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luisa camponesco
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Inserito - 30/01/2004 :  19:04:46  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Seduto su quel gradino, appoggiato al suo bastone, Robert guardava l’enorme stadio ora vuoto, la partita era appena finita e gli Yankee avevano perduto. Gli Yankee la sua squadra. La sua storia era cominciata molti anni prima al liceo quando per la sua abilità nel gioco si era guadagnato gli studi universitari, certo non brillava molto nelle discipline della facoltà ma in campo era un fenomeno .
Fu durante l’ultimo anno di studi che un allenatore di una squadra di serie A lo notò durante una partita di campionato studentesco. Lo raggiunse negli spogliatoi parlò prima col coach poi insieme discussero il possibile ingaggio nei Buffalo Rangers. Per Robert era l’inizio di una carriera.
Subito dopo la laurea partì per Buffalo e dopo essersi sistemato in un piccolo appartamento vicino al campo iniziò gli allenamenti col nuovo coach . Ogni giorno dall’alba fino a sera sul campo a provare gli schemi gioco, attacco, difesa, attacco difesa. Non era come giocare nella squadra universitaria, adesso era un professionista ma i rapporti con i compagni non erano sempre facili. Lui era un attaccante nato ma lo avevano messo in difesa, ruolo che non gli era congeniale e questo lo portava spesso a scontrarsi con gli altri .
Non poteva dimenticare la sua prima partita contro i Lions di Baltimora , l’avevano messo in difesa sulla linea delle 3 yards. Fu un vero disastro non era riuscito a coprire il ricevitore e i Lions vinsero. Quella sera si ubriacò in quel piccolo locale vicino a Niagara e incontrò lei Wendy.
Wendy serviva ai tavoli, non era proprio il suo lavoro ma le mance erano buone e poteva in questo modo completare gli studi di Economia .
Quando Robert cercò di salire in macchina per tornare a Buffalo lei glielo impedì.
- Non puoi guidare in queste condizioni – gli disse sorreggendolo.
- Lasciami in pace ragazza, cosa ti importa di me?
- Sinceramente non me ne importa nulla, ma non posso permettere che qualcuno si ammazzi con la macchina dopo aver bevuto nel mio bar
- Allora cosa proponi , bellezza – Robert non si reggeva in piedi
- Nulla di ciò che pensi, anche se dubito che ora tu possa pensare – lei rispose
Così quel mattino si risvegliò su un vecchio divano con le molle rotte e un plaid come coperta. All’inizio non ricordò molto della sera prima, poi un po’ alla volta ricordò, trovò il bagno, buttò la testa sotto l’acqua fredda e ritornò immediatamente lucido. Il profumo del caffè lo guidò nella piccola cucina, la ragazza in pantaloncini e maglietta preparava la colazione.
- Buon giorno, un po’ di caffè?
- Grazie molto volentieri – si sentiva molto imbarazzato non osava quasi guardarla in viso e lei lo capì – non so cosa mi sia successo, non ho mai fatto una casa del genere, ti chiedo scusa.
Per tutta risposta lei tese la mano
- Wendy Sanford , piacere
- Robert Garrison - le strinse la mano, una stretta forte e decisa.
La osservò, meglio era graziosa, con i capelli castani raccolti con un nastro e gli occhi verdi. Bevvero in silenzio il caffè poi:
- Adesso devo proprio andare, ti chiedo ancora scusa per ieri sera – poi quasi sulla porta si girò – ho fatto qualcosa di sconveniente?
Lei sorrise, un sorriso che le illuminava il viso e la rendeva bella
- Un vero gentiluomo – poi si alzò – adesso devo prepararmi ti saluto, ho una lezione – e si chiuse in camera
Robert tornò a Buffalo
- Un’altra come questa e sei fuori – il coach era furioso - ora preparati sei in ritardo – poi continuò negli spogliatoi - se perdiamo anche la prossima partita rischiamo la serie B.
