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 IL PONTE GOBBO
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zanin roberto
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Italy
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Inserito - 09/04/2014 :  23:38:04  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
Il paese, al confine di una regione bella e dinamica, era situato all'inizio della valle che il fiume Trebbia, uno di quei corsi d'acqua che si inchinano a sua maestà il Pò e che non si è mai giustificati a chiamare torrente per la sua improvvisa vivacità, aveva saputo scolpire nel corso dei millenni. Aveva plasmato la natura in una vera e propria opera d'arte, modellando i colli piacentini così diversi e così uguali per bellezza ai più famosi colli toscani o marchigiani in un armonico paesaggio dolce e spirituale. La cittadina distratta e quasi disinteressata se ne stava assopita nel suo vaporoso e appena assolato mattino primaverile, ma quei suoi saliscendi ne caratterizzavano l'aspetto nobile e intensamente intellettuale. L'aria fresca e dal tono rigenerante ci portava il profumo dei peri, dei ciliegi e dei prugni in fiore, scesi dall'automobile, mia moglie ed io ci incamminammo. La gente che incontravamo non aveva l'impatto emiliano, non aveva la spocchia lombarda, non era certamente sicurezza piemontese, ne parsimonia ligure, eppure i volti erano familiari, forse erano tutto insieme, in un crogiolo di mescolanze ataviche e di metamorfosi linguistiche, cullinarie, genetiche che il tempo aveva fuso. Il luogo era Bobbio, certamente di origine ligure, popolo indomito e fiero che i romani faticarono a conquistare, ma poi la via Francigena aveva facilitato la colonizzazione di nuove etnie, in quel medioevo che aveva rivoluzionato il cammino dell'umanità. Salendo al centro storico nella tarda mattinata ci inoltrammo nella via principale, alla ricerca del duomo, dell'anima della città, del cuore pulsante di quel centro lontano dal clamore della notorietà. Quando raggiungemmo l'abbazia di San Colombiano, in una sorta di aggiramento tattico ci siamo persi, in spazi ridotti e in corrispondenze inconprensibili, lunga e inaspettata la facciata colonnata ci aveva occultato la facciata dell'abbazia. Il giorno si faceva sempre più intrigante e nella meraviglia della scoperta ci siamo lasciati rapire dall'edificio. All'interno scese le scale che portavano alla cripta della chiesa ecco emergere uno splendido mosaico tardo bizantino, simile per fattura a quelli di Aquileia, ecco la tomba sepolcrale del martire san Colombaro e un cancello in ferro del XII secolo ricamato come un monile. A mezzogiorno il tepore che regala marzo è una rinnovata fiducia alla speranza, e ci lasciamo sedurre dalla cittadina di Bobbio, dove la luce crea atmosfere intriganti e mistiche. Scendiamo verso il fiume che deve aver illuminato il cammino ai primi fondatori del paese, così essenziale e così discreto da rimanere li ai piedi del centro senza mai chiedere protagonismo ma fuso in un tutt'uno con la città. Sentiamo il respiro delle acque fredde e cristalline tra le strette via del paese che scendono al greto, percepiamo l'alito fluviale come un invito speciale a incontrarci e i palazzi ancora chiudono l'orizzonte, ancora non riusciamo ad uscire, poi ecco il verde intenso dei colli, l'azzurro incontaminato delle acque, il bianco dei sassi lisci e levigati che sembrano pezzi di sapone di Marsiglia, siamo usciti all'esterno della città e lì senza preavviso il fiume Trebbia accoglie lo stupore. Come quando si ammira il cielo e appare una meteora,cos'ì d'improvviso ci appare il ponte romano a dieci arcate detto "gobbo", per via di una sua arcata che si inarca verso la fine, e veniamo attirati nel suo camminamento che sembra non finire mai, in un viaggio iniziatico a cavallo d'un folletto magico. Alto e solenne sopra le acque e i massi e le innumerevoli cascatelle che si accavallano in continuo, si apre alla vista e cavalca il fiume indomito, e ferma quasi lo scorrere del tempo. Noi camminiamo tra i muretti bassi laterali e gettiamo lo sguardo giù, rimbalza e sopra le colline ci abbracciano, sorridono i rapaci che seguono la vallata e si beano di voli acrobatici. Bobbio è a poche centinaia di metri eppure quì c'è solo un suo braccio forte a immergerci per un pò nella sua spettacolare arena. Quando raggiungiamo l'altra sponda un signore anziano con lo zaino ci incrocia, ci fa un cenno di