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 Il mistero della nebbia della notte di Luna
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Roberto Mahlab
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Inserito - 19/08/2021 :  19:39:29  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
"Le previsioni danno sereno, stasera tutti al prato con i telescopi", la comunicazione del nostro maestro di astrofotografia era comparsa inattesa sugli schermi dei computers del nostro gruppo e all'improvviso avevo avvertito una esaltazione irrefrenabile, :"stasera provo finalmente da solo l'allineamento alla polare e poi le foto della Luna quasi piena", e per tutto il resto della giornata la mia segretaria ha rinunciato a farmi collaborare allo sforzo dell'azienda e i cestini dell'ufficio sono rimasti pieni. "Ricordati di portare la testa, oltre al telescopio", si è raccomandata prima di andare a casa nel tardo pomeriggio.

"Coraggio, è verde, parti", supplicavo tra me e me rivolto all'auto di fronte mentre guizzavo tra il traffico per arrivare prima del buio, avrei montato tutto e fatto l'allineamento prima dell'arrivo degli altri amici, ma avevo bisogno di tempo rispetto a loro che erano bravi.

Scavalcavo la staccionata con in mano telescopio e tutti gli altri attrezzi, una forza misteriosa si era impadronita di me. "Farò bella figura, devo fare bella figura, così da ora in avanti mi porteranno con loro in alta montagna senza che io sia un peso", stringevo le labbra come un guerriero sikh che stava per entrare in azione con il coltello tra i denti.

E ho montato tutto con attenzione e precisione e poi ho cercato la stella polare per l'allineamento. Non c'erano stelle. Preso dall'entusiasmo non avevo fatto caso alla foschia che ricopriva il cielo. Novembre, era novembre, il mese della nebbia. "No, no, no!", mi ero messo a gridare a chissà chi, "non proprio stasera che devo fare bella figura, devo trovare la polare prima che vengano gli amici, dovranno vedere che so fare tutto da solo!". E la foschia si diradò un poco, almeno per far comparire la stella polare. L'ho inquadrata con il raggio laser verde attraverso il mirino e al primo colpo l'ho perfettamente centrata e ho premuto il set del dispositivo computerizzato. E ho tirato un sospiro di sollievo. Da solo. I miei amici tra poco sarebbero arrivati e anziché trovarmi come sempre nella necessità di avere il loro aiuto, mi avrebbero osservato con un sorriso di compiacimento e via tutti insieme verso le stelle! Un brivido. Ho alzato gli occhi verso quanto mi stava attorniando, circondando era il termine giusto. Una nebbia bassa che si estendeva a 360 gradi. E avanzava in un cerchio concentrico e io ero in mezzo a questo cerchio. Un suono al cellulare, il messaggio del nostro maestro rimasto intrappolato nel traffico e anche degli altri amici non c'era traccia. Ero solo. Non avrebbero saputo quanto ero riuscito a fare, ma glielo avrei raccontato e la prossima volta sarebbe stato ancora più facile. Ma non c'era solo la nebbia bassa, c'era anche la Luna alta, la sua luce trasformava la nebbia in una distesa di piume di cuscino illuminate. Posizionai la Canon 750D nell'oculare del mio telescopio Skywatcher 150, misi a fuoco e scattai. Almeno sarebbe rimasta una traccia se il giorno dopo avessero ritrovato il telescopio senza di me, riflettevo mentre quella misteriosa e insolita e inquietante nebbia iniziava a lambirmi i vestiti...

"Roberto, a cosa stai pensando?", gli chiese uno degli amici del gruppo, erano tornati alle auto per prendere un tavolino per appoggiarci degli oculari. "Mi è venuto in mente un racconto", gli rispose Roberto, "scriverò che questa sera voi non siete venuti e che mi sono ritrovato da solo, circondato da quella strana nebbia bassa e che scattavo delle foto alla Luna affinché rimanessero delle prove della mia scomparsa". In realtà erano arrivati tutti dopo che aveva montato il suo telescopio e fatto l'allineamento e gli avevano fatto i complimenti.

L'amico si mise a ridere, ma Roberto gli chiese di scattare una foto del campo di osservazione con sullo sfondo la misteriosa nebbia bassa che li aveva circondati. "Perché?", gli domandò curioso l'amico. "Non lo so, forse mi sono autosuggestionato, ma almeno rimarrà qualcosa nel caso che quella nebbia sia qualcosa d'altro", ribatté mentre un groppo di paura gli stringeva la bocca dello stomaco. "Ne hai di fantasia! E cosa dovrebbe farci quella nebbia, mangiarci?", riprese ridendo. "E speriamo che non ci mastichi", sussurrò a bassa voce Roberto.

Raggiunsero gli altri amici del gruppo di astrofotografi e ripresero la Luna che illuminava la nebbia trasformandola in soffice piuma di cuscini...

"Sono rimasti solo i telescopi e l'attrezzatura fotografica, abbiamo trovato una inspiegabile foto del campo di osservazione circondato dalla nebbia e poi le foto della Luna, ma di loro non c'è traccia, cosa ne pensa Holmes?", il tono della voce del dottor Watson era di stupefatta meraviglia mentre mostrava le immagini a Sherlock Holmes. L'investigatore si era chinato e osservava il prato attorno ai telescopi, poi si grattò il mento e si rialzò con un sospiro e si soffermò con lo sguardo sul cielo sereno del giorno.


Dopo qualche istante si volse ed esclamò :"elementare Watson! Con la foto del campo e della nebbia che avanzava hanno voluto indicarci una traccia!". "La nebbia li ha mangiati?", ribatté Watson con tono di incredulità. "E speriamo che non li abbia anche masticati!", aggiunse Holmes. "Ma quale è l'origine di una simile diavoleria?", la voce di Watson era tremante. "Ci sono almeno due possibilità Watson, o è un fenomeno extraterrestre, o qualcuno ha voluto chiamarmi in scena...", rispose l'investigatore. "Qualcuno?, Volete dire..." e Watson fece un pausa prima di pronunciare le parole successive, :"pensate che ci sia sotto lo zampino del diabolico dottor Moriarty?".

Le autorità ritroveranno Roberto e i suoi amici o una orrida sorte li ha fatti scomparire? Riuscirà Sherlock Holmes a risolvere il caso che campeggia sulle prime pagine dei giornali di tutto il pianeta?
Forse lo sapremo se e quando verrà dato alle stampe :"Sherlock Holmes e il mistero della nebbia della notte di Luna", si sussurra che sia un manoscritto scoperto recentemente dai ricercatori nel cassetto della scrivania di Sir Arthur Conan Doyle.

Roberto Mahlab


   
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