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luisa camponesco
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Inserito - 12/03/2004 :  15:05:30  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Antartide, continente di terra e ghiaccio. Il primo uomo ad avvistarlo fu un cacciatore di foche un certo capitano Palmer, ma le sue conoscenze geografiche non gli permisero di dichiarare che fosse un continente, era il 1820. Già proprio Palmer, sorrise Anna al pensiero di portare il medesimo cognome. Naturalmente non c’era nessun grado di parentela, o forse si! Comunque non aveva importanza, lei Anna Palmer biologa esperta in fauna marina era lì per motivi del tutto diversi, studiava le abitudini del pinguino di Adelia e del pinguino Imperatore. Era vicino a Terra Nova Bay si spostava con una slitta meccanica ed era ben equipaggiata. Uno stormo di procellarie attrasse la sua attenzione, erano un vero spettacolo scattò alcune fotografie, il sole era alto ma il cammino da percorrere era ancora molto per raggiungere la Amundsen-Scott Station.
Aveva fatto esperienza al centro ricerche oceanografiche di San Diego, ma l’idea di partire per il polo sud era maturata da tempo cioè da quando il suo amico Roger, tornato da poco dalle Terre della Regina Maude, le aveva riferito del ritiro ben visibile dei ghiacciai e della comparsa di licheni tipici di zone più temperate, qualcosa stava mutando anche laggiù, in quella terra estrema.
Poiché la temperature scende velocemente nel pomeriggio, Anna doveva trovarsi un riparo al più presto, il latrato di alcune foche la distrasse un attimo, anche se non era uno spettacolo nuovo per lei, era sempre affascinata e poi quel particolare branco era sotto la sua osservazione, ora era in allarme, infatti si intravedeva, al largo la pinna di un’orca. Il vento era aumentato, Anna si alzò il bavero della giacca a vento e mise in moto la slitta. Con lo sguardo scrutava l’orizzonte, le nubi che si stavano formando non promettevano nulla di buono, doveva cercare un luogo riparato per piantare la sua tenda.
Fu così che la vide , una macchiolina scura in quell’immenso tappeto bianco. Si incamminò in quella direzione e ben presto si rese conto che si trattava di una costruzione di legno. Strizzò gli occhi, ma era difficile metterla a fuoco. Si era levato un vento gelido e un pulviscolo nevoso si posava sugli occhiali oscurati. Raggiungere quel rifugio era diventato fondamentale. Man mano si avvicinava si rendeva conto che quella casupola non era certo di recente costruzione, ma sarebbe bastata a proteggerla dal vento. Parcheggiò il mezzo dietro la capanna poi entrò, era impellente trovare un modo per riscaldarsi, in effetti, c’era un camino, Anna di aggirò nella piccola stanza, si tolse i guanti e si scaldò col fiato le mani. Una nuvoletta di vapore si materializzò e intanto cercava qualcosa da bruciare, era evidente che quel rifugio doveva essere stato abitato in passato da qualche cacciatore di foche, sul tavolo c’erano alcune polverose suppellettili, una panca, una sedia senza una gamba, un armadietto. Prese la sedia e la fece a pezzi, mise la legna nel camino, poi cercò qualcosa per accenderla, il suo kit di sopravvivenza conteneva comunque il necessario per fare del fuoco. Su di una mensola un lume a petrolio, sembrava ancora funzionante, Anna cercò di accenderlo e, in effetti, una luce fioca illuminò l’ambiente. Nel camino il legno che bruciava incominciava a spargere un po’ di calore, intanto Anna cercava nuova legna . Si mise a frugare dappertutto, trovò una targa in metallo piuttosto lunga vi era scritto PROVVIDENCE, evidentemente si trattava del nome di una nave. Raccolse tutto ciò che poteva bruciare mentre l’ambiente incominciava a riscaldarsi sempre di più. Si tolse la giacca a vento e si accinse ad aprire l’armadietto chiuso da una catena. Farla saltare non fu un grosso problema era molto arrugginita, quando l’aprì trovò un diario, prese a sfogliarlo, l’ultima data risaliva a 90 anni prima portava la firma di Harold Buker cacciatore di pelli, c’era anche una foto ingiallita, lo ritraeva con una fiocina in mano. La sua storia era scritta tutta lì. Buker era nato in Canada ad Edmonton nel 1875 aveva sempre navigato, su baleniere, su pescherecci, prima di scoprire che le pelli di foca erano richiestissime e nell’estate antartica del 1914 era sbarcato proprio sulla Terra di Nova Bay.
Anna era talmente intenta a leggere quel diario che non si era accorta che, nel frattempo, si era fatto buio, la lettura era molto interessante, raccontava la storia di quell’uomo, ma il camino si era spento allora si avvolse nella coperta termica. Continuò la lettura alla luce del lume a petrolio il cui tremolio creava una strana atmosfera, era come trovarsi sospesi in una dimensione fra realtà e fantasia e a poco a poco si addormentò.
Il diario aperto scivolò sul pavimento poi uno strano vento scompigliò le pagine che parevano prendere vita.
Quanto tempo era passato “pensò Harold” dall’ultima volta che lo aveva visto e toccato ma l’importante era che qualcuno lo avesse trovato. Osservò la donna, giovane e graziosa.
“una donna in Antardide?Una donna sola?” di nuovo il suo pensiero, si inchinò, la pagina si era aperta su quanto scritto in quel giorno, quel maledetto giorno. Ricordava bene quella mattina era uscito dalla capanna presto per andare a caccia, pensava che se avesse preso abbastanza pelli sarebbe potuto tornare a casa, dalla sua famiglia. Non vedeva la moglie da due anni e praticamente non conosceva suo figlio, la lontananza da casa cominciava a pesargli, quando il verso di una foca lo richiamò alla realtà Un blocco di ghiaccio si era staccato ed il suo cucciolo andava alla deriva, era bellissimo col manto candido era una preda facilissima, la madre nuotava avanti e indietro nel tentativo di riportarlo sulla terra ferma.
Era un’estate stranamente calda e il ghiaccio si scioglieva rapidamente, Harold stava per lanciare la sua fiocina, quando la madre gli si parò dinnanzi e lo fissava con i suoi occhi che parevano imploranti. Harold rimase colpito e turbato, lanciò la fiocina ma per arpionare la lastra di ghiaccio e tirarla a riva. Riuscì nell’intento e sorrise nel vedere madre e figlio allontanarsi velocemente. Già, lui in cacciatore aveva salvato la sua preda, ma ecco all’improvviso il ghiaccio spaccarsi sotto i suoi piedi. Cadde in acqua, in pochi minuti il buio lo avvolse. Ora quella donna era la sua speranza la prima dopo tanto tempo, doveva condurla sul luogo dove era caduto e finalmente sarebbe tornato a casa.

