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 A spasso per un popolo
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Roberto Mahlab
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Inserito - 04/05/2003 :  14:13:56  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
La redazione culturale della Concerto News System e' lieta di accompagnare i nostri lettori in un breve viaggio attraverso alcuni aspetti della cultura ebraica, alcune tra le mille sfacettature della tradizione di un popolo sparso per il pianeta e ricco di storia e di ironia.

Indice

I - Una preghiera

II - La Torah

III - Israele e Diaspora

IV - Film : "Tentazioni d'amore"

V - Film : "L'amante perduto"

VI - "Shabbat Night fever"

Roberto Mahlab
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Inserito - 04/05/2003 :  14:31:55  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
I - Una preghiera

Gli aspetti dell'ebraismo sono molteplici e quello religioso non e' necessariamente il piu' importante e, paradossalmente, lo si comprende proprio dalla massima preghiera di tutti gli ebrei, religosi o meno, che si pronuncia al risveglio e prima di dormire
e che in ebraico recita :"Shema' Israel, Adonai Eloenu, Adonai Echad".
Significa :"Ascolta o Israele, il Signore e' il nostro D-o, il Signore e' Uno". Possiamo notare che nella preghiera si sovrappongono il concetto di popolo e cioe' l'invocazione al popolo di Israele, insieme al richiamo all'Unicita' del Signore, quindi un popolo con una Legge.

Nel popolo ebraico gli aspetti sociali, storici e culturali appaiono
talvolta in contrasto con quelli religiosi. E' aperto da tempo il
dibattito nelle comunita' di tutto il mondo e in Israele stessa sul ruolo della religione, talvolta invadente gli aspetti della vita di chi ritiene primario invece l'aspetto di appartenenza al popolo. L'esempio piu' importante e' stata per molto tempo la questione di "chi e' ebreo". Per la religione ebraica lo e' chi e' figlio di madre ebrea oltre che chi si converte. La cosiddetta "Legge del Ritorno", fondamento dello Stato di Israele, concede invece il diritto alla richiesta di cittadinanza a chi abbia anche uno solo dei quattro nonni ebreo e questo ha salvato la
vita di centinaia di migliaia di perseguitati provenienti da Africa e
Russia. Quindi il popolo di Israele "laico" va alla ricerca di chi ha
anche lontane radici ebraiche che gli sono state strappate durante
persecuzioni varie, per conversioni forzate ad esempio e per recuperare i resti dell'ebraismo europeo. Il contrasto tra autorita' civili e religiose nello Stato di Israele e nelle comunita' ebraiche talvolta e' quindi sensibile.

D'altro canto la tradizione religiosa ha avuto, e ha ancora nei paesi dove e' esistita ed esiste tuttora la persecuzione antiebraica, il compito di evitare per quanto possibile la dispersione degli appartenenti al popolo, la sinagoga e il rabbino sono il luogo e la persona intorno a cui stringersi e poi il merito di trasmettere valori culturali piuttosto completi alla famiglia.

Come sintesi riporterei il messaggio universale di Maimonide che trae
spunto dalla pratica religiosa per indicare una via apparentemente laica di porsi di fronte al mistero del mondo. L'essere umano ha ricevuto in dono la vita e l'anima, nella vita non avremo ne' punizione ne' premio per le nostre azioni, scelta nostra e' seguire il cammino dell'anima, liberi e aperti, qualunque siano le nostre convinzioni. Ed ecco che appare ancora come la separazione tra religione e popolo ebraico sia spesso inesistente.

Per concludere con un sorriso, io so che i miei avversari nelle discipline sportive in fondo vorrebbero sapere solo se sono riusciti a battermi lo scorso sacro giorno di Sabato nella gara di kayak perche' se mi fossi davvero impegnato e avessi vinto io non avrei poi avuto la possibilita' di vantarmene in sinagoga.
Solo mi raccomando non ditelo a nessuno.

