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zanin roberto
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Inserito - 23/04/2009 :  00:47:06  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
EMOZIONI D'IMPIEGATI

Il sole mattutino filtrava già estivo in un Aprile colorato di bianchi fiori di ciliegio e di rosati virgulti dei prugni selvatici, l'aria di primavera rinnovava la sonnolenta apatia umana tra un ritmo di rinata dinamicità e un fastidio per il lungo letargo invernale. Gli impiegati della mia azienda s'erano affaccendati a riordinare il lavoro nella settimana che preludeva alla Pasqua, bisognava arrivare in anticipo sulle ordinazioni e smaltire arretrati intralcianti.
Dalla vetrata impolverata dal frequente passaggio dei camion, s'intravide una automobile scura parcheggiare fronte alla palazzina degli uffici centrali. Dopo pochi istanti entrano nell'atrio due funzionarie con il capo dipartimento con aria strafottente e sicura, sorridono come un prelato in visita ai fedeli, sostano, in un campanello improvvisato, eccennando un saluto che debole si perde negli uffici. I jeans stretti di Monica salgono dalle sue nervose gambe, risaltandone le rotondità dei glutei sodi e torniti, i capelli scuri scendono a doccia su un corpo proporzionato e abilmente adornato, la camicetta stretta e sbottonata a sufficenza esalta un seno che trionfa sovrano sul corpo che freme come un vulcano nell'imminenza dell'eruzione. Il capo dipartimento si accende la pipa spandendo aromi ammicanti, una risata più profonda e il gruppetto si scioglie. Sono colleghi della casa madre che periodicamente vengono da noi per controlli, hanno sempre l'aria missionaria e un pò padronale, di chi ha conquistato una nuova colonia, di cui non comprendono appieno usi e costumi.
Tra di noi, come quando i barbari invasero l'Impero Romano c'era chi resisteva nell'orgoglio della cultura latina, chi si prodigava a servire con ossequio i nuovi conquistatori, c'è chi saluta distaccato e chi sganascia un sorriso e convenevoli mieliformi, ma... ma la Monica e tutto un altro discorso, Qui in azienda siamo abituati a poche donne, ultimamente dopo i tagli del personale, ne è rimasta una, part-time e sono rigorosamente arricciate ed eticamente rigide, compassate, mai vistose e men che mai provocatorie, la donna come in una sorta di isola temporale è l'oggetto del "peccato" di medioevale memoria, quindi i colleghi e i trasportatori, non innescano discorsi sconvenienti, ne si permettono gesti o iniziative volgari.
Il nostro ufficio insomma è a buon vedere, un ottimo convento potenziale che ha il suo momento scurrile, nella pausa caffè e in qualche sporadica uscita, allor quando qualche bella cliente ci appostrofa l'orgoglio maschile, del resto il direttore ha tassativamente proibito l'esposizione di calendari carnali e le barzellette devono essere decantate a bassa voce. Quando ci fu il boom della minigonna, una impiegata al suo primo lavoro, arrivò con una minigonna mozzafiato che suscitò l'applauso inconscio della comunità aziendale ma quando venne scoperta dal bigotto direttore fu richiamata a un contegno decoroso, durò pochi mesi e se ne andò come una cometa che ha passato la sua orbita terrestre perdendosi nello spazio infinito. In questa atmosfera di assonnata libido, entra e saluta con affabilità principesca uno alla volta tutti noi, la fatale collega ispettrice. Lascia dietro a se una scia di aria elettrizzata e un profumato tono ormonale, ognuno di noi conta i minuti che dedica agli altri, in una sorta di lieve gelosia, la sua collega spilungona e acidina è consapevole della sua leader chip e lascia che gli sguardi scivolino su di lei. Finalmente uscita dall'ufficio e salita al primo piano ci guardiamo rilassati, smorfie di approvazione, sorrisi spregiudicati e frasi riverenti.
- " Eh, ragazzi, è sempre una gran bella donna!"
- " Mah, bella ... si, bella ma soprattutto....!"
_ " Ho capito, ho capito... non gridare se no viene giù quello a darci la ... benedizione! "
- " E' simpatica, ci sa fare ... ma soprattutto con gli uomini! "
Il mio collega esce e va al bagno per riordinarsi i capelli, vedo in fondo, l'altro della logistica, rifarsi il nodo della cravatta, il responsabile degli acquisti si sta allacciando la cintura dei calzoni che erano scesi troppo, io mi premuro di prendermi una pasticca per l'alito ma mi meraviglio mentre scopro un insolitamente calmo responsabile della qualità, odorarsi le ascelle in cerca di sostenibili vicinanze olfattive.
Mi viene in mente un paragone che bene rende l'idea, la Monica è come Marlene tra le truppe tedesche al fronte, nell'imminenza della catastrofe, irragiungibile e fatale.
Il ritmo dell'ufficio è alterato, non c'è più quel fluire cadenzato, c'è una sospensione irreale, un rallentamento oblioso, un turbamento spirituale che si caratterizza con un'euforia mal contenuta.
Monica scende felpata le scale, entra ruotando il bacino nel nostro ufficio, sorride con teatrale ammiccamento, si siede di fronte alla scrivania del collega alla logistica, accavalla le gambe, si alza le maniche della camicetta, quindi inizia con il suo vocione basso e dalla erre vagamente strozzata a chiedere documenti e relazioni, calandosi nella sua funzione di ispezione, tutti tendiamo l'orecchio, non manca al suo repertorio la battuta anche "sporca" che la fa alternare sonore risate. Finito con il formalmente distaccato responsabile dei trasporti, ecco che si accampa dal collega della fatturazione che la accoglie con un grande slancio di cortesia, ma quando si inginocchia a terra, atletica e sportiva per riposare la schiena, sedendosi sulle ginocchia e portandosi con il petto a livello del tavolo, al mio collega sale una vampa di calore che lo divora e si sfoga in un colorito tendente all'indaco.Lo schermo del computer continua a evidenziare le pagine richiamate, quando l'impiegato volta la testa a sinistra si ritrova proprio a contatto di scollatura e l'imbarazzo lo assale, è un bel vedere ma bisogna far finta di niente.
Io credo che lei giochi, che ci stuzzichi con naturale propensione, fino a quando la pressione arrivata al punto di rottura non le faccia mollare l'accanimento. Ora esce all'aperto per fumarsi una sigaretta, la guardiamo stregati darci la schiena oltre la vetrata, aspira vogliosa l'aroma di tabacco e poi sbuffa lenta il fumo dalle narici e lo vede perdersi pallido e innocuo nel cielo ora azzurro d'una sonnolenta primavera che ci sopisce il turbine insolito e ci restituisce la calma e l'equilibrio di sempre.
- " CI beviamo un caffè, ragazzi, ho bisogno di ... tono! "
è l'invito del mio collega che è passato dal color indaco al bianco rosato mentre sul prato una colonna lunga di formiche ha deciso che è arrivato il momento di entrare in ufficio alla ricerca di zucchero!

zanin roberto

   
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