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Elena Fiorentini
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La Madonna e i fiori
- Leggenda -
*

Si narra che nella parte dove le nostre valli sono più verdeggianti, a ridosso dei boschi o nelle radure, molti anni fa passò la Madonna per andare in Egitto.
Alcuni fiori bianchi la riconobbero e chinarono il capo in segno di rispetto. Da allora i mughetti tengono il capolino rivolto all'ingiù.
Alcune pratoline invece non riconobbero subito la Madonna, e se ne stettero orgogliosamente a capo alto,quando se ne accorsero arrossirono. Da allora alcune di loro hanno i petali leggermente arrossati sulle punte.
I fiorellini azzurri che spuntano nell'erba a primavera sono invece chiamati "gli occhi della Madonna."

Elena Fiorentini


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S. Macario e il grappolo d'uva

-leggenda -


Si narra che S. Macario fosse un eremita e che viveva nel deserto.
Non faceva che pregare e si nutriva facendosi cuocere delle minestrine di erbe selvatiche , che mangiava anche crude.
Viveva facendo molte rinunce. Un giorno d'estate particolarmente caldo si sentiva morire dalla sete.
Però non si lagnava, ma rischiava di morire di disidratazione.
Un angelo scese dal cielo e gli porse un meraviglioso grappolo d'uva.
S.Macario , che allora nessuno sapeva ancora che era Santo,ne fu felice e si sentì ristorato solo nel vederlo.
Pensò invece agli altri eremiti che come lui si privavano di tutto stando in preghiera dalla mattina alla sera, in particolare a S. Antonio che abitava in una capanna non molto lontano dalla sua.
Si recò perciò da lui e gli offrì con tutto il cuore il suo grappolo d'uva.
S, Antonio fu grato all'amico, tuttavia ebbe la stessa pensata di S.Macario, si recò da un altro eremita vicino a lui recandogli lo splendido grappolo.
Ma ogni eremita fece la stessa cosa finchè il grappolo d'uva, un po' malconcio per la verità, tornò nelle mani di S.Macario.
Tutti si erano dissetati con la loro generosità senza avere toccato un acino d'uva.

°°°^^^°°°^^^°°°

Macario il Grande o d'Egitto,monaco, nato intorno al 300 d.c. morto nel 390, fu discepolo di s. Antonio. Fondò comunità monastiche nel deserto

Ed ecco per voi bambini un bel grappolo d'uva
da colorare!

_____Elena ____

Edited by - Elena Fiorentini on 14/06/2004 00:30:24Vai a Inizio Pagina

Elena Fiorentini
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Vento di primavera

- Leggende -

A primavera le giornate ventose sono finalmente meno gelide che durante l'inverno.
I venti periodici che percorrono il lago di Como,uno dei grandi laghi dell'Italia del nord, il grande bacino situato ai piedi delle Alpi, sono il tivano e la breva.
Il tivano soffia al mattino fin verso le dieci da nord a sud, la breva, da mezzogiorno a sera in senso opposto.
Durante le vacanze estive, se vogliamo rinfrescarci tuffandoci nelle sue profonde acque, dovremo ricordarcene.
Se la direzione del vento cambia e la breva soffia al mattino, cambierà sicuramente il tempo e si scateneranno i temporali estivi. La leggenda narra che quando soffia la breva al mattino è la Madonna che va alla messa.

____Elena____


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Elena Fiorentini
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La leggenda del lago d'Elio

Le leggende sono storie, scritte od orali, che hanno un antico fondamento di verità ma il cui significato originario viene trasformato attraverso i secoli.
Questa è la leggenda del lago Délio o d’Elio, piccolo bacino a m.922 che si stende per 800 metri di lunghezza tra i monti Cadriga e Borgna sopra Maccagno, ai confini del Canton Ticino, sulla sponda lombarda del Verbano.

Dove ora esiste il lago, una volta c’era un paese. Gli abitanti erano i più ricchi della valle, ma purtroppo non erano altrettanto buoni d’animo.
Un brutto giorno ci fu una terribile carestia che investì tutte le vallate, il pane era quasi introvabile e costosissimo.
Solo in questo paese c’era sempre abbondanza di ogni genere alimentare.