Roberto - Concerto News System - Literary Review - @2003


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Roberto Mahlab
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Inserito - 05/05/2003 :  14:22:20  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
II - La Torah

Con il termine Torah si intendono i cinque libri della Bibbia, la parte che e' conosciuta come Vecchio Testamento.
La Torah veniva tramadata a voce di generazione in generazione fino all'epoca ellenistica quando si narra che settanta saggi si riunirono ad Alessandria d'Egitto e riportarono per iscritto tutto cio' che era stato tramandato, ognuno di essi lavoro' senza alcun contatto con gli altri e ne uscirono settanta versioni totalmente uguali, a confortare la tesi secondo la quale nulla ando' perduto e nulla fu modicato da nessuno nel corso della Storia e la tradizione sul soffio che pervadeva chi la riporto'.

La Torah non e' espressamente un libro di religione, e' un libro di Storia e di insegnamento che parte dalla creazione del mondo e racconta in ogni particolare le vicende del popolo di Israele, il suo ruolo e i suoi obblighi morali. I saggi osservano che essa e' un mare e questo avviene proprio perche' e' un insieme indivisibile di Storia, di tradizioni, di religione, di insegnamenti che non termina mai perche' l'intenzione e' raccontare la vita e spiegare il suo respiro, quindi e' un mare complesso e si dice che ci voglia una vita per attraversarlo tutto, proprio perche' si intende come Storia della vita.

Si puo' dedurre che nessuno mai, di qualunque origine sia, arrivera' in fondo alla questione e in fondo non e' necessario, un bellissimo e famoso brano parla di come ci sia il tempo per ogni cosa. Se consideriamo la Torah e la cultura ebraica da questo punto di vista, si comprende perche' esista una identificazione che non e' necessariamente religiosa con essa da parte di ogni settore degli appartenenti anche lontanissimi alle comunita' ebraiche, perche' semplicemente e' la Storia di un popolo. Il problema oggi e' che questo popolo si sta estinguendo, la guerra di Hitler e' stata vittoriosa in questo senso perche' ha imposto la legge dei numeri, lo sterminio fece superare la soglia critica che permette negli anni un numero di nascite che possa ripristinare l'equilibrio e produrre una crescita positiva. La statistica dice che nel mondo oggi esistono solo tredici milioni di ebrei, in calo di anno in anno, in una irreversibile spirale a limite negativo.
Dunque questa e' la Torah e questo e' il popolo, entita' che in teoria dovrebbero essere sconnesse, dato che un popolo non e' una religione, ma nel caso ebraico questa diversificazione ha confini molto sfumati e nel campo culturale e' comune trovare le due matrici unite.

Il Talmud e la Kaballah sono discipline di studio e studi interpretativi che derivano dalla Torah e non sono parte di essa nel senso di testo originale. Il Talmud (dal verbo "lilmod" cioe' "studiare") e' lo studio pratico degli insegnamenti che si possono trarre dal testo della Torah, la Kaballah ("l'insegnamento ricevuto personalmente") e' lo studio mistico del testo della Torah, un tentativo di leggerne le parole a simboli e numeri per trarne verita' ancora piu' profonde e spesso lo studio della Torah, del Talmud e della Kaballah convivono negli studiosi. Anche se Talmud e Kaballah sono studi interpretativi, se pensiamo che solo per il fatto che siamo vivi nulla e' impossibile, possiamo comprendere come siano discipline di cui e' interessante non trascurare i risultati.

Mi sono reso conto di non essermi mai chiesto il genere e la radice della parola Torah, capita talvolta quando si considera la tradizione come fatto scontato e cosi' ieri ho domandato a mia nipotina che mi ha risposto che sta studiando italiano per una interrogazione e poi a mia sorella che mi ha risposto che sta preparando una torta. Poi ho telefonato ad una signora di un circolo culturalreligioso ebraico, moglie di un rabbino, e la figlia mi ha risposto che sua mamma e' in giro a fare compere. E' stata dura rendermi conto che il resto del mondo ha priorita' diverse rispetto alle mie.

