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 Pozione d'amore
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luisa camponesco
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Inserito - 22/11/2004 :  18:22:01  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Pozione d’amore

Il villaggio di stendeva ai piedi della collina, sulla quale sorgeva, austero, un diroccato maniero. Gli abitanti del villaggio, “i villani” come venivano chiamati dai nobili, si occupavano dei lavori nei campi e nell’allevamento del bestiame, in particolare maiali, capre e buoi. Le case erano modeste ma pulite erano disposte a semicerchio e nella piazza si trovava l’unica locanda della zona.
Il proprietario, un omone grande e grosso di nome Alarico, si accingeva a preparare uno spiedo con un maialino da latte.
- Ermellinaaaa sbrigati! – Ermellina era la dolcissima figlia di Alarico.
A dire il vero non sembrava nemmeno fosse sua figlia, tanto era graziosa e minuta. Ermellina si affacciò dalla cucina con grembiulone bianco e cuffietta che conteneva le trecce bionde
- Eccomi padre!
- Finalmente buona a nulla che non sei altro, vieni a controllare lo spiedo. Tra un po’ arriveranno i commensali
Così sospirando la tenera Ermellina iniziò a spennellare il maialino. La quiete durò poco, infatti, un gruppo di chiassosi perdigiorno fece il suo ingresso e si sedettero rumorosamente sulle banche.
- Ei tu! Vecchio caprone portaci il vino migliore – e giù risate sguaiate
Ma, si dette il caso, che in questo gruppo di bontemponi ci fosse anche lui, Albertone da Cagnazzo, figlio illegittimo del conte Ugo, proprietario del maniero. A dire il vero il conte era pieno più di boria che di sostanza, il castello cadeva a pezzi ed era semi diroccato, non mancavano i mezzi per tenerlo in maniera dignitosa , ma preferivano usarli in altro modo. Abiti eleganti, feste, banchetti ecc…
- Alloraaa questo vino arriva!!!
- Ma certo!...Ermellinaaaa porta questo boccale a lor signori
E così la ragazza, lasciato il suo spiedo, obbedì al padre. Certo che Albertone era proprio un bel giovane, di quelli ben piantanti e per giunta nobile. Tutte le ragazze del villaggio sospiravano al suo passaggio ed Ermellina non era da meno, quindi fu con vero piacere che portò loro da bere.
- Guardate chi sta arrivando! Madonna Ermellina in persona – il tono era canzonatorio ma la ragazza non se ne accorse tanto era presa, anzi ammaliata dal giovane conte.
Ma quando si avvicinò qualcuno allungò le mani, la giovane questo non poteva sopportarlo, ma la cosa che la colpì di più fu la risata divertita di Albertone. Si sentì ferità e mortificata, mentre tornava a cuocere a fuoco lento il suo maialino, immaginò che al suo posto ci fosse proprio lui, Albertone da Cagnazzo.
Tremenda può essere la vendetta di una donna ferita, il pensiero si formò lentamente fino a prendere consistenza. Gliela avrebbe fatta pagare al quel essere borioso e presuntuoso, anche se era la figlia di un oste aveva una dignità da difendere.
Così all’imbrunire del giorno seguente, appena riordinata la cucina, avvolta in un enorme scialle nero, uscì inosservata per avviarsi nel vicino bosco di querce.
Pochi osavano avventurarsi di sera per quei sentieri che dicevano abitati da fantasmi e streghe, ma si sa, la rabbia può essere più forte della paura e così la bella Ermellina, ardita più che mai, si addentrò nella foresta con passo sicuro.

La casupola della vecchia Berta, maga, fattucchiera, ciarlatana, su di lei di era detto di tutto, spesso derisa ma il più delle volte temuta, era proprio nel centro del bosco e al chiaror della luna piena, appariva tetra e spaventosa.
Ermellina, preso un grosso respiro, bussò, con decisione su quella sgangherata porta. Nessuno rispose, ma era chiaro che qualcuno c’era, si sentiva infatti una cantilena: “Occhi di tritone, ali di pipistrello, un pizzico di maggiorana, un po’ di rosmarino e chi se lo beve diventa carino”
Ermellina spinse leggermente la porta e intravide la vecchia a rimestare un enorme pentolone sopra uno scoppiettante fuoco.
- Cosa sei venuta a fare??? – disse la megera senza girarsi
Ermellina sobbalzò. Come aveva saputo della sua presenza?