Gli abitanti dei paesi vicino , dopo avere razionato e consumato le ultime castagne, si recarono a chiedere aiuto agli abitanti di Elio, ma non ottennero nulla.

Un giorno però al paese si vide arrivare un povero vecchio mendicante vestito di stracci.
Tutti cominciarono a schernirlo finché gli aizzarono contro i cani.
Il pover’uomo, che era S. Silvestro in missione segreta, inviato ad indagare sul comportamento degli abitanti di Elio, si rifugiò presso una povera donna, che viveva al margine del paese. Era vedova con un figlio, ma si era sempre comportata correttamente.
Ospitò dunque lo sconosciuto, ma gli rivelò che nella pentola non bollivano castagne, ma solo sassi,servivano ad ingannare il figlio,che non si privasse dell'ultima scarsa razione di castagne rimasta, convincendolo che per lei c'era ancora del cibo.

“ Che dici, buona donna,ma c’è del cibo qui dentro”
All’istante si sentì il profumo di una squisita minestra, e la cassapanca si mise a traboccare di ogni derrata alimentare.
La donna e suo figlio erano stati premiati.
Prima di andare a riposare il Santo pronunciò queste parole:
"Il Signore ha deciso di distruggere questo paese, però ascoltò le mie preghiere per la vostra salvezza. Io domattina mi metterò in viaggio prima del canto del gallo, voi riposate pure, però prima che il gallo canti per la terza volta, alzatevi: vedrete filtrare qualche goccia d’acqua sotto la tavola e la vedrete salire sempre di più.
Fuggite, perché tutto il paese verrà sommerso dall'acqua e dalle onde che sorpasseranno la punta del campanile."
Detto questo, andarono tutti a riposare con l’animo in pace, consapevoli di non avere mai commesso nulla di male e ringraziando il Signore per il cibo ottenuto.
Alla mattina madre e figlia si alzarono al primo canto del gallo,il mendicante, come predetto , se n’era andato. Al terzo canto alcune gocce d’acqua comparvero sotto il tavolo,secondo la profezia del Santo.
La mamma e suo figlio cercarono di aiutare i loro compaesani avvisandoli di fuggire. Ma questi risero alle loro spalle e, ridendo, affogarono mentre mamma e figlio riuscirono a mettersi in salvo salendo sulla montagna.
Prima che il sole fosse alto sull’orizzonte il campanile era coperto d’acqua e degli abitanti e del paese non rimase più memoria.
Così ebbe origine il lago d’Elio.









___Elena Fiorentini___







Edited by - Elena Fiorentini on 09/06/2004 10:39:42Vai a Inizio Pagina

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S. Romedio e l'orso


San Romedio si trova in Trentino, nella valle di Non, e per raggiungerlo si lascia l’autostrada del Brennero a San Michele all’Adige, quindi si segue la statale 43 in direzione Cles. Giunti al bivio di Dermulo si gira a destra, in direzione Mendola, e dopo 4 km si arriva a Sanzeno. Raggiunta la piazza, si svolta a destra imboccando la stretta strada asfaltata che, in 3 km, conduce al parcheggio del santuario.

Sono due le leggende legate alla vita di S. Romedio, legate all'ultimo periodo della vita del santo.

S. Romedio e l'orso



Romedio doveva recarsi a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio. Chiese a un suo seguace di sellare il cavallo, ma questi tornò indietro terrorizzato, poiché c'era un orso che stava sbranando il cavallo. Il vecchio eremita non si scompose, e disse di mettere le briglia all'orso.
Questi dapprima tentennò poi ebbe fiducaia nella santità di Romedio .
Si avvicinò e vide che l'orso piegava il capo e si abbassava tranquillo per farsi mettere sella e briglie. Il santo così potè raggiungere Trento a cavallo dell'orso.

