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 L'enigma del caricatore smarrito
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Roberto Mahlab
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Inserito - 11/10/2013 :  12:10:48  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Mi chiamo Daniel Strauss e non sopporto il fumo, ma quello delle sue sigarette quando mi portava fuori perché voleva fumare, non lo sentivo, anche se senza volerlo me lo soffiava sul viso.

Qualche giorno dopo ricevetti un misterioso messaggio in mail :” stasera ti lascio una sorpresa da lei, quando vuoi passa a ritirarla”. Il messaggio proveniva da un uomo che si era presentato come un suo amico.

Quanto avrei desiderato passare a ritirare quel dono misterioso, solo per rivederla, ma non ci fu occasione, lei disse che seguiva un’altra strada e non ebbi il coraggio di farmi vivo.

La settimana successiva ricevetti un altro messaggio :”per caso hai ritirato la mia sorpresa da lei? soltanto per capire se ti era piaciuta. Comunque quando ripassi di là ricordati di ritirarla”.

Pensai che qualunque cosa fosse, non avrei mai saputo di che cosa si trattasse, non l’avrei mai più rivista.

E invece due settimane dopo eravamo fianco a fianco in una esposizione e anziché portarmi con sé quando usciva a fumare, mi portò in giro per gli stand e furono dieci meravigliosi minuti. A sera le dissi di tornare a casa e che ci avrei pensato io a sgombrare, un tenero abbraccio che sapevo sarebbe stato un addio.

E fu l’inizio di strane vicende che vi racconto, o meglio che vi racconterà il mio alter ego.

Due giorni dopo infatti ero da lei, ma non ero io. Il mio alter ego portava un cappello da investigatore del secolo scorso, un impermeabile, un taccuino appoggiato al mento e una lente con cui pareva scrutasse degli indizi.
Lei lo accolse stupefatta, l’espressione del suo volto era tra l’imbarazzo e la risata trattenuta.

Lui si rivelò :”sono Sherlock Holmes, l’alter ego di Daniel che si trova in questo momento nel suo ufficio. Sono venuto a riportarti una cosa che hai perduto”, ed estrasse dalla tasca un sacchettino di plastica trasparente contenente un caricatore per i-phone. Ma non glielo diedi, cioè, scusate, volevo dire che Sherlock Holmes non glielo diede, ma lo tenne sospeso tra le dita della mano. E con il taccuino appoggiato alla guancia, cominciò ad esporre i fatti alla bellissima donna sempre più meravigliata.


“Domenica sera, dopo che hai lasciato la fiera, Daniel riceve una telefonata sul cellulare, ma non risponde perché non sente il trillo, coperto dalla musica, dal fatto che l’apparecchio ha una suoneria debole e perché sta caricando gli arredi dell’esposizione in macchina. Eri tu che chiamavi. La notte stessa torna in ufficio e legge un tuo messaggio in cui gli chiedi se ha trovato il tuo caricatore dell’i-phone attaccato alla grossa prolunga arancione che serviva per dare corrente allo stand. Daniel ti risponde che non si ricorda di averlo visto e che non ha pensato di guardare se ci fosse qualcosa attaccato al cavo”.

Sherlock picchietta il taccuino sulla guancia e continua :

“Nonostante fosse ormai notte, tu e lui scrivete all’organizzatrice della fiera per informarla della scomparsa del caricatore.

Il mattino successivo Daniel corre allo spazio fieristico ormai vuoto, si accorge che allo stand non c’è più quel cavo arancione, si mette a girare per i saloni e scopre la prolunga ben arrotolata dietro un bancone, ma il caricatore non è attaccato ad essa. Arriva una responsabile e Daniel le chiede se per caso lo hanno trovato, lei lo guida verso una stanza in cui si trova un vecchio tavolo di legno, apre un cassetto cigolante e gli mostra un grosso cavo di alimentazione per computer, dimenticato da qualcuno la sera prima e poi un giubbotto di pelle nera. Daniel riconosce che il cavo di alimentazione per computer non è il caricatore perso da te e con sorprendente sagacia comprende che il giubbotto non assomiglia per nulla ad un caricatore e lo scarta. La responsabile a questo punto gli suggerisce che forse il caricatore è stato trovato dall’elettricista e messo da parte e si rende disponibile a far sapere a Daniel se l’elettricista lo ha effettivamente raccolto”.

