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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Luciana e il maestro di sci
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 28/03/2003 :  08:28:57  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Luciana e il maestro di sci

Era stato tutto programmato per trascorrere le vacanze di Capodanno sulle nevi del Trentino.
L’albergo era molto bello e fornito di tutte le attrezzature e i conforts per lo sci.
Vi si sarebbero recati Luciana con la sua famiglia, provenendo dalla capitale, due zii che giungevano dal Sud, e la famiglia della cugina Carla, che invece sopraggiungeva dalla Lombardia.
Gran fermento ed agitazione avevano accompagnato i preparativi, ed il giorno della partenza era stato preceduto da molta concitazione.
Luciana era una ragazza di diciannove anni, alta, slanciata, non proprio esilina, poiché invece era florida e dalle fattezze ben tornite. I capelli erano di un castano chiaro e li portava sempre corti e lisci. Le incorniciavano un visetto stupendo, biricchino, con occhioni immensi che doveva nascondere dietro ad occhiali da vista.
Il suo fare era spesso pieno di sussiego, però affettuosissimo e socievole oltre ogni dire. Aveva l’atteggiamento e il modo di proporsi di chi è sempre pronto ad abbindolarti e a circuirti. Simpaticissima! Luciana era solare e gioviale, pronta allo scherzo e alle risate.
Alla fine, tutti erano arrivati puntualmente all’albergo e c’era stato il grande incontro tra cugini.
La neve era altissima, splendente, imbiancava tutta la vallata e le conferiva un aspetto da fiaba!
Vi erano molti villeggianti e sciatori e le attività sportive fervevano da tutte le parti.
La cugina Carla stava sempre incollata a Luciana, e tra le due l’amicizia e la confidenza era ormai collaudata e di lunga data. Si conoscevano difatti da quando erano nate ed avevano circa la stessa età. Allegrone entrambe, pasticcione e maldestre, erano considerate le <frane> della famiglia.
Carla era una ragazza mora e riccioluta, molto carina ed aggraziata.
S’incontrarono e s’abbracciarono felici di rivedersi.
“Ciaoooo Carletta! Come va, somara?”
“La cugina! Ciao scema! Come stai?”
E’ bello ascoltare ed apprezzare il sistema che adoperano i giovani d’oggi per salutarsi e scambiarsi affettuosità!
Si slanciarono subito a cimentarsi sugli sci e pensarono di prendere lezioni.
Fu così che conobbero il più bel maestro di sci della Val di Fiemme!
Era altissimo, biondo, dagli occhi di un azzurro intenso ed ammaliante, pareva Mel Gibson nelle sue migliori performance!
Non vale la pena di affermare che entrambe ne rimasero folgorate.
“Accipicchia Luciana! Ma l’hai visto? E’ uno schianto! E’ da capogiro!”
“Hai ragione, è più figo di tutti i fighi! Ammazza! Ma da dove è uscito?”
Anche questi sono i classici apprezzamenti delle brave signorine dei nostri giorni!
Vollero, ad ogni costo, essere sempre presenti alle sue lezioni di sci.
Lui era galante, disponibile con tutti, scherzosissimo, faceva battute di spirito a raffica, tanto che quelle lezioni erano pure una specie di cabaret.
Le due ragazze erano affascinate da lui e, in specie Carla, dava l’impressione di avere preso una cotta, di quelle che le ragazze assai giovani riescono a partorire nell’arco di una mezz’oretta!
Anche Luciana, dandolo meno a vedere, si sentiva tutta rimescolare ogni qualvolta Walter, questo era il nome del bell’istruttore, si rivolgeva a lei.
Faceva finta d’aver bisogno ora di talune spiegazioni, ora di semplici indicazioni.
Mostrava di stare a stento sugli sci, in modo che lui dovesse sempre intervenire ad aiutarla. Insomma, riusciva ad essere molto più imbranata della cugina, e questo le riusciva abbastanza bene, giacché non era mai stata un granché versata alle attività sportive.
“Luciana, cerca di considerare gli sci come dei normali attrezzi ginnici, invece che degli acerrimi nemici!” diceva Walter.
Lei allora diveniva tutta smorfiosa ed aggiungeva:
“Sono loro che mi considerano una nemica, non vedi che mi scappano sempre via dai piedi!”