L'incontro con Vigilio

Il viaggio fino a Trento era stato lungo e impervio. Finalmente Romedio potè incontrare l'amico per annunciargli che la sua fine sarebbe stata vicina quando avrebbe sentito suonare la campana della sua chiesetta.
Infatti così avvenne.
narra ancora la leggenda che Vigilio, al suono della campanella, convocò tutti gli abitanti di trento per raccogliersi in preghiera ed accompagnare il Santo in Cielo.

Nel 1958 G.G. Gallarati Scotti,uno dei fondatori del WWF in Italia, comprò Charlie, un orso che era destinato a morire per vendere la sua pelle, e lo donò al santuario di San Romedio.

Attualmente la Provincia autonoma di Trento oggi tiene sotto tutela gli ultimi orsi bruni delle Alpi nel gruppo del Parco dell'Adamello sul Brenta e accanto al santuario si prende cura di orsi nati in recinto a Trento. L'intento è che un domani, qualora ve ne fosse bisogno, potranno essere utili per evitare la scomparsa dei pochi rimasti liberi nel bosco.

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La Cappella dei Longobardi
- leggenda -

Molti anni fa,dove sorgeva una foresta intricata in un località chiamata Pondazzo, nella zona della cittadina di Voghera, esisteva una cappellina, un punto di riflessione e di preghiera.
Era alquanto rozza e malandata.
Un guerriero longobardo si era perso in questa foresta e non riusciva più a raggiungere il suo accampamento.
Davanti a lui comparve una figura di donna. Era evanescente e aveva lunghe vesti bianche.

"Sono la Fata del Bosco. Curo i suoi abitanti e tutti coloro che sono in difficoltà".
Indicò la strada al Guerriero che le chiese se desiderava una ricompensa.
"Non sei obbligato, ma puoi fare edificare
una cappella, per fare una sosta di preghiera e di meditazione."
Così come era comparsa, la Fata disparve.
La Cappella venne edificata e venne chiamata cappella dei Longobardi.
Per molti secoli venne ricordata.
Il Bosco del Pondazzo venne abbattuto, per molti anni restò solo la memoria dalla visione, ma nessuno ci ha saputo indicare dov'era il Bosco e la Cappella.

____Elena____



Edited by - Elena Fiorentini on 13/06/2004 14:07:21Vai a Inizio Pagina

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Leggenda della Madonna delle neve
Santa Maria Maggiore
Roma


Tra i vari compiti dei frati c'era quello di raccogliere e tramandare le storie dei Santi e dei luoghi di culto.
Fra' Bartolomeo da Trento, che visse nella prima metà del XIII secolo, fu l'autore della leggenda delle origini della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma.

Cari bambini, mentre siete in vacanza potrebbe capitare che qualcuno , per suggerire una "fresca idea" e vi raccontino durnte il caldo agostano del 5 agosto, la leggenda della Madonna delle Neve.

****
***

Siamo a Roma nel 352 d.c.
Non lontano dal colle Esquilino, allora chiamato colle Cispio, c'era il culto del mito pagano della Dea Giunone Lucina, Colei che aiuta i bambini a vedere la luce, a nascere.
Non sappiamo se questo fu il motivo dello straordinario fatto narrato da fra' Bartolomeo.

Durante la notte che va dal 4 al 5 agosto il patrizio Giovanni e il Papa Liberio fecero un sogno particolarissimo.
Sognarono la Madonna che li invitava a costruire una Chiesa sul colle Esquilino dove avrebbero visto la neve.
La mattina dopo andarono al colle Espuilino e ,con loro grande sorpresa, videro la neve.
Costruirono perciò una chiesa dedicata alla Madonna: Santa Maria Maggiore, detta anche della Madonna della neve.
Ogni anno il 5 agosto vengono fatte grandi feste e durante le funzioni religiose vengono fatti cadere dei petali bianchi di fiori, in memoria della nevicata.
Si dice che i resti mortali del patrizio Giovanni e sua moglie siano sepolti sotto il quinto tondo di porfido del pavimento.
La chiesa divenne una delle più importanti di Roma.

Edited by - Elena Fiorentini on 21/09/2004 10:28:10Vai a Inizio Pagina

   
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