- Se sono venuta è perché è importante e poi ho fretta. Mi serve una cosa e qui ci sono i soldi – rispose facendo tintinnare le monete nel sacchetto.
- E tu pensi che quelle quattro monete possano farmi cambiare idea e mettermi fretta??
Ma come faceva a sapere che erano quattro monete? Si domandò la ragazza, ma capì subito che doveva cambiare tono, quindi si raschiò la gola e raddolcì la voce.
- Ecco… avrei bisogno… di… em em … una pozione d’amore.
- Si lo so, vuoi fare innamorare qualche baldo giovane. Non sei la prima che mi fa simili richieste ma nessuna ha mai pensato alle conseguenze.
- Ma io ne proprio bisogno….
- Si! Si! ti credo, ma sei proprio sicura di volerlo??
- Mai stata più sicura di così!
- Allora sarai accontentata! – Berta sogghignò
Si allontanò dal suo pentolone ed incominciò ad armeggiare attorno ad alambicchi di vario colore. Travasò un liquido rosato in piccolo contenitore che tappò accuratamente, poi si avvicinò alla ragazza.
- Dovrai versare due gocce, attenta, solo due gocce, in un boccale di vino novello….
- Ho capito! – non le fece nemmeno finire la frase, presa la boccettina, lasciate le monete, si dileguò nel buio della foresta.

Tornata alla locanda attese il mattino, poi come sempre andò in cucina come se nulla fosse accaduto
- Padre! Abbiamo del vino novello in cantina?
Alarico la guardò sorpreso
- Cosa ti prenda oggi? Del vino novello? Per quelli là! – e col capo fece cenno verso il castello
- Quelle botti senza fondo, non si sono mai accorti di quanto vino annacquato si sono bevuti - la risata fece ballare la prominente pancia , conseguenza di grandi mangiate e… bevute.
La cosa si complicava per la bella Ermellina, ma in fondo che differenza poteva fare del vino novello o meno? Importante era la pozione, si dette una lisciata al grembiule e si mise in attesa come un ragno pronto a catturare la sua preda .
Un vociare lontano le fece capire che stavano arrivando i soliti ospiti, sperando che Albertone fosse fra loro incominciò a prepararsi. Poco dopo…
- Osteee ! portaci da mangiare e bere e anche in fretta, abbiamo fame! – si sedettero rumorosamente a tavola, ma Albertone non era fra loro.
Ermellina incominciò a preoccuparsi, se non fosse venuto?? Cosa avrebbe fatto? La sua preoccupazione durò poco, infatti la porta della locanda si spalancò di colpo
- Eccomi amici!! – una ovazione accolse l’ingresso del giovane conte, nessuno notò l’espressione di Ermellina, una espressione che metteva paura, ma la mascherò subito con un sorriso.
La donna andò in cucina, prese, non vista, il vino e cercò di ricordare le parole di Berta, “due sole gocce” ma considerando che il vino non era novello, pensò bene di aumentare la dose. Quattro potevano andare. Dalla porta socchiusa giungevano le voci di quei giovani fannulloni e con esse anche gli apprezzamenti che facevano sulle ragazze del villaggio, lei compresa, la rabbia fu tale che versò l’intera pozione nel boccale destinato ad Albertone.
Fatto un profondo respiro, stampato un sorriso sulla bocca, servì il vino, stando bene attenta che quello contenente il magico infuso, finisse proprio ad Albertone.
- Quale onore madonna Ermellina – schernirono e uno di loro le fece un buffetto sulle guance suscitando l’ilarità generale. Ermellina continuò a sorridere senza muoversi, voleva essere sicura che il conte bevesse il vino. Ma ogni volta che stava per portare il boccale alla bocca, qualcuno lo distraeva. Era un continuo sollevare il braccio e posarlo sul tavolo.
- Ermellina cosa ti succede? Cosa fai lì impalata?
- Che loro signori mi scusino! Volevo accertarmi che il vino fosse di vostro gradimento!
- Ti accontentiamo subito, mai deludere una SIGNORA – risposero con derisione e tracannarono il vino tutto d’un fiato.
Ermellina osservava ansiosa la reazione di Albertone. Nulla! Che avesse sbagliato? Che la pozione non facesse nessun effetto? Stava per tornarsene in cucina quando…
- Madonna Ermellina, bocciolo di rosa, profumo di viola… - gli amici del giovane conte supposero stesse scherzando e risero ancora più forte, ma quando lui si alzò per inseguire la ragazza, pensarono che fosse ammattito oppure di già ubriaco.
Ermellina vedendosi inseguita prese paura, cominciò a correre e il giovane sempre dietro. Finalmente riuscì a rinchiudersi in camera con doppia mandata, Albertone iniziò a tempestare la porta di pugni e calci fino quando non si stancò e se ne andò. La ragazza, tratto un sospiro di sollievo si rimise a fare le proprie faccende.
Scese la sera, spenti tutti i lumi, il villaggio si preparò al riposo o almeno era quello che sperava.
Dico sperava, perché ad un certo punto della notte, sotto le finestre di Ermellina incominciò la più chiassosa serenata che si potesse immaginare. Tutti si destarono di soprassalto, quasi impauriti, mai sentito nulla genere, tutti i cani del paese si misero ad abbaiare, il frastuono era infernale.
Alarico, furibondo, preso un coltellaccio da cucina si affacciò alla finestra ma appena riconosciuto il figlio del conte, sfoderò il suo miglior sorriso
- Ahh! Ma è vossignoria…, pensavo ad uno dei soliti villani, prego! prego! continuate pure- e si ritirò prontamente in casa.
Per Ermellina, una vera e propria persecuzione, il giovinastro la inseguiva ovunque andasse e passava le notti a cantare sotto le sue finestre, nessuno poteva più dormire, insomma non se ne poteva proprio più.
Così per evitare di diventare matta e con lei tutto il paese, una sera si decise a tornare nel bosco dalla vecchia Berta, le avrebbe chiesto di annullare l’effetto della pozione, era pronta a sborsare più del doppio di quanto aveva versato la prima volta.
Arrivò in vista della capanna, ma la vide completamente al buio, si preoccupò molto. Che Berta non fosse in casa? Sarebbe stato un bel guaio.
- Bertaaaa, dove sei Berta? – incominciò a chiamare, ma non rispose, ad eccezione dello stormire delle fronde non si udiva altro rumore.
Girò intorno alla casupola, ma niente e le ombre della notte si facevano sempre più fitte. Incominciò ad avere paura, ma il desiderio di porre fine a quel tormento era più forte. Vagò per il bosco fino al mattino, poi si appisolò ai piedi di una grande quercia.