Un mormorio preoccupato si levò e gli sguardi di tutti si diressero verso Robert, lui finse di non accorgersene mentre si infilava il paraginocchia .
La partita successiva. contro gli Orsi di Seattle, andò meglio, era sempre in difesa ma questa volta sulla linea delle 10 yards riuscì a coprire il Tight End e a bloccare gli avversari. Il pericolo di una retrocessione era scongiurato. Negli spogliatoi si festeggiò e Robert desiderò rivedere Wendy, così tornò in quel locale. Lei non c’era quindi si sedette e aspettò.
Arrivò, poco dopo, non si accorse nemmeno di lui, solo quando, con matita e blocchetto venne a prendere l’ordinazione.
- Ciao Wendy
- Robert ben tornato, ti trovo meglio dell’ultima volta – e sorrise
Robert era imbarazzato
- Quando finisci di lavorare?
- Fra due ore faccio una pausa
- Allora ti aspetto
Incominciò così fra loro, in sordina, si rividero molte altre volte. Tutto procedeva per il meglio e anche la squadra risaliva nella classifica partita dopo partita.
Arrivò anche l’incontro più importante del campionato quello contro il Chicago e in quell’occasione uno degli attaccanti con il ruolo di half back si infortunò ad una spalla proprio alla vigilia dell’incontro. Il coach decise di giocare il tutto per tutto e assegnò quel ruolo a Robert.
La partita incominciò con l’adrenalina alle stelle, Robert consapevole dell’occasione che si presentava, teso al massimo osservava il segnare del Quarterback ed era pronto a ricevere.
La palla arrivò precisa e veloce, la prese ed incominciò la corsa . Scansò gli attaccanti, tutta la rabbia e la determinazione lo facevano volare. Era inarrestabile e il pubblico in delirio urlava
- TOUCHDOWN TOUCHDOWN
Robert segnò il punto della vittoria. A quella partita era presente anche William Lenders finanziatore e socio degli Yankee di New York e rimase impressionato al punto di scendere negli spogliatoi, incontrare Robert e fargli un’offerta che non avrebbe potuto rifiutare.
Il contratto con i Buffalo Rangers stava per scadere il nuovo ingaggio lo avrebbe portato in una squadra di grande valore e prestigio.
Alla fine del campionato si trasferì a New York anche Wendy lo seguì presero in affitto un piccolo appartamento vicino a Battery Park, lui incominciò gli allenamenti allo Yankee Stadium e lei trovò lavoro in una azienda di import-export . Negli anni che seguirono la sua ascesa era ormai un fatto, passava di successo in successo, il suo nome appariva su tutti giornali e riviste era l’idolo dei giovani e delle donne. Non si accorse però che Wendy, sempre discreta e silenziosa era nel frattempo dimagrita e il suo viso era sempre più pallido. Non poteva accorgersene preso com’era dall’euforia del successo, ma il destino gli stava preparando una brutta sorpresa.
La squadra era arrivata alla finale dei playoffs a Los Angeles il famoso SuperBowl l’evento atteso da tutta la nazione, lo stadio gremito di spettatori ed era da parecchio tempo che gli Yankee non vincevano la coppa, l’ansia era palpabile. Negli spogliatoi i giocatori si caricarono a vicenda prima di salire in campo poi la partita iniziò.
Uno scontro duro al limite della resistenza, i bloccaggi erano pesantissimi, la difesa degli avversari conteneva ogni attacco. Robert sulla linea delle 3 yards subì un placcaggio violento si ritrovò a terra e un dolore fortissimo gli annebbiò la vista.
Quando riaprì gli occhi si trovò in ospedale e dalla faccia scura del coach capì che qualcosa di grave gli era successo.
- La partita? – chiese
- Non preoccuparti pensa a guarire – lo rassicurò l’allenatore
Solo dopo capì di essere stato ferito
- Come mai sono qui? Cosa mi è successo?
