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 7 Riflessioni
 Essere genitori......
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rosa blu
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Inserito - 11/09/2003 :  17:27:59  Mostra Profilo  Visita la Homepage di rosa blu  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a rosa blu
Cari amici,
sono un pò giù di corda...
Capita abbastanza spesso ormai....
Stamani ho fatto una passeggiata al mare per ritrovare
energia, ma dentro di me non è successo niente, delle volte ne esco di nuovo ricaricata e pronta per affrontare alcuni problemi.
Uno di questi è l'atteggiamento di mio figlio ....
Va bene è sposato, ha una vita sua, problemi suoi etc....,ma non accettiamo la relazione di causa ed effetto tra il modo in cui ci siamo comportati con lui e il suo modo di comportarsi con noi.
Mantiene rari rapporti con noi.
Nel marasma delle mie riflessioni c'è una certezza: non si hanno i figli che si meritano, si hanno i figli che si hanno.

Sono arrivata a questa conclusione perchè devo trovare un modo per ricaricarmi quando trovo mio figlio ingrato e la vita ingiusta.
Per stabilire un buon rapporto, bisogna essere in due. Prima di tutto a volerlo, poi in due a mantenerlo. E poi in due per giocare la partita dell'affetto.
Per quello che mi riguarda sono stanca....
Aspetterò che sia lui a darmi e a darci la possibilità di intrecciare un legame nuovo.
Chissà, forse non sentirà più bisogno o desiderio?
Più spesso di quanto si creda, capita che i figli adulti "dimentichino" i loro genitori.
E sono convinta che questo non succede soltanto ai "cattivi genitori".
Spero che questo periodo (già abbastanza lungo e frustante) passi presto, ma se così non sarà mi sforzerò di non colpevolizzare troppo noi, lui ed io.
Qualunque sia il nostro futuro, avrò sempre un meraviglioso ricordo della sua infanzia.



Grazia
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Inserito - 11/09/2003 :  19:39:12  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Grazia



Cara Rosa Blu, non mi dici niente di nuovo, i figli crescono, fanno la loro vita e un po' ci dimenticano....
Mio figlio ha 20 anni, non è sposato....ma inizia ad allontanarsi un po', non mi racconta tutto...è un po' distante, io cerco di intavolare discorsi, di capire, ma c'è come un muro invisibile, gli lascio vivere la sua vita senza intromettermi troppo, perchè tanto è inutile...deve crescere e farsi le sue esperienze, non voglio essere oppressiva. Comunque penso che mi voglia bene, anche se non lo esterna troppo e preferisce la compagnia dei suoi coetanei.
Penso che ci sia un periodo i cui i figli si allontanano dai genitori e un altro un cui ritornano, più avanti negli anni, quando si renderanno conto che non esiste amore più sincero e vero dei genitori verso i figli.
A volte guardo le foto dell'infanzia e mi crogiolo nei ricordi felici di quando era un bimbo felice e spensierato , gli anni passano e tutto cambia, vedrai, cara amica, tuo figlio tornerà , sono sicura che ti vuole bene.

Su con il morale!

Ciao, a presto.


GrazyVai a Inizio Pagina

leda cossu
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Inserito - 12/09/2003 :  00:02:38  Mostra Profilo  Visita la Homepage di leda cossu  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a leda cossu
Cara Rosa Blu, anch’io ho un figlio dell’età di Grazia.
Mi guardo attorno e penso anche a me stessa. Siamo tutte figlie e madri, ma non siamo tutte uguali noi e non lo sono i nostri figli fra di loro. Come sono diversi!
Noi li abbiamo accolti, cercando di assecondare le loro inclinazioni, ma a volte non riescono nemmeno a trovare la via per uscire di casa, il coraggio, l’autonomia, una compagna, amici con cui convivere e condividere scelte.
Ecco, mi sembra invece che tuo figlio abbia trovato risorse sufficiente per tutto questo. E certamente anche in te e tuo marito. Sei stata brava, non sentiamoci sole, guardiamo da un’altra angolazione. I nostri figli ci amano, ma si dimenticano di dircelo. Non guardiamo indietro. Ciascuno di noi ha bisogno di essere sostenuto a guardare avanti, quello che abbiamo dietro speriamo che ci aiuti a farlo.

