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 I brividi di concerto/"X-Phones"
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Roberto Mahlab
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Inserito - 04/07/2004 :  13:47:51  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

Chissa' perche' andiamo al cinema a vedere trame che ci fanno paura, quella botola, ma il protagonista deve proprio aprirla, entrare nell'oscurita' che l'avvolge e essere sbranato da un lupo mannaro che sbuca all'improvviso? Non aprirla quella botola! sicuro come l'oro che c'e' la bestia che ti mangera', vorremmo gridargli mentre sudiamo freddo dall'orrore e dalla certezza che comunque l'aprira'. Ma se invece di aprire la botola fosse andato al mare insieme alla fidanzata, non sarebbe stato piu' saggio per lui e per le nostre coronarie?

Bene, so che mi seguite e che siete d'accordo che non ha senso aprire le botole, se sono chiuse, ci sara' una ragione.

Purtroppo per voi pero' siete arrivati fino a qui, ci siete gia' nella botola, non potete piu' sottrarvi alla lettura del racconto del terrore che segue, ci cascate sempre...

Roberto Mahlab
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Inserito - 04/07/2004 :  13:51:33  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

I corvi gracchiarono incuneandosi in picchiata tra i rami degli alberi colmi di foglie di quell'estate stranamente fresca, i pettirossi si levarono con uno stormire di ali istantaneo dal corrimano del balcone fiorito di rose del mio ufficio. Alzai gli occhi dalla scrivania, incuriosito dall'insolito spettacolo nel cielo chiazzato di nubi di una stagione che tardava. La distrazione duro' lo spazio di un attimo, mi rituffai nella realta' del mio mondo caldo e pieno di novita' quotidiane, l'immaginario fanciullesco su quanto forse c'era la' fuori lo lasciavo volentieri ai film fantascientifici della serie X-Files.

"Non funziona", mi informo' la mia segretaria, "il telefono, i tecnici devono aver toccato qualcosa quando ieri sono venuti ad installarci l'adsl, la linea e' disturbata, quando qualcuno ci chiama si sente in sottofondo un forte disturbo, richiamo la compagnia dei telefoni".
"E come facciamo per il consolato? dovevano risponderci per il visto e il volo di lunedi'!", i contrattempi dell'era tecnologia riuscivano ad essere asfissianti come gli agguati delle belve ai tempi della preistoria per chi viveva nella precisa organizzazione del suo tempo.
Un lampo e poi un tuono, sospirai, come ogni fine settimana il tempo non avrebbe perdonato le mie gite in montagna, avevo letto da qualche parte che i corvi scendevano verso terra all'approssimarsi di una perturbazione, voltai lo sguardo verso la finestra aperta e notai che uno dei neri uccelli si era installato su un vaso di fiori e mi fissava. Scossi la testa, troppi thriller andavo a vedere al cinema e il giorno dopo la mia segretaria doveva sorbirsi il racconto di trame che agghiacciavano la pelle.

Squillo' il cellulare, era un mio cliente :"mi scusi, la chiamo al suo numero personale perche' il telefono del vostro ufficio non squilla". Terminai l'affare e spiegai alla mia segretaria il nuovo sviluppo, lei alzo' la cornetta e mi disse che suonava libero, non squillo' piu' per un'ora e questo ci confermo' che eravamo isolati.
Grossi goccioloni di pioggia rimbalzavano sui vetri delle finestre lasciando segni di piccoli sentieri discontinui d'acqua. "Speriamo che il tempo non ritardi l'arrivo dei tecnici del telefono", mi volsi esasperato verso la mia segretaria, ma lei parve non ascoltarmi, le sue ciglia si erano aggrottate e lessi stupore sul suo volto, "mi pareva... da stamattina... guarda... premo i tasti e sul display appare sempre la stessa sequenza".