Oggi sono riuscito a rintracciare finalmente la moglie del rabbino che mi ha spiegato che Torah deriva dall'ebraico vero e proprio, la radice e' "horaa'" che vuole dire "insegnamento". Nessun altro lo sapeva, ah, le donne! Ho fatto notare che potrebbe anche significare "dimostrazione" perche' in ebraico il verbo "laharot" vuol dire appunto mostrare e la moglie del rabbino mi ha detto che non avevo tutti i torti, anche se i significati convergono.
E ha sottolineato come in ebraico il termine Torah sia di genere femminile.

Roberto - Concerto News System - Literary Review - @2003

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Roberto Mahlab
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III - Israele e Diaspora

Uno scambio di opinioni avvenuto alcune sere e' un piccolo esempio del classico dialogo tra il popolo ebraico in Israele e nella Diaspora, come viene chiamato l'insieme delle comunita' ebraiche fuori da Israele.
L'approfondimento si e' svolto tra un mio amico molto osservante di famiglia di origine europea e me, poco osservante e di famiglia con molti legami con Israele.

Il mio amico notava giustamente che e' stata l'ìdea religiosa che ha contribuito a mantenere la tradizione e l'unita' del popolo ebraico prima della creazione dello stato di Israele e durante i secoli di persecuzione, certo, come notavo io, quest'idea religiosa era accettata come unificante ma con spirito critico da gran parte degli ebrei e questo ha permesso che la religione convivesse con le idee piu' laiche e mondialiste, da Kafka a Freud a Eisntein e tantissimi altri che tanto hanno donato alla civilta'. Il mio amico riportava anche gli esempi da Mel Brooks a Woody Allen, esiste una cultura che pare vivere del tutto al di fuori della religione, questo e' verissimo, ma in sottofondo ne e' permeata, pare che gli ebrei facciano a gara nello scoprire perche' la semplice religione e' piena di difetti e, divertendosi a smontarla, creano in molti campi.

Con la rinnovata creazione di Israele il quadro si modifica, l'identita' popolare acquista forza rispetto a quella religiosa, per esempio i miei nonni hanno contribuito alla costruzione dello stato, i miei genitori vi si sono rifugiati dopo essere fuggiti dall'Iraq e prima di venire in Italia, moltissimi zii e cugini vivono in Israele e fino a diciotto anni anch'io avevo la doppia cittadinanza perche' mia madre era cittadina israeliana. Quindi nella nostra famiglia l'ebraismo e' visto come appartenenza ad un popolo e per costruire uno stato l'idea laica e' necessaria, perche' uno stato deve garantire diritti e cittadinanza indipendentemente da ogni credo.

L'ebraismo che si e' sviluppato nella Diaspora invece ha piu' caratteristica di ricerca di significati dentro se' stesso, la pratica religiosa supplisce ad un senso laico del popolo e dello stato perche' l'idea di Israele e' talvolta piu' un mito che una realta' e il punto di unione diventa la religione. Quindi di fatto le due correnti rispecchiano situazioni differenti e punti di partenza diversi. Se si parte da Israele, come capita a me, non si sente il bisogno assillante dell'esperienza religiosa per sentirsi parte del popolo, se si parte dalla Diaspora, quest'esperienza religiosa diventa fondamentale. Credo che sia pero' necessario notare come in tempi di rinnovato antisemitismo come quelli che stiamo vivendo, Israele viene visto da tutti i punti di vista come fortunatamente entita' comune e unificante. Dall'altra parte, durante l'ultimo viaggio in Israele, un'amica a cui raccontavo quanto si sta riaccendendo in Europa ascoltava con la curiosita' che si riserva per cose lontane e poi mi rispose che poteva comprendere con difficolta', essendo infatti nata e avendo vissuto esclusivamente in Israele, non riusciva a concepire l'idea di atti antisemiti che ovviamente nel paese non avvengono.

Si parlava poi con il mio amico del grande clamore che ha suscitato un libro di un ministro del passato governo di Barak in cui si afferma che il popolo ebraico, per sopravvivere, deve assolutamente aprirsi, deve cioe' considerare fondamentale l'esperienza di nazione piuttosto che quella di religione, l'importanza di un simile concetto e' enorme, praticamente si apre il popolo a tutti coloro che desiderano farne parte per qualunque motivo, non sarebbe piu' competenza esclusiva dell'establishment rabbinico stabilire chi e' ebreo e chi non lo e', una vera rivoluzione laica nel solco della tradizione. Gli ambienti religiosi affermano naturalmente che si snaturerebbe l'ebraismo, altri affermano che al contrario sarebbe l'inizio del suo sviluppo come parte dell'umanita', il recupero di quanto perduto dall'Inquisizione all'Olocausto.
Poi certamente tutte le posizioni si sfumano molto in una miriade di rivoli di pensiero.

