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 7 Riflessioni
 Iraq, liberta'

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R A S S E G N A     A R G O M E N T I
Roberto Mahlab Dico la verita', non volevo scriverne, avevo mandato solo una piccola poesia e poi invece una telefonata di Beppe e poi un'altra di una esponente dei gruppi democratici che mi ha detto :"complimenti, finalmente anche in Iraq ci sono state libere elezioni".
E' stata una sensazione strana essere partecipe indiretto e lontano dell'entusiasmo e della commozione, certo solo un modo per diffondere la gioia di questi momenti, gioia che e' ben narrata nei siti dei nostri carissimi amici iracheni, come http://iraqthemodel.blogspot.com/

I miei genitori fuggirono dall'Iraq tanti anni fa, vi soffrivano sotto i dittatori due volte, come cittadini iracheni e come ebrei sempre in pericolo di pogrom, dopo lunghe traversie approdarono in Italia, paese in cui fecero nascere me e mia sorella, diventarono italiani e cosi' pure noi siamo italiani.
Ricordo al tempo della prima guerra del golfo che i miei rimanevano appiccicati alla televisione, i nomi delle citta' che conoscevano venivano riportati dai giornalisti e a loro venivano in mente tanti aneddoti, le vacanze in Libano, il cugino scomparso in Iran, talmente tante vicende che ognuna di esse merita un lungo racconto.
E in quella guerra caddero i missili di saddam hussein su Tel Aviv e il cuore della nonna cedette in quelle notti nei rifugi, anche lei nacque in Iraq e le armi del tiranno l'avevano inseguita fino nella sua nuova patria, Israele.

I dubbi e le paure per la seconda guerra del golfo, l'anno scorso, la caduta della statua del dittatore, la gioia di tutti gli iracheni sparsi per il mondo, di tutte le fedi, e poi la tremenda guerra dei terroristi. La rabbia per l'incomprensione di ideologie europee che trasformavano gruppi di assassini stranieri in "partigiani" iracheni, assassini stranieri che con le auto bomba e le bombe umane hanno massacrato migliaia e migliaia di iracheni, senza contare il sacrifico dei nostri soldati italiani e di tutta la coalizione guidata dagli Stati Uniti.
E il popolo iracheno ieri ha scritto una pagina di Storia che potra', speriamo, mettere in moto un processo inarrestabile, un effetto domino sui regimi autoritari che ancora dominano nel mondo arabo. Non ci sono neppure parole per esprimere la protesta verso chi in Europa si e' permesso di sostenere che non c'e' compatibilita' tra i cittadini dei paesi arabi e la democrazia, un discorso del genere e' puro razzismo, esattamente come il razzismo contro gli ebrei.

Ci hanno avvisato nei giorni scorsi che era possibile votare anche a noi, pur essendo cittadini italiani e pur essendo ebrei, per le elezioni irachene, la legge elettorale prevedeva infatti che i profughi dall'Iraq e anche i loro figli, benche' con nascita e passaporto di un altro paese, potessero votare. Bisognava pero' andare in ambasciate di altri paesi europei ben organizzate, ma quello che conta e' che c'era l'idea, la possibilita', il nuovo Iraq considera suoi figli tutti coloro che in qualsiasi modo abbiano un legame pur lontano con il paese.

Ieri milioni di persone hanno coraggiosamente sfidato la mostruosa ideologia terroristica che ha ucciso persone in fila per votare, per compiere quel gesto che per noi in Europa e' talmente normale che a volte non ce ne diamo troppa pena. Ieri gli iracheni si sono vestiti a festa e non hanno ceduto alla paura della morte che li sovrastava, la feroce morte portata da esseri demoniaci, esseri che troppe volte sentiamo esaltare nella nostra Europa. Una Europa che ha saputo portare in piazza milioni di persone che gridavano per "la pace", ma adesso che si tratta di esultare per la nuova democrazia, le piazze sono vuote.

Ma erano piene le piazze e le vie delle citta' dell'Iraq, file di elettori, file di democratici, questo e' abbastanza. Speriamo che sia l'inizio e che le moltitudini di cittadini dei paesi che ancora soffrono sappiano riportare ai nostri occhi quanto e' preziosa la liberta', mentre essi muoiono per ricordarcelo, non altro che a testa china noi possiamo pregare e benedirli.

Aasha Al-Iraq

Roberto

Elena Fiorentini
Il voto degli irakeni in Australia, con i loro abiti trazionali.

Shirin Caro Rob,
ciò che hai detto tu basta e avanza.
Devi sapere che anche da noi a scuola avevano organizzato dei pullman per andare a manifestare per la pace a Roma.
La "pace", in quanto tale, è un principio meraviglioso, ma pace, in quel contesto cosa significava?
Lasciare il popolo iracheno nelle loro stesse mani?
Se all'appellativo pace avessero accostato una soluzione concreta del problema sarei andata anche io.
Ma qua si parlava solo di pace come valore umano, che è bellissimo, ma in questo caso non risolveva proprio nulla.

Secondo me è questo che molta gente non ha capito, lasciamo la "pace" in mano a dei terroristi che formano una nuova dittatura o lasciamo la "pace" costruendola giorno per giorno partendo da una democrazia?

Io sono per la seconda ed è per questo motivo che mi sono rifiutata di andare a manifestare.
Manifesto la mia gioia qui con voi, visto che in piazza non è sceso nessuno a festeggiare per le elezioni.

Un abbraccio
Shirin

Admin Caro Roberto,
Grazie per aver scritto quanto avevi nel cuore e quanto con te convidido pure senza l'esperienza dell'essere esule.. ma ho provato sulla pelle cosa vuol dire una microdittatura per poterne, con orrore, solo immaginare una della portata di quel povero di Saddam.. per cui tutta una parte politica aveva preso le difese contro gli odiati amerikani (notare la k).. e ha ragione shirin nessuno e' sceso per strada a manifestare per un diritto e per la felicità degli irakeni che iniziano un complicato processo che rischia di scardinare tutto il medio-oriente tanto abituato alle dittature ed alle forme di potere coercitivo.. nessuno e' sceso per strada ad omaggiare il coraggio di quanti sfidando le pallottole dei cecchini e le bombe del terrorismo sono andate a intingere un dito d'inchiostro simbolo di un voto.. quanti in italia accetterebbero di portare visibilmente un simbolo di voto.. o meglio quanti andrebbero a votare se fosse immediatamente riconoscibile chi lo ha fatto e chi no.. mah.. comunque non sono sceso in piazza a festeggiare le elezioni come non sono sceso in piazza a festeggiare la caduta di saddam.. la felicità è un bene importante e raro che va centellinato dentro di se.. gli altri.. quelli che urlano e spintonano facendosi piu' grossi di quel che sono devono mostrare tanto perche' hanno veramente poco.. forse è per questo che nessuno della maggioranza contenta per le elezioni in irak.. è sceso a festeggiare.. e forse molto del freddo che si sentiva fuori era dovuto alla "doccia fredda" che alcune figure che con la pancia piena criticavano a distanza.. e predicavano un fallimento di queste elezioni.. perche' gli irakeni erano "stupidi" ed "incapaci" e solo loro li capivano veramente fino in fondo.. come li aveva capiti il loro amico saddam..

Viva il neo-nato irak.
Ciao



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