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 LA RINASCITA DEL GIGANTE - Il concerto d'Organo.
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WhiteWolf
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Inserito - 25/01/2004 :  17:50:10  Mostra Profilo  Visita la Homepage di WhiteWolf  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a WhiteWolf
La Chiesa gremita, il tranquillo vociare delle persone divisi tra curiosi ed addetti o amanti del genere, tutta l'attenzione è divisa tra le consolle, ma parte della curiosità e rivolta all'interno dell'organo, questo gigante che ora è pronto per reiniziare una vera e seconda vita. Quella maggiore è centrale alla Chiesa, in posizione da concerto di fronte all'altare; laterale e più vicino al corpo ed alle canne mute dell'organo quella secondaria. Poi il buio, l'illuminazione si abbassa e solo il crocifisso e le luci della consolle principale restano accese, rimane comunque ben visibile l'ombra delle imponenti forme del "Gigante". Tra l'accorto e rispettoso silenzio delle persone entrano i due musicisti: il Maestro Pellini e l'allievo Manfredini. Un profondo e formale inchino al pubblico, come a sottolineare che non è semplicemente un evento puramente estetico. Si prepara la consolle ed il Maestro Pellini si siede alle tastiere, coadiuvato da Manfredini per la sistemazione dei numerosi e complessi registri dello strumento, ed il concerto ha inizio. Il gigante si rialza fiero, nella sua maestà, come a voler mostrare immediatamente le sue potenzialità: i suoni e le sonorità riprodotte sono evocative e solenni, potenti ma anche tenui e delicate. E la musica, le vibrazioni riempiono l'aria ed anche le persone. Così come ogni parte del corpo del Maestro è impegnata nel suonare lo strumento, anche ogni parte della sua mente è intenta in questo scopo, ed ora più che mai risulta reale e concreto quando nell'intervista ha affermato di essere il tramite fra questo gigante ed il pubblico: il M°Pellini, ora, è l'organo.
Il programma del concerto è stato studiato per spaziare e mostrare le potenzialità dello strumento, in modo da poter dare l'dea della di lui poliedricità: ricordiamoci che siamo solo all'inizio del restauro di uno organo che conta ben 12.278 canne. Musicalmente si spazia quindi in entrambe le direzioni, sia storica che geografica, in uno arco temporale che va dal '700 fino al '900 e geograficamente si parla di Maestri francesi, tedeschi,italiani, inglesi ed americani, e quindi di stili diversi. Il primo pezzo, Suite Gotique op.25, è composto da quattro movimenti, in modo da dare già da principio un sostanzioso "assaggio" della vasta gamma di suoni. Si passa quindi da sonorità potenti e fiere con tinte decisamente evocative, a note tenui e delicate; ciò suscita dolcezza e profonde riflessioni, come vibrazioni nella mente. Momenti quindi emozionanti che creano suspance nella Chiesa. Si ragiona ad emozioni e non più a suoni quindi, ed anche nel secondo brano, "Vieni, dolce morte" di J.S.Bach, una dolce e sognate tristezza pervade l'atmosfera: personalmente è stato come avvertire la disperazione della morte ma anche l'avvicinarsi dell?amore di Dio, in uno splendido e crescente contrasto musicale.
Nel terzo brano, "Fugue in Mi bemolle op.99" di C.Saint-Saëns, il giovane Manfredini ha dato prova della sua maestria, sedendosi alla consolle maggiore e non facendosi certamente intimorire dallo strumento, ma anzi padroneggiandone a pieno le sue potenzialità, in un rapido crescendo di toni solenni che evocano un senso di potenza e non lasciano un angolo dell'aria privo di suono o vibrazioni. Nel pezzo successivo, Entrèe Pontificale per due organi, oltre a mostrare l'aspetto più classico e sacro dello strumento, si è quindi illustrata e ben sfruttata un'altra caratteristica di questo organo, impiegando entrambe le consolle che vanno praticamente ad utilizzare ognuna parte delle canne, così come a diventare due strumenti. I "due" organi sono ora in dialogo, si crea quindi una sorta di forma di comunicazione non verbale tra allievo Manfredini, alla consolle principale, ed il Maestro Pellini,a quella secondaria, che mostrano a pieno il loro affiatamento e l'abilità tecnica in questa esecuzione non facile.
Un piccolo inghippo, ben gestito dall'organaro Giacobazzi, tra un brano e l'altro. Una canna resta attiva ed una nota si prolunga perpetua all'infinito nella Chiesa senza che nessuno suoni l'organo, come se il gigante volesse dire:- Ho anche io un Anima e sono solo all'inizio della mai rinascita! -
Nella seconda parte del concerto si ha il vero e proprio ingresso nel '900, caratterizzato all'inizio da toni molto bassi, al limite dell'udibilità, come a voler affinare la sensibilità auditiva dell'ascoltatore. Suoni che vengono percepiti come vibrazioni, nell'aspetto più strutturale e fisico della nota stessa, penetrando nel corpo e sentite a livello diaframmatico; ed anche quando il brano alza il tono generale, tale vibrazione continua a sottolineare il tema principale. Non ci si lasci ingannare dalla fluidità della melodia, perchè l'esecuzione di questi brani impegna totalmente le mani dell'artista. Il risultato è sorprendente, con suoni che a volte non sembrano provenire dal medesimo strumento, ma da flauti o tube, mostrando l'aspetto più moderno dello strumento. Così, nell'esecuzione del brano di C.S.Lang, tutto acquista un carattere più epico oppure, nell'Adagio di Barber, usato anche in colonne sonore cinematografiche, prevale l'aspetto più drammaturgo. In proposito proprio in questa parte finale del concerto si nota come l'arte organistica si aperta e riesca in questo modo ad incrociarsi con altre forme d'arte e ad accogliere suoni sempre più moderni, così com'è lo spirito dello strumento in questione. Viene così meglio sottolineata la filosofia del progettista, il Maestro Germani, dei grandi organi americani.
Nel finale del concerto si ha una ritmica più veloce, con uno sviluppo dello stesso tema con più varianti, creando una labirintica e poliedrica sonorità, in un crescendo che sfiora il frenetico, ottenendo così una sorta di riassunto dello spettro sonoro e musicale dello strumento.
Immancabile il "bis", nel quale il M° Pellini, come a sottolineare in modo allegro la modernità dello strumento, il non avere un tempo ma ogni tempo, propone un brano utilizzato come sigla in un noto telefilm: -La signora in giallo-. Si ottiene così un ottimo connubio tra antico e moderno.
Al termine del concerto è stato possibile visitare l'interno dell'organo, preparato con cartelli esplicativi e sotto la guida dell'organaro Giacobazzi che tutt'ora si sta occupando anche di tale strumento e che ha risposto con passione ad ogni domanda di carattere tecnico o dettata dalla curiosità. Quest'ultimo ha lavorato fino alla fine, fino alle 20:00 di sera ( il concerto è iniziato alle 21:15, come da programma), per fare in modo che tutto andasse in scena, così come il M° Stefano Pellini e Stefano Manfredini, che hanno provato fino a pomeriggio inoltrato. E' stato ricordato anche Concertodisogni.com per l'intervista a Stefano Pellini, ma anche come mezzo di approfondimento. Sintomatica e significativa è stata una battuta del Maestro, che nel sistemare i registri dell'organo per il bis ha detto: - E' così grande che non si finisce di prepararlo! -