- Sei caduto male, vediamo il medico cosa dice
Fuori dalla camera William Lenders chiese:
- allora dottore com’è la situazione?
- Dalle radiografie risulta che il ginocchio ha subito gravi lesioni, ci vorrà più di un intervento chirurgico per rimetterlo in piedi, camminerà ancora ma in quanto tornare a giocare……. il medico scosse la testa e se ne andò.
Cominciò così per Robert una lenta ed inesorabile discesa, fra interventi dolorosi e riabilitazione passò dei mesi in carrozzella. Al suo fianco sempre presente e sempre più pallida Wendy, ma lui continuava non accorgersi del suo stato preso com’era dall’autocommiserarsi .
Un giorno Wendy non venne alla solita ora, lui si arrabbiò pensando che lei lo avesse abbandonato quando un’infermiera lo avvertì.
- Signor Garrison sua moglie è stata ricoverata in questo stesso ospedale, mi è stato chiesto di avvertirla.
- Cosa le è successo? – questa volta Robert si stava preoccupando
- Mi spiace ma per questa informazione dovrà parlare col suo medico
Con la carrozzella, si diresse al reparto dove si trovava Wendy “reparto di terapia intensiva” incredulo chiese di parlare con il medico responsabile
- E’ il dottor Carter, aspetti , glielo chiamo - l’infermiera scomparve dietro una porta e poco dopo
- Lei è il marito? – il dottore era apparso quasi all’improvviso
- Mi dice cosa stà succedendo? - replicò
- Ma come non lo sa, sua moglie è affetta da cancro ed è in fase terminale
La rivelazione lo colpì
- Non si è mai curata a dovere e ora è troppo tardi – il medico gli posò un mano sulla spalla e se ne andò
La guardò attraverso i vetri in quel letto, attaccata ai macchinari che la tenevano in vita. Quella fu l’ultima volta che la vide. Pianse Robert e questa volta non per sé stesso.
Gli anni che seguirono li visse in solitudine, si chiuse in sé stesso e usciva di casa solo per necessità tranne quel giorno e non si spiegò perché si fosse recato allo stadio.
- Scusi! – la voce di un uomo lo distolse dai suoi ricordi – lei è Robert Garrison?
- Si, sono io
- Incredibile, aspetti Nicolassss – chiamò, un ragazzino dai capelli rossi li raggiunse correndo – Nicolas questo signore è Robert Garrison il campione – poi rivolto a Robert – lo sa, lei è stato il mio mito da ragazzo, mi farebbe l’onore di firmare il mio pallone?
Robert si trovò una palla ovale tra le mani e meccanicamente la firmò poi l’uomo e il ragazzo si allontanarono visibilmente soddisfatti.
Con l’aiuto del bastone scese nel campo e raggiunse il centro e all’improvviso lo stadio apparve gremito di spettatori che incitavano la propria squadra, lui con i colori degli Yankee si apprestava a ricevere la palla, il Quarterback effettuò un lancio perfetto, lui la prese e incominciò a correre, correre verso la meta. Il cuore aveva accelerato i battiti, il respiro si faceva affannoso, tentarono di bloccarlo, ma lui continuò la sua corsa verso il fondo del campo. La folla era in delirio, non sentì più nulla, non sentì più il dolore e nemmeno il battito del suo cuore, poi qualcuno lo fermò, ma troppo tardi, con un ultimo sforzo, allungando le braccia mise la palla oltre la porta.
Sollevando il viso dal prato vide Wendy sorridente giovane come quando l’aveva conosciuta.
- Hai visto Wendy questa volta ce l’ho fatta, questa volta ho fatto il mio punto.
Wendy gli sorrise e gli tese una mano, lui l’afferrò….. ed insieme si diressero verso un mondo di luce.


Edited by - luisa camponesco on 01/12/2005 17:22:07

   
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