Ormai la donna pende dalle labbra di Sherlock Holmes che la fissa diritto negli occhi :

“Daniel ti telefona pochi istanti dopo per riferirti l’esito della visita alla fiera e tu gli dici sconsolata che l’elettricista non è detto che lo restituisca. Sembra tutto finito, ma siamo appena all’inizio della più sconcertante vicenda che mi sia capitato di seguire da quando ho cominciato il lavoro di investigatore”.

Cala il silenzio mentre Sherlock Holmes pare raccogliere le idee e poi riprende :

“Due giorni dopo Daniel si reca al suo magazzino per rimettere a posto i campioni utilizzati in fiera e che aveva riposto in un grosso borsone nero. La sua segretaria lo chiama all’improvviso, dopo aver spostato la prima fila dei campioni estrae dal borsone il tuo caricatore, :”ecco dov’era finito!”. Daniel ti chiama subito e ti riferisce contento del ritrovamento, ma si deve scusare e interrompere la comunicazione perché la sua segretaria lo chiama di nuovo e stavolta nelle sue mani c’è un altro ritrovamento, un cioccolatino ripieno di popcorn".

La donna è a bocca aperta e si nota la tensione sul suo volto, come se implorasse Sherlock Holmes di procedere a fare chiarezza :

“Domenica mattina, il giorno dell'evento, hai chiesto a Daniel di passare a prenderti qui nel tuo locale e, prima che usciste, lui ha notato quattro confezioni di quei cioccolatini e tu hai insistito perché ne prendesse uno da sgranocchiare alla fiera. Lui non voleva perché diceva, mentendo spudoratamente, di non essere goloso, ma aprirla fu la prima cosa che fece una volta arrivati allo stand”.

E Sherlock Holmes sollevò il sacchetto contenente il cioccolatino incriminato all’altezza dell’altro sacchetto contenente il caricatore :

“E’ un indizio schiacciante, è evidente che chi ha messo il caricatore nel borsone è la stessa persona che stava mangiando la scatola di cioccolatini, di cui uno è scivolato nel borsone stesso. Daniel è un cleptomane, oppure è stato un concorso di circostanze oppure si tratta di un progetto criminoso di cui non conosciamo la portata e gli obiettivi?”.

Il tono di Sherlock Holmes era un crescendo e le parole parevano colpire in profondità la donna, forse era delusione quella comparsa sul suo volto? Protese la sua mano per prendere il caricatore, ma Sherlock allontanò la mano e non glielo consentì.


“Aspetta”, appariva preoccupato e pensoso, appoggiò il taccuino sul ciglio e proseguì, “domenica verso mezzogiorno è venuto un uomo allo stand, lo stesso che si era presentato a Daniel come tuo amico, ha tirato fuori da una valigetta il cappello da investigatore che adesso indosso io e che, appena l’ho messo, mi ha trasformato in un alter ego di Daniel, in Sherlock Holmes. Ed è la stessa persona che insisteva perché Roberto venisse a prenderlo da te e poi gliene ha portato un altro alla fiera quando si è reso conto che Daniel non sarebbe mai passato al tuo locale a richiedere il dono e ha aggiunto vagamente che si organizzerà per riprendersi quello lasciato qui”.

Sia la donna che Sherlock Holmes impallidirono riflettendo sulle conseguenze di quella logica affermazione.

“Tu sai che io ho un nemico, il professor Moriarty, che non vuole solo distruggere la mia vita, ma anche la mia anima”.

La donna annuì, ormai conquistata e convinta. E Sherlock riprese :

“E se quell’uomo dell’inspiegabile dono fosse Moriarty travestito e se la sua idea, dopo avermi diviso da Daniel grazie al cappello che mi ha trasformato e mi ha costretto a diventare un investigatore con il compito di recuperare il caricatore, fosse stata quella di indurti a denunciare Daniel di modo che venisse arrestato e separato dal suo alter ego che sono io, distruggendo così la sua anima e facendo scomparire per sempre me? Questo è il diabolico progetto di Moriarty!”. Sherlock Holmes esplose in un grido e la donna lo imitò, sconvolta.


“Ora la decisione è tua”, Sherlock le parlò con dolcezza, “non ho detto nulla a Scotland Yard. Se tu vuoi che il sacchettino con il cioccolatino scompaia, Daniel non sarà incriminato, altrimenti sarò costretto a chiamare gli agenti che verranno a prenderlo e sarà la fine sua e mia”.

“No, non voglio che sia incriminato!”, esclamò lei con le gote che si arrossavano e con tono commosso e mostrando un affetto di cui Daniel non avrebbe mai saputo nulla, perché era il suo alter ego Sherlock Holmes ad essere lì.

Appena lei disse quelle parole, Sherlock fece sparire in una tasca dell’impermeabile il sacchetto con il cioccolatino e le porse quello del caricatore.

E di colpo si tolse il cappello e apparve confuso, “dove sono, che ci faccio qui?”, mormorò trasformandosi in Daniel.

Lei sorrise e gli chiese di accompagnarla fuori per poter fumare e lui ancora una volta si accorse che il suo fumo non solo non lo infastidiva, ma aveva un buon profumo.

Tutto chiaro, tutto risolto? Il professor Moriarty sconfitto, Sherlock Holmes tornato alla sua pace, Daniel sfuggito alla giustizia e il caricatore riconsegnato alla proprietaria?

Ah si?

Ragioniamo, prima di tutto Sherlock Holmes, oltre al caratteristico cappello, all’impermeabile, al taccuino e alla lente, non aveva solitamente sulle labbra una pipa?

Oh certo che sì, ma se l’avesse avuta durante la nostra storia, l’aroma del suo tabacco avrebbe saturato l’aria e avrebbe impedito a Daniel di essere avvolto da quello di lei che, misteriosamente, non lo infastidiva.

Ma torniamo all'incontro...

Come al solito a quel punto Daniel abbassò gli occhi di fronte all’imbarazzo di lei e la salutò sapendo bene che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.

Daniel tornò in ufficio e avvisò l’organizzatrice della fiera che il caricatore era stato ritrovato e lei gli rispose :” perfetto, perchè ieri sono stata in location a ritirare la prolunga arancione e ... il nulla sul caricatore”. E poi aggiungeva, come a sottolineare :” Meno male, mi sarebbe dispiaciuto che si fosse ‘disperso’ nel nulla. Buon lavoro, grazie ancora di tutto!”.

Daniel scosse la testa, confuso, quel messaggio era come se non fosse stato diretto a lui, come se fosse stato scritto per Sherlock Holmes, parlava del nulla e poi lo ringraziava, per il caso risolto?.

E subito dopo Daniel trovò in mail un nuovo messaggio dell’uomo che gli aveva donato il cappello :”mi raccomando adesso indossalo e ti porterà fortuna... Sei geniale con quel cappello”. Il messaggio però aveva la data di due giorni prima. Come poteva sapere che quel cappello gli avrebbe permesso di essere geniale e, soprattutto, cosa significava che gli avrebbe portato fortuna?.

Senza quel cappello, senza la scomparsa del caricatore, Daniel non l’avrebbe rivista.

Ma allora chi era l’uomo del dono misterioso, era il professor Moriarty che aveva elaborato il piano diabolico di una cascata di avvenimenti che solo grazie alla decisione, forse non prevista, della donna di risparmiare Daniel, aveva evitato la definitiva scomparsa di Sherlock Holmes ? Oppure quell’uomo non era Moriarty, ma un essere ancor più misterioso, il cui obiettivo era far reincontrare le due anime della nostra storia? “Indossalo e ti porterà fortuna”. Se era questo il caso, anziché una sequenza di distruzione, è stata innestata una sequenza di costruzione?

Non ve lo posso rivelare, perché non lo so, non ancora, come andrà a finire, se prevarrà Moriarty o trionferanno altri piani dell’universo.

Forse la verità la conosce solo quel caricatore scomparso e ritrovato, ma non sa parlare e non può raccontarci la soluzione dell’enigma.


Roberto Mahlab

   
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