WhiteWolf


Edited by - WhiteWolf on 25/01/2004 17:52:40

Elena Fiorentini
Curatore


Italy
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Inserito - 26/01/2004 :  00:39:20  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini
Aggiungo che un pianista e un organista sono due persone totalmente diverse.Entrambi gli esecutori trattano la materia usando la propria sensibilità artistica nel trattare i suoni armonici che derivano dalle emissioni dei suoni.
La tastiera è uguale, un allievo di organo si deve macinare anche un po' di pianoforte, ma, guarda caso, nell'organo si chiama "manuale".
Le modalità espressive del pianoforte sono diverse, è come essere su di un altro pianeta.
***

J. S. Bach conosceva il pianoforte, non erano ancor state scritte le sonate da Mozart,da Beethoven, da Clementi.La letteratura pianistica era agli inizi.

Bach suonava il clavicemnbalo, scriveva per le voci e per la grande Cattedrale di Lipsia,dove ogni domenica era in cielo.

Un musicologo intrattenne qualche mese fa un gruppo di bambini per uno spettacolo che raccontava come si passava una domenica a febbraio, con il gelo, a Lipsia in casa Bach.

Per questo pomeriggio da trascorrere unendo divertimento e conoscenza,vennero usati vari linguaggi: la recitazione con il musicologo-attore,Bruno Italiano- la musica dal vivo, con un pianoforte e due pianisti-Eleonaora e Lucio, di Downstairs, (che già conosciamo)- un computer per la musica e per le proiezioni di dia dei disegni della storia narrata,disegni tipo comics,molto divertenti, il grande organo di Lipsiacon l'esecuzione della toccata in re minore di J.S. Bach.
Eccoci davanti alla musica non finalizzata al divertimento nè alla preghiera o alla liturgia, ma musica pura,all'arte.

***

Per approfondire ultriormente gli argomenti contenuti in questa recensione rimando alla presentazione, anche se è stata già letta, vale sempre la pena rileggerla.

http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=6978

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