Un inizio intrigante, sottolineato dalle note del bellissimo pezzo di Tom Waits, che con la con la sua voce carica di pathos, ben interpreta il sogno ricorrente del protagonista, un poeta stralunato e distratto, con la fissazione di un amore non corrisposto.
Nell'insieme è un film gradevole, in cui Benigni usa abbondantemente gli stessi ingredienti - sentimenti del cocktail usato per "La vita è bella" ; peccato per l' eccessiva sottolineatura della macchietta del poeta.
Forse il momento più bello del film è quello tragico in cui Attilio/Roberto, ormai quasi senza speranza nella guarigione di Vittoria/Nicoletta, recita il Padre Nostro.
Un plauso alla Braschi: la sua interpretazione nel letto dello scalcinato ospedale di Bagdad, con gli occhi chiusi, senza aprire bocca, rigida e in coma è da Oscar.
Si, da "O..scarrafone che è bello a' mamma soje" ( cioè solo a Benigni).
Ophelja