- Vedo che sei tornata! – la voce di Berta la fece sobbalzare
- Berta finalmente, ma dove sei stata? – tanta era la commozione che la ragazza si mise a piangere
Piange copiosamente la bella Ermellina disperata per il troppo amore.
- Sono stata una sciocca! Non avrei mai dovuto chiederti quella pozione. Sono disposta a tutto pur di annullare quel maleficio…
- Seguimi! – intimò la vecchia ed insieme si diressero verso la capanna.
Nel suo tugurio Berta armeggiò attorno a dei piccoli contenitori pronunciando strane parole
“venti del nord, venti del sud, venite quaggiù… e che questo amore non sorga mai più”
Un improvviso lampo illuminò l’ambiente, poi con molta cautela raccolse una polverina grigia e la consegnò alla ragazza.
- Prendi questa polverina e gettala sul capo del tuo innamorato, sparirà tutto e non ricorderà più nulla.
Gli occhi di Ermellina si riempirono di gioia.
- Dimmi quanto ti devo, i miei denari sono tutti qua!
- Mi hai già pagato! Non mi devi più nulla
- Ma non ti ho dato denari!
- E’ vero! Mi hai dato qualcosa di più prezioso. – Berta mostrò un’ampolla contenente del liquido trasparente
- Ecco! Queste sono le tue lacrime e poiché sono sincere valgono più di tutto il tuo denaro.- Detto questo, Berta le girò le spalle ed accese il fuoco sotto un gran pentolone.
Col cuore leggero Ermellina corse verso il paese, ed eccolo… Albertone da Cagnazzo figlio del conte Ugo correrle incontro
- Ohh mia amata, dolce fiore del mio giardino, luce dei miei occhi….
Ermellina lesta come un fulmine gettò la polvere magica sul capo del giovane e…
- Ma cosa ci faccio io qua! Come ci sono arrivato? E tu sguattera che hai da guardare? – l’antipatico e arrogante Albertone girò i tacchi per dirigersi verso l’angusto maniero paterno.
Finalmente tutto era tornato come prima.


Da quella notte, tutti poterono finalmente dormire sonni tranquilli.
Ermellina nella sua camera s’addormentò beata e nella taverna si diffuse l’ormai consueto, nonché sonoro e oserei dire rassicurante russare di suo padre Alarico.




   
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