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 "To be or not to be", nel 1942
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Roberto Mahlab
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Inserito - 18/08/2013 :  21:37:05  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Roberto Mahlab  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab

Sono arrivato in anticipo all'appuntamento e aspetto ad attraversare la quarantanovesima strada, di fronte a me la grande insegna sopra le vetrate di ingresso del Rivoli, a Broadway, "To be or not to be", in evidenza i nomi dei protagonisti, Jack Benny e Carole Lombard e dall'altro lato ancora più in grande il nome del regista, Ernst Lubitsch. Mi tiro su il colletto del cappotto, pur essendo la prima settimana di primavera, questa fine di marzo del cupo anno 1942 è un susseguirsi di spruzzi di nevischio e di pioggia gelata, il New York Times aveva predetto un massimo di tre gradi per quella serata. Gelido il tempo, gelida la sensazione di oppressione nell'animo di tutti gli americani, il generale Hart ha appena finito di raccontare a Washington, e alla nazione, come gli alleati abbiano perduto in pochi mesi l'intero sud Pacifico sotto l'incalzare dei giapponesi, il numero di navi affondate è un disastro peggiore che a Pearl Harbour.
E quel groppo in gola e quel vuoto nello stomaco dopo aver letto sul Time Magazine l'orrore delle grida di tormento dei nostri marinai che soffocavano per il fumo e bruciavano vivi insieme agli scafi silurati dai sottomarini nazisti nell'Atlantico, non si scioglieva e lo leggevi in faccia a tutti coloro che incontravi, amici, parenti, passanti. Impossibile, inimmaginabile, eravamo sgomenti, come pugili suonati, un incubo irreale da cui tutti volevamo risvegliarci, ma invece non se ne andava, a occhi chiusi e a occhi aperti. Non si poteva sfuggire alla realtà, in qualsiasi parte di New York ci fossimo rifugiati.

Scorgo Steve e Paula salutarmi dal lato del cinema, li raggiungo alla biglietteria. Steve è stato richiamato ed è in attesa della partenza e Paula, profuga polacca, ha ancora indosso la divisa di ausiliaria della difesa territoriale, c'è da dire che le voci incontrollate su sottomarini nemici al largo delle nostre coste che sbarcavano agenti e truppe erano talmente diffuse e regolarmente smentite che non ci facevamo più caso. Ci mettiamo in coda per il biglietto e Steve è pallido :"E' venuto giù tutto, Wake, Guam e addirittura Giava, gli olandesi sono stati spazzati via, i giapponesi hanno fatto strage di inglesi a Hong Kong, Singapore sta per andare, sono arrivati fino alla baia del Bengala, la strada della Birmania è nelle loro mani e hai letto il Post? Si dice che abbiano usato armi batteriologiche in Cina!".
Paula lo abbraccia stretto, gli stringe il capo sul petto, gli accarezza il viso come fosse un bambino da rincuorare dopo uno spavento, sanno entrambi che ogni istante insieme può essere l'ultimo e lo spavento non se ne andava, il freddo tocco della paura che paralizzava il corpo, la visione di essere su un mezzo da sbarco e dei colpi che si avvicinavano, insieme al dolore.

"Mc Arthur resiste a Bataan, forse riusciamo a fermarli nelle Filippine", mormora un anziano signore davanti a noi, "se i russi non ci fanno atterrare alle Aleutine, i nostri bombardieri non ci arrivano sul Giappone", replica l'uomo in coda al suo fianco. Guerra, non si parla d'altro, da poco più di tre mesi prima, quell'alba di Pearl Harbour che ci ha spediti diritti nell'inferno che bruciava il resto del mondo. Non che qualcuno avesse ancora dubbi su da che parte dovessimo stare nella battaglia finale contro i diavoli totalitari, hitler, mussolini, la casta dei generali giapponesi, ma erano i nemici a colorare delle loro demoniache bandiere un paese dopo l'altro del mappamondo.