Per concludere come al solito con un po' di umorismo devo ammettere che io conosco personalmente il massimo fautore della setta degli sciatori del Sabato (giorno dedicato al riposo e allo studio dei testi sacri) e la sua pretesa che l'unico cibo non casher (che non si puo' cioe' mangiare secondo la tradizione) sia rappresentato dalle cipolle, che lui non sopporta, ha indubbiamente causato spaccature irrimediabili tra gli agricoltori di origine ebraica.

Roberto - Concerto News System - Literary Review - @2003

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Roberto Mahlab
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Inserito - 07/05/2003 :  10:54:11  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
IV - Film : "Tentazioni d'amore"

Il cinema e' stato spesso veicolo di cultura e tradizione ebraica, un film del genere drammatico-romantico mi era piaciuto particolarmente per l'ambientazione nella comunita' americana e ne descriveva, secondo me, molto acutamente le questioni che nascono in una societa' occidentale libera e in costruzione da parte di piu' tradizioni e religioni che si sono unite per crearla, l'incontro provoca ovviamente contraddizioni e riflessioni ben descritte nella trama. Il film si intitola "Tentazioni d'amore", "Keeping the faith" in originale, ed era diretto da Edward Norton con protagonisti Ben Stiller, Jenna Elfman, Anne Bancroft e Eli Wallach, usci' nelle sale italiane due anni fa.

Oltre che profondo, e' un film allegro, vivace e di ritmo sostenuto, a volte l'ironia puo' sembrare di evasione, ma i dialoghi non lo sono e la storia neppure, sulla sfondo di una New York fotografata nei momenti piu' splendidi della giornata e con una colonna sonora che avvolge.
Narra in chiave solo apparentemente leggera di tre amici, una ragazza, un prete cattolico e un rabbino e dello sviluppo dei rapporti tra loro e delle loro scelte di vita, con tocchi di narrazione dei diversi mondi laici e religiosi delle varie confessioni e del problematico convivere.
La fine del film non ve la rivelo, ma vi racconto uno scambio memorabile tra la ragazza e uno dei due amici, il rabbino. Lui fugge da lei e le spiega quanto e' importante per lui la sua religione e la considerazione delle altre persone e lei gli dice, senza che l'uomo accenni a capire, quanto e' attratta proprio dalla sua fede, non solo nel senso di religione, lei indica come fede un misto di tante cose che costruivano l'uomo che amava e che voleva sposare, qualcosa di profondo che comprendeva anche la sua religione, ma non era la sua religione, quella fede che lei aveva visto in lui e che andava al di la' del significato delle parole fede e religione, insomma intendeva dire che amava l'uomo cosi' com'era fatto, comprese tutte le cose che lo facevano in quel modo, compresa quella umana fede che era parte di lui e lei voleva essere parte di tutto di lui. Una scena che e' stata usata nei trailer e che ha permesso alla pellicola di avere un grande successo in occidente.

Allegra nota personale: se la sinagoga della mia citta' fosse come quella di New York rappresentata in una parte del film, io al sabato non andrei piu' a sciare.

Roberto - Concerto News System - Literary Review - @2003

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Roberto Mahlab
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Inserito - 08/05/2003 :  12:40:45  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
V - Film : L'amante perduto

Dopo la precedente sceneggiatura esempio del mondo ebraico occidentale, vorrei introdurne un'altra come approfondimento invece del mondo ebraico orientale.
Nel 1999 usci' nelle sale cinematografiche italiane il film :"L'amante perduto" di Roberto Faenza, tratto dal libro :"L'amante" del celebrato scrittore israeliano Avraham Yehoshua.

