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 Oblivion - (oblio)

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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
riccardo resconi Oblivion - (oblio)

Ero a Mar della Plata quella sera
E passando davanti ad una vecchia sala da ballo sentii questa melodia
Entrai con curiosità e con una notevole sete, avevo la gola secca da ore
Mi sedetti sull’ultima fila, in quel locale dove si respirava l’Argentina
Non volevo essere d’intralcio a nessuno, come era comunemente la mia indole
Passare tra la gente come un’ombra senza emettere alcun suono
Suonavano quel pezzo che mi piacque davvero molto
Oblivion di Astor Piazzolla
Oblio
E mentre sorseggiavo un bicchiere di mate, mi lasciavo andare pian piano a quelle note musicali
Come per potermi fare compagnia e forse darmi anche delle risposte
In quella città, per vendere l’ennesimo prodotto per la cucina, a cui non credevo più neanche io
Mi lasciai cullare dalle onde del mare, come fossi su una spiaggia in compagnia solo con dei gabbiani che agitavano l’aria in una giornata molto afosa
Rividi il viso di mia moglie Aleida, che rideva come una matta mentre la rincorrevo
Erano cosi tanti anni che non la vedevo o ci sentissimo
A lei sarebbe piaciuta questa musica e anche il mare
Finii la bevanda con un colpo deciso, facendo cadere in gola quel liquido come per disinfettare un male che mi era dentro
Mi ingannavo e lo sapevo
Diedi un’ultima occhiata in giro, come per poter avere un ricordo che non fosse solo un veloce passaggio
Mi immersi nel buio, sparendo lentamente in quelle strade che avevano visto solo il mio passaggio
Ma quella volta, girato l’angolo lasciai una mia traccia
Incisi sul muro con il mio coltello una parola
Oblivion


(patapump )


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