Ci sediamo nel salottino in attesa che aprano le porticine per entrare nella sala di proiezione, gli occhi di Paula si perdono in quelli dell'immagine di Carole Lombard sui cartelloni, :"Sono contenta di non essere bella", ripeteva spesso l'attrice che si era fatta valere per il suo senso dello spirito e per la sua bravura recitativa.

"Non sarà stata bella, lo ha detto lei, ma se ha conquistato Clark Gable, di bellezza esteriore e interiore ne aveva abbastanza", commenta Paula, commuovendosi e anche i miei occhi si inumidiscono, sono passati solo due mesi dalla notizia che sconvolse l'America : il 16 gennaio del 1942, la donna che era risucita a raccogliere donazioni per due milioni di dollari in un solo giorno per i buoni del tesoro governativi dedicati allo sforzo bellico, salì sul volo TWA numero 3 che poco dopo si schiantò sui monti del Nevada.
Il marito Clark Gable, secondo la ricostruzione di Time Magazine, si precipitò nella zona e si mise disperatamente a scalare la montagna con la speranza di ritrovare viva l'adorata moglie, ma dovette desistere e la carcassa dell'aereo, insieme ai corpi senza vita di tutti i passeggeri, fu raggiunta dai soccorritori molte ore dopo.

Dal New York Times a Variety, non ci fu media che non commemorò la fragile e orgogliosa ragazza scomparsa ad appena 33 anni, attrice celebrata da Orson Welles, la patriota che già un mese dopo Pearl Harbour girava il paese per ottenere finanziamenti dai cittadini allo sforzo bellico, la donna che Clark Gable sposò durante una pausa del film "Via col vento", un giorno di marzo del 1939, come il giorno di marzo in cui ci siamo ritrovati per vedere l'ultimo film di Carole Lombard. Il montaggio era appena finito quando lei scomparve. I rotocalchi scrissero che in postproduzione fu cancellata una battuta che lei pronunciava :"che cosa può mai accadere su un aereo?".
"Ho letto che Clark Gable, per soffocare la disperazione, ha chiesto di arruolarsi in aviazione", aggiunge Steve.
"Avevo letto che il grande sogno di Carole era avere un figlio", susurra Paula stringendosi a lui.

"Che donna", un distinto signore in bombetta ci ha ascoltati e sospirando dice :"ho tenuto il ritaglio del New York Times, il messaggio di condoglianze del presidente Roosevelt a Gable in lode al suo servizio alla nazione e la sospensione dei lavori del Congresso a Washington in segno di lutto".

Di solito quando si va a vedere un film ci si domanda che cosa stiano facendo adesso gli attori nostri beniamini, ecco, Carole probabilmente ci guardava dal cielo e ci chiedeva di aver fiducia e di non abbatterci. Cercando di non farci notare dagli altri, ognuno di noi si assicura di avere a disposizione dei fazzoletti, ci sarebbero serviti durante la proiezione.

Aprono la sala, entriamo e ci accomodiamo sulle nostre poltroncine e si spegne la luce. Dopo i titoli di testa, la prima scena si svolge in un teatro di Varsavia, appena prima della guerra, protagonista è una compagnia di attori polacchi tra i quali i coniugi Joseph e Maria Tura (Jack Benny e Carole Lombard) che allestisce una satira su hitler, nelle pause della recitazione dell'Amleto di Shakespeare. Il pezzo forte di Joseph è "essere o non essere, to be or not to be". Un pilota polacco fa la corte a Maria che deliziosamente tenta di tenerlo a bada senza offenderlo, ma all'improvviso la guerra, hitler non è più una macchietta da prendere in giro, il primo di settembre del 1939 le armate naziste invadono la Polonia e la compagnia di attori segue la sorte degli altri abitanti del povero paese.

