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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
Renato Attolini La prima volta che ho visto Robin Williams in un film è stato nell’esilarante ‘Mosca a New York’ del 1980 in cui interpreta un artista di un circo russo che approfitta di una tournè negli Usa e chiede asilo politico. Me lo ricordo ancora quando si reca in un supermercato e chiede, dove si trova la coda del caffè e quando è rassicurato da un addetto che non esiste nessuna coda, sviene, abituato alle lunghissime file per accaparrarsi generi alimentari nel suo paese, davanti all’infinità varietà di quel prodotto, di cui poteva liberamente servirsi, stipata negli scaffali.
Mi è subito piaciuto tantissimo e da quel momento in poi sarebbe difficile ricordare tutte le pellicole in cui mi fatto ridere, sorridere, commuovere. Ne cito qualcuna a caso come ‘Patch Adams’, ‘L’uomo dell’anno’ ‘Mrs. Doubtfire’ ‘L’uomo bicentenario’ ‘Will Hunting genio ribelle’ e tante altre ma quelle che mi sono rimaste impresse di più sono senz’altro ‘Good Morning Vietnam’ con la scena cult in cui commenta le atrocità di quella guerra con il sottofondo di ‘What a wonderful world’ di Luis Amstrong ma soprattutto ‘L’attimo fuggente’.
Non so quante volte ho visto questo film in cui Williams offre, a mio avviso, il meglio di se passando dal brillante al drammatico e catturando l’attenzione e commuovendo anche solo con lo sguardo come nella scena finale in cui si congeda dai suoi ragazzi.
Che cosa dire senza cadere nella retorica? Verranno versati fiumi d’inchiostro per cui sarebbe inutile aggiungere altro.
Rimane il ricordo di un attore, un grandissimo, che mi ha regalato delle emozioni per cui posso solo dire: Ciao Robin e grazie.



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