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Renato Attolini
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Inserito - 27/11/2012 :  14:02:03  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Renato Attolini Invia un Messaggio Privato a Renato Attolini
Ci sono o sarebbe meglio dire ci sono stati dei personaggi appartenenti al cinema, alla musica, allo sport, alla politica e religione per i quali nutro un’ammirazione, una considerazione o una simpatia tali da farli apparire ai miei occhi dei veri e propri miti. Pochi, come si deduce dalla premessa, sono ancora in vita e la maggior parte non ci sono più. In questa immaginaria galleria di volti celebri chi occupa una posizione di rilievo è certamente Marilyn, il cognome non serve perché quando si pronuncia il suo nome si sa già di chi si sta parlando e non occorre versare altro inchiostro per dimostrare quanto sia ancora famosissima nonostante sia passato mezzo secolo dalla sua scomparsa. Le sue foto o i disegni che la ritraggono sono finiti su piatti, bicchieri, tappeti, orologi per non parlare di poster che si possono acquistare anche in grandi magazzini a basso costo. Non amo molto queste operazioni di sfruttamento commerciale nondimeno non mi sono voluto sottrarre e anch’io, credo come tanti, ho acquistato dei piccoli quadri che mostrano il suo viso sorridente, appoggiato e aiutato nella scelta da mia moglie che accetta benevolmente questa mia passione. I suoi ritratti fanno ormai parte dell’arredamento e ne danno un tocco di calore e vivacità. Oserei dire che la sua è una presenza costante nella casa, ma non avrei mai immaginato fino a che punto, soprattutto dopo quello che accadde una notte dell’estate scorsa.
Sono quasi sempre stato uno dal sonno leggero e con l’avanzare dell’età questa caratteristica si è accentuata per cui basta un nonnulla affinché io mi svegli e magari tardi a riaddormentarmi. Così fu quella notte dei primi di agosto di quest’anno che complice anche il gran caldo facevo davvero fatica a chiudere occhio per cui decisi di alzarmi e di andare a bere un bicchiere d’acqua. Notai la luce del salone accesa e pensai ad una dimenticanza di spegnerla prima di andare a letto e mentre meccanicamente stavo per schiacciare l’interruttore, fui bloccato da degli strani rumori che provenivano da quella stanza. Mi affacciai e rimasi pietrificato: lei era seduta al tavolo con la bottiglia di whisky accanto ad un bicchiere dal quale sorseggiava continuamente. Era identica alle sue raffigurazioni, bellissima eppure con lo sguardo sfuggente come se guardasse chissà dove o si stesse tormentando pensando a chissà cosa. Il primo istinto fu di mettermi a gridare e ci provai pure ma dalla bocca non uscì alcun suono. Al terrore iniziale subentrò una specie di smarrimento e tentai di esclamare: “Ma tu sei proprio….” Ma niente da fare. Ero bloccato. Alle labbra mi salirono un’infinità di domande e cose da dire ma tutte mi sembravano in quel momento così banali e stupide che mi si ricacciarono in gola dopo un flebile tentativo di formularle. Presi in seria considerazione l’ipotesi che stessi impazzendo o quantomeno avessi delle allucinazioni. La bottiglia in bella vista poteva suggerirmi l’idea che fossi ubriaco, ma la scartai perché quel liquore lo uso solo per il cocktail di gamberetti e per di più in inverno. Alla fine mi convinsi: non può che essere un miraggio! “Sei solo un pezzo di stufato che mi è rimasto sullo stomaco” così disse Ebenezer Scrooge al fantasma del suo socio nel “Canto di Natale” di Charles Dickens, ma considerando che lo stufato non lo mangio mai e men che meno d’estate e che la sera prima non mi ero lasciato andare a libagioni, la confusione cominciava a impadronirsi di me.
La guardai a lungo, i suoi capelli biondissimi, le labbra pronunciate e truccate con un vistoso rossetto, un abito bianco fasciato che faceva risaltare le sue forme che avevano mandato in visibilio milioni di uomini.
“Marilyn” provai a chiamarla, balbettando.
Lei mi guardò negli occhi solo per un attimo, sorridendo tristemente, poi il suo sguardo vagò altrove.
Scosse la testa e disse piano:
“Il mio nome è Norma Jean. Chiamami Norma, per favore. Marilyn mi ha creato più guai che il resto.”.
Ora l’assurdità nell’assurdità della situazione fu che anziché chiederle come mai si trovasse in casa mia, parlasse, bevesse nonostante fosse morta da 50 anni, io le risposi tranquillamente.
“Beh, non del tutto direi. Ti ha anche dato, fama, ricchezza, amore.”.
Rise sarcasticamente.
“Amore, dici? Gli uomini che ho avuto, e sono tanti, erano innamorati del mio corpo. Io avrei potuto essere muta, che per loro forse sarebbe stato meglio. Magari sbagliavo anch’ io ma, credimi, davo tutta me stessa, ma non riuscivo a tenere in piedi a lungo una relazione che fosse una.”.
“Marilyn..oh scusa, Norma. Io sono sempre stato dell’idea che tu fossi molto più intelligente e meno stupida di quello che davi ad intendere, per cui pensa anche a quello che hai avuto.”.obiettai.
“Tu sai bene giacché hai visto più film <su> di me che <con> me, quanto fossi profondamente infelice e quanto il successo l’abbia pagato a caro prezzo. La mia fama era poi dovuta più che altro al mio fascino che alla mia bravura d’attrice. Ero poi brava davvero? Laurence Olivier disse che insegnare recitazione a me era come far imparare l’arabo ad una capra.”
