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 Che succede in nord Africa?
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luisa camponesco
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Inserito - 26/01/2011 :  08:22:05  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco
Come tutte le mattine mi siedo al pc e apro la mia finestra sul mondo. Scorrendo fra le varie agenzia trovo le più svariate notizie, e sono particolarmente colpita da ciò che sta avvenendo in nord Africa e ipotizzo possibili futuri scenari nonché le ripercussioni che potrebbero avere sui rapporti con l’Italia e l’Europa in generale.
Ecco uno stralcio di questa mattina:


“Da Rai news del 26 gennaio 2011

Tunisi, 25-01-2011
Un giovane disoccupato si e' ucciso oggi a Gafsa dandosi fuoco. Un altro giovane, anch'egli disoccupato, ha tentato il suicidio con lo stesso sistema a Rgueb, nei pressi di Sidi Bouzid; ora si trova in ospedale e le sue condizioni sono giudicate gravi.

Il Cairo, 25-01-2011
Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza al Cairo e in molte altre localita' egiziane per chiedere la fine del regime di Hosni Mubarak e condizioni di vita migliori. La giornata della collera, cominciata in maniera pacifica nella capitale e nelle altre regioni dell'Egitto, e' degenerata in violenti scontri nella capitale, nella centrale piazza Tahrir, fra manifestanti e forze della polizia.”

Luisa Camponesco

Roberto Mahlab
Amministratore



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Inserito - 26/01/2011 :  16:49:17  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Tunisia, Algeria, Egitto, ma anche nei giorni scorsi Mauritania e poi Giordania e Yemen, dimostrazioni di piazza contro i regimi e i governi, inusuale vento di cambiamento per dei paesi nei quali il capo del governo è inamovibile dall'entrata in carica. Persone che si cospargono di benzina nelle vie, altro inusuale atto di popoli che di solito non ricorrono a misure così estreme. La povertà e la mancanza di libertà non è infatti nuova, la domanda è : perchè adesso? E le rivolte sono spontanee? Sono spinte dall'evoluzione della conoscenza grazie ai nuovi media? Sono soggette all'inserimento di agenti diversi?

Se non si trattasse del mondo arabo, non ci sarebbero preoccupazioni di sorta, la spallata della popolazione allo stremo sia di pane che di libera espressione sarebbe accolta con sollievo.

In Tunisia dall'indipendenza ci sono stati solo due presidenti, Bourghiba e poi Bel Ali, autore nel 1987 di un colpo di stato soft che ha deposto il vecchio leone dell'indipendenza dalla Francia.
In Algeria il governo autoritario ha ripreso il potere dopo le aperture che nel 1990 portarono ad elezioni libere nelle quali vinse il fronte islamico e subito i militari intervennero e annullarono il voto.

In Egitto Mubarak è al potere dal 1981, erede di Sadat, assassinato dai fondamentalisti islamici dopo l'accordo di pace con Israele.

E' questo il problema del mondo arabo, l'oscillazione tra due tirannie, quella autoritaria e dei militari che sbarra il passo a quella degli integralisti islamici, una lotta che specialmente in Algeria ha provocato centinaia di migliaia di vittime, tra attentati e massacri degli integralisti e repressione del governo. In Egitto la repressione è pure totale, alle ultime "elezioni" i partiti di opposizione islamica non sono stati ammessi, altrimenti probabilmente avrebbero vinto. Gli integralisti sanno sfruttare abilmente le sofferenze della popolazione e sanno proporsi come alternativa ai regimi.

La vittoria degli integralisti e il loro accesso al potere sono l'incubo delle cancellerie occidentali, la ripetizione di quanto accaduto in Iran non permette di fare sogni tranquilli, la rivoluzione di Teheran contro lo Sha ebbe come conseguenza la successiva liquidazione degli elementi liberali da parte dei mullah integralisti, pur avendo iniziato la rivolta fianco a fianco.

Accadrà anche in Tunisia? E poi in Algeria? E in Egitto?
La paralisi del mondo occidentale spaventato dall'alternativa integralista, ha schiacciato gli elementi liberali di questi paesi, incarcerati dai regimi e non sostenuti dai paesi liberi.

La Tunisia è stata meno esposta all'integralismo, la sua classe commerciale e borghese è sviluppata, ma la corruzione sempre più profonda del regime e dei famigliari del presidente deposto soffocavano poco a poco qualsiasi tentativo di sviluppo della libertà di espressione e di libera iniziativa. A prima vista non appare che la rivolta sia stata cavalcata dai partiti fondamentalisti e dunque la speranza è che l'esempio tunisino sfoci in una situazione di democrazia. Eppure fanno pensare gli episodi delle persone che si cospargono di benzina, torna alla mente il condizionamento mentale da parte dei mullah integralisti.

