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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 La mongolfiera.
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riccardo resconi
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Inserito - 27/07/2009 :  21:56:51  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a riccardo resconi
La mongolfiera.

Quel giorno era perfetto.
Il vento soffiava dalla direzione giusta.
Sarebbe stata la gara migliore della mia vita, ne ero certo.
Mi allenavo da parecchio tempo e non potevo mancare quella vittoria. Quella che dovevo affrontare era una competizione che avveniva ogni due anni nello stato dell’ Arizona.
La cosa mi eccitava, ma ancora di più mi facevano gola i diecimila dollari che erano stati messi in palio dall’associazione.
Avrei potuto finalmente sistemare la mia tana.
Vivevo in una zona dismessa dall’esercito che avevo comprato per qualche migliaia di dollari.
In realtà solo un pazzo sarebbe potuto andare a vivere in pieno deserto. Quello ero io.
Cinque anni prima era morto il mio vecchio e mi era rimasto solo il cane ed una vecchia automobile.
Non avevo legami particolari e quindi caricai il poco che possedevo sulla mia Oldsmobile del 56’, e partii in cerca di una non ben precisata cosa.
Quando mi ritrovai con la macchina che sparava fuori fumo come una vecchia locomotiva , in pieno deserto, le imprecazioni salirono al cielo. Quella macchina l’aveva vinta il mio vecchio in una partita a poker anni addietro. Ma non era mai stata un grand’affare.
Mi girai in cerca di qualche stazione di servizio ma a vista d’occhio non c’era veramente nulla, a parte cactus e serpenti sonnolenti.
Un vecchio cartello indicava che la città di Globe distava solo qualche chilometro.
Legai il mio cane al guinzaglio e di buon passo raggiungemmo la cittadina.
Più che una cittadina sembrava una di quei allestimenti fantasma creati per girare film western. Quattro case ai lati della strada, una stazione di servizio e una tavola calda.
Entrai e bevvi qualcosa di fresco, quel giorno era veramente torrido.
Il meccanico era seduto in un angolo su di uno sgabello di pelle rosso. Barba incolta e sguardo di colui che vede uno sconosciuto e si domanda; ma che ***** ci fa uno straniero in un posto come Globe.
I dubbi si dissolsero da li a poco.
Dopo aver concordato sul prezzo, salii sul carro attrezzi per raggiungere la mia macchina.
Nel viaggio di ritorno domandai per curiosità se in quella zona ci fosse qualche abitazione da acquistare, e che avesse anche intorno a lei un’aerea piuttosto grande.
Anche questa volta lo sguardo completamente stupito del mio interlocutore fu evidente.
Le parole stentavano a venire fuori, ma di sicuro pensò,questo è pazzo. Trasferirsi in pieno deserto?
Assecondandomi e pensando che scherzassi, mi indicò con il dito della mano destra un puntino nel deserto.
Lo si poteva notare solo avendo una buona vista, ma la torretta di avvistamento di color argento brillava al sole in maniera forte.
Quella vedi straniero e’ un’aerea che può fare al tuo caso.
Apparteneva anni fa all’esercito ma ora e’ in vendita.
Ci fermammo alcuni minuti col carro attrezzi lì davanti.
Il cartello con scritto “ FOR SALE” e un numero di telefono completavano il quadro della situazione.
Ebbi le chiavi alla fine dell’estate.
Avevo dovuto aspettare un po’ di tempo, ma nel frattempo avevo soggiornato nel retro della stazione di servizio.
Ed io e James divenimmo amici.
Quando entrai dal cancello, una folata di vento caldo mi assalì.
La polvere era dappertutto e sterpaglia rotonda volava all’impazzata trascinata dal vento stesso.
All’interno due hangar, che avevano ospitato gli aerei da trasporto, e un edificio ad un piano dove avevano avuto posto gli uffici.
Su quest’ultimo feci il grosso dei lavori, essendo il posto dove intendevo dormivo e dove studiare, per affinare le conoscenze delle tecniche ascensionali.
Tutto intorno il deserto.
Luogo ideale per quello che dovevo compiere.
La mia passione più grande era il volo.
Il mio vecchio aveva ostacolato questo, perché lo considerava da smidollati e da ricchi snob.
Faticai non poco per fargli capire che avrei potuto pagare quel mio hobby, lavorando duro.
E cosi feci.
