Concerto di Sogni
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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Racconto: "Domenica"

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fania
Domenica

Il trillare della sveglia infrange il sogno di Gloria. Mette fine al suono pungente con un dito e si alza. Accidenti, era sul punto di un amplesso promettente ! Chissà chi era ! Infila la vestaglia. Ha la mente ancora appannata ma registra qualcosa di insolito. C’è troppo silenzio. Ma che idiota. E’ domenica ! La sera prima, quando si è infilata sotto le lenzuola ha impostato la sveglia automaticamente. Rimettersi a letto ? Macché, non riuscirebbe a riaddormentarsi. Guarda suo marito che se la dorme e dormirà ancora per molte ore. Allora decide di fare proprio questo silenzio così invitante fino a quando la casa e la strada si animeranno. Dalle fessure delle tapparelle entra una luce allegra; le tira su e il triangolo di cielo limpido le conferma la splendida giornata. Gli uccelli si danno la voce. Aveva dimenticato come ci si sente quando si è padrona degli spazi della propria casa. Si prepara un caffè senza urgenza. Dai vetri vede la signora di fronte che stende il bucato. Che ingiustizia ! Ha un moto di ribellione. Infila la giacca. Esce. Sono le 8. Il giornalaio è aperto, acquista delle riviste e il quotidiano e prende al volo un autobus e in men che non si dica si trova in centro. Si ferma in un bar che ha già i tavolini fuori. Pochi avventori. Ordina un caffè e dà un'occhiata alle riviste. Per un attimo pensa che avrebbe dovuto lasciare un biglietto a casa, ma poi, tutto sommato, che bisogno c'era?! Al rientro troverà la casa sottosopra, ma ci penserà poi. Si abbandona al tepore del sole e alla vista del cielo limpido che si apre sopra di lei stende le gambe e rimane pigramente seduta a contemplare la storica fontana al centro della piazza. Una coppia di donne le passa davanti. Sorride allo sculettare di una delle due che fa ondeggiare la gonnellina a pieghe. L'altra porta un mazzolino di fiori di campo e il solito pacchetto di dolci. Si chiede che ora possa essere, ma è un pensiero fugace : non cederà alla tirannia del tempo. Non resiste alla tentazione di salire su un mezzo pubblico con posti a sedere. Vi sale senza nemmeno preoccuparsi di sapere dove è diretto. Osserva due giovani: lei è seduta sulle gambe di lui. Invidia quel contatto così voluto, quel desiderio nascente, le parole che si sussurrano tra un bacio e l’altro. Peccato che il tempo cancellerà e corroderà quella passione. Il mare, il cielo, il profilo di Capri entrano nel suo orizzonte e la catturano. Quella mattina qualcuno si è dato la pena di lustrare l’aria. L’autobus staziona a Capodichino. L'aeroporto sembra una piazza brulicante di gente che va e viene con bagagli di tutte le dimensioni. La città sonnolenta è scomparsa ed è entrata in un'altra dimensione. Questa è gente che non lascia che le giornate si snocciolino sempre uguali ! Le si avvicina una donna e le chiede da accendere. Aspira dal bocchino che mantiene tra le dita con fare così aristocratico che contrasta con il dinamismo dell’aspetto, il viso pulito, il taglio dei capelli e l’abbigliamento casual. Un ricciolo le è scivolato sulla fronte e lei lo scosta con gesto d'abitudine. "Va anche lei a Parigi?" le chiede. Gloria resta interdetta come se soltanto adesso si rendesse conto di dove si trova. "Sì! - risponde senza esitare. Alla biglietteria chiede un posto per Parigi e la signorina, sorridendo le risponde che è fortunata perché proprio un attimo prima c'è stata una disdetta "... altrimenti avrebbe dovuto aspettare Martedì." - Vuol dire che doveva andare così - pensa credendo per una volta che il destino, forse, esiste. Ritorna verso la donna. Lucia, tra un tiro e l’altro, le dice che ogni due settimane va a Parigi. E' impiegata in una ditta di Import-Export che ha sede a Napoli e una filiale a Parigi, della quale lei è direttore amministrativo. Nell’attesa del volo non fa altro che parlare. Gloria ascolta con attenzione tanto da dimenticarsi di sé, e quando entrano nell'aereo e prendono posto su sedili vicini e Lucia le chiede " E tu? Come mai vai a Parigi ?". Gloria arrossisce. Cosa raccontarle ? Non sa nemmeno lei come giustificare il perché si trovi su un aereo per Parigi ! E' tentata di inventarsi una nuova identità, ma poi le racconta quella sua mattina, da quando si è alzata alla decisione improvvisa del viaggio. Lucia si fa una grassa risata mettendo in evidenza qualche molare assente, poi, con una pacca amichevole sulla spalla, le dice: "Questo è coraggio ! " e aggiunge in tono serio: "Rompere gli schemi presenta delle sorprese inaspettate e insperate, sai ? !" Le è riconoscente, ma quando la hostess annuncia l'imminente decollo viene presa dal panico e si rende conto che non può più tornare indietro e quello che fino a quel momento le era sembrato un gioco, ora è realtà. Lucia se ne accorge e le sussurra: "Non sentirti colpevole. Vedrai, la vita continua anche senza di te." Stende le gambe e aggiunge "Adesso goditi il viaggio. Tra poco ci porteranno delle tartine deliziose. Pensa che cerco di prendere l'aereo a quest'ora proprio per godermele !". Gloria avrebbe voglia di abbracciare