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 Lontano, dagli occhi della gente, sento una musica
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emofione
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Inserito - 06/12/2004 :  19:10:18  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a emofione
Lontano, dagli occhi della gente, sento una musica che suona.

Nando è in ritardo anche stamani, sono le 9 e 10 abbondanti e non ha ancora raggiunto la sua postazione di lavoro.
Ha occhi stanchi, cerchiati dal tempo, pieni di piccole lacerazioni ed infinitesimali sciupature, che lacrimano la notte e si appannano di giorno, come per volerlo proteggere, a mo’ di ovatta.
Anto lo ha salutato da pochi minuti, un tenero abbraccio, un bacio appena accennato. Lei si trattiene ancora un po’ tra le lenzuola, nel tepore creato dal piumone e dalle loro pelli surriscaldate.
Tra non molto si sveglierà e comincerà anch’essa a lavorare, serena come le capita di solito, lentamente, un pensiero dopo l’altro, senza grovigli, senza intasamenti, poiché la sua materia grigia riesce ad evitare il grigiore del traffico mattutino di un qualsiasi umido insopportabile Lunedì invernale. O almeno così sembra.
Nina sta disfacendo le valigie, gli ultimi indumenti che non ha utilizzato ma che, come le capita ogni volta, ha portato dietro per sicurezza, per non essere presa in contropiede da improbabili caldi tropicali ed altrettanto inipotizzabili geli polari.
Anche lei è serena, addirittura felice. Non si sa quanto durerà ancora, non ha più avuto modo di pensare al suo futuro, ciò che la inquieta maggiormente nell’ultimo periodo.
Mario non si capisce come stia, è sconosciuto ai più, nessuno ha davvero idea di chi si celi dietro quella sua maschera un po’gaglioffa un po’ giusta, un po’ trandy un po’ fintamente demodè. Ma più che altro in pochi hanno avuto voglia di scoprirlo, tranne Nina ovviamente.
Nando si è già rotto le scatole di lavorare a questo giro: i pochi colleghi sono fuori ufficio, il ritmo è blando di questi tempi, e dopo aver composto quel paio di numeri di rito, aver aggiustato quelle classiche due situazioni, aver controllato la posta cartacea e quella elettronica, si accende già la prima sigaretta. E’ un brutto segno, di solito non lo fa mai prima delle undici, lo nauseerebbe addirittura. E’ un fumatore atipico Nando. Si vede che è nervoso. O apatico.
Anto si è di nuovo addormentata dopo aver spento la sveglia, anche stavolta i suoi buoni propositi si andranno a far benedire, ma d’altronde come impedirglielo, è così bella e silenziosa quando sogna, la bocca carnosa e regolare, il naso appuntito e dritto, il delicato ma sinuoso corpo raggomitolato in posizione fetale, la pelle liscia, chiarissima, fresca.
Nina ascolta la musica, mentre finge di tenersi impegnata, rifacendosi il letto, rassettando la cameretta, interessandosi delle quotidiane vicissitudini familiari. Non pensa a niente forse, in questo momento. Ma è situazione rara, abitualmente è un fiume in piena di riflessioni ed intuizioni, ma quasi mai di idee propositive. Se ne duole, ma forse è solo una sua sensazione, ha solamente bisogno di una spinta, di credere di più in se stessa. E’ brillante ed adorabilmente pura.
Mario studia in questo momento, non che sia troppo portato né ispirato, solo che questa è la situazione ideale, quella più consona e normale per un ragazzo come lui. Se la tiene ben stretta per adesso, non è per niente stupido, come del resto non lo sono le persone fin troppo razionali.
Nando non conosce Mario, comincia solo adesso a capire bene Anto, e ha smesso di tentare di comprendere Nina, ora non parlano neanche più, sono lontani, come e forse più di Anto e Mario, che non si sono neanche mai rivolti la parola ne mai lo faranno, probabilmente.
Lontano dagli occhi della gente, Nando sente una improvvisa delicatissima musica che suona, non sa in realtà da dove provenga, né se sia reale, ovvero un parto della sua mente mai guarita. Si alza in piedi di scatto, apre la finestra conscio del fatto che probabilmente riuscirebbe a sentirla anche se si trovasse in un bunker sotterraneo. Anzi che lo perseguiterebbe anche laggiù. E’ bellissima e malinconica, è lontana ma penetrante, quasi impercettibile ma assordante, come un concerto extraterrestre, qualcosa di indescrivibile per orecchie umane, normo-ricettive.
Pensa magari arriva un discovolante, e mi viene a salvare e si sporge con il busto, sempre di più, oltre le tende, oltre il vetro, oltre la finestra.
Anto si sveglia di soprassalto, ha come uno strano presentimento, sente la sua mascella indolenzita, per una volta è toccato a lei digrignare i denti.
