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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Da Anna ad Anna
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ophelja
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Inserito - 01/09/2003 :  13:11:08  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a ophelja
Le cicale frinivano ancora nel buio nella sera , segnando il tempo ai battiti accelerati del suo cuore mentre scavava, con le mani sanguinanti, fra le radici affioranti del grande albero.
Le lacrime, che le rigavano il volto, le impedivano di vedere: “Salvati, figlia “ ripensava al grido accorato del padre che le diceva di fuggire, di mettersi in salvo prima che la furia di quella masnada di pezzenti si riversasse su di loro…

Quando Anna lesse l’annuncio, qualcosa le fece pensare d’aver trovato ciò che cercava da tempo.
“Villa da ristrutturare, ampio giardino”: la sensazione che aveva provato nel leggere quell’annuncio nella bacheca dei “vendesi” si fece più precisa.
“Si, la prendo” disse al funzionario dell’agenzia immobiliare, stupito da tanta superficiale sicurezza per un acquisto di una proprietà dal prezzo considerevole.
Certo il posto era bello, con quel giardino incredibile per una prima periferia cittadina; ma la casa era così cadente e abbandonata che nessuno, fino a quel momento, aveva iniziato una trattativa seria con l’ente erede della proprietà.
Fino a quando non si era presentata quella donna che non aveva fatto troppe domande e che sembrava ansiosa di concludere l’acquisto.
Aveva, infatti, effettuato solo un breve giro di perlustrazione intorno alla grande casa a due piani che mostrava i danni provocati dal tempo e dalla lunga incuria degli attuali proprietari, aveva camminato fra le piante incolte spostando i lunghi rami dei rampicanti– senza parlare – con una luce negli occhi che aveva molto meravigliato l’intermediario che l’accompagnava.

Le pratiche d’acquisto furono lunghe, ma mai abbastanza per poter recuperare tutto il denaro necessario per quell’acquisto impossibile.
Solo per la caparra, Anna dovette programmare la rinuncia perpetua alle vacanze, estive ed invernali, oltre che votarsi ad un tenore di vita da eremita.
Soprattutto furono lunghe e costose le ricerche per ripristinare gli esatti confini della proprietà. Si cercarono le mappe catastali e, attraverso queste, si risalì all’antico proprietario, tale Antonio De Palma, anno 1823, che aveva annesso ad un fondo seminativo, un “casino di villegiatura”.
Passò l’autunno con la sua festa di colori e venne l’inverno che definitivamente rese Anna proprietaria della villa e , contemporaneamente, debitrice di una somma enorme ottenuta attraverso un mutuo ipotecario da finanziaria statale.
I lavori di ristrutturazione? Impossibile permetterseli in quelle condizioni.
Anna era comunque fiduciosa e felice.
Il giardino?… si, avrebbe cominciato dal giardino, si diceva Anna; lo avrebbe liberato dall’affronto del tempo che l’aveva reso selvaggio, pieno di rovi ed erbacce, e avrebbe fatto riemergere l’antica progettazione dei vialetti, degli spazi lasciati volutamente aperti; quel giardino, stranamente, pur nel completo abbandono non aveva perso l’atmosfera di intima bellezza che emanava e che Anna percepiva come familiare.
La sensazione che provava passeggiando in quel silenzio pieno di fruscii, intervallato dai versi di uccelli sconosciuti, era quella di ricevere ogni volta un abbraccio: ogni cespuglio di rosa, ogni albero, le sembravano sentinelle gentili di un mondo passato che le apparteneva.
La parte a nord del giardino era delimitato da un gruppo di pini e da una quercia segnata fino alle radici dalla caduta di un fulmine, e degradava in una piccola vallata completamente invasa dai rovi e dalle rose canine.
Dietro la casa , invece, c’erano due grandi olmi, ed un ulivo di Boemia, imponente ed antico, i cui rami ricadenti già mostravano la promessa dei profumatissimi fiori che annunciavano la primavera.
Dalla strada provinciale si accedeva alla proprietà attraverso un varco tra gli arbusti di photinia che, non più potati, erano cresciuti fittissimi tra di loro e avevano formato un tunnel traforato di foglie e , dopo l’ultima curva, si apriva come un sipario ad effetto sul piazzale antistante la villa.
Anna camminava sul tappeto di foglie ingiallite che maceravano nella fanghiglia del viale e a tratti si fermava ad accarezzare il muschio formatosi tra le pietre umide. Era un velluto color smeraldo, morbido e profumato, a cui il vento, scompigliando dispettosamente le foglie dello strato più superficiale del viale , aggiungeva l’odore di terra e quello di un ricordo antico.
“Chissà come era bella allora” pensava Anna, guardando la “sua” casa; “e chissà quando potrà tornare al suo antico splendore” continuava fra se’ subito dopo.
Ombre di un lontano incendio sbiadivano tra i tronchi contorti di un glicine che, insinuandosi con la forza del tempo nelle fessure delle finestre del pianterreno, aveva dissestato, in un abbraccio distruttivo, i davanzali di pietra macchiati di licheni gialli e bruni .
Da una finestra senza vetri del secondo piano, una persiana penzolante ad un solo cardine, cigolò al volo improvviso di una gazza spaventata che, con un frullo leggero di ali, si diresse verso il grande ulivo dietro la casa.
Anna la seguì .
Alcune notti prima, un forte temporale si era abbattuto sulla zona: la grandine e soprattutto una pioggia torrenziale avevano lasciato solchi profondi nella terra e molti alberi erano stati sradicati dalla forza di un vento che aveva soffiato ininterrottamente per tutta la notte
Anna la trovò così, quella piccola cassetta di un legno chiaro, oramai quasi tutta macerata dagli umori della terra, in uno dei solchi scavati dalla violenza dell’acqua, fra le radici dell’ulivo di Boemia.
Ad Anna non servirono attrezzi per aprire quello che restava della cassetta; si limitò a spostare alcuni pezzetti di legno e a raccogliere quello che certamente ne aveva costituito il contenuto: un sacchetto scuro, di una stoffa indurita dal tempo, ma ancora integra.
E Anna seppe che era per lei.
Si sedette per terra e aprì con delicatezza il sacchetto : dieci, venti, ottantuno perle - le più belle che avesse mai visto, dal colore rosato e pieno - le scivolarono in grembo.
Solo dopo averle contate, guardando in fondo al sacchetto , si accorse del biglietto, piegato in quattro, sul quale, scritto con una grafia minuta e scomposta, lesse :

Chiunque leggerà queste righe comprenda la mia disperazione.
Il brigante Malatorte con la sua banda di assassini ha ucciso mio padre e sta bruciando la mia casa.
Queste perle possano servire un giorno a ricostruirla.
Pregate per Anna de Palma – anni 26 - 22 giugno 1857

Da Anna ad Anna.

Sono passati molti anni da quel ritrovamento: il tesoro dell’Anna che fu, ha reso possibile la completa ricostruzione della casa ; anche il giardino è tornato rigoglioso e magnifico come un tempo ed ha riacquistato l’atmosfera magica che aveva percepito l’ attuale proprietaria della villa.
I luoghi che si amano conservano sempre qualcosa di chi li ha abitati e, a volte, un desiderio rimasto a vagare fra le foglie di un albero, fra le pietre di un viale, viene raccolto da qualcuno che , per misteriose ed inspiegabili vie, ne capta il ricordo e ne perpetua l’amore.


Ophelja

   
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