Lungo le pareti dei corridoi delle scuole nella metà degli anni cinquanta era comune vedere manifesti che invitavano i bambini a diffidare dal raccogliere da terra oggetti come penne , bamboline, ecc. perché - e il disegno non lasciava dubbi all'immaginazione - si correva il rischio di morire per lo scoppio di un ordigno.Ma a volte la curiosità era più grande della prudenza….
E proprio ad una sconosciuta bambina morta in questo modo il regista Avati dedica il film che, com'è suo solito, dirige con garbo e semplicità.
Molto brave le attrici Angela Luce e Marisa Merlini nella parte delle due vecchie zie del protagonista, un sorprendente Antonio Albanese che per avere la lode non avrebbe dovuto parlare con l'accento simil-settentrionale.
Molto dignitosa anche la prova della Ricciarelli, la cui umiltà nel proporsi nella parte della vedova la rende credibile, al contrario di Neri Marcorè che non riesce ad aderire al suo personaggio negativo; infatti, la sua faccia stralunata e bonacciona non si adatta alla spregevolezza del soggetto.
Musica di Riz Ortolani. Da gustare come la solarità delle campagne delle Puglie.