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Inserito - 24/12/2004 : 03:36:00
Perché il premio ad Angelica e Samar? La giuria ha assegnato il premio di 5.000 euro per la “Libertà e promozione dell’uomo” all’educatrice israeliana Angelica Calò Livné e alla direttrice di orfanotrofio la palestinese Samar Sahhar. La giuria era composta da: Franco Mascia (presidente di Difendiamo il Futuro Sardegna), Mario Mauro (presidente di Difendiamo il Futuro), Giorgio Vittadini (presidente Compagnia delle Opere), Luigi Amicone (direttore Tempi), Antonio Socci (vicedirettore Rai Due), Renato Farina (vicedirettore Libero), Alessandro Maida (Rettore Università di Sassari), Cosimo Filigheddu (inviato La Nuova Sardegna), Antonello Arru (presidente Fondazione Banco di Sardegna), Giampiero Farru (presidente CSV Sardegna Solidale), Roberto Perrone (inviato Corriere della Sera), Ubaldo Casotto (vicedirettore Il Foglio), Pierluigi Battista (inviato La Stampa). Nella drammatica storia di Abramo - che è alle origini di tutti noi - si legge che il patriarca, davanti alla prospettata distruzione di Sodoma, si lanciò in una vertiginosa trattativa con l’Onnipotente. Fino a ottenere da Lui che la città non fosse distrutta se vi si fossero trovati dieci giusti. Aleksandr Solzenicyn, evocando questo episodio biblico in un suo racconto, La casa di Matriona, conclude che proprio quella donna, Matriona, era colei grazie alla quale il villaggio poteva esistere. Ho voluto ricordare queste due immagini perché sono quelle che a me vengono sempre in mente quando penso ad Angelica e Samar. Una città, un popolo, una nazione, uno Stato, non sono solo entità politiche, istituzionali, economiche. Si dissolverebbero se fossero solo questo. Hanno bisogno di un’anima che dia loro vita. Per chi si sia imbattuto nei volti di queste due donne, nelle loro storie, appare evidente che esse fanno emergere l’anima luminosa dei loro popoli. Il fatto che esistano persone come loro significa che il Buon Dio ha un progetto buono per i loro due popoli, che hanno una speranza, che hanno un destino di pace. E che ce l’hanno insieme. Per chi abbia colto la luce dei loro occhi e la luce che rappresentano per i bambini e i giovani vulnerati dal dolore con cui vivono e lavorano - vivendo entrambe una maternità spirituale che è forse ancora più grande della pur grandissima maternità biologica - risulta chiaro che odio e violenza non sono l’ultima parola sul mondo. Non c’è una maledizione su quella terra che ha dato tanto alla storia umana, non c’è una maledizione che condanna tutto e tutti alla distruzione. Si ritiene sempre che siano le élite politiche a dover risolvere i problemi. Ma invece quello che è veramente decisivo, su tutto, è ciò che viene seminato nei cuori, soprattutto nei cuori dei bambini, nelle anime dei giovani. Angelica e Samar sono delle silenziose seminatrici di umanità, quindi sono il volto della speranza. Penso che il Buon Dio vedendo i volti di persone come loro benedica i loro popoli. Antonio Socci
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