Lancio uno sguardo verso Paula, ho udito un suo singhiozzo, aveva trascorso la fanciullezza a Varsavia, durante l'invasione nazista si trovava dai parenti di sua madre a New York e da allora aveva avuto poche e frammentarie notizie da casa. Quando conobbe il mio migliore amico Steve, passavamo le serata a leggere gli articoli del New York Times che descrivevano la situazione nella sua patria lontana, testimonianze raccolte in un "libro bianco" di fine 1940 riferivano di assassini sistematici e di un milione e mezzo di polacchi deportati nell'area annessa dalla Germania.
La settimana prima avevamo letto dell'eroismo dei superstiti dell'esercito polacco che adesso si battevano nei reparti dell'armata rossa nei pressi di Smolensk e il generale Sikorski, primo ministro in pectore del governo polacco in esilio, era stato in America per raccogliere sostegno. Paula ci aveva mostrato con orgoglio alcuni giornali clandestini del movimento di resistenza, cento giornali
venivano stampati in barba alle retate dei nazisti.

E intanto nel film compaiono i manifesti lugubri degli occupanti che condannano a morte chiunque si opponga al loro mlavagio dominio. Il pilota che faceva la corte a Maria, in forza all'aviazione britannica, scopre un traditore che presto sarebbe volato a Varsavia con una lista con i nomi dei capi della resistenza per consegnarla alla gestapo e i servizi segreti alleati lo mandano in incognito in Polonia per avvertire la resistenza e, naturalmente, il pilota incontra Joseph e Maria e tutta la compagnia di attori che si riuniscono nuovamente per fermare il traditore e poi fuggire dal paese.

Tutt gli spettatori partecipano con il cuore allo sviluppo delle scene sullo schermo, ognuno ha mille storie da collegare agli avvenimenti che coinvolgono gli attori, non è più un film, è un'impresa comune, ogni uomo è il pilota o il coraggioso Joseph Tura, ogni donna è Maria Tura mentre usa le sue arti per irretire la spia e il comandante della gestapo per farli cadere nella trappola della resistenza. E' come se avessimo un interruttore tra gli occhi e la mente, tra lo schermo e le notizie che avevamo poco prima finito di leggere sui giornali o ascoltato alla radio. Una primavera strana dovunque, il Time descriveva ieri come il ghiaccio del Danubio si stesse sciogliendo e l'Austria celebrasse il quarto anniversario dell'annessione al reich hitleriano, mentre nella Cecoslovacchia annessa nel 1938 si camuffavano le fabbriche di armi per nasconderle al tiro dei bombardieri britannici, i tedeschi volevano evitare che avvenisse come nella Francia occupata, gli aerei della Royal Air Force avevano centrato e distrutto un buon numero di fabbriche di armi sequestrate e adibite a fornitori delle armate naziste. Nonostante l'invasione nazista colorasse la mappa d'Europa, da Parigi a Leningrado, i popoli non si lasciavano soggiogare senza lottare, la Yugoslavia era in rivolta e dava del filo da torcere ai quattrocentomila tedeschi e italiani occupanti, il governo della Romania alleato dei nazisti aveva perduto trecentomila uomini nella campagna contro la Russia ed era costretto a richiamare i ragazzini, il governo filogermanico della Bulgaria cercava di evitare di farsi coinvolgere, la Grecia straziata ribolliva e gli alleati erano riusciti ad assestare buoni colpi anche ai tentativi del governo di Vichy di collaborare con la Germania. Walter Lipmann aveva lanciato la proposta di convogliare le energie degli alleati verso l'Europa, approfittando dell'alleanza con la Russia e del fatto che i popoli occupati odiassero i nazisti. Ma era come cercare momenti di esaltazione senza considerare la realtà, dal Pacifico all'Europa, questo 1942 mi appare l'anno in cui dobbiamo pensare a come non sparire anche noi, anziché elaborare progetti per liberare il resto del mondo.