Riconosco di essere condizionato dalla sequenza libro-film ma penso che quando questo accade sia utile verificare se il profondo pensiero dell'autore del libro sia stato rispettato, piu' che cercare i punti di non coincidenza tra le due opere, tanto piu' che libro e film si propongono a pubblici diversi e che un film ha naturalmente piu' legami con la cassetta e il tempo limitato di quanto ne abbia un libro.

La trama che non vi rivelo nella sua interezza per non togliervi il gusto di scoprirla, descrive gli sforzi di un uomo allo scopo di ritrovare l'amante della moglie di cui si sono perse le tracce, per riportaglielo.

La domanda e': il film riporta correttamente il significato della parola amore radicato nella tradizione ebraica e nerbo del libro? A mio parere si' e le azioni degli attori sono girate in modo sfumato e apparentemente privo di emozione proprio perche' il significato descritto nel libro e rispondente alla realta' puo' cosi' rimanere sempre in primo piano, da protagonista anche nel film. Un critico ha scritto che libro e film descrivono solamente un innamoramento non usuale, invece e' la trascrizione riuscita dal libro al film di che cosa significa amore per Adam, "uomo della terra", in ebraico, il nome non e' stato scelto a caso da Yehoshua e i protagonisti del film sono al di fuori degli attori, vedendo questo film e' consigliabile dimenticare ogni concezione occidentale degli stessi valori, e' la rappresentazione di valori di un altro popolo.

Ho avvertito una grande tensione nel film, la sensazione che l'espressione potesse esplodere da un momento all'altro, con una colonna sonora del tutto adeguata che a tratti mi ha dato un nodo allo stomaco, il giorno dopo sono andato a cercare il cd della colonna sonora e ho provato l'emozione che si chiudesse un buco quando l'ho trovato.
Lo sfondo non poteva essere che Israele come nel libro e, anche se il film e' stato girato sotto lo sguardo dei media del paese mediterraneo, non penso che si trattasse di cogliere l'occasione per presentare una realta' cosi' diversa da come in occidente la si disegna. Non era quello lo scopo ne' del libro ne' del film. Il libro e il film disegnano i molti volti dell'anima ebraica, il popolo, la religione, la nazione, i rapporti tra le generazioni e il rapporto con il mondo esterno, i passi al di la' del muro che il popolo ebraico e' stato costretto ad innalzare per difendersi.

Per offrire un termine di paragone, ricordo che all'uscita di un bel film che avevo visto alcune settimane prima e che trattava della scuola e dei rapporti tempestosi tra generazioni in Italia, avevo accennato ai miei amici che in Oriente quegli avvenimenti non sarebbero mai stati possibili e in una piccola parte del film "L'amante perduto", dove si accenna a scuola e rapporti tra generazioni, il concetto e' ben chiarito, le generazioni si scontrano e si incontrano certo, ma sempre consapevoli di un terzo invitato e cioe' la Storia del popolo ebraico e il pericolo comune.

Nel film bene e' riportata, senza troppo forzarla, la realta' dell'ambiente in cui la vicenda si snoda, quel muro di velluto tra i diversi popoli di quella parte del mondo che si sfiorano ma senza sforzarsi di convivere, tenendo ben conto tuttavia che l'immagine che in Italia viene data del conflitto mediorientale e' lontana dalla realta', perche' presentata con colori di ideologie che in Oriente non ci sono, le difficolta' di comprensione tra i popoli non sono di ordine di colore politico, ma di tradizione, cultura, religione, storia, spesso quello che avviene finisce appena avvenuto e senza strascichi, anche la parola odio ha un significato diverso in Oriente. E non esiste la concezione occidentale di convivenza forzata o volontaria, si puo' vivere senza che questo avvenga, i popoli sono diversi e tutti gelosi delle proprie tradizioni, non ridotte a ideologie politiche. Questo il film lo descrive magistralmente secondo me, nei popoli dell'Oriente non e' presente il costume dell'occidente della necessita' di far cadere le barriere e di assimilarsi, si puo' camminare insieme senza avvertire questa necessita'.