E’ colta da una specie di attacco di panico, che però non dura che un attimo, poi, senza pensare, si alza dal letto repentinamente, indossa i jeans, la maglietta senza reggiseno, il restante vestiario, e senza neppure lavarsi i denti, scende in strada. Non sente niente lei, ma prova. Un sentimento puro, bello, adorabile, che sembra aver assunto le forme di inspiegabile intuito.
Nina si è incamminata con la storica bici per le vie del centro, con pedalata sicura ed armoniosa. Berrà un caffè con Mario, Luca ed Edoarda. Stanno progettando l’ultimo dell’anno, vorrebbero qualcosa di tranquillo ma carino ed hanno tutti e quattro tempo sufficiente per pensarci bene.
Sgranocchieranno qualcosina prima del pasto, nel bar dove si ritrovano di solito, quello gestito da un tempo conoscenti adesso incoronati amici.
Neanche Mario, né Nina, né tanto meno gli altri due sentono un bel niente, sono sintonizzati su altre frequenze, modulazioni diverse rispetto a quelle del folle Nando. Solo Anto potrebbe riuscire a captarle, non certo perché pazza, ma solo perché l’amore la avvicina a lui ed è una forza sovrannaturale di cui nessuno conosce fino in fondo le potenzialità.
Adesso Nando vede anche una luce, in alto, di una brillantezza indescrivibile e di un colore universale e sconosciuto. Si sente leggerissimo tutto d’un tratto, poi pensa che proprio quello deve essere il colore ed il calore della musica più bella, di quella più soave, della musica eterna, che non ha limiti né di spazio né di tempo.
Anto sta correndo in quella direzione, non vede niente in alto, ma sente qualcosa gocciolare e riconosce l’odore di quell’anima di cera, che si consuma lentamente al contatto di quella calda invisibile luce. Grida, tenta di raccoglierla, di contenerla con le sue candide e sottili mani, invoca aiuto, si inginocchia e chiede perché, anche se lo sa bene in cuor suo.
Mario sta bevendo un goccio di vino e discutendo divertito con Luca ed Edoarda, in attesa dell’arrivo di Nina, che se l’è presa comoda, stanno dicendo.
Lei è a meno di cento metri di distanza dalla luce, in linea d’aria però. Un soffio di quell’aria la accarezza, solo per un attimo. Sente un freddo leggero, un piccolo brivido le attraversa la spina dorsale, le si posa sullo sterno, le sfiora le labbra. Poi più niente.
Anto non riesce più ad alzarsi, lo farà solo in seguito, ma ci vorrà del tempo. Non può neanche guardare in alto, e del resto non vedrebbe che un cielo grigio, quello di un qualsiasi Lunedì mattina di Nando, ma riesce ad avvertire una tenera stretta, un abbraccio sicuro che non la lascerà più sola.
Nando è felice, sa che qualunque cosa si sistemerà adesso, ora che ha capito ed è stato capito finalmente, ora che gli alieni sono arrivati, ora che può volare in alto, senza mai perdere d’occhio i suoi prati fioriti, quelli che lo hanno accolto in grembo e lo hanno fatto planare sul morbido, quelle splendide diversissime sterrate fatte di grano dorato e bruno, maturo e giovane, sottile e pieno.
Adesso l’alieno ha sostituito Nando, chiude la finestra, torna alla scrivania, riaccende il computer. E’ sereno l’alieno, molto più di Nando. Non si vede, ma è anche parecchio più bello, più puro, più coraggioso, più razionale di lui.
Anto se ne accorgerà, certamente sì. Ma probabilmente il suo inconscio le farà dimenticare l’intera vicenda col tempo, sarà meglio per tutti del resto. Saranno di nuovo felici, un po’ meno passionali forse, ma anche quello con l’incedere dei mesi e degli anni sembrerà normale. E diverrà una splendida amabile donna.
Mario sarà sempre Mario, non ci piove sopra. Del resto è giusto che sia così, non ha né colpe né meriti particolari. Andrà bene, sarà un buon uomo, tutto sommato. O almeno apparirà sempre così alla sua gente.
Nina diverrà anch’essa splendida, lei forse un po’ donna lo è già. Si domanderà sempre, stupita, come abbia fatto Nando a cambiare così in fretta, a calmarsi, a migliorare, a divenire un buon amico, cui chiedere consigli di carattere professionale ma anche personale, tanto adesso non smatta più, tanto adesso sa distinguere bene i ruoli, i contesti, i rapporti.
E Nando vigilerà su di loro, attento, carismatico, svisceratamente ed eternamente appassionato. Innamorato. Reattivo. Mai domo. Forse anche sereno.


   
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