Sullo schermo la compagnia di attori si traveste da ufficiali tedeschi per salvare Joseph Tura che si è travestito a sua volta da spia e sta per essere scoperto dalla gestapo. La sequenza di colpi di scena è divertente e recitata magistralmente e i nazisti fanno la figura dei buffoni, almeno ridere di loro al cinema, perché quando ce li troveremo di fronte non ci sarà tempo per ridere, ma solo per maledirli ed essere più veloci di loro a colpire. Uno degli attori si traveste da hitler ed ecco Greenberg, l'ebreo della compagnia a cui viene affidato il compito di far finta di farsi arrestare, in realtà sono i nostri eroi travestiti che lo arresteranno per portarlo in salvo. Fin dalle prime sequenze, sappiamo che il suo sogno è recitare il monologo di Shylock ed ecco che ne ha l'occasione :"Se ci ferite, noi non sanguiniamo? Se ci solleticate, noi non ridiamo? Se ci avvelenate, noi non moriamo? E se ci fate un torto, non ci vendicheremo?".

Sabato scorso in sinagoga il rabbino dopo la funzione ci ha raccontato delle voci, riportate anche dal New York Times, la resistenza polacca riferisce di una campagna sistematica dei nazisti per affamare gli ebrei, l'ex presidente della banca nazionale polacca in esilio ha affermato addirittura che se continua così, nel giro di cinque anni la presenza ebraica in Polonia rischia di scomparire. Già nel settembre del 1939 ci furono notizie di atrocità verso gli ebrei nella Polonia appena occupata e un anno fa, era il gennaio del 1940, un rapporto del Vaticano denunciava che sia i polacchi che gli ebrei venivano rinchiusi in ghetti, poche settimane fa sono comparse notizie su esecuzioni di massa. Del resto i nostri giornali hanno sempre riportato in prima pagina la brutalità nazista verso gli ebrei dopo la "notte dei cristalli" del 1938 in Germania, quando i loro negozi vennero vandalizzati e ci furono parecchie vittime, anche se veniva sempre fatto notare che le violenze erano contro tutti coloro che venivano considerati nemici dal regime. Tanti ebrei erano fuggiti dalla Germania ed erano approdati proprio negli Stati Uniti, avevo letto di Freud, di Einstein e anche di Fermi, fuggito dall'Italia dopo le leggi razziali approvate dai complici di hitler a Roma, mi chiedevo come paesi che affermavano di essere culle di civiltà, avessero potuto perseguitare e costringere all'esilio menti eccelse che ne avrebbero davvero coltivato la civiltà, anziché la loro attuale barbarie, ricordo come ho sudato freddo leggendo il dispaccio di agenzia su possibili venticinquemila ebrei uccisi, ma non ci sono state conferme, per fortuna. Certo dopo Pearl Harbour di quanto forse sta accadendo agli ebrei in Europa si parla molto meno, siamo in guerra dappertutto, si parla della battaglia dell'Atlantico, dell'invasione della Francia e dell'Unione Sovietica, chissà cosa sta succedendo a tutti i popoli d'Europa e poi ai popoli che cadono sotto le grinfie dei giapponesi, i massacri in Cina e adesso in tutta l'Asia sudorientale.

Ed ecco che i nostri protagonoisti, Joseph, Maria e tutti gli altri della compagnia di attori di Varsavia, salgono sull'aereo tedesco dirottato dallo spasimante polacco di Maria, sempre travestiti da ufficiali tedeschi e prendono i posti dei piloti originali ai quali chiedono di buttarsi fuori senza paracadute in nome del fuhrer e quelli lo fanno! Certo il loro fanatismo fa proprio ridere, al cinema. E finalmente atterrano al sicuro in Inghilterra e splendida è la battuta di un contadino che dice che è il secondo aereo tedesco ad arrivare, dopo quello di Rudolf Hess. Il riferimento al delfino di hitler fuggito in Inghilterra per motivi misteriosi poco prima è accolto da una risata liberatoria di tutto il pubblico della sala, Ho letto che si chiama Martin Bormann il sostituto di Hess, sicuramente un altro poco di buono, i giornali lo descrivono come un bullo e un assassino nei gruppi nazisti che affiancarono hitler fin dal fallito putsch di Monaco del 1923.