saluto e svanisce nei piccolissimi sentieri che scorrono come vene arrampicandosi sui colli, i suoi occhi sorridono, ci salutano con fermezza, ironizzando forse sul fatto che noi vediamo ma non capiremo mai tutti i sentimenti che arricchiscono questo speciale posto. Ritornati al centro del paese troviamo un ristorante e ci lasciamo vincere da una pausa meritata dopo i tanti saliscendi fatti, ci sediamo ad un tavolo e riordiniamo le idee, ordiniamo un pò di cibo e con noi arrivano altre persone che in ogni angolo di mondo sono curiose e gelose. Parlando e scambiando opinioni, impressioni,ci gustiamo la cucina piacentina, poi un signore alto e dall'aria assolutamente insignificante, forse timido o riservato, forse solo insensibile alla routine, entra nella sala da pranzo spingendo un carrello di affettati, culatello di Zibello e salame di Fellino, inizia ad affettare con disinvoltura e saluta sorridendo, si rivolge alla coppia di anziani che hanno ordinato un antipasto, li appostrofa con amicizia come fossero clienti frequenti, deve essere il titolare ! La sala si fa allegra e allora che il signore, certamente il titolare, dice:
- " posso offrire un pò di affettati, culatello ? " - mi guarda con bonarietà ma la sera prima devo aver esagerato con assaggi di salumi e sono costretto a fare i conti con il mio stomaco irritato, devo rinunciare: - " grazie davvero ma no, oggi non è giornata, ho lo stomaco indisposto ! " - ci rimane male ma per recuperare la sua cordialità mi sento in dovere di rimediare e l'unica cosa che posso fare e coinvolgerlo nell'amor proprio. Dico con estrema gentilezza: - " Mi scusi ma quanti abitanti fa Bobbio ? " - chiedo sinceramente curioso e interessato. - " 4000 abitanti circa " - credevo di più ma il fatto che il suo territorio si sviluppi in piani terrazzati la rende più vasta. Insisto per rendere la conversazione utile e accativante: - " Ma voi siete più liguri, lombardi o emiliani, so che storicamente Bobbio è di origine ligure, insomma siete anche dialettalmente diversi dal resto della provincia" - Si avvicina a me, abbandonando il coltello sul carrello, si appoggia con la schiena al muro e scuotendo la testa si appresta a rispondermi ma ho capito che l'ho coinvolto nell'orgoglio. - " Mio bisnonno era piemontese, sì Bobbio faceva parte del Regno di Sardegna dei Savoia, il confine era a circa trenta chilometri " - mi stupisco e lo guardo incredulo, mi sento in dovere di specificargli che sono appassionato di storia e che questa notizia mi affascina, lo guardo piacevolmente interessato. - " Davvero ? Ma è proprio una "chicca" per uno come me che si diletta in ricerche storiche, dunque Bobbio prima dell'unità d'Italia era piemontese! "- Il suo sguardo è di chi ha verificato che il dardo ha colpito il centro, soddisfatto ora diventa sicuro e baldanzoso.
- " Sì, ma non è finita, dopo l'unità d'Italia, mio nonno era lombardo, passato sotto la giurisdizione della provincia di Pavia,. così come era stato riorganizzato il territorio nazionale, ma non è ancora finita, alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1947 mio padre si è trovato ad abitare in Emilia Romagna, nella attuale provincia di Piacenza, dopo una consultazione referendaria, a una quarantina di chilometri da qui c'è il confine tra quattro regioni, l'incontro di Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia, insomma abbiamo tante anime " - Gli sono grato per le informazioni ricevute e mi finisco di gustare un dolce speciale, lui si allontana discreto mentre lo sguardo dei commensali fino a quel momento sospeso su di noi ritorna al proprio piatto e questo ha facilitato una atmosfera distesa e gioiosa. La giornata è lunga ed usciti dal ristorante puntiamo all'automobile, una città romana adagiata nella valle dell'Arda ci aspetta come da programma, Veleia nel comune di Lungagnano a 230 metri d'altezza, inserita nelle colline piacentine in un suggestivo contesto di vigneti e calanchi. Bobbio ci è rimasta nel cuore, prima di imboccare la strada del ritorno nella Val Trebbia, appena saliti in automobile a finestrini aperti sale un borbottio dal greto vicino del fiume e si spande tra le arcate dello splendido ponte gobbo, credo, forse voglio che sia il saluto d'un nobile vecchio signore che da secoli veglia sull'immobile bellezza di Bobbio e aspetta che il cuore della gente si ammorbidisca.

di Zanin Roberto

zanin roberto

   
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