“Cerca di stare più salda e sicura sugli sci! Non ti mangiano mica!”
Invece la nostra eroina era sempre distesa sulla neve, continuando a ruzzolare, tanto che l’avevano soprannominata: “La valanga del Trentino.”
La comitiva degli apprendisti sciatori era formata, giornalmente, da una decina di persone. Tra questi, alcuni ragazzi cercavano di intrecciare un flirt con le due cugine, ma esse erano interamente assorbite da Walter!
Ogni tanto Luciana gridava: “Aiuto! Sto cadendo! Non ce la faccio!”
Era tutta una finta per far accorrere il bel maestro. Questi, abituato ad essere oggetto delle attenzioni femminili, faceva, a sua volta, mostra d’essere sempre preoccupato e sollecito ad intervenire e a sorreggere l’alunna, dando altresì le necessarie istruzioni per continuare ad usare gli sci.
Una sera, Carla disse alla cugina: “Ho trovato! Gli scriverò una lettera e tu l’andrai, di nascosto, a portare nella sua camera, mentre non c’è.”
Luciana aveva spalancato i suoi bellissimi occhi e:
“Sei matta! Ma ti pare?! Che dirà lui?!”
“Staremo a vedere che dirà e che farà!”
“Io non porto niente a nessuno, se vuoi, la porti tu la missiva!”
“Dai, Luciana! Non farti pregare! Io lo so che mi vuoi bene, fallo per la tua cuginetta!”
Come continuare a negare dinanzi a tanta ruffianeria! E poi Luciana era assai generosa e voleva sacrificarsi in nome dell’amicizia!
“Va bene! Andrò! Cerca di scrivere cose dignitose. Aspetterò il momento propizio per depositare la lettera.”
“Sei una figata! Ti sarò riconoscente per la vita!”
Carla si mise dunque a scrivere, chiusa nella stanza che divideva con Luciana.
Nei cassetti della scrivania, c’erano fogli di carta da lettera e penna.
Venne fuori uno scritto magnifico. Di solito, non era una corrispondente molto logorroica, ma questa volta una prosa efficace ed appassionata venne fuori dalla sua penna. Profuse proprio il tono giusto di rispettoso fervore, un’eloquenza degna di Demostene! Quando finì di scrivere, rilesse e restò incantata dalla propria bravura!
Corse in cerca della cugina: “L’ho scritta! Ho fatto un capolavoro! Gli ho detto che è uno schianto e che mi voglio mettere con lui! Dai portala nella sua camera; per ora, non c’è.”
“Scusa, ma qual è la sua stanza?”
“E’ la prima a destra, al terzo piano, non ricordi?”
“Ah, già sì, ora vado, ma vedi che mi tocca fare per un’amica!”
Luciana si avviò per intraprendere quella che considerava una missione impossibile!
Si trattava di riuscire ad avere la chiave della stanza in questione. Il che non sarebbe stato tanto semplice!
La fortuna le venne incontro: in quel preciso momento, al bureau, non v’era nessuno e lei, furtivamente, prese la chiave e salì al terzo piano.
Aprì, e si ritrovò in una specie di bolgia dell’Inferno.
La stanza di Walter era il luogo più disordinato che avesse mai visto nella sua giovane vita. Tanto che, improvvisamente, l’istruttore le fece pensare ad Attila, il Flagello Di dio! Conseguentemente, le di lui credenziali persero un po’ di valore nel suo cuore.
Depose la missiva e scappò via.
“L’ho recapitata! L’ho lasciata nella sua stanza! Lo saiiii! E’ la persona più disordinata del mondo! Lì dentro è uno schifo, pare un Vespasiano!”
“Ma va’, non è possibile, se lui è sempre tutto lindo e profumato!”
“Sì, ma la stanza pare un cacatoio!” Sempre edificante il gergo dei nostri giovani!
Di tale rivelazione, le due ragazze rimasero fortemente impressionate e, da quel preciso momento, guardarono il bell’istruttore con occhio più critico, tanto che a distanza di poche ore, Carla ebbe a dire alla cugina: “Luciana, ci ho ripensato. Sai cosa devi fare? Prima che lui legga la lettera, tu devi andare a riprenderla. A parte che mi è un po’ scaduto dal cuore, ho inoltre paura che qualcuno lo venga a sapere, e ci farei la figura della stupida. Dai, valla a riprendere.”
