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Roberto Mahlab
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La Torre

A quell'ora della notte il mausoleo di Elihau Hanavi, il profeta Elia, era sbarrato, i militari ne avevano il possesso, ogni luogo sensibile, a qualunque fede appartenesse, doveva essere accuratamente custodito. "Apri, ho un ospite con me" disse Eti rivolta al giovane soldato di guardia. Ma eravamo a Gerusalemme e la risposta non poteva essere un semplice no.
"Aprirti dici? Bene, facciamo cosi', se il tuo ospite viene dall'Australia io non ti apro, se proviene dall'Italia invece si'". Cosi' la decisione di aprirci le porte della cittadella del mausoleo fu presa dalla sorte e la gentile Osem quasi perse il sorriso mentre inseguiva due esaltati attraverso un buio antro, a scassinare una porta che da millenni non era stata aperta, che si spalanco' verso l'infinito, cinquanta oscuri scalini che si inerpicavano fino sulla Torre, il luogo piu' alto della citta', mentre la temperatura scendeva al punto piu' basso della giornata e noi osservavamo estasiati il piu' profondo panorama notturno di quella Terra, a trecentosessanta gradi sotto il cielo. "Sai Roberto, io ho trovato tutte le risposte nella Torah..." riprese Eti mentre ci apprestavamo a ridiscendere quegli scalini, giusto nell'attimo in cui la dolce Osem arrivava in cima sperando invano di poter riposarsi un secondo, prima di riaffrontarli in senso opposto.
"Nella Torah e' scritto che ci hanno odiato e ci odieranno, che c'e' nella nostra anima?" "..forse e' perche' nella Storia i nostri fratelli in ogni luogo si sono trovati a capo di rivolte contro la normalizzazione del potere?" "E' scritto che il Messia verra' e ci portera' la pace..." "..e se fosse invece dentro di noi, se quella luce delle nazioni, come ha detto il rabbino capo delle yeshivot di Israele, non fosse altro che il duro compito di studiare e condividere con le altre genti, finche' la spada sia trasformata in aratro senza piu' guerra? forse quel giorno iniziera' l'era messianica, provocata dagli esseri umani?" "Sei stanca gentile Osem?" "No..." "io non riesco, voglio vedere le montagne e i mari..." "la risposta e' scritta nella Torah..." "...o forse e' dentro di noi? forse c'e' il tempo per studiare la Torah e c'e' il tempo per vedere il mare...forse la Torah ci indica la via per scoprire la risposta dentro di noi?"
Ci parlavamo, Osem ormai non doveva piu' dirigere le parole e risali' nell'auto di Eti, non era piu' necessario che condividesse con noi il gelo della notte mentre attendevamo il taxi che mi avrebbe riportato a Tel Aviv e poi all'aereoporto. "Quanto hai pagato all'andata?" "Duecento shequel".
"Ho contrattato per centocinquanta per il tuo ritorno!" le si illumino' il viso "non solo studiamo Torah, siamo piu' in gamba di voi uomini anche nel trattare!".
"Domani mattina avro' il tempo per un'ora di spiaggia..." "non verro', non posso frequentare spiagge miste...." "il foglietto giallo, ti ricordi cio' che avevi scritto?" glielo porsi, lo riconobbe e mi disse di ricordare ogni parola e lo lascio' a me, mentre il taxi mi portava lontano. Mentre ritornavo mi chiesi dove era finito il tempo quel giorno, come era possibile che quelle tre ore fossero state lunghe come tre vite?

Tel Aviv - ottobre 1999

Il mattino dopo le telefonai dalla spiaggia :"Boker Tov..buon giorno Eti"... lasciai detto nella segreteria telefonica.

Teshuva'...in ebraico significa "ritorno", ritorno alla Torah o ritorno al mare...teshuva' significa anche "risposta", risposta nella Torah, risposta nel mare...si fonderanno?

Milano - ottobre 1999

Era di nuovo Sabato e mia sorella apri' esasperata il libro di Rav Rambam, Maimonide, il suo trattato sulle verdure...."va bene Roberto, la tua sindrome va curata definitivamente, addirittura adesso di ritorno da Gerusalemme tiri in ballo la Bibbia, qui c'e tutto il nostro sapere sulle verdure e ti leggero' che la tua convinzione sulle cipolle...." sbianco' in viso, Maimonide scriveva :"nella Torah si riporta che le cipolle, verdure dalle infinite qualita', fossero uno dei cibi di cui il popolo ebraico ebbe nostalgia nel passaggio dalla schiavitu' d'Egitto alla liberta'...". "Ecco, non bisogna avere nostalgia di cio' che ci regalo' la schiavitu', finalmente so che la mia non era una fissazione, in qualche modo...a Pasqua noi ricordiamo mangiando dell'erba amara la nostra condizione di sudditi del Faraone e che c'e' di male se io ricordo la liberta' non mangiando cipolle?" "Si dice che ogni essere umano sia stato creato con l'obbiettivo di ricercare e scoprire la sua mitzva', il suo proprio precetto, e il tuo, per quanto buffo possa sembrare, e' quello di non mangiare cipolle e ora hai trovato nella nostra tradizione quanto cercavi, vedi? c'e' tutto nella Torah". E in quel giorno del primo mese dell'anno lunare cinquemilasettecentosessanta dalla creazione del mondo i precetti noti divennero 614 e io non avrei mai piu' dovuto ricordare a nessuno che da piccolo non ero caduto sulla testa, ma solo sul gomito.
Mia sorella richiuse il libro e mi invito' a dialogare con i saggi del nostro popolo, la seconda donna in quei memorabili giorni che penso' che anche un uomo potesse essere in grado di comprendere la Torah.

Fine

Roberto






   
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