Il segno della croce, una breve preghiera e, ciondolando in precario equilibrio, si era avviata verso la cucina.

“Un caffè è quello che ci vuole” pensò Pierina prendendo le scatole delle medicine per la consueta dose mattutina.
“La prima a digiuno “ si disse, ingoiando quella in pole position mentre prendeva la macchinetta del caffè.

“Lo faccio forte, così non m’annacqua il latte” e continuò a premere la polvere di caffè col cucchiaino; quindi avvitò la moka e accese il gas.

La fiammata fu improvvisa e l’odore dolciastro del gas si diffuse nel cucinino insieme a quello dei suoi capelli bruciacchiati.

“Santi benedetti! Per poco non diventavo una torcia umana....” si disse ad alta voce con il cuore che le tumultuava in petto. Ringraziò Dio per lo scampato pericolo e si mise a sedere.
O meglio , avrebbe dovuto sedersi se sulla sedia non ci fosse stata la sua gatta Miù, fedele compagna da oltre dieci anni, con problemi di udito, artrosi e soprattutto, con un buon carattere nei giorni giusti.

E quella mattina era un giorno “no”.

Apriti cielo: la gatta, miagolando come un’ossessa sia per lo spavento, sia per il dolore alle ossa, si difese artigliando le terga che la stavano schiacciando.
A Pierina, il dispiacere per la gatta durò poco.
“Stupida gatta che ti trovi sempre dove non devi” urlò massaggiandosi un fianco, accingendosi verso il bagno per disinfettarsi.

“ E due..” pensò.
La porta del bagno era socchiusa.
Accese l’interruttore con un gesto di stizza e lo scoppio della lampadina la investì con una pioggia di frammenti di vetro.