"Z0P3, ma come possono comparire delle lettere poi!", risposi sbalordito, riprovai anche io, ma qualsiasi tasto premessi, compariva sempre quell'inquietante stringa di caratteri. Avvicinai gli occhi, un po' troppo, perche' la luce riflettente la sequenza parve conficcarsi nelle mie iridi. Mi girava la testa, mi sentivo soffocare, all'orecchio appoggiato alla cornetta un fruscio da brivido, come proveniente da un altro universo. Ansimai e poco a poco ritornai lucido, non ricordavo di essermi spostato, ero di fronte allo schermo del computer e misi a fuoco un'immagine, un lampeggio rosso in mezzo ad una schermata che titolava :"sezione visti del consolato, lei e' in coda, il suo numero e' il diciotto, le suggeriamo di utilizzare il tempo d'attesa per la spesa giornaliera". Lo schermo muto' e comparve una distesa di scaffali di supermercato, mi sentivo trascinare come fossi collegato ad un carrello che si fermava ad ogni bancone :"arance, se vuole acquistare delle arance prema il tasto con la freccia in alto, altrimenti prema return", la frase scorreva a lettere gialle, avrei voluto sfregarmi gli occhi, ma mi accorsi di non poter esercitare altro movimento che quello di premere i tasti del computer.

All'improvviso la schermata muto' e lampeggio' il numero diciotto. "Riempia il modulo sottostante", mi richiedeva una scritta subito sostituita da una serie di questioni, dai dati personali a quelli aziendali, alle ragioni della richiesta del visto, ogni volta che esitavo a riempire gli spazi relativi alle risposte, compariva una scritta minacciosa :"lei sta esaurendo il tempo a disposizione per la compilazione del modulo, in tal caso la sua richiesta verra' respinta e il suo posto verra' preso dalla persona in coda con il numero successivo al suo".
Fui preso dal panico e lo schermo divenne bianco, il mio viaggio, che sarebbe accaduto al mio viaggio, mi domandavo con angoscia, ma non feci in tempo a disperarmi per molto, un viso apparve, il mio compagno di tennis! Ma non parlava, dovevo leggere le scritte che avvertivo essere il corrispondente della sua voce :"che ne dici di una partita per sgranchirci le gambe?"
"Se vuoi giocare a tennis con il tuo amico premi return, se non vuoi giocare, premi la freccia in basso". Urlare, io volevo solo urlare.

Mi ritrovai su un campo da tennis virtuale, disegnato nei dettagli, se non fosse stato per le linee incerte dello schermo, lo avrei scambiato per una immagine reale, ma io non ero sul campo, le mie dita rispondevano ai diritti e ai rovesci del mio avversario, era una partita a colpi di caratteri sulla tastiera, come nei videogiochi, ma non era un videogioco, io vi ero immerso, vi erano immersi i miei sensi. "Sei giu' di corda oggi, hai perso", insieme a quelle parole apparve il punteggio, ma che cosa pretendevano da me, sentii che la furia mi riempiva e, soprattutto, chi pretendeva da me quell'incubo?
"Ho staccato il cavetto, lo rimetto, senti qualcosa adesso?", una voce, una voce vera, la coscienza dell'esistenza mi ritorno', avevo la cornetta in mano, "sono dieci minuti che sei attaccato al telefono, per cosa mai, mi domando, visto che non funziona!", la mia segretaria mi stava osservando con sguardo interrogativo. Posai la cornetta e cercai le parole :"non so che cosa mi sia successo, io... ". In quel momento suono' il campanello della porta di ingresso all'ufficio.

"Buongiorno! Lei e' della compagnia telefonica suppongo, meno male, siamo isolati da stamattina!", la mia segretaria invitava ad entrare un uomo che annuiva in continuazione.
Il tecnico si fermo' a guardarmi per alcuni secondi, lo invitai ad accomodarsi sulla sedia vicina al telefono e mi misi in un angolo, lasciavo sempre il campo libero all'abilita' di spiegazione della mia segretaria quando qualsiasi apparecchiatura dell'ufficio richiedeva un intervento esterno.
L'uomo si chino' e tolse una scatoletta inserita con uno spinotto tra la linea del telefono e l'apparecchio e la scruto' con attenzione :"ve l'hanno installata i miei colleghi per avviarvi l'adsl?", gli rispondemmo di si'. "Qui non c'e' nessun guasto apparentemente, provi ad alzare la cornetta adesso e mi dica se c'e' la linea, non saprei proprio che fare altrimenti, non ho dietro nessun pezzo di ricambio", la mia segretaria esegui' e compose un numero di telefono di un cliente e, dopo un breve dialogo, confermo' che tutto funzionava di nuovo e che non c'era piu' neppure il fruscio.