Il trillo del telefono satellitare svegliò Anna che rispose immediatamente.
-Anna per l’amor del cielo dove sei? – Steven il suo capo la chiamava preoccupato.
-Non so esattamente la posizione dove mi trovo, ieri c’e stata una tempesta magnetica ma oggi la strumentazione dovrebbe funzionare – rispose Anna.
-Mi raccomando Anna tienici informati, ora è meglio chiudere e risparmiare le batterie.
Al termine della comunicazione la donna si accinse a prepararsi un caffè caldo, avrebbe ripreso il cammino subito dopo. La luce del giorno ormai illuminava la stanza, raccolse il diario e lo ripose nell’armadietto si guardò attorno per fissare bene nella sua mente quel fortunato rifugio poi uscì.
Al momento non ci fece caso, ma poi era impossibile non vederle, erano orme ben impresse nella neve, impronte di un uomo, si guardò attorno spaventata, non era sola qualcuno era stato lì e non conoscendo le sue intenzioni doveva stare in guardia. Le orme si dirigevano verso la costa ma la curiosità prese il sopravvento sul timore. Messa in moto la slitta le seguì. Le orme continuarono ad essere visibili per un paio di chilometri, poi cessarono del tutto in un punto ben definito. Anna presa da una strana ansia, col piccolo badile in dotazione incominciò a scavare. Scavò, all’inizio con qualche esitazione poi sempre più decisa. I muscoli incominciavano a farle male quando una lastra di ghiaccio trasparente mostrò il corpo di un uomo i cui occhi aperti fissavano il cielo in un punto indefinito in una espressione disperata. Un brivido percorse Anna che preso in mano il satellitare comunicò alla base la sua scoperta con le relative coordinate.

Qualche giorno più tardi, la ricercatrice in compagnia del suo amico Roger esaminava il contenuto di alcune carote vicino alla vecchia base polare Amundsen-Scott quando:
-Anna ti chiama il capo, ha un messaggio per te.
Anna guardò Roger che con un cenno le disse di andare. All’interno della base la temperatura era più mite anche se non si poteva parlare di riscaldamento vero e proprio, un chiacchierio sommesso la accolse.
-Vedi qua – stava dicendo Laura Kramer al collega – lo spessore dell’ozono è più sottile, sarà bene fare un monitoraggio giornaliero e tenerlo sotto controllo – poi si accorse della presenza di Anna - ciao Anna il capo ti aspetta.
Nel piccolo ufficio di Steven si sentì più a suo agio.
- siediti Anna – Steven le sorrise – è arrivato un messaggio per te da Edmonton, i pronipoti di Harold Buker ti comunicano di averlo seppellito nel cimitero della città, dopo una cerimonia funebre alla quale hanno partecipato anche le autorità e una buona parte della cittadinanza, ti ringraziano per quello che hai fatto, pensa c’era anche la televisione…
Anna si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi, certo non avrebbe più dimenticato Harold nella sua bara di ghiaccio, ma ora era tornato a casa dopo quasi un secolo, questa era la cosa più importante.
Più tardi, mentre sistemava alcune attrezzature per ripararle dal gelo della notte, Anna volse lo sguardo verso l’alto, respirò profondamente pervasa da una profonda pace interiore mentre il sole tramontando incendiava il cielo…

… e per un attimo all’orizzonte apparve un’incantevole linea verde.


   
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