quella donna. Sente di poter affrontare tutto. Con compiacimento gusta quelle tartine e, quando l’hostess chiede "vino o acqua ?", "Vino, vino!" rispondono all'unisono, guardandosi con aria complice come amiche di vecchia data. All'aeroporto Lucia dà a Gloria il suo biglietto da visita. La ringrazia e mentre si allontana con il passo deciso e svelto. Pensa con gratitudine a quella donna che ha avuto la discrezione di non offrirsi di accompagnarla. Ha bisogno di stare da sola così libera e fiera di quel viaggio fuori programma. Il colore del cielo di Parigi: nessun azzurro lo è di più. Qui la mano che aveva ripulito l’aria a Napoli è stata molto più vigorosa. Ha tutto il pomeriggio davanti a sé. Prende il mètrò e scende a Ch^telet-Les Halles e si trova nello slargo in cui anni fa (quanti? quindici, venti?) con le amiche aveva fatto la sua prima vacanza. Avevano affittato una mansardina, un'unica stanza con angolo cottura e bagno che, la mattina, diventava una camera a gas per le sigarette che iniziavano a fumare appena sveglie. Erano in sei e il pavimento moquettato al mattino era praticabile solo passando sui materassi. Quel luogo è diverso, irriconoscibile: il palazzetto non esiste più e al suo posto si eleva un palazzo a più piani, ma i ricordi non vanno rincorsi, devono restare solo nella memoria. A Les Halles ritrova l’atmosfera di sempre tra bar e bistrot con i tavolini e gli ombrelloni, i negozietti che si susseguono uno dietro l'altro e gli ambulanti che vendono le crepes. Passeggia tra viali e giardini, tra aiuole cariche di colori, tra persone sconosciute con le quali ha in comune lo spazio e il tempo di quella giornata. Cammina gettando sguardi nelle finestre aperte, cercando di carpire le intimità che hanno arredato le case, che hanno scelto le tende, immaginando le confidenze delle coppie che le passano vicine. Cerca un telefono e chiama Elena: "Gloria, ma dove sei?" dice preoccupata l'amica "Sono a Parigi" " Parigi? Ma sei impazzita, tuo marito ti sta cercando ed è molto preoccupato! Però … come vorrei essere lì con te! Se solo potessi!" "Perché, io avrei potuto?" Risponde Gloria infastidita dal solito alibi che le donne usano per nascondersi a se stesse. Elena la invita a chiamare subito a casa e il telefono, a casa, squilla una volta sola. "Pronto. Sono io !" "Ma dove sei? Ti ho cercata dappertutto, ma che modi sono di sparire così senza dire niente… " "Sono a Parigi." "Parigi?!" Segue un lungo silenzio. "Ma ritorni?" Gloria risponde senza esitazione: "Certo, con il primo volo di domattina" si pente subito. Perché è stata così precipitosa nel rassicurarlo? "Accidenti, Gloria, che occasione ti sei persa!" si dice. Le tornano in mente le parole di Lucia e le trova veritiere: bisogna sfondare il muro , avere il coraggio di appartenersi e di rispettarsi perché gli altri si accorgano di te. Lo stomaco inizia a brontolare. Entra in un bistrot e si accomoda al tavolino che - in questo Parigi non cambia, è come la sua città - ha la tovaglietta piena di macchie di unto. Il "garçon" le si avvicina. Lei ordina un’acqua minerale e il ragazzo le chiede gaseuse ? Gloria esplode in una risata. Il poverino la guarda imbarazzato e lei aiutandosi anche a gesti cerca di fargli capire che non è di lui che sta ridendo. Le è venuto in mente quando con le sue amiche, tanto tempo fa, avevano ordinato dell'acqua e quando il cameriere aveva chiesto "gaseuse?" loro avevano tradotto con "Gazzosa" e avevano accettato di consumare della gazzosa al posto dell'acqua. Solo poi avevano capito che si trattava di "acqua gasata". Quel ricordo giovanile ha un effetto benefico: ormai non è più una ragazza con tanto tempo da vivere. Ma non è nemmeno una donna persa. Aveva desiderato un rapporto paritario. Aveva creduto nella crescita insieme. Poi le cose erano andate diversamente. Lui aveva preso una strada e lei un’altra. E non si erano più incontrati. Ripensa alla telefonata al marito e si accorge che è stata una sciocca a non concedersi delle "rotture" dalla quotidianità prima di allora. Si era limitata a dare per scontata la conduzione della propria vita, il vivere giorno dopo giorno come una brava moglie e una brava madre accollandosi oneri che avrebbe potuto, di tanto in tanto, delegare ad altri. "Il guaio di noi donne siamo noi stesse!" aveva affermato Lucia "Ci lamentiamo di tutte le cose che abbiamo da fare, ma guai a chi tenta di sostituirsi noi. Siamo colpevoli a pensare che il controllo e la gestione della famiglia siano nostro e unico compito. E’ il potere che per secoli abbiamo creduto di possedere. Così, se poi ci accorgiamo che tutto va avanti anche senza di noi allora ci sentiamo perse, inutili". In effetti un poco ci è rimasta male. Si aspettava che il marito le facesse una sfuriata di gelosia, che la rimproverasse come una scolaretta. Gloria prende il metro e si dirige all'aeroporto. La metropolitana di Parigi, sempre piena di vita, di gente di tutte le razze, di profumi misti a olezzi maleodoranti e di suoni. Da lontano si sentono le note di Mozart suonate al violino e poco più avanti c'è un ragazzo che, soffiando nel sassofono, suona del jazz. Gloria lo guarda e lui... le sorride.



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