di ritornare indietro.
Un giorno sarò parte di questo fiume, e quel giorno non avrò né freddo né tristezza dentro di me. Sarò solamente avvolto dal calore e dalla protezione della sua imponenza e apparente lentezza.

Ciao amico fiume


   
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