I militari algerini hanno evitato, con il totale accordo del mondo, che il paese si trasformasse in un nuovo Iran, ma il prezzo rimane quello della mancanza di libertà politica.

Che accadrebbe se l'Egitto cadesse dal ferreo assolutismo attuale al controllo da parte degli integralisti? è una sceneggiatura da fantascienza catastrofista.

Certamente i partiti integralisti islamici appoggiano le rivolte, certamente la loro convenienza è che esse abbattano i regimi e li sostituiscano, certamente il loro disegno è, una volta ripristinata la libertà politica, di condizionarle fino a controllarle.

L'organizzazione della fratellanza islamica, che controlla i più agguerriti movimenti islamici anche in Europa, ha nelle figure di Qaradawi e di Ramadan i suoi aspetti apparentemente più aperti verso l'integrazione, ma in realtà si tratta di volute apparenze, il loro obiettivo è unicamente politico.

Esiste la possibilità che anche questi movimenti non riescano poi a cavalcare del tutto il cambiamento e che i giovani soprattutto, grazie alla conoscenza e alle informazione per la prima volta diffuse attraverso i nuovi media, internet, facebook, twitter, non cadano nella trappola della concessione di spazi troppo larghi ai movimenti integralisti?

E' la scommessa dei liberali e dei democratici, in paesi, ricordiamo, dove si stampano assai pochi libri e dove l'informazione principale o è di regime o è degli integralisti. Le nazioni libere hanno il dovere, secondo me, di cercare, di appoggiare e di sostenere i partiti liberali e democratici oggi sottoposti a vessazioni in questi paesi, nel passato neppure troppo lontano l'occidente protestava con molta timidezza verso i regimi illiberali, convinto che a seguito della loro eventuale caduta, essi sarebbero stati sostituiti da regimi ancora più pericolosi, era la cosiddetta "realpolitik".

Il mondo arabo è su una polveriera, è un passaggio storico, a seconda di come sarà gestito e dei risultati a cui arriverà, il mondo libero sarà coinvolto in scenari opposti.

Quanto avviene è direttamente collegato a quanto avviene in Europa, appoggiare i liberali musulmani, le donne musulmane martoriate in Europa, significa trovarsi degli interlocutori che sapranno riproporre il vento di libertà anche nei paesi arabi, se in uno scenario in veloce movimento come l'attuale non cogliamo al balzo questa occasione, rischiamo di scoraggiare i liberali e i democratici nel mondo arabo e rischiamo di vedere un mondo arabo che passa da una tirannia all'altra.

In questi giorni l'arco della crisi non si limita al nordafrica, in Libano il governo Hariri è stato abbattuto dagli hezbollah che stanno tentando di comporre un esecutivo marionetta. La situazione è precipitata dopo il deposito da parte del tribunale internazionale delle prove sui colpevoli dell'assassinio del padre di Hariri, i documenti non sono stati ancora resi noti, ma non è un mistero che i prinicipali sospettati siano gli hezbollah con gli appoggi di Iran e Siria.

Lontana geograficamente, ma simile nelle proporzioni, è la crisi pakistana, gli integralisti, appoggiati da parti dei servizi segreti pakistani, gli stessi che portarono al potere i talebani nel vicino Afganistan, hanno approfittato dell'abbattimento del regime dispotico del generale Musharraf e dell'avvento di un governo nato dalle elezioni per diffondersi e rafforzarsi, il governo è debole e corrotto e la relativa stabilità è mantenuta dagli aiuti occidentali nel conflitto interno e contro l'esercito integralista che sconfina dall'Afganistan e occupa diverse aree tribali del Pakistan stesso. Con il tempo i movimenti integralisti islamici si sono inseriti anche nelle organizzazioni che erano scese in piazza sotto la bandiera liberale contro il regime dispostico. Nei giorni scorsi il governatore del Punjab, avversario della famigerata legge sulla blasfemia, utilizzata per condannare a morte cristiani e appartenenti ad altre fedi, è stato assassinato da un integralista islamico. L'assassino è stato accolto come un eroe dalle organizzazioni degli avvocati pakistani, una notizia che fa riflettere come, nel tempo, l'integralismo sappia sfruttare gli spazi che si aprono dopo la caduta dei regimi dispostici.

Questa è la vera partita in gioco, per questo l'occidente trema e non esulta quando i regimi dispotici cadono, per il terrore che l'alternativa sia peggiore.

Roberto Mahlab

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Roberto Mahlab
Amministratore



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Inserito - 14/02/2011 :  18:41:28  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
E se gli avvenimenti subissero una dinamica imprevista?

In Egitto un regime militare semiautoritario, con un militare come Mubarak alla testa, con l'esercito che controlla interamente ogni attività economica del paese, è stato per il momento sostituito da un regime militare semiautoritario, gestito direttamente dai generali dell'esercito. Certo ci sono le promesse di convogliare il paese in futuro verso elezioni, ma comunque la rivolta non è stata "democratica", ma anarchica, non c'era un capo, non c'era un partito, non c'era un Lech Walesa che proponesse un sistema di governo diverso dall'attuale e infatti la piazza sta sgomberando senza un sistema di governo diverso dall'attuale, le promesse dei militari di oggi sono le stesse di Mubarak dell'altro ieri. Sotto la pressione della piazza è caduto il simbolo del sistema, ma non è caduto, ancora, il sistema, i militari hanno in mano il potere economico e non appare esserci ragione per cui non condizionino il futuro per mantenere tale potere economico.

Allora che cosa è macato perchè la rivoluzione fosse veramente democratica, nel senso di una pronta sostituzione di un regime con una lista civica rappresentante i diversi partiti che pilotassero il paese a elezioni libere? Notiamo che non esiste tale lista e che è l'esercito che dice di volersi occupare di pillotare il paese a elezioni libere. Quello che è mancato è una coscienza preesistente di struttura democratica, come per esempio c'era nei paesi dell'est europeo alla caduta del comunismo, non erano semplici folle, c'erano capi di movimenti democratici che gestirono direttamente le elezioni per diventare parte delle democrazie dell'occidente, non in contrapposizione con le democrazie dell'occidente, non ci fu bisogno di "transizione", per quale motivo esiste la transizione in Egitto, per quale motivo i civili non hanno preso il potere, per quale motivo non esiste un gruppo referente che abbia sostituito i militari o li abbia, quantomeno, affiancati nella gestione della transizione?

Ma è mancato anche il luogo di origine. Mi spiego, se l'occidente avesse finanziato per tempo i movimenti liberali, che sono finiti tutti in prigione sotto Mubarak e sotto gli altri leaders filoccidentali del mondo arabo, la caduta di un autocrate sarebbe stata immediatamente seguita dall'insediamento di un governo civile, in Egitto siamo come detto in altre condizioni e con addirittura la possibilità che un movimento totalitario quale i fratelli musulmani metta una pesante ipoteca sul futuro libero del paese. E allora quale avrebbe dovuto essere il luogo di origine della rivolta?

L'Iran.

L'errore madornale dell'occidente è stato non appoggiare lo scorso anno senza se e senza ma gli studenti e i democratici iraniani in piazza contro il regime, se il primo a cadere fosse stato il regime iraniano, che non sarebbe stato sostituito per la "transizione" dall'esercito, ma direttamente dai partiti e dai leaders democratici, il domino della rivoluzione nel mondo arabo e musulmano sarebbe stata ancora più veloce, con un esempio positivissmo, l'abbattimento non solo della tirannia ma anche di una tirannia integralista e le rivoluzioni nel resto del mondo musulmano o arabo sarebbero state anch'esse contro non solo le autocrazie ma anche certamente senza alcuno spazio per gli integralisti.

Allora cosa fare adesso per riuscire a convogliare verso un orizzonte democratico veritiero i movimenti popolari che abbattono gli autocrati nei paesi arabi o musulmani?

Appoggiare senza se e senza ma, appoggiare a fondo, senza aver paura di dirlo, senza le titubanze che ha avuto l'occidente lo scorso anno, i movimenti di rivoluzione in Iran. Se cade il regime integralista e prende il potere in Iran davvero il popolo già organizzato in partiti liberali e democratici, lo tsunami del mondo islamico diventerà alleato dell'occidente.

In queste ore ci sono scontri nelle strade di Teheran, se il presidente Obama ha davvero compreso dall'errore del passato, se davvero vuole cavalcare non un putsch militare che ha sostituito un altro governo militare come in Egitto, allora deve dichiarare che gli Stati Uniti sono al fianco dei rivoluzionari iraniani, esattamente come ha fatto dichiarando che gli Stati Uniti sono a fianco dei rivoluzionari egiziani, al loro fianco fino alla caduta del regime, con tutto il peso finanziario e morale degli Stati Uniti.

Questo sarebbe il gesto che salverà non solo i paesi arabi, ma condizionerà in senso positivo e sicuramente democratico lo sviluppo del movimento rivoluzionario in corso in tutti i paesi islamici.

Il mio sogno sarebbe vedere il presidente Obama in televisione stasera, nel suo più drammatico e più coraggioso dei discorsi di appoggio incondizionato e attivo alla rivoluzione iraniana, se lo fa, significa che non si è lasciato condurre in contropiede dagli avvenimenti egiziani, ma che li ha utlizzati al meglio.

Roberto Mahlab

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