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 La guerra dello stato contro il paese
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Roberto Mahlab
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Inserito - 04/01/2012 :  15:02:09  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
In Tunisia, il suicidio del piccolo imprenditore Bouazizi, umiliato dallo stato, è stata la scintilla che ha scatenato la "primavera araba", cambiando il volto e la Storia di una parte dell'umanità.
In Italia sono decine ormai gli imprenditori, nonché i pensionati, che si sono suicidati a causa delle umiliazioni dello stato.

Il premio Nobel Paul Krugman, in un fondo pubblicato sull'Herald Tribune, contesta che la via dell'austerità sia quella corretta per salvare le economie dei paesi europei, lo storico Arthur Kennedy, sempre in un fondo sull'Herald Tribune, descrive il suo pessimismo sulla tenuta dell'area euro. Intanto in Italia non passa giorno, anzi direi che non passa ora, senza che si abbia notizia di aziende che chiudono e di titolari e dipendenti senza più lavoro, di imprese che non possono pagare i loro debiti sia per lo strangolamento da parte dello stato che non paga addirittura i suoi debiti verso le aziende fornitrici, sia per la chiusura dei crediti da parte delle banche. Negli Stati Uniti, come sostiene Krugman insieme a tanti altri analisti, si è sta percorrendo la via opposta a quella europea, pompare denaro nel sistema fino al momento in cui le aziende e i consumatori riprendano fiducia e facciano nuovamente girare la ruota. In diversi paesi d'Europa invece, senza che venga davvero seguita la strada unitaria che avrebbe dovuto essere l'ovvia precondizione per una moneta comune, si preferisce seguire la strada della sottrazione della capacità di spesa e dell'impedimento all'investimento. La struttura fiscale dei paesi aderenti all'unione monetaria oggi vede una Germania che ha un livello di tassazione inferiore di ventidue punti percentuali rispetto all'Italia (fonte rapporto Doing Business della World Bank), l'evidenza dunque è che sia il livello di tassazione (in Italia alle stelle per via delle miriadi di medievali balzelli), a permettere la crescita o condannare alla decrescita.

Dunque a mio parere esiste una via percorribilissima diversa sia dall'austerità suicida, sia dalla disintegrazione dell'euro : una via che tutti coloro che lavorano nelle imprese private, titolari e dipendenti, cioé la grande maggioranza della popolazione attiva italiana, sono in grado di indicare. Anziché la dichiarazione di guerra da parte dello stato verso le imprese, è necessaria l'alleanza dello stato a fianco delle imprese, per abbattere i balzelli, cessare la demonizzazione verso i cittadini, pagare i debiti delle amministrazioni pubbliche per permettere al denaro di riprendere a circolare di modo da far riavviare gli investimenti delle imprese e le assunzioni che a loro volta saranno il volano di una ulteriore crescita della circolazione monetaria. Gli investitori non hanno fiducia nell'Italia, qualunque sia il governo, perché non vedono futuro in un paese che uccide le proprie imprese e diffonde la povertà a suon di tasse e balzelli, all'opposto una politica economica diretta invece verso l'apppggio alle imprese, declamata pubblicamente, sarebbe, a mio avviso, la chiave per far ripartire sia la fiducia interna sia la fiducia estera verso il nostro paese. E' vero che gli investitori sono preoccupati per i loro investimenti a breve, ma è anche vero che investono dove il futuro non è oscuro.

Questa cessazione delle ostilità e della persecuzione dello stato nei confronti delle imprese, servirà proprio a calmare le speculazioni sull'euro e ad allontanare i timori dell'uscita del nostro paese dalla moneta unica. Una moneta unica nasce perché la libertà di lavoro nei paesi aderenti deve avere pari opportunità, è da questa via che l'Italia si è allontanata. In questi giormi ascolto parlare di rivisitazione della disciplina dei licenziamenti, ascoltando il dolore del panorama italiano, a me pare che questa disciplina sia stata già modificata nei fatti, sia i titolari d'azienda che i dipendenti finiscono insieme senza lavoro, licenziati dalla non volontà dello stato di considerarsi partner del paese che produce, anziché aperto nemico e sfruttatore. Dunque, più che libertà di licenziare, francamente a mio avviso si dovrebbe discutere della libertà di lavorare e di fare impresa, che in questo momento è soffocata e vietata. Le piccole aziende italiane sono milioni, cinque milioni secondo gli ultimi dati, un rapido calcolo di moltiplicazione ed è evidente che, tra titolari e dipndenti, arriviamo a olre la decina di milioni di addetti. Persone che non hanno voce, che non vengono mai fatte parlare nei dibattiti televisivi, che sui media finiscono solo perché, in un crescendo orwelliano, accusati di "evasione", oppure perché i datori di lavoro si suicidano per disperazione. Questa è la grande colpa dei media italiani, essi paiono essere la voce del potere verso i cittadini, anziché la voce dei cittadini verso il potere. La maggioranza dei cittadini che produce e che viene zittita e che viene alleggerita dei conti aziendali e dei risparmi. Esattamente la strada che i grandi economisti americani notano essere la via per la disintegrazione dolorosa dell'euro e esattamente la strada opposta a quella da seguire per una permanenza fruttuosa nell'euro. Non sto a raccontare delle tensioni inflazionistiche che stanno accompagnando le stangate fiscali, dico solo che è incredibile che non venga tenuto conto che qualsiasi aumento spropositato di imposte produce come conseguenza un aumento dei prezzi al consumo.

Roberto Mahlab


   
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