L'ultima scena aggiunta a forza al film in cui quasi si forza una comprensione tra Adam e il ragazzo palestinese che lo accompagna brevemente, non ha attinenza con il film ed e' stata imposta da ragioni di cassetta, come la regia ha successivamente ammesso, forse e' questa l'unica osservazione che mi sentirei di sussurrare al regista, perche' ha immesso un valore dell'occidente in un film che narra dell'oriente in cui questo valore non e' fondamentale. Ma si tratta solo di una scena di pochi secondi e in fondo e' anche arte saper mostrare allo spettatore una scena con il preciso scopo di fargli notare che e' un piccolo stacco dall'attualita'.
Credo che il giudizio sul film sia la personale risposta alla questione se il regista sia riuscito oppure no a far comprendere un visione della vita differente da quella a cui siamo abituati, se siamo toccati da questo dubbio e la conseguenza e' la curiosita', il film e' riuscito a raggiungere un pubblico molto piu' vasto di quello dei lettori del libro e lo spirito del libro e' stato rispettato.

Vorrei approfondire il discorso secondo me centrale del racconto di Yehoshua, spesso si sente in giro parlare di amore, ci sono diverse teorie che indicano che cosa e' l'amore di una donna per un uomo e viceversa, a volte si ascolta la generalizzazione che tutti gli uomini sono uguali, a detta delle donne, e che tutte le donne sono uguali, a detta degli uomini. Dobbiamo scartare questi luoghi comuni, altrimenti il messaggio di Avraham Yehoshua non si puo' comprendere.
Quando l'autore descrive come Adam apparentemente tratta la moglie come se lei fosse su un piedestallo, in realta' racconta di un rispetto nell'amore, parla di equilibrio, non di desiderio dell'uomo di soffocamento o di iperprotettivita' addirittura formale, cosi' pure non di reazione della donna da figlia ribelle oppure da bambola riconoscente, del resto le reazioni non potrebbero di fatto essere queste perche' quell'azione che stiamo definendo non e' visibile, non si vanta mai, e' costruzione spesso segreta dell'animo.

L'amore che Yehoshua descrive nel suo romanzo e' la descrizione di un sentimento cosi' grande da parte di un uomo che pone la serenita' di chi ama al di sopra della propria, che e' simile all'amore assoluto e cioe' quello della madre verso i suoi figli, descrive un concetto di amore che ha cosi' un significato universale e unificante, uomo o donna che sia, e che secondo me e' quello che intendiamo per amore, cioe' quello che unifica l'uomo e la donna nelle loro differenze, e nel libro in questione e' anche molto ben descritto. Il protagonista di "L'amante perduto" non trattava la moglie da figlia da guidare o la cui vita invadere e gestire, era lei a scegliere, lui le apriva tutte le porte che lei desiderava venissero aperte, le dava tutto se' stesso, cercava anche di darle tutto quello che non era in grado di darle. E alla fine clamorosa, lei apprezza la discreta vicinanza del marito, non come una figlia verso il padre, ma come riconoscimento del riconoscimento dell'uomo del suo essergli preziosa. Quello che adesso definiamo per intenderci "amore orientale", e' un rispetto in piu' verso la donna, non in meno e certo non deprime quello che la donna e' gia' e ha gia' ottenuto.

Ma manca ancora un tassello per avvicinarsi ancora all'oriente raccontanto da Yehoshua: Adam non era cosi' sciocco nel comportarsi in quel modo, nell'andare cioe' alla ricerca dell'amante della moglie, con quella via ha anzi mostrato alla donna che amava e che, comunque, era colei che alla fine sceglieva, di essere la persona giusta, lui, non l'amante, non era per nulla un gesto di debolezza il suo porsi in confronto. Se lei non avesse capito, sarebbe stata lei a non essere la persona giusta per lui. Il concetto di "amore orientale" mette alla prova tutti e due, e' molto piu' profondo di quanto appaia. La critica cinematografica in Occidente si e' soffermata solo sul significato politico del film e del libro, che trattava anche della crisi israelo- palestinese, ma quello in realta' era solo lo sfondo, la vicenda era il viaggio di Adam ai confini dell'amore per sua moglie ed e' anche la narrazione di quanto in oriente un'apparente resa sia in realta' un mettere alla prova in prospettiva l'altra persona.