Si riaprono le luci in sala e applaudiamo per molti minuti, lacrime su molti volti, pochi momenti in cui ci sentiamo più risoluti, pronti a sfidare il mondo in fiamme fvuori da quella sala dei sogni. "Be', proprio bello, ma chissà se è un bene ridere dei nazisti e dei loro orrori", osserva Steve mentre usciamo. "Ma non hai letto quello che ha scritto Lubitsch, il regista, al New York Times, proprio in risposta a chi gli faceva notare che si corre il rischio di rappresentare i nazisti come personaggi innocui e ridicoli?", ribatte Paula, "ha scritto di non aver descritto i nazisti come seviziatori, ma di essere andato addirittura al di là, come a ribadire che le sevizie e le torture sono la loro routine quotidiana".

Sul marcipiede un ragazzo che vende i giornali strilla i titoli del Post e del Times :"I giapponesi alle porte dell'Australia, cento aerei britannici sulle fabbriche di armi di Colonia". Mi allungo per leggere le notizie e per poco inciampo e finisco sotto un taxi e mi prendo il giusto rimprovero dell'autista costretto alla frenata. Mentre accelera e si allontana noto il numero della targa :"082013". Mi metto a ridere da solo e Paula e Steve mi guardano sorpresi, :"mi è venuta in mente una cosa buffa", mi giustifico, "quei numeri sembrano una data, il mese di agosto del 2013, chissà come sarà il mondo e chissà se proietteranno ancora questo film e cosa ne penserà chi lo vedrà..."

Agosto 2013

Stavo leggendo un libro seduto su una panchina al parco, ma non riuscivo a girare le pagine, continuavo a pensare al film "to be or not to be" che avevo visto qualche giorno prima, un film del 1942, considerato uno dei capolavori del cinema, restaurato e riportato alla visione anche in Italia all'Anteo di Milano. Mi è venuto in mente che se invece dell'agosto del 2013, io avessi visto il film come spettatore a New York all'uscita nelle sale a fine marzo del 1942, quando si era in piena guerra, il periodo più brutto e nessuno poteva sapere come sarebbe andata a finire, avrei pensato che ...

... e così sono andato a cercare la mia collezione dei Time Magazine, dei New York Times e dei Variety dell'epoca e mi sono trascritto le parti più importanti dei dispacci e degli articoli dei corrispondenti di guerra. Ecco, avevo pronto il mix tra scene sullo schermo e quello che poteva pensarne uno spettatore di quel marzo del 1942. Poi un ritaglio che mi ha lasciato sbigottito, Carole Lombard, la straordinaria protagonista, era scomparsa in un disastro aereo due mesi prima dell'uscita nelle sale, mentre il film veniva montato in postproduzione. Quando l'ho vista recitare e conoscendola per fama, io non lo sapevo, credevo avesse continuato ad essere una diva di Hollywood con le altri grandi star del tempo. Quel film in cui lei metteva alla berlina il nazismo, non lo avrebbe mai visto. Sono andato avanti a cercare, quel giorno infausto della tragedia era il sesto giorno della sua lontananza dal marito, Clark Gable, per motivi di lavoro. Clark Gable non sarebbe mai riuscito a dimenticarla e chiese di essere seppelito di fianco a lei, alla sua ora nel 1960. A differenza dello spettatore dell'agosto del 2013, lo spettatore del marzo del 1942 guardava lo scorrere della pellicola con un pensiero angosciato alla guerra e uno alla sorte di Carole Lombard. E alla fine del mio racconto, lo spettatore del marzo del 1942 uscirà dal cinema e attraverserà la strada mentre passerà una auto con la targa con il numero 2013. E si chiederà :"chissà come sarà il mondo allora, chissà se qualcuno vedrà ancora questo film". Il mondo nel 2013 sarà ancora o non sarà più, i nazisti avranno conquistato il mondo? lo spettatore del marzo del 1942 non lo sapeva. E non sapeva neppure cosa stava accadendo nei campi dello sterminio in Europa, nessuno sapeva allora che qualche settimana prima, hitler e i suoi demoni decisero a Wansee la "soluzione finