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luisa camponesco
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Grizzly

Maureen Mackenzie laureata a pieni voti ad Harvard, esperta in fauna selvatica, seguiva lo stretto sentiero che da Waterton Lakes saliva al vasto pianoro. Ai confini fra il Montana e la regione d’Alberta, quello era uno dei parchi nazionali più affascinanti, per la ricchezza della vegetazione e della fauna, percorso, da miriadi di corsi d’acqua popolati da trote. Si fermò un attimo per controllare il numero di fotogrammi rimasti. In lontananza un gruppo di cervi brucava tranquillamente, scattò alcune foto, e annotò sul suo taccuino il numero delle femmine e dei piccoli, poi riprese il cammino. Non era la prima volta che si addentrava nel Glacier Park, ma era la prima volta che percorreva la parte canadese situata a sud della regione d’Alberta. Nonostante fosse giugno controllava spesso il cielo, la neve poteva arrivare in qualsiasi momento, le temperature minime raggiungere i 6 gradi celsius anche il quel periodo e oltre la cima dei pini scendere di almeno 10 gradi, ma ciò non toglieva nulla alla bellezza che la circondava.
Un rumore di rami spezzati richiamò la sua attenzione e con orrore vide due cuccioli d’orso giocare. L’attacco venne all’improvviso, non ebbe neppure il tempo di pensare, era come se il suo corpo passasse attraverso un tritatutto. Per un breve istante, con quella poca lucidità rimasta fece l’unica cosa possibile restò immobile non fece alcuna reazione, si finse morta. L’orsa, dopo l’ennesima zampata si fermò, l’annusò, diede un altro colpo e fece ruzzolare il corpo di Maureen lungo un pendio, poi con un ringhio richiamò i piccoli e si allontanò.
Maureen si trovò in un limbo, senza nessuna sensazione di dolore, avvolta in una specie di ovatta morbida e poi udì quella nenia…

^^^^^^ Eiaeia a eiaeia a eiaeia a ^^^^^


E il ritmo sommesso di un tamburo. Un senso di frescura sulla pelle, “ecco” pensò “sono morta”.
Aprì gli occhi, un volto dalla pelle ramata e tratti asiatici era chino si di lei… una donna.
Da una ciotola estraeva una fanghiglia rossa e la spalmava sul suo corpo, era quella a dargli quella sensazione di fresco. Cercò di muovere un braccio, un dolore acuto le tolse il respiro, allora ricordò l’attacco del grizzly, il solo fatto d’aver provato dolore le fece capire d’essere ancora viva, ma dove’era?
Girò il capo, una tenda, un tipì. Non sapeva che ci fosse dei nativi nella zona, i Blackfeet vivevano più a sud, ma non c’erano dubbi, si trovava in una tenda indiana.
Poco dopo entrò un uomo, lo stregone probabilmente, le spruzzò qualcosa sul viso, poi incominciò la cantilena:

^^^^^^ Eiaeia a eiaeia a eiaeia a ^^^^^^^

Con una mano continuava a spruzzare un liquido rossastro e con l’altra provocava un tintinnio scuotendo uno strano batacchio per seguire poi la linea del suo corpo. Il tintinnio era provocato da una serie di denti d’orso che si urtavano ad ogni movimento. Com’era venuto lo stregone se ne andò, tornò la donna e ricominciò a spalmarle la fanghiglia rossa. Mentre era china su di lei un ciondolo che aveva al collo oscillò dinnanzi ai suoi occhi. Il ciondolo rappresentava la testa di un grande orso. Maureen avvertì una spossatezza improvvisa gli occhi le si chiusero e un sonno ristoratore la colse.
Dormi per parecchio tempo, anche se non seppe quantificarlo, ma quando si risvegliò sentì un profumo di carne arrosto, capì di avere fame e anche sete. La tenda era vuota, allora cercò di alzarsi, era tutta indolenzita, ma poteva sopportarlo, si guardò le braccia e il corpo ricoperto di fango rosso. Era seduta, quando la donna entrò, Maureen tentò una conversazione, le fece capire di avere sete, facendo un gesto con le mani e subito le venne portata una brocca colma d’acqua.
- Mi chiamo Maureen e tu?- puntò l’indice prima verso se stessa poi verso la donna.
L’indiana capì e sorrise
- Taliin Pa – rispose
- Ti chiami Taliin Pa – la donna annuì e le diede una ciotola con la carne.
- Maureen mangiò con avidità, la carne sapeva di selvatico ma era quello che ci voleva per calmare la fame. Ci vollero alcuni giorni prima che potesse rimettersi in piedi ed uscire dalla tenda. Il campo non era grande, le tende non le aveva contate, ma non erano più di una decina disposte in cerchio, nel centro s’innalzava un totem, sulla cima del quale era scolpita la testa di un grizzly.
La vista della scultura provocò un brivido a Maureen, il ricordo dell’aggressione era ancora vivo, anche se con grande sorpresa sul suo corpo le tracce stavano lentamente scomparendo. La fanghiglia rossa che Taliin Pa le metteva sulle braccia e sul resto del corpo le provocava un lieve prurito ma in compenso la cicatrizzazione era molto rapida. Maureen cercava di capire da quali elementi fosse composta, ma quando aveva cercato di avvicinarsi all’indiana durante la preparazione era stata allontanata con fermezza.
Qualche sera dopo Taliin Pa entrò nella tenda
- kal in kaa – disse sorridendo
- Non capisco – rispose Maureen, in effetti la lingua parlata da quella gente era assolutamente sconosciuta
- Kal in kaa pa tiu – soggiunse mimando una danza
- Ho capito! Una cerimonia stasera! – l’indiana annuì con aria soddisfatta
Una cerimonia, avrebbe assistito ad una cerimonia, rimpianse solo di non aver la fotocamera digitale. Era sera inoltrata quando Taliin Pa venne a prenderla, fuori molti fuochi erano accesi e i tamburi, in sordina incominciavano ad emettere un suono ritmico, poi gli indigeni coperti da pelli d’orso incominciarono la danza, mimando movenze di guerra, lo stregone, lo stesso che Maureen aveva già visto e incominciò a scuotere il suo batacchio