Ricordo che andai a vedere questo film con un gruppo di amiche, che si preoccuparono molto per la mia salute mentale quando all'uscita e per un paio d'ore iniziai a spiegare loro l'oriente, erano abituate a me che piu' che film di fantascienza non comprendevo e si convinsero che mi faceva male andare a vedere dei film impegnati, in effetti io insistevo sempre per i film di evasione....

(....le sue amiche lo invitarono ancora al cinema...entrarono insieme a vedere "Mission Impossible 2"....e pensare che alle ragazze non piaceva la fantascienza....la sala piombo' nel buio....parve il gemito soffocato di un protagonista sullo schermo...solo le sue amiche uscirono dal cinema al termine della proiezione...a chi chiedeva notizie su di lui risposero che un marziano era uscito dallo schermo e se lo era mangiato...)


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Roberto Mahlab
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Inserito - 13/05/2003 :  20:38:01  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Sorridere di se' stessi, prendere in giro gli stereotipi, sono modi molto particolari di sentirsi parte dell'umanita' e la tradizione artistica ebraica e' ricca di racconti colmi di un'affettuosa ironia.
Sentite questa storiella che scherzosamente narra dei diversi riti della pratica religiosa ebraica in sinagoga, in una lettera al suo rabbino il nostro protagonista, particolarmente ortodosso e trascinato da un'amica in una sinanoga riformista, narra una sua partecipazione ad un Sabato del tutto non ortodosso...

VI - Shabbat night fever

Rabbi, il tuo piano ha avuto successo, ho scoperto tutto sui miscredenti, che un pacchetto delle loro sigarette fumate di Shabbat possano costare solo il dieci percento meno di un viaggio in Concorde da Parigi a New York! La complice inconsapevole, come tu avevi previsto, e che la tua auto possa sempre ricompensare la tua preveggenza non terminando mai la benzina!, mi ha introdotto nel luogo di perdizione dove si riuniscono coloro i quali hanno addirittura permesso che le donne si sedessero vicino agli uomini durante la preghiera, possano gli occhi di chi invece di concentrarsi scrutava la rossa della seconda fila, la bruna della quarta fila e la bionda della terza fila essere rimepiti di visioni di zuppe di verdura con i pezzetti di cipolla galleggianti!

Mentre prendevo nota di nomi e indirizzi per riportarteli in vista del giusto richiamo da parte tua, mi hanno offerto del cibo, ma stai tranquillo Rabbi, ho risposto che avevo gia' mangiato due giorni prima, non avrei mai neppure pensato a toccare quella frutta appetitosa non accompagnata da un certificato che assicurava che il nonno del nipote dello zio del cugino della sorella dell'antenato di colui che aveva colto le ciliege dagli alberi non avesse stretto la mano a qualcuno che non sia dei nostri durante l'intero spazio della sua vita, che chi mangia quella frutta non si accorga dei
noccioli!

So quando si riuniranno la prossima volta, so dove, so che tempo fara' e chi vincera' la tappa del giro del lago di Galilea il pomeriggio precedente, possano queste informazioni permetterti di guidare ancora la mia mano verso la vittoria finale e il mio kayak tra le onde gia' che ci siamo!

Dopo la cerimonia alla sinagoga di altra tradizione, la nostra inconsapevole complice, una sua amica e io, siamo entrati in un locale non ebraico, possano questi locali divenire sinagoghe di rito ortodosso! e io ho seguito l'obbligo di non pagare nulla perche' il tramonto non era ancora comparso ad annunciare la fine dello Shabbat e dopo aver ordinato la bibita piu' cara del pianeta, ho fatto la solita scena che al mossad orginale abbiamo provato piu' volte, quella di far finta di portare la mano al portafoglio, dando il tempo necessario agli altri convenuti di tirare fuori il loro e di offrire, possa il tramonto non comparire mai in modo che sia sempre Shabbat!

Shabbat Shalom dal tuo devoto allievo
Rav Oyvavvoy


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