Volteggiavano sempre, in cielo, in circolo, bassi, feci caso che neppure il corvo appoggiato al balcone si era spostato. Gli somigliava, al tecnico, mi sorpresi a squadragli il volto, la fronte pronunciata, il naso aquilino, lo sguardo da rapace, gli occhi piccoli, acquosi, sudava, si asciugava in continuazione le mani sui fianchi, pareva riflettere, si avviava verso la porta per uscire e poi tornava sui suoi passi, vicino al telefono. Lanciai uno sguardo alla mia segretaria, le feci un segno unendo le dita, forse attendeva la mancia. All'improvviso mise una mano in tasca ed estrasse uno spinotto, molto simile a quello che aveva poco prima tolto, si abbasso' e lo inseri' tra la linea e l'apparecchio, :"avevo giusto questo, ve lo lascio al posto dell'altro, forse il guasto era all'interno di quello spinotto" e fece per raccogliere la scatoletta difettosa.
Io avevo raggiunto la tasca posteriore, vi tenevo il portafoglio, per dargli la mancia, si accorse del mio movimento con un guizzo dello sguardo, si irrigidi', accenno' un saluto, si volto' e usci' frettolosamente dalla porta.

"Be', che strano tipo, pero' funziona bene adesso", osservo' la mia segretaria mentre il telefono squillava. "E' il consolato, dice che c'era un errore nel modulo che hai compilato, chiedono se piu' tardi puoi passare a completarlo... ma ci sei andato quando?"
"Io non ci sono andato... prima... e' successa una cosa strana, sai, quando sul display compariva solo quella sequenza, qualsiasi numero facessimo, ero come risucchiato da quel telefono, mi sono ritrovato in un mondo virtuale.. ma... come hai fatto a chiamare la compagnia dei telefoni... ?".
La suoneria ci fece sobbalzare, "pronto?... si', funziona tutto adesso, grazie ad un vostro tecnico, si', la scatoletta che avevate inserito, l'ha sostituita, si', l'ha presa con se' dopo, ma perche'...?". La mia segretaria poso' la cornetta e scoppio' a ridere :"misteri, sembra uno dei film che piacciono a te!". "

"Non l'ha presa", ribattei con un tono di constatazione. "Che cosa?", mi chiese lei. "La scatoletta, non l'ha presa, se ne e' andato di fretta, come se avesse avuto paura di una reazione, l'ha lasciata sul tavolino", e indicai lo spinotto che giaceva vicino al telefono. "Ah, la scatoletta difettosa, be', magari verra' a riprendersela, lui.. o.. " e' aggrotto' la fronte :"gli altri... che pasticcio, ma quanti tecnici hanno in giro! ... ma perche' adesso la fissi in quel modo?".
"Sono stato trascinato in un universo differente, la vita era virtuale, e se qualcuno stesse facendo un esperimento, se volessero capire con delle prove casuali se funziona e se un altro gruppo invece volesse fermarli?"
"Ma chi?", la mia segretaria non sapeva se prendermi sul serio, ma era confusa e il suo tono non era canzonatorio.

"Non lo so, ma credo che... ci sia qualcosa la' dentro", il mio sguardo si mosse dalla scatoletta alla grande finestra, il corvo non c'era piu'. Mi alzai, uscii' sul balcone, scrutai la strada, ebbi la sensazione di essere osservato da dietro gli alberi.

Non potevamo saperlo, ma all'interno di un edificio alcuni chilometri distante, qualcuno apriva un cassetto di metallo scorrevole, ne traeva una cartelletta, era spessa, su di essa campeggiavano delle lettere :"X-Phones". Ne tolse un foglio e vi annoto' :"caso ancora aperto".

Roberto - I brividi di concerto


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