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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 In viaggio verso l'oblio
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alice
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Inserito - 12/04/2005 :  16:07:55  Mostra Profilo  Visita la Homepage di alice Invia un Messaggio Privato a alice
Aprii gli occhi, la stanza era volutamente buia e deserta, dalla finestra penetrava un solo spento brandello di luna, una luna sottile e ficcanaso che cercava di capire, scorgere le origini dell’oscuro rito che stavo minuziosamente preparando. Mi infilai tra le pesanti coperte invernali, con addosso solamente la biancheria e dei sottili pantaloncini scuri, per cogliere sulla pelle tutto il tepore delle coperte, strette a me, come il mio corpo disteso sul cuscino immobile, inerte alle mie mani, che lo stringevano, lo rivoltavano, lo picchiavano, senza riuscire a turbarlo. Capii che ormai avevo perso la mia identità. Mi strinsi a lui senza capirne il motivo, piangendo lacrime amare, in silenzio, per non dover ascoltare i miei stessi singhiozzi e per riuscire meglio a compiere l’atto supremo: addormentarmi.
Ogni giorno diventava più dura sopravvivere ai ritmi, ai suoni, ai volti delle persone che avevo intorno, persino il fruscio delle voci sembrava un grido tremendo che le mie orecchie non riuscivano più a sopportare. Mi isolavo sempre più in cerca del dolce silenzio che riusciva sempre a cullare i miei pensieri, quei pensieri che serbavo gelosa nel mio cuore affinché nessuno potesse scorgerli o rovistarli in cerca di un barlume di vita, perché ormai non ne restava nulla, nelle vene non scorreva più la linfa vitale di un tempo, al suo posto era comparsa l’apatia, mescolata, impastata, con il mieloso fluido di una caffeina che riusciva a malapena a nutrire la mia mente, affaccendata nelle sue riflessioni; pesanti, come macigni sulla mia anima.
A volte mi sedevo sulle scale di casa mia a guardare la luna con un’assoluta disperazione dentro, come chi a metà del suo cammino si rende conto di non avere niente da raggiungere; neanche il dolore sprigionato dal mio pugno fatto a pezzi contro il muro riusciva a darmi in bocca il sapore della realtà, una realtà spesso crudele e spietata che però era sempre stata davanti ai miei occhi, così che mai l’avessi potuta perdere di vista.
Viaggiavo come un fantasma in un mondo non più mio, ogni cosa diventava aria, tanto che non notavo più le forme, i colori e tutto ciò che esigesse attenzione da parte mia, anche la luna diventava solamente luce ai miei occhi, guardarla non dava lo stesso brivido, lo stesso tripudio di emozioni di un tempo, continuai a darle importanza più per abitudine che per vero interesse… una sola cosa mi teneva in vita: il disgusto per la mia totale assenza di personalità, non mi sentivo nessuno, non riuscivo ad inserirmi in una categoria sociale, ero stata una fumatrice, una scrittrice, una musicista da quattro soldi, una dark, una skater, una brava ragazza, una religiosa, una catechista, una studentessa teppistella, l’amica sempre disponibile, l’eterna incavolata e varie altre cose di cui non ho fortunatamente memoria, il bivio più grande della mia vita era lì per essere affrontato… ed io non sapevo da che parte stare, mi stavo giocando tutto ciò che ero riuscita a ricostruire dalle disastrose ceneri del passato e non sapevo davvero cosa fare, nelle orecchie risuonavano le parole di mio fratello, quel “…ma a te piacciono gli uomini?” e quel “…non sarai mica dell’altra sponda?” suonavano pesanti come un’accusa, un’altra pugnalata, che poteva essermi risparmiata almeno da mio fratello. Non sapevo cosa ero, forse non lo avrei mai saputo, ma l’idea di dover affrontare tutta quella strada in salita mi terrorizzava, avrei avuto contro tutta la mia famiglia, il mio paese… e me stessa; a quel punto decisi che non c’era più bisogno di capire, di decidere, non potevo permettermi di essere diversa, avrei tenuto lontano i miei pensieri a costo di implodere per il dolore, era la sola soluzione, non potevo, non avevo i mezzi sufficienti per sopravvivere in quel mondo ostile. Un giorno qualsiasi presi il mio coraggio e mi incamminai per la strada che mi era stata indicata, quel cammino che avevo interrotto quando mi ero accorta di non avere idea di dove stavo andando.
La felicità va ricercata giorno per giorno in ciò che abbiamo, soprattutto nelle piccole cose, che riescono sempre a stupirci, a farci sorridere, a commuoverci… se avessi avuto il coraggio di urlare al mondo che ero diversa, che volevo anch’io un piccolo spiraglio di felicità, non sarei qua a scrivere com’è difficile mentire a se stessi così a lungo, ormai il mio tempo è passato, non mi resta molto da vivere, proprio ora trovo il coraggio di gridare a quel mondo mi avrebbe rifiutata che anche il nostro è amore, anzi… forse è più doloroso del vostro, perché il nostro essere diversi ci impedisce spesso di amare chi non è come noi anche quando il sentimento è incontenibile. Ora che mi sto spegnendo lancio questo sassolino nel lago del vostro orgoglio e l’unica cosa di cui mi rammaricherò e di non poter vedere l’acqua incresparsi sotto il sottile peso della provocazione.


Alice

   
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