Ora toccano a lui i mille pensieri dell’età adulta, le responsabilità dei figli. A questi deve rispondere lui, per i genitori c’è sempre tempo. E i nostri figli sono sempre più soli che un tempo. Soli e disorientati da mille messaggi e tutti accattivanti e scientifici (o pseudo tali). Non c’è più nemmeno la cultura diffusa del buon senso, del vivere di quello che c’è, della fiducia della Provvidenza che forse non lavorava meglio di oggi, ma sosteneva la nostra speranza.

Oggi è più difficile condividere lo svolgersi delle nostre vite, la casa non si ingrandisce più con la famiglia com’era un tempo. Lavoro e formazione si raggiungono sempre più lontano da casa. Io sono fortunata, mi ha trattenuto vicino a mia madre la presenza di una sorella gravemente disabile, ma non è stato facile, l’ha fortemente voluto mia madre, ho risposto con fatica allora, ora sono contenta.
Oggi siamo tutti più liberi, ma dobbiamo scegliere. Ogni giorno qualcosa, nulla è più naturale, far crescere un bambino senza delegare il pediatra o l’esperto di turno. Saper cogliere ancora i saperi preziosi di madri e nonne non è da tutti. Occorre consapevolezza ed una grande libertà interiore, da alimentare ogni giorno.
C’è stato un tempo, ragazza, che un amore mi ha portato lontano. Mia sorella non era ancora gravissima. Mia madre mi telefonava spesso. Sempre lei. Io non me ricordavo mai. Non recriminava mai, mi raccontava, coccolava, gioiva delle mie piccole cose, mi consolava.
Ora abito la casa accanto e lei sta abbastanza bene. Ha 82 anni, cerca di essere autonoma e quando mi chiede qualcosa e me ne dimentico continua a non recriminare. Al massimo qualche breve sguardo desolato mi fa ricordare. E’ ancora una ragazza mia madre, guarda al futuro. E’ un centro per molte persone che ricorrono a lei per consigli, la vanno a trovare.
Io non sono brava come lei e mi aspetto che mio figlio mi riconosca, si ricordi del mio compleanno…è tutto lecito, ma poi mi specchio su mia madre che riesce a gioire di altre persone, eventi e..imparo anch’io.
La notte che apparve Marte ho trovato un foglietto sulla porta: “è meraviglioso, guardalo, hai ancora tanti giorni davanti per farlo ecc.”, seguivano un sacco di notizie su Marte. Le aveva ascoltate e se l’era scritte: per se e per me. Non ha nemmeno la 5^ elementare mia madre. Ho visto il foglietto e sono uscita in giardino ed all’1 di notte era lì a contemplare le stelle, grata di questo spettacolo. Non è fuori di testa, c’è come persona, cresce ancora, per se stessa, ma anche per noi. E’ un punto fermo nella nostra vita.
Ci sono madri (mia suocera) dalla quale vado spesso, ma le prime parole sono di rimprovero per mio marito che ci va poco. Anche se sanno che ha problemi. Solo l’idea di questo brontolio iniziale è una fatica. Ha iniziato ad invecchiare alla mia attuale età, non era mai disponibile. Ha un marito, ha avuto molto dalla vita, ma non è felice. E’ intelligente, ma il suo atteggiamento è di essere sempre in attesa di qualcosa. Quando si scioglie è una meraviglia, ma so che al prossimo incontro la ritrovo congelata. Ha mantenuto però alcune tradizioni che ci riuniscono; la festa di Santa Lucia con le 13 frutta, il grano col mosto cotto. Poi i buconotti (come la nonna della storia di Ophelja), le gurpinelle, le focacce intrecciate con l’uovo intero a Pasqua.
Questo l’ho imparato da lei e mi servirà in futuro come esca all’amo per il richiamo di mio figlio e dei suoi cari, sperando però che prima riesca ad uscire di casa come il tuo. Cerchiamo di essere pronte perché quando bussano lo fanno sempre all'improvviso ed hanno bisogno della nostra fiducia in loro. Un abbraccio forte,