“Coooosa?! Tu sei pazza! Io là dentro non entro più, mi è bastato una volta. Avevo il cuore che mi scoppiava dalla paura!”
“Dai Lucianina! Ti prego! Non voglio che legga la lettera!”
“Peggio per te! Ci pensavi prima!”
“Cuginetta, tu sai quanto bene ti voglio! Dai, valla a riprendere!”
Ancora una volta, come dire di no? L’amicizia è una cosa sacra a quell’età!
“Uff! Va bene! Che Dio me la mandi buona un’altra volta!”
Partì per una nuova missione impossibile! Tom Cruise, a suo confronto, sarebbe parso un dilettante!
In quel momento, al bureau, c’erano tanti clienti appena arrivati, ma la nostra intrepida eroina non si perse d’animo e chiese con fare distratto: “Per favore la trecentuno.”
Ormai sapeva pure a memoria il numero di quella stanza.
Nella confusione generale, creata dalla numerosa comitiva sopraggiunta, nessuno le badò, e l’impiegato senza guardarla, le diede la chiave del numero richiesto.
Via su di corsa! Doveva essere più veloce della luce. Stile Superman!
Si sentiva in colpa; era tutta rossa ed eccitata.
S’infilò nella stanza ed aveva appena afferrato la lettera, quando la porta si spalancò ed entrò una vecchia signora. Questa accese la luce, e, nel vedere Luciana, urlò come un’ossessa: “Aiuto! Al ladro! Al ladro!”
“Signora, mi scusi, non sono un ladro, devo aver sbagliato camera, difatti non mi raccapezzavo più e stavo per uscire.”
“Nooo! Non è vero! Che ci faceva nella mia camera? Voleva rubare eeeee?!”
“Ma che rubare! Non me lo sogno neppure! Le ho già chiesto sinceramente scusa, mi sono sbagliata signora, non succederà più.”
“Un’altra volta stia più attenta! Per poco non mi faceva venire un infarto!”
Luciana corse via che pareva inseguita da uno sciame di api!
Scimunita di una cugina! Ma in che stanza l’aveva mandata a sbattere le corna?
Quella non era la camera di Walter, bensì di quella megera, antipatica, disordinata, puzzolentissima vecchiaccia!
Si catapultò da Carla: “Sai chi c’era nella camera di Walter?”
“Non mi dire! C’era la sua amante! Chi è?”
“Macché amante! C’era una vecchia!”
“Cheeeee?! Che diavolo ci faceva una vecchia nella stanza di Walter?”
“Entrava nella propria stanza!”
“Aveva le rotelle fuori posto?”
“No, a quanto pare, sei tu che non le hai perfettamente a posto.”
“Perché, scusa, che ho fatto?”
La voce di Carla era divenuta bassa e atona. Quella di Luciana era, al contrario, adirata, squillante ed argentina.
“ Mi hai detto che la camera era la prima a destra, al terzo piano. Invece era la prima a sinistra! Me lo sono ricordato subito dopo.”
Carla si diede una manata sulla fronte!
“Accidenti! Ho detto la prima a destra? Dovevo dire la prima a sinistra! Che stupida che sono!”
“Sei una deficiente! Ecco quello che sei! La vegliarda, quando mi ha visto, ha cominciato a gridare: al ladro! Al ladro!”
A questo punto, Carla sbuffò a ridere come una matta! Non la finiva più di sghignazzare. Quella risata era però contagiosa e Luciana cominciò pure a ridere divertita:
“Dovevi sentirla, ah, ah, ah, ah; diceva che, per poco, non le avevo procurato un infarto, ah, ah, ah.”
Attirato da queste allegre risate, sopraggiunse Walter, che stava appunto rientrando in camera: “Siete allegre ragazze! Tu poi, Luciana, quando ridi sei la fine del mondo!”
Un siffatto complimento mandò la ragazza in brodo di giuggiole, tanto che non riuscì a proferire verbo, divenendo invece tutta rossa.
Quando quello fu andato via: “A li mortacci sua! Quanto è bello! E’ meglio Di Bret Pitt.”
“Hai ragione” ribatté Carla “è meglio pure di Richard Geere!”
Ricominciarono a confabulare animatamente su quello che era successo, e sul rischio che l’una aveva fatto correre all’altra.
