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Roberto Mahlab
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Inserito - 25/02/2010 :  22:36:20  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
Massimo Caprotti è un uomo che irradia concentrata serenità e ci accoglie nella sede del Banco Alimentare di Muggiò mostrandoci con emozione gli scaffali colmi di ogni tipo di alimento donato dalle strutture più varie e custoditi dei capannoni e che ogni giorno vengono distribuiti tra i bisognosi. "Negli ultimi tempi sono aumentati coloro che non posso permettersi le primarie necessità, segno che la crisi economica continua a mordere", ci racconta.

Insieme alla titolare di una delle aziende che seguono il progetto di Concerto di Sogni, ci accomodiamo nel suo ufficio per l'argomento dell'incontro, l'Africa e in particolare l'Uganda dove Massimo Caprotti ha operato a Kampala un paio di anni con la delegazione dell'Avsi, una associazione di volontariato internazionale per gli aiuti umanitari, "un giorno mia moglie ed io abbiamo deciso che era giusto cambiare così la nostra vita".

L'ottanta percento del prodotto interno lordo dell'Uganda è creato dalle organizzazioni internazionali, la sola Avsi dà lavoro a trecento persone. Nei paesi africani in crisi a causa dei conflitti endemici, le nazioni dell'occidente erogano aiuti attraverso le organizzazioni di volontariato e intere economie si sostengono direttamente o indirettamente grazie a queste forme di assistenza.

Il sud dell'Uganda è la parte ricca del paese che guida il governo, gli africani o la parte della società di origine indiana e inglese, grazie alla possibilità di studiare, compongono l'elite del paese e diventano avvocati e politici.
Nel nord invece lo stato centrale conta fino ad un certo punto, il territorio è nelle mani delle tribù, una zona che sovente è stata sulle prime pagine dei giornali che narravano dell'esercito dei bambini arruolati con la forza dal feroce e pazzo capo del Lra (Lord's Resistance Army), una organizzazione armata che ha tenuto sotto scacco l'esercito regolare per anni. In questi ultimi mesi il conflitto si è affievolito e i ribelli si sono ritirati oltre i confini del Congo e del Sudan.

La popolazione del sud dell'Uganda è di fede protestante o cattolica, grazie soprattutto ai missionari comboniani, al nord la fede predominante è quella cattolica. La penetrazione dell'islam è stata assai ridotta, nonostante gli oscuri anni della tirannia di Idi Amin, pur esistendo una minoranza musulmana impregnata di animismo.

Le capanne dei villaggi africani sono rotonde, infatti la tradizione locale narra che lo spirito maligno si nasconde negli angoli e una costruzione rotonda non ha angoli.

La disperante percentuale degli insegnanti è di cinque ogni ottocento bambini, Massimo Caprotti sottolinea che la prima emergenza è l'educazione, tutti gli aiuti umanitari sono inutili senza un sistema educativo all'altezza del compito.

Le organizzazioni umanitarie sono attive al nord del paese con progetti di emergenza quali i pozzi, le coperte, il sapone, il cibo.
Nel sud gli interventi sono concentrati piuttosto in progetti educativi, nel recupero dei bambini soldato, nei corsi di formazione per gli insegnanti.

Ma qual è la ragione di questa emergenza senza fine in un paese in cui il maggior killer è l'Aids? La questione è culturale, ci spiega Massimo che conferma le conclusioni del famoso articolo del New York Times del 23 agosto 2009 sul ruolo positivo delle donne e sulla scarsa partecipazione degli uomini allo sviluppo umano nei paesi più poveri.

L'equazione è semplice, quando i soldi sono nelle mani degli uomini, vengono utilizzati per comprare la birra. Nelle zone arretrate dell'Uganda le donne coltivano i campi, gli uomini, un tempo cacciatori, non fanno nulla, stanno seduti sotto le piante.

Il microcredito è al novanta percento orientato verso donne.

E' elevatissimo l'abbandono scolastico tra le donne per dedicarsi al lavoro nei campi o perchè esse vengono promesse spose fin da giovanissime, la famiglia allargata è comune perchè si dimostra una necessità, quando la madre lavora i figli sono seguiti dalla zia, dalla nonna. La poligamia è diffusa, gli uomini hanno i media due o tre famiglie in giro.

Le associazioni internazionali propongono progetti autosostenibili e la maggioranza delle entità o organizzazioni locali che collaborano sono costituite da donne. Mentre agli uomini vengono in generale proposte mansioni di manodopera, alle donne si propongono corsi commerciali, l'obiettivo è creare una società in cui gli appartenenti stessi ad essa trovino il motivo di darle sviluppo.

Nel 1996 i ribelli del Lra attaccarono la scuola di St Mary, le suore poco poterono per impedire che oltre cento ragazze venissero rapite e arruolate a forza nell'esercito del pazzo capo dell'organizzazione, la drammatica e violenta epopea delle adolescenti è narrata dalla giornalista Els De Temmermann nel libro "Le ragazze di Aboke" da cui è stato tratto un film con Uma Thurman.
Una delle ragazze si chiama Agnes Ocitti e infine riesce a fuggire agli aguzzini in modo rocambolesco, la disperazione le ha dato la forza di salvarsi e successivamente la costanza di studiare per rendersi utile al suo paese e oggi è avvocato.

"Queste sono le storie delle vere 'africane'", mi dice con amarezza Massimo, "non ci sono solo quelle che si preoccupano del velo".

Donne schiavizzate dai signori della guerra in Africa, donne schiavizzate dal burqa nei paesi integralisti, la chiave della salvezza e dello sviluppo economico e democratico è proprio la fine della persecuzione delle donne. Dove la donna è perseguitata, la società si arena, dove le viene permesso di partecipare, la donna emerge e modifica la società.

La donna è direttamente la chiave dello sviluppo presente e indirettamente di quello futuro, perchè essa è la fonte dell'educazione dei figli, "è la fatica di aver custodito un figlio dentro di sé che le dà la forza di custodirlo dopo la nascita, di insegnargli a diventare uomo, l'educazione è lo strumento affinchè il bambino possa cominciare a pensare. L'educazione al posto dell'indottrinamento". Questa è la splendida conclusione della titolare dell'azienda che mi ha presentato Massimo Caprotti che aggiunge "il senso è buono di per sé", quando gli porgo i miei complimenti per la sua ricerca del senso dell'esistenza.

Roberto Mahlab

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