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 Il castello della Zisa
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Gabriella Cuscinà
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Italy
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Inserito - 04/10/2013 :  17:19:59  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà

Guido e Massimo erano due amici appassionati di musei e di luoghi archeologici. Quel giorno arrivarono con l’autobus in una piazza, scesero e s’inoltrarono oltre il cancello che immette nel parco del castello della Zisa. Tale palazzo o castello sorgeva nel passato, fuori dalle mura di Palermo.
Fu costruito a partire dal 1165 dal re normanno Guglielmo I, e poi continuato da Guglielmo II. La sua architettura è squisitamente araba.
I due amici presero a passeggiare attorno all’antica costruzione il cui giardino è abbellito da canalette di marmo in cui defluiscono le acque in un silenzio magico. Esse sgorgano da una nicchia posta in una grande sala quadrata a piano terra. Scorrono come un velo e sono divise in due bacini quadrati secondo lo stile persiano. Nel castello il sistema di ventilazione è stato concepito secondo le più raffinate tecniche di refrigerazione degli Arabi. A guardarlo il palazzo è affascinante, imponente, e Massimo non si saziava di ammirarlo. Mentre era assorto in questa contemplazione, vide un uomo dimesso che parlava rivolto a una delle finestre del castello. Era come se parlasse a qualcuno che non c’era. Poi avvicinandosi e rivolgendosi a lui, disse:- Ho dato appuntamento alla principessa per questa sera. Mi ama e mi ha risposto che verrà.-
Massimo restò a bocca aperta e non seppe cosa dire. Guido prendendolo sottobraccio, gli spiegò che quel tizio era il pazzo del quartiere, il quale affermava di parlare con una principessa araba. Infatti, poco dopo l’uomo cominciò a declamare, sempre rivolto alla finestra:

“Saracena dagli occhi di cobalto,
quando ti affacci al placido verone,
esser vorrei un arabo predone,
per rapirti a cavallo con un salto”.

Declamava con voce ispirata e i suoi occhi sognavano e vedevano qualcuno che gli altri non potevano vedere. Massimo provò compassione per quel povero diavolo che amava forse un fantasma.
- A quanto pare ha perso la moglie, - fece Guido - ma ha perso anche la capacità di ragionare. E’ impazzito e parla sempre da solo. -
Impiegarono più di due ore ad ammirare tutti i piani, le sale, le varie architetture arabe del castello, le Mushrabiya, i suggestivi passaggi, il panorama incantevole che si godeva dalle finestre. Visitarono la Sala della Fontana e ammirarono i particolari della sua fascia mosaicata e i capitelli decorati. Videro le Muqarnas sopra la fontana, e poi si soffermarono a guardare oggetti come le scatole cilindriche in ottone battuto e i piccoli bacini con decorazioni incise d’argento.
All’esterno, il giardino è stato ristrutturato sempre secondo lo stile arabo e le aiuole, le piante, i fiori sono incantevoli. La domenica mattina, tante famigliole con bambini vi si recano a passeggiare.
La Zisa in lingua araba significa:“La splendida”. Il palazzo fu innalzato con espedienti islamici per rendere più confortevole la struttura durante i mesi estivi. L’edificio è infatti rivolto a nord-est cioè verso il mare; le brezze marine venivano captate attraverso tre grandi fornici della facciata e dalla grande finestra belvedere del piano alto. I due amici si resero conto come la dislocazione interna degli ambienti aveva avuto un enorme condizionatore naturale, cioè era stata condizionata con un sistema complesso di circolazione dell’aria che, attraverso canne di ventilazione e finestre esterne, stabiliva un flusso continuo d’aria.
Quando Guido e Massimo decisero di tornare, era già trascorsa l’ora del pranzo e pensarono di andare a consumare qualcosa in una rosticceria che si trovava lì vicino. Mangiarono arancine e pane con le panelle. Guido volle offrire e pagare lui, però cercando nelle proprie tasche, si accorse di non avere più il portafoglio: - Porca miseria! Me l’hanno rubato! Ma chi è stato? Com’hanno fatto?-
- Cosa? Davvero? E’ assurdo, non riesco a capire, siamo stati sempre soli! - rispose l’altro.
- Già – ribatté Guido - o forse no, aspetta, l’unico che s’è avvicinato è stato il poeta matto! Sì, sì, proprio lui, deve essere stato lui che m’ha fregato. Pezzo di farabutto! Ma ormai è inutile andarlo a cercare. -
Massimo esterrefatto, esclamò: - E dire che ne avevo provato compassione! Accidenti a lui! Doveva essere invece un borseggiatore molto esperto!


Gabriella Cuscinà

   
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