Luciana, sempre ridendo: “Secondo me, sei diventata così perché hai battuto la testa da piccola. Sei la classica imbranata che dice <destra> quando deve dire <sinistra>.”
“Anche tu però! Lo sapevi perfettamente qual era la stanza giusta! Allora perché ti sei infilata in quell’altra?”
Mentre continuava questo allegro ed animato confabulare, sopraggiunse il padre di Luciana. Sembrava l’uomo delle nevi! Aveva il naso tutto rosso paonazzo, un cappello stile scafandro, una giacca a vento voluminosissima, e guardava le ragazze con sospetto: “ Ehi gaglioffe! Perché siete così concitate?”
“Oh niente, niente” fu pronta a rispondere sua figlia.
“Andatevi a preparare e a fare belle per il cenone di stasera”, e andò via scuotendosi di dosso la neve.
Le ragazze salirono nella loro camera e, a turno, s’infilarono sotto la doccia. Adoperarono, più del solito, saponi profumati, emollienti e creme varie. Difatti chi fosse entrato in quel momento lì dentro, avrebbe creduto di essere capitato in un’azienda dell’Aktinson!
Iniziarono la vestizione ed indossarono quanto di più elegante si erano portate.
Luciana mise dei pantaloni neri accompagnati da un maglioncino pure nero e cosparso di miriadi di lustrini. Alla vita, aveva una modernissima cintura di strass.
L’insieme le donava moltissimo, la faceva sembrare più grande, le conferiva un aspetto raffinato e metteva in risalto il suo incarnato chiarissimo.
Carla invece, si vestì d’azzurro. Gonna lunga e a vita bassa, maglioncino anch’esso azzurro, attillato ed elegante. Con i suoi capelli folti e riccioluti, il visetto sbarazzino ed il sorriso accattivante, era proprio carina!
Si versarono di sopra un profluvio di profumo, e, a questo punto, erano pronte per il cenone e la serata di fine anno.
Confusione ed allegria animavano la serata. Risate e baldoria erano presso tutti i tavoli e l’eleganza delle signore si sprecava.
Il menù era dei più ricchi, ricercati ed appetitosi. Specialità montane, piatti tipici del Trentino e leccornie varie circolavano in grand’abbondanza sui piatti. I vini bianchi, rossi, rosé e spumanti scorrevano a fiumi. Qualcuno era già un po’ brillo e troppo allegro.
Arrivò la Mezzanotte: “Meno cinque, quattro, tre, due, uno! Buon anno!”
I bicchieri tintinnavano, i baci e gli auguri si scambiavano e si profondevano ovunque.
A questo punto, si aprirono le danze.
Valzer, Tanghi, Cha-cha-cha, Rock and Roll.
Tutti danzavano e volteggiavano sculettando irrefrenabilmente, presi dall’euforia del momento e decisi a festeggiare l’anno appena nato e a cacciare quello ormai trascorso.
Ad un certo punto, Walter si avvicinò a Luciana e, con fare cavalleresco e scherzoso, la invitò a ballare al suono di “My Way” di Sinatra.
La nostra eroina, tutta lusingata e vezzosa s’abbandonò tra le di lui braccia e prese a dondolarsi seguendo quella languida musica.
Il cavaliere in questione cominciò a parlare dicendole facezie e sciocchezze varie e, così facendo, le alitava sul naso.
Forse sarà stato il troppo tacchino ripieno che lui aveva ingurgitato, o forse l’abbondante trota affumicata, fatto sta che ad ogni alitazione, Luciana avvertiva un olezzo terribile, come se il giovane avesse ingerito un’intera cloaca!
Il bel Walter parlava e lei aveva voglia di svenire. Blaterava e la ragazza pensava con desiderio alle bombole antigas.
Quando smisero di ballare, la poverina era tramortita per l’orrendo olezzo, e le parve di avere realizzato tutti i sogni della sua vita quando poté allontanarsi da quella fonte maleodorante!
“Su, ti prego Walter, adesso invita mia cugina Carla.”
Fu così che si spense nel nulla l’infatuazione delle due giovincelle per il bel maestro di sci. Quel fuoco di paglia andò in fumo altrettanto velocemente com’era nato.
Fu spento dalle ondate malsane di un alito mefitico!


FINE


Gabriella Cuscinà

   
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