Durante il giorno lavorando presso una ditta di trasporti come magazziniere e di sera nel locale di Toni, un italoamericano, facendo il lavapiatti.
Andai a Phoenix a comprare la mia prima mongolfiera.
Il negozio specializzato ne aveva talmente tante, che dopo il primo quarto d’ora ero completamente frastornato.
Un pallone attrasse la mia attenzione.
Era coloratissimo, ma aveva anche cucito un disegno della stella polare color oro.
Per la cesta ed il bruciatore, mi ero dovuto accontentare dei pochi soldi che mi erano rimasti, ma uscii dal negozio raggiante.
Le mie prime ascensioni non furono da manuale.
Avevo fatto poche ore di volo per poter dire che ero bravo.
Ma avevo dalla mia parte la passione.
Adoravo tutto quello.
La sola preparazione era un momento magico.
Avveniva di solito la mattina presto.
Infatti la spinta ascensionale maggiore la si aveva quando la temperatura esterna rispetto a quella contenuta nel pallone era molto differente.
Piegata la cesta e adagiato il pallone, iniziavo a immettere gas col bruciatore al suo interno. E dolcemente prendeva forma.
Salito sulla cesta, tramite una cordicella davo gas e solo con un breve sobbalzo staccavo da terra.
Da lì con brevi colpi, salivo in quota.
Era sorprendente.
Tutto quello che era a portata di mano, si allontanava divenendo minuscolo, stentando a riconoscerlo una volta su.
In alto il vento regnava.
Lui che mi permetteva di poter rimanere in volo e dì poter variare la direzione.
Era bello il mio paese.
Con le giornate di sereno si potevano vedere anche i confini con il Nuovo Messico e la California.
Ma senza andare così lontano, la Monument Valley e il fiume Colorado erano lì a portata di mano.
I loro colori mutavano al solo spostarsi del sole.
Anche la Mogollon Rim o il cratere Barringer (sito di ritrovo di meteoriti) si stagliavano sul territorio, in tutta la loro imponenza.
Seppi del raduno e della competizione dalla radio gracchiante che possedevo. Dovevo decidermi a cambiarla.
Mi iscrissi, ma avevo solo un mese per potermi preparare.
Sapevo che ci sarebbero stati equipaggi di varie nazioni ed anche molto forti.
Avevo anche bisogno di un copilota e chi meglio di James.
Ma tutto quello non mi spaventava o almeno così credevo.
Quel giorno era perfetto. Il vento soffiava dalla direzione giusta.
Bisognava compiere un giro che racchiudeva un perimetro di circa venti chilometri quadri, nel minor tempo possibile e cercando di atterrare il più vicino possibile al punto di partenza.
Questo avrebbe portato maggiori punti, avvicinandomi al traguardo dei diecimila dollari.
La gara ebbe inizio.
Avevo una paura fottuta, quindi mi rimangio quello detto in precedenza.
La capacità di quei piloti la si vedeva lontano un miglio.
Solo un pazzo come me avrebbe fatto quello che stavo facendo.
Uno schiaffo alla nuca da parte di James, mi riportò alla realtà.
-Diciamoci dentro, disse-
Partimmo e subito la fortuna non fu dalla nostra parte. Una brusca folata di vento ci spostò di almeno un chilometro dalla nostra direzione.
Riprendemmo poco dopo la corrente giusta.
Ogni tanto guardavo in alto la mia stella polare, mi dava coraggio.
Mi sentivo felice lassù, e nella mia completa pazzia ormai pensavo che anche se non avessi vinto, sentirsi come Icaro a quota tremila mi rendeva l’uomo più fortunato del mondo.
Avrei tanto voluto che mi padre mi vedesse, ma forse il suo sguardo dall’alto si posava sul mio.
Certo e che impiegammo circa un minuto di più dell’equipaggio francese, ma e’ altrettanto certo che atterrammo noi con la maggiore precisione dal punto di partenza.
Trepidanti attendemmo il responso.
_Primi classificati: l’equipaggio “Stella Polare”.
Eravamo noi.
James iniziò a fare capitomboli da funambolo, io incredulo mi ritrovai a guardare e riguardare l’assegno da diecimila dollari.
Vinsi altre gare in seguito. Ma con i miei allievi.
Una parte di quei soldi mi era rimasta attaccata e avevo messo su una scuola di mongolfiera.
Riuscii a trasmettere la passione ai ragazzi.
Un giorno guardando il deserto mi domandavo cosa poteva farmi felice.
Volare sulla mia mongolfiera, la mia terra, la mia donna.
Ah si James, anche una birra fresca, lanciamene una.

patapump

   
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