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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
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Roberto Mahlab
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Inserito - 19/08/2021 :  11:26:36  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Mi era parso che la mia segretaria cominciasse a sospettare qualcosa quando le ho proposto di dare il nome "supernova" ad una nuova combinazione di colori per i nostri particolari prodotti. Sospetti che sicuramente erano cresciuti mentre si accorgeva che sulla mia scrivania non c'erano più i volumi della collezione di Asterix, ma i due testi fondamentali della ricerca scientifica attuale, "Mondi paralleli" e "Il futuro della mente" dell'astrofisico Michio Kaku.

E poi le mattinate in cui, osservando il mio sguardo perso nel vuoto, mi chiedeva dove avessi trascorso la sera prima e io le rispondevo che l'avevo passata alle lezioni al planetario.

Eppure non trovavo il coraggio di dirglielo. Anche se l'avevo ordinato. Il telescopio. Un sabato pomeriggio, quando lei non era in ufficio. "Voglio vedere le galassie più lontane", avevo esclamato rivolto al negoziante che stava inscatolando i pezzi del telescopio. "Comincia a capire come si monta", aveva ribattuto raffreddando i il mio entusiasmo.

Mi guardava stupefatta. La mia segretaria. Quel mattino che si era ritrovata le scatole con dentro il telescopio da montare in ufficio. "Hai fatto una cosa senza dirmelo!", diceva con tono di rimprovero e io avvertivo la bocca dello stomaco che si stringeva e i brividi lungo la schiena. Era la prima volta, ma non ero più io, non ero più quello di prima.

E con tono cantilenante la mia voce narrò ...

"... quella sera camminavo nel nuovissimo quartiere dei grattacieli con la testa all'insù e ho notato una specie di disco giallo nel cielo, con delle macchie blu sparse sulla superficie. So che si dice che sia un genere di cartone bidimensionale che si alza e si abbassa ogni dodici ore, così come quell'altro disco giallo molto caldo, insomma quelli che ci indicano che è notte oppure giorno, nell'universo in cui la nostra Terra piatta è al centro.
So che ti sembreranno le fantasie di uno scrittore di racconti di fantascienza ma se con il telescopio scoprirò che il disco giallo che si vede di notte in realtà è tridimensionale e magari addirittura si muove e magari anche la nostra Terra è tonda e non piatta? Se così fosse mi è venuto in mente un nome buffo per quel disco della notte, lo chiamerei... Luna, mi sembra originale no? E pensa se scoprissi che ci sono tanti altri dischi simili, ho pensato a nomi buffi come Marte, Giove, Saturno, sai gli antichi dei greci.

E se ci fosse altro al di là, ho già pronti tantissimi altri nomi di fantasia. Certo ci vorrebbero delle teorie che tengano insieme il tutto, me ne sono venute in mente di molto spiritose, relatività, che ne dici?

E quelle macchie blu all'interno del disco giallo, sarebbe divertentissimo chiamarle "mari", non so, mare della tranquillità ad esempio, così, un nome a caso...."

"E ti sei inventato tutta questa storia come scusa per non avermi detto che ti compravi il telescopio?", osservò la mia segretaria sospirando dopo aver trattenuto il fiato fino alla fine del mio monologo.

Io mi avvicinaii alla grande finestra dell'ufficio e guardai verso il cielo :"E forse lassù troverò qualcosa anche per me", mormorai utilizzando il metodo Stanislavski della scuola di recitazione di New York.

"Ok, questa battuta la mettiamo nel copione, assumeremo Brad Pitt per recitare la tua parte", ribatté con sguardo sognante la mia segretaria e con il suo solito caratteristico senso pratico. E compresi che ero stato perdonato e che era curiosa.

Il giorno dopo venne a trovarci in ufficio il nostro geniale esperto di software, l'uomo che trasformava in realtà le più improbabili proposte di marketing digitale che gli proponevamo di aggiungere al nostro sito aziendale. E tutti e tre ci avventammo subito ad aprire gli scatoloni che contenevano il telescopio e iniziammo a montarlo. Dopo un'ora, esasperati perché mi mettevo in mezzo dappertutto e rallentavo il lavoro di montaggio e dopo che avevano dovuto estrarre le mie mani che si erano incastrate nel vano delle batterie, mi mandarono a comprare le pizze per il pranzo. Quando tornai, dopo mezz'ora, avevano finito e il telescopio scintillava di fronte alla grande vetrata del terrazzino dell'ufficio. Insomma mi ero reso utile evitando di esserci e, in caso fossi stato assunto dalla Nasa, il posto di fattorino delle pizze non era male come inizio di una promettente carriera di astrofisico.

"No, quella è una torta, non è un disco volante, alza il telescopio", mi ammoniva la mia segretaria nei giorni seguenti mentre cercavo di impadronirmi dello strumento, "no, quelle che hai fotografato sono le foglie del viale di fronte, non sono astronavi aliene", "sposta le lenti dalle finestre della casa di fronte, il fatto che ci abiti la famiglia Verdi non significa che siano marziani". Insomma, mi faceva fare una buona gavetta.

Fino a che mi ritrovai dove sono ora, dopo aver fondato il Rob Space Observatory, di cui mi sono nominato direttore, ed essere entrato a tutti gli effetti tra i miei colleghi dello Hubble e di Arecibo.

Una nuova era dell'esplorazione dell'universo, in questa data astrale identificata come 0.1 A.T. Significa un mese dopo l'acquisto del telescopio. After Telescope, Il mondo precedente sarà ricordato come B.T. Before Telescope. E questa è l'immagine del corpo celeste tridimensionale che ho raggiunto con la webcam collegata al telescopio e che ho deciso di chiamare "Luna".

Roberto Mahlab

   
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