LedaVai a Inizio Pagina

emofione
Emerito


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Inserito - 12/09/2003 :  12:27:40  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a emofione
Care mamme,

ho anch'io l'età giusta per divenire un babbo forse, ma penso di rientrare ancora nella categoria dei figli con rapporti non sempre facilissimi e sibillini con i propri genitori(nel mio specifico caso, in particolare, con un padre un pò vecchio stampo che non accetta di vedere il figlio "sperimentare", "rischiare", scegliere l'incerto ma affascinante piuttosto che il certo ma deprimente).
Il fatto è che, nonostante lo sforzo biunivoco da parte dei genitori e dei figli per riuscire a capirsi vicendevolmente, le generazioni che separano gli uni dagli altri sono spesso, ahimè, uno socglio difficilmente sormontabile. Sì, perché una mamma supermoderna e di mentalità aperta (quali voi sicuramente sarete e mia madre pure) non riuscirà comunque mai a sintonizzarsi sull'esatta frequenza di un figlio che, per quanto si sforzi, non è capace di abbattere quel muro e di farsi comprendere fino in fondo, di mostarre il suo mondo da quella specifica particolare angolazione.
Andate solo un pò indietro nel tempo, e ditemi se a voi, da ragazze, non è successa un pò la stessa cosa.
Altro discorso è il "menefreghismo" dei figli nei confronti dei genitori, che non nasce quasi mai dalle colpe di questi ultimi, ma che è il risultato, spesso, di tutta una serie di circostanze, di problemi quotidiani, di incomprensioni a vari livelli e con differenti persone, di incertezze e dubbi tremendi tipici di chi non ha ancora raggiunto una piena consapevolezza di sè(e non parlo solo dei vent'enni, al giorno d'oggi anche diversi 35enni attraversano ancora questa fase) e vaga per il mondo con un certo senso di frustrazione e la certezza di non poterlo spiegare a babbo e mamma, perchè "non capirebbero, non coglierebbero fino in fondo il travaglio interiore, mi darebbero forse, magari in cuor loro, del superficiale o dell'immaturo.".
Dunque, alla fin fine, l'unico piccolo consiglio che mi sento umilmente di dare è il seguente: se veramente volete recuperare a pieno il rapporto con un figlio, non è necessario nè che gli diciate continuamente che gli volete bene né che lo coccoliate o viziate o sopportiate tacitamente. Prendetelo da una parte, invece, e spiegategli che forse non siete le persone più adatte a "capire" un certo atteggiamento, ma che sicuramente siete quelle, forse le uniche, al limite le pochissime, che vogliono esclusiavemnete il bene del proprio "bambino", e che barattereste tutto, ma proprio tutto, per vedere il sorriso sul volto di quell'essere che è sangue del vostro sangue, mentre vi viene incontro, vi abbraccia e, senza bisogno di dare alcuna spiegazione sulle sue scelte di vita(lavoro, famiglia, frequentazioni, etecetra) vi dice o almeno vi fa capire in modo palese, che non c'è niente di più importante, per lui, di ricevere quel calore che troppe volte ha dato per scontato, di avere quel punto di riferimento non in quanto esempio per la vita che verrà(perchè ognuno ha il sacrosanto diritto di scegliersela anche magari sbagliando) ma in quanto centro degli affetti e rigeneratore di sensazioni che, vi assicuro, ogni figlio, che lo dica o no, sa bene essere impagabili, insostituibili.
Vi siete mai domandate che cosa si dicano i giovani di oggi quando parlano, magari segretamente, fra di loro, dei propri sogni, dei propri valori?
Beh, vi rispondo io: aldilà dei caratteri diversi che portano alcuni ad essere più smaniosi, altri più sognatori, altri ancora più rilassati, tutti ma proprio tutti sognano di costruirsi una famiglia serena, in cui le persone si amano non perchè geneticaente simili, ma perché accettano tutto l'una dell'altra, le diversità, una famiglia in cui si discute di tutto, ognuno col proprio ruolo ovviamnente(per cui il babbo rimane il babbo per esempio), in cui non si dà per scontato di conoscere meglio le situazioni in quanto più saggi né di saper leggere meglio il futuro in quanto più giovani e moderni, una famiglia in cui ci si racconta spogliandosi, ognuno, delle proprie ottuse pseudo-consapevolezze-certezze.
E ci si presenta nudi, puri, uniti.
E se poi qualcosa non verrà detto o qualche discorso sarà omesso, vorrà solo dire che era meglio così, che non ci sarebbe potuto esser quel livello perfetto di comprensione, che non ci sarebbe stata crescita da quella discussione.

