In un paese lontano chiamato Machilandia, situato proprio là dove la terra e il cielo si toccano, viveva Marilina con i suoi genitori. Marilina non è una bambina, ma una bella macchinina, la mamma una dolce millecento di serie e il babbo un bel pikup. Con loro viveva anche il nonno, un vecchio Topolino ormai fuori produzione.
Come tutte le mattine Marilina faceva colazione, ma anziché bere olio lubrificante come tutte le compagne della sua età, lei mangiava una bella tazza di latte con biscotti. I suoi genitori erano molto preoccupati.
- Le macchinine della sua età sono già svezzate da tempo. – diceva la mamma
- Abbi pazienza vedrai che presto si berrà una bella lattina d’olio. - la consolava il marito
La strada per la scuola era in salita e Marilina la faceva sempre canticchiando, con suo il piccolo motore.
- Marilina, Marilinaaa aspettami. – Trattorino arrancava sbuffando, un fumo nero e nauseabondo usciva dal suo tubo di scappamento.
- Ehiii, ma cosa hai mangiato stamattina? – chiese Marilina tappandosi il naso.
- Adesso vado a nafta. – rispose orgoglioso – come il mio papà.
Marilina non disse nulla, ma di sicuro la nuova dieta non aveva migliorato l’aspetto di Trattorino che rimaneva sempre goffo e balbettante.
- Allora sarai contento!
- Certo Marilina da stasera ho un parcheggio tutto mio, con tanto di tettoia. E tu? Sei passata a benzina?
- Non digerisco la benzina mi sta tutta sul radiatore.
- Ohhh, ma allora cosa mangi?
- Latte e biscotti!
Trattorino spalancò i fari e si mise a ridere, ma a ridere così tanto da tossire ammorbando l’aria.
- Ahahahh latte e biscotti, latte e biscottiiiii
La sorpassò cantilenando e con i libri sul sedile la precedette sulla strada di scuola.
Quel chiacchierone di Trattorino doveva aver spifferato a tutti la notizia, infatti appena Marilina giunse a scuola tutta la guardavano in modo strano, gomitate con le portiere, sussurri da un finestrino all’altro.
- Avete sentito, mangia ancora latte e biscotti, che vergogna!
Marilina ci rimase molto male, e pensare che aveva provato molte volte a bere benzina, suo padre aveva cercato fra le migliori qualità dalla Super alla Verde, ma non c’è stato nulla da fare, Marilina le buttava fuori.
La lezione era tutta incentrata sulla frizione, il freno, il senso di marcia ….ma Marilina pensava alla sua bella tazza di latte e biscotti e poi a scorazzare sul prato davanti casa.
La sua compagna di banco, Citronella Berlingo si mise chiacchierare con i vicini, ignorandola del tutto. E si vantava.
- Sapete la novità? Tra una settimana parto, vado nel mondo degli umani, pare che il mio tipo sia molto richiesto. – lo disse agitando gli specchietti laterali.
Mormorii di invidia si levarono un po’ dappertutto. Il mondo degli uomini era il sogno di ogni macchinina, anche Marilina aveva fantasticato su come potesse essere. Ogni macchina che era partita non era più ritornata, segno evidente di quanto si stesse bene e fosse bello vivere in quel luogo così lontano.
- Non ti spiace lasciare i tuoi genitori? – osò dire.
- Verranno anche loro vogliono tutta la famiglia.
Finalmente la campanella mise fine al supplizio di Marilina, tutti la superarono sgommando e ridacchiando e lei con il suo lento ciuf ciuf al sapore di panna si trovò sola sulla strada per casa.
- Mamma. – esclamò mentre faceva i compiti. - Anch’io un giorno andrò fra gli uomini?
- Mia cara – le rispose – gli uomini vogliono macchine che vanno a benzina. Tu rimarrai qui con noi a Machilandia.
Questa prospettiva a Marilina non piaceva affatto e si mise a pensare cosa fare. La fuga sembrava, al momento, l’unica soluzione, ma era necessario organizzarla per benino.
Incominciò ad osservare e cronometrare i tempi impiegati dagli autocarri “portavetture” in attesa del momento opportuno.
Vide Citronella e tutta la famiglia Berlingo salutare gli amici e partire cantando con i motori insieme ad altre macchinine. Ora doveva solo aspettare il momento opportuno.
Le lezioni erano finite ed erano iniziate le lunghe e, per Marilina, interminabili vacanze. Così prese l’abitudine di recarsi al Piazzale Grande di Machilandia e vedere la partenza delle macchine verso le città degli uomini.
Fece amicizia con Giacomo-giacomo uno degli autocarri portavetture. Gli fece un sacco di domande, su come erano gli uomini e sulle loro città.
- Noi siamo importanti per gli uomini, direi indispensabili, alcuni ci trattano bene e altri no, le loro città sono grandi e le distanze lunghe per questo motivo hanno bisogno di noi. – diceva Giacomo-giacomo
- Oh come vorrei anch’io poterci andare un giorno! – sospirava Marilina.
- Cosa te lo impedisce?
Marilina si guardò bene dal dirgli che andava solo a latte e biscotti, e così gli raccontò di dover ancora finire gli studi.
A volte le occasioni capitano quando meno ci si aspetta, e così un bel giorno, Giacomo-giacomo si lamentò delle poche vetture che avrebbe trasportato.
- E’ per via della crisi, dicono gli uomini così ci rimetto anch’io! – e, brontolando si appisolò.
Marilina ne approfittò, salì non vista sul rimorchio e si nascose sotto un telone.
Che emozione quando Giacomo-giacomo si mise in moto le sue piccole candele facevano scintille, ma se ne stette buona buona per tutto il tragitto.
Era sera quando giunse a destinazione, attese tutte scendessero e poi sgusciò da sotto il telone per mettersi in fila dietro le altre macchine.
La scritta era imponente.