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 I coniugi stranieri
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 30/05/2004 :  09:09:59  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà

I coniugi stranieri


Mi rifugio spesso nel mio terrazzo e non vi lascio entrare i pensieri del lavoro. Mi stendo al sole e mi lascio accarezzare dai raggi del sole, tenendo accanto a me la foto di Ted ed Holly Wilby. Cosa non avrei dato per avere sempre accanto quella giovanissima novantenne di Holly!
Gli anziani coniugi erano stati due insegnanti americani a Roma. Raggiunta l’età della pensione, non seppero più staccarsi dalla città eterna. Le riconoscevano quella superiorità sulle altre città del mondo che, nonostante i mille difetti, nessuno avrebbe potuto negare. Quasi a giustificare ai figli la loro lontananza, dicevano: “Dove puoi trovare la fontana di Trevi o quella di piazza di Spagna? Dove puoi godere una passeggiata dopo aver camminato per l’Appia Antica? E’ proprio il caso di dire: Quo vadis?”
Ted mi aveva conosciuto tramite un annuncio con cui chiedeva di conversare in Italiano con qualcuno che desiderasse lezioni d’Inglese.
Quanta saggezza in Ted! Mi ripeteva spesso: “Fai bene a lavorare tanto, è impossibile godere a fondo dell’ozio se non si è avuto una grande quantità di lavoro da svolgere.”
Una sera, aveva riflettuto ad alta voce: ” Il vostro paese ha bisogno di meno chiacchiere in pubblico e più gente che sappia pensare in privato.”
Holly amava la natura e le opere di beneficenza. Nonostante l’età, si arrampicava su ogni albero, letteralmente se c’era da cogliere un bel frutto, metaforicamente se c’era qualcuno da aiutare.
Un giorno, lei e il marito passeggiavano placidamente per villa Borghese e avevano scorto un gruppetto di ragazzi che giocava a ‘Liberi tutti’.
Un bambino più piccolo era lì vicino e piangeva. Ogni tanto interrompeva i singhiozzi e diceva: “Vi prego, fatemi giocare.” Puntualmente la risposta era: “No, sei troppo piccolo, tu non giochi.” Il bimbo riprendeva il pianto disperato e destava compassione e una tenerezza infinita.
Holly e Ted erano intervenuti coinvolgendo taluni anziani signori seduti e sparpagliati sulle varie panchine. Avevano spiegato loro la situazione e li avevano invitati a giocare a ‘Liberi tutti’ insieme al piccolino escluso. Allora si era visto un signore ottantenne contare sino a trentuno e tutti gli altri vecchietti correre a nascondersi. Il bimbo era felice e vispo, saettava di qua e di là e pareva un topolino tra vetusti cavalli.
Questa scena fu notata dai ragazzi più grandi che interruppero di giocare e vennero a guardare allibiti quei signori dai capelli bianchi che si divertivano assieme allo stesso bambino che loro avevano emarginato.
Dopo qualche anno purtroppo, Ted aveva contratto una forma di tumore allo stomaco. Dovette essere operato e Holly si prodigò ad assisterlo. Fu felice e leggera come una farfalla quando seppe che il delicato intervento era riuscito.
Poi decisero a malincuore di lasciare l’Italia per stabilirsi dalla figlia che viveva alle Haway. Nel partire, mi chiesero di andarli a trovare ad Honolulu e avevo risposto: “Mi avete insegnato che un’amicizia è più facile procurarsela che mantenerla, ma io vi dimostrerò che per me sarà facile anche conservarla.” Quelle parole mi risuonavano ancora nelle orecchie.
“Sai perché parto?” aveva soggiunto Holly “Perché desidero essere come l’arcobaleno. Se durasse tanto tempo, nessuno lo guarderebbe più.”
In passato, la signora americana aveva scritto tante poesie in lingua italiana. Poi improvvisamente aveva smesso. Aveva desistito per le delusioni ricevute e mi aveva confidato che, secondo lei, esiste un racket dell’Arte, cioè una specie di mafia letteraria che non permette ai nuovi autori di essere presi in considerazione dalle case editrici.
“Bisognerebbe,” diceva “ che gli editori famosi la smettessero di pubblicare solo libri di autori stranieri di successo, che le falsità e le truffe in nome della Letteratura finiscano.”
Asseriva che un poeta o un qualunque autore non può scrivere sapendo che esistono premi letterari organizzati esclusivamente per i raccomandati e per arricchire lupi travestiti da difensori dell’Arte.
Holly era disgustata del fatto che taluni editori chiedano, anzi pretendano tasse di lettura a chi presenti loro un’opera; oppure che ci siano pseudo editori che domandino oltre tre mila euro per pubblicare un libro di poesie.
I coniugi stranieri restarono sempre in contatto con me e si fecero sentire molto spesso al telefono. Qualche anno dopo, mantenni la promessa e li andai a trovare.
Holly mi portò in giro per l’isola di Ohau.
Ted rimaneva a casa e diceva: “ Per i mali che vengono dal cielo il rimedio è la pazienza; per quelli che vengono dalla terra il rimedio è la prudenza.”
Che giorni splendidi in giro per Pearl Harbour ed Hanauma Bay, Wynema Falls e l’isolettta di Maui!
Quando ripartì, Ted mi salutò facendomi capire che era l’ultima volta che ci vedevamo.
Holly mi baciò sussurandomi: “ Karol Woitila ha scritto che non c’è speranza senza paura, né paura senza speranza.”
Cara, esile, grande amica forte come una roccia! Il buon Dio portò via per primo il suo uomo forse perché sapeva che lei avrebbe resistito meglio alla perdita. Tanti anni vissuti insieme felici e, cosa più rara, rendendosi conto di esserlo.
Cara, dolce, incrollabile Holly! La sua forza d’animo doveva sopportare qualche dopo anche la perdita di un figlio, precipitato mentre volava con il suo aereo da turismo.
Nel comunicarmi la notizia, seppe scrivere: “Carissima, non essere triste per me. Sono molto egoista e non voglio dividere questo mio dolore con nessuno. Sono distrutta, ma sono viva e lucida e ancora capace di avere tutti i miei meravigliosi ricordi.”
Quel giorno, leggendo la lettera distesa su una sdraio del terrazzo, mi lasciai sfiorare dal Ponentino, osservando i tetti di Roma e dominandola dall’alto. Appagavo il mio bisogno di spazio, di silenzio e di bellezza e mi sentivo vicina ad Holly, vicina nell’universo e vicinissima a lei nel tempo infinito.


Gabriella Cuscinà

   
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