Non pretenedete di ascoltare o di essere ascoltate, non sottolineate il fatto che siete sempre state mamme attente, devote, premurose, etc.
Questo i vostri figli lo sanno già e, se anche non riescono a dimostrarlo, lo portano nel cuore, nel profondo.
Ditegli invece che vi piacerebbe confrontarvi a un livello nuovo, secondo meccanismi del tutto inusuali: ditegli che vi volete confrontare fra "persone", fra soggetti dotati di cervello e di cuore, indipendentemente dall'età, dalle esperienze, dai problemi che ognuno ha o ha avuto.

Non potete avere idea di come sia bello ricevere, da un padre o da una madre, aldilà del gesto d'affetto, un segnale che indichi che per una volta, magari, siete voi figli a dover guidare loro genitori, siete voi i saggi, siete voi, almeno, persone di pari livello cui aprirsi e chiedere consiglio.

Scusate, sono stato contorto e prolisso,
ma spero apprezzerete lo sforzo comunque.

Un abbraccio

Emiliano

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Elena Fiorentini
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Inserito - 12/09/2003 :  12:54:53  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Elena Fiorentini  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Elena Fiorentini
Tu hai ciò che io desidero:

tuo figlio è adulto, ha un lavoro, si è sposato.

Mio figlio, malgrado tutta la sua buona volontà, solo ora forse sta vedendo uno spiraglio di luce nel suo futuro di lavoratore.

So che desidera tanto avere la sua famiglia e spero che ci arrivi quanto prima.

Se avrà il suo lavoro e la sua famiglia non potrà forse avere più tempo per me.

E' la storia infinita che si ripete sempre uguale, quello che succede a te ora, potrà succedere a me, sarà così per le tue nipotine domani...

...però devi pensare che tuo figlio sa di trovarti ogni volta che ti vuole cercare.

Se ti dovessi ammalare, sarà il primo a correre o pensi che si dimentichi di avere una madre?

Non ti preoccupare, vivi serena e aspetta.

...ti auguro di ritrovare presto la tutta la tua serenità...

Emanuele nel finale scrive:
Non potete avere idea di come sia bello ricevere, da un padre o da una madre, aldilà del gesto d'affetto, un segnale che indichi che per una volta, magari, siete voi figli a dover guidare loro genitori, siete voi i saggi, siete voi, almeno, persone di pari livello cui aprirsi e chiedere consiglio.

E' vero, a me accade spesso. Non saprei come avrei potuto risolvere molti problemi e difficoltà senza il suo aiuto e la sua maturità.