^^^^^ Eiaeiaeia a eiaeiaeia a ^^^^^^

Tutti si misere a cantilenare e a muoversi al suono dei tamburi con un ritmo crescente. Poi, stranamente l’aria si riempì di un odore di miele selvatico, un vento improvviso scosse i rami degli abeti …gigantesca apparve, in una nebbia azzurrognola, la sagoma del grizzly.
A Maureen sfuggì un urlo che subito represse. L’orso si avvicinò, i danzatori di fermarono ed arretrarono, arrivò nel centro, vicino al grande totem, si elevò in tutta la sua altezza, superava i quattro metri. Mai la donna aveva visto un orso di simili dimensioni, stette in quella posizione per alcuni istanti, poi, lentamente com’era venuto se ne andò, ma prima si girò, fissò Maureen emise un ruggito e con una zampata abbattè un piccolo albero.
Anche il vento cessò e l’odore di miele svanì, i danzatori si prostrarono dinnanzi al totem.
Taliin Pa le si avvicinò, le porse una ciotola contenente un liquido scuro e la invitò a bere. Il sapore era amarognolo ma non sgradevole e un torpore scese su di lei.

Quando si ridestò, il sole era già alto, un calabrone le passò vicino al viso, si stropicciò gli occhi, non era nell’accampamento, anzi delle tende e degli indiani nemmeno l’ombra, si trovava invece nelle vicinanze del luogo dove aveva subito l’attacco dell’orso, la fotocamera digitale era poco distante da lei, si toccò, si scopri un braccio, la lieve traccia di una cicatrice era ancora visibile. Rialzatasi, raggiunse il sentiero proprio mentre una jeep dei rangers stava sopraggiungendo.
- Dottoressa Mackenzie, sono giorni che la stiamo cercando, cosa le è accaduto?
- Sono stata attaccata da un grizzly e curata da una tribù d’indigeni, non saprei dirvi quanto tempo è passato.
- Sono passati venti giorni, ma… attaccata da un grizzly? E‘ sicura?
In effetti non aveva l’aspetto di una persona che aveva subito un’aggressione da un orso, purtroppo poche persone aveva avuto la fortuna di uscirne quasi illese.
- E’ sicura di sentirsi bene dottoressa? Non c’è nessuna tribù che vive in questa zona glielo possiamo assicurare.
Un ranger le si avvicinò, i tratti del suo viso tradivano un origine indiana.
- Sa dottoressa, mio nonno, quand’ero piccolo, mi raccontava di una tribù indigena che si diceva discendesse dall’orso grizzly e che questo fosse il suo protettore. Ma è solo una leggenda. – così dicendo si allontanò.
Maureen si guardò attorno per un attimo prima di salire sulla jeep.

Un anno dopo ritornò in quei luoghi, decisa a scoprire la verità su quanto le era accaduto. Impiegò parecchio prima di orientarsi poi, eccolo! Un piccolo albero abbattuto, sul tronco i segni delle unghie di un orso. Lo sfiorò con la mano, quindi non aveva sognato, tra l’erba, raccolse un medaglione raffigurante la testa di un grizzly, il medesimo che aveva visto al collo di Taliin Pa.

Lo strinse fra le mani, l’aria si riempì di un odore di miele selvatico e sommessamente, come un fruscìo tra i rami degli abeti un noto canto …


eiaeiaeia a eiaeiaeia a





   
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