“Beh, dai adesso ti stai buttando troppo giù. In alcune pellicole sei stata davvero strepitosa!” tentai di consolarla.
“Sarà anche vero ma, ti ripeto, per quello che ho dovuto passare non so se ne è valsa la pena. A 36 anni, poi, si ha ancora tutta una vita davanti da vivere e non da lasciare.”. Rispose amaramente.
“Sei stata tu a volerlo o sbaglio?”, le feci notare senza perfidia alcuna, la mia era una semplice constatazione.
Lei mi fissò a lungo, tanto da mettermi a disagio e poi sibilò:
“Nei sei proprio sicuro?”
Preferii non rispondere ed ignorai completamente la domanda. Dopotutto la sua scomparsa era ancora un mistero dopo tantissimi anni, nonostante la versione ufficiale.
“Mettiamola così, Norma. Se tu avessi continuato a vivere, saresti invecchiata, magari ammalata, il tuo corpo avrebbe subito le ingiurie del tempo, nessuno ti avrebbe più cercato e saresti caduta nel dimenticatoio. Alla tua morte, la notizia al telegiornale, un tuo vecchio film alla televisione tanto per ricordarti e poi nulla più. Guarda adesso, invece: sei immortale! Di te si parla ancora adesso, sei famosa come allora e forse ancora di più. Sei una leggenda! Se James Dean non fosse morto giovane, sarebbe diventato un mito? Vecchio e magari ricoverato in una casa di riposo? No, credo di no. Pensa a Che Guevara. Sono passati 45 anni da quando è stato ucciso eppure nel bene e nel male è anche lui una leggenda. Sai cosa disse Fidel Castro di lui? <El Che es mucho màs peligroso muerto que vivo!> Il Che è più pericolo morto che vivo.”.
Norma mi guardò con aria annoiata e poi sospirò:
“Non m’interessa la politica, non mi è mai interessata.”
“Per una che è stata l’amante di un presidente e di un futuro presidente degli Stati Uniti è un’affermazione alquanto curiosa.” Ribattei io istintivamente e subito mi morsi la lingua. Forse le mie parole potevano apparire offensive e crudeli,
Norma però alzò le spalle sempre con quello sguardo assente, fisso nel vuoto e che mi faceva tanta pena, mormorò “Ah, già è vero. Loro due….a me non importava quello che erano o che facevano” e scosse ancora la testa “Io li ho amati davvero e loro invece…mah.”
Una lacrima le scivolò sul viso, io avrei avuto voglia di farle una carezza ma non osai. Senza chiedermi nulla, lei tirò fuori una sigaretta e se l’accese.
Fui colto di sorpresa, perché in casa mia vige una regola ferrea: vietato fumare. Se qualche ospite lo vuole fare, basta che vada sul balcone e non ci sono problemi. Se piove, nevica, tira vento, sono problemi suoi. Se c’è il sole tanto meglio per lui. Ma come facevo a dire a Marilyn Monroe, anche se voleva che la chiamassi col suo vero nome, di andare a fumare fuori anche se era estate piena? No, non potevo, per cui presi un piattino e glielo misi lì a mo’ di posacenere. Rimanemmo in silenzio per un po’, lei fumava pensosamente e poi spense la sigaretta.
“Sai che giorno è oggi, vero?” mi disse con un bel sorriso.
Io ci pensai e poi ebbi la folgorazione.
“Si, sono 50 anni esatti esatti che…..”
“Già, proprio così. Ho visto che mi hai ricordato su quel social network, come si dice al giorno d’oggi, ma nessuno dei tuoi cosiddetti contatti ti ha filato. Grazie.”
“Ma saremo stati a milioni nel mondo a ricordarti, tra tuoi fans, Tv, giornali. Non sono certo stato l’unico.” Faccio io un po’ perplesso, tralasciando volutamente l’inquietante aspetto che lei fosse a conoscenza di molte cose di me. Meglio non approfondire, di surreale ce n’era già abbastanza.
Lei sembrò non avermi ascoltato e poco dopo si alzò.
“Adesso devo andare. La <libera uscita> è terminata e mi stanno aspettando.”.
“Addio Norma.” La salutai ma lei era già sparita, dissolta.
Io in stato confusionale, tornai a letto e questa volta mi addormentai profondamente.
Quando mi svegliai il ricordo della notte passata mi assalì. Balzai in piedi e annusai l’aria: nessuna puzza di fumo. “Quanto sei stupido!” mi dissi.
Scossi mia moglie che ancora dormiva.
“Cara, ho fatto un sogno stranissimo. Chiacchieravo con Marilyn Monroe e…”
“Ma tu guarda!” fece lei ironicamente senza aprire gli occhi e senza darmi importanza “Adesso però fammi dormire.”
Un po’ deluso dalla sua reazione ma ancora impressionato da quel sogno che sembrava così vero, andai in cucina a farmi un caffè e nel mentre gettai un’occhiata nel salone.
Sul tavolo c’era ancora la bottiglia di whisky, un bicchiere vuoto e cosa ancora più irreale, un piattino con un mozzicone di sigaretta sul cui filtro apparivano delle macchie di rossetto.
Era mattino ma faceva già un caldo terribile, nonostante ciò mi sentii raggelare. Allora non era stato un sogno! Era ricomparsa proprio a me? E solo a me? O forse non ero stato l’unico. Chissà? Comunque inutile scervellarsi, meglio far sparire e in fretta le tracce di quell’incontro. Se fossero state viste, avrei dovuto fornire delle spiegazioni per le quali non sapevo neanche da che parte incominciare.


   
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