E. F.
Elena

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rosa blu
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Inserito - 12/09/2003 :  16:34:34  Mostra Profilo  Visita la Homepage di rosa blu  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a rosa blu
Cari amici,
vi ringrazio tantissimo per aver risposto a questo mio problema.
Mio figlio è nato quando ero giovanissima e senz'altro non ero ancora pronta a diventare madre, per il semplice motivo che sono stata testimone di dissensi familiari, quindi ho dovuto superare quei conflitti per gestire la mia affettività repressa e gravemente traumatizzata.
Abbiamo cercato mio marito ed io fortemente e amorevolmente di essere dei bravi genitori, ma evidentemente ci siamo riusciti in parte, chissà...
Da dire anche che mio marito non ha conosciuto il padre, la madre doveva lavorare e lui è stato tanti anni in collegio.
Credo in questi anni di averle provate tutte.
Anche di invertire le parti, come dice Emiliano, ma non ha funzionato....
Ho aspettato in silenzio senza disturbare, niente..
Quando raramente ci vediamo mio figlio ed io, sento, avverto, la sua rigidità, il suo sguardo non si posa nel mio, s'allontana subito...
Mi guarda sempre con la sua inconfondibile autorevole vaghezza che mi fa soffrire da morire...
nello stesso tempo sento che sa entrare nella mia testa, nei miei pensieri, mi sento come spiata....
Non mi ricordo di aver avuto un abbraccio da lui,
è terribile.
Non si ricorda di telefonare anche quando sono stata male, niente....
Devo capire e scoprire queso atteggiamento, perchè senz'altro c'è un motivo che io non so, non riconosco...
Nel giochino dei sensi di colpa non ci casco...
Finirà che poi avrò i capelli troppo bianchi e il cuore troppo debole per trattare da pari a pari.
La mia debolezza romperà l'equilibrio dei nostri rapporti di forza.
Tra una madre e un figlio adulto l'affetto può essere meraviglioso.
Avrei tanta voglia di essergli amica.....



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leda cossu
Senatore


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Inserito - 12/09/2003 :  21:01:19  Mostra Profilo  Visita la Homepage di leda cossu  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a leda cossu
Le differenze fra generazioni esistono.
Ci sono anche dei figli più vecchi dei genitori, che non perdonano loro nessun cambiamento, nessuna sperimentazione. Sono lì pronti a giudicare, ad ironizzare. A rabbrividire se si vestono in un certo modo, a volte troppo normale, a volte bizzarro. Se scelgono un certo colore…. Così come alcuni genitori d'altronde.
Perché? Forse non sono liberi. Hanno paura di perdere delle sicurezze. Paura di confrontarle, paura della differenza, dei cambiamenti.
Tutti ce l'abbiamo, ma quando diventa troppa ci paralizza.
Dove troviamo il coraggio di essere noi stessi? Non nel giudizio e nella critica che uccidono e raggelano. Così come le attese eccessive. E non sempre quelle dei genitori, a volte quelle dei figli.
Stiamo parlando tutte e tutti di affetti, di dialogo. Ci vorremmo reciprocamente felici, soprattutto i figli.
Rosa Blu parla di un abbraccio (ti abbraccio io intanto Rosa Blu, così mantieni il cuore morbido e pronto per tuo figlio, quando avrà il coraggio di farlo lui).

Davvero i genitori possono dare ai loro figli tutti gli strumenti per vivere?
C'è un momento, per ognuno differente, in genere dai 15 ai 21 anni in cui una persona si immerge fortemente nel sociale. PER CIASCUNO IN MODO DIVERSO.
Ci sono figli che non raggiungono mai l'autonomia, non solo i disabili, non i tanti che si costruiscono con fatica un futuro (che è fisiologico), o costretti a casa da genitori non autosuficienti, ma fragili in modo differente. Tanto da non raggiungere l'autonomia e sono molti, troppi per non pensare ad un disagio diffuso.
Oggi la possibilità "di andare" rende tutti più liberi, ma più soli. A meno che non incontrino una socialità sana che faccia sperimentare fortemente il piacere dell'incontro. Questo rende liberi e maturi anche di tornare ad incontrare i propri genitori.

Se non incontriamo amore nel mondo ed abbiamo solo quel seme di amore dei nostri genitori, c'è solo da sperare che prima o poi germogli.

Oggi la Comunità intesa come una volta (la casa si allarga con la famiglia…, sostiene) non è più un bene dato per nascita, per cultura, occorre conquistarlo: nel sentire, nei pensieri, nell'agire di ogni giorno.
Con quali forze? Una persona su 4, oggi, ha dolori dell'anima, disagi, sofferenze interiori. Si sta andando verso 1 su 2.

Ogni spazio di dialogo, anche questo su CdS è prezioso, per amare e capire. Per me lo è ogni spazio in cui si usi la parola. Non la critica, non il giudizio che spengono la parola. Una parola che parta da se e dalle proprie esperienze, con sincerità.
Il rischio di non capirci, esporci troppo e di procurarci piccole ferite c'è sempre.
Ho inseguito farfalle, sono sempre tornata da mia madre. Anche perché nel frattempo mi ha cercata, amata e coccolata. Parlo solo per me, io ho avuto ed ho bisogno di coccole, più del pane. Amo i corpi non solo le anime. Anima e spirito senza corpo vagano desideranti.
Ho voluto imparare anche dalle sberle di molti, le avrei preferite parole, l'ho chiamato destino-scuola.

Imparare il mondo ed amare è una libertà che non ce la può togliere nessuno, sia che siamo genitori o figli. Siamo liberi. E' gratis, dipende da noi. Il prezzo a volte è il dolore. Non sempre per fortuna. Le esperienze sono quelle che sono, anche quella dei figli.
La loro distanza ed assenza ci obbliga a liberare spazi, dentro ai quali vorremmo il tempo di un abbraccio. Lasciamolo libero quel piccolo spazio, ma il resto riempiamolo tutto.

Non ci sono solo madri e figli. Ci sono destini che indicano percorsi di crescita personale.
Ed anche differenze di genere. C'è un proverbio popolare che ora non ricordo che dice che chi ha una figlia femmina quando si sposa avrà due figli, anche suo marito. E chi ha un maschio perderà anche quell'unico figlio. Questo dipende dalla donna che sposa.
Perché? Non lo so. Per quello che vivo e vedo questo lo riscontro spesso. Se non fossi io a mettere il telefono in mano a mio marito ed a mio figlio, pur amandoli non lo farebbero mai. Se non sottolineassi i tratti positivi dei suoi genitori temo che a mio marito peserebbe troppo il loro brontolio. E resterebbero inespressi l'amore e il dialogo. A volte devo persino sottolineare la dolcezza di sua madre e vedo che quasi senza accorgersi si alza e la abbraccia.

Perché? Forse perché le donne hanno più coraggio? Anche di andare incontro alle differenze? Forse. Ho letto oggi uno scritto di Roberto Malhab, che mi perdoni se lo riporto a braccio. Partendo da uno studio americano su chi fosse più debole oggi in tempi di parità fra uomo e donna parlava di una figura biblica, una donna, Ester, ebrea, che ha voluto esporsi col re suo marito che mal consigliato voleva perseguitare la sua gente. Ha rischiato l'amore di suo marito e la sua pelle…per amore del suo popolo, rispetto di se stessa e del suo sentire.
E' l'amore a dare coraggio e a rendere forti, anche quando la condizione è di debolezza assoluta.
Ci sono donne che hanno paura, di perdere i mariti, di condividere l'amore del marito con la suocera, con gli impegni sociali del marito (soprattutto quando sono gratuiti).
Povertà, sono povertà. Immaturità in età adulta. E a me sembrano anche più terribili quando lo sono le donne. E diventano meravigliosi, a volte eroici quegli uomini che manifestano la loro tenerezza nonostante la moglie e i modelli culturali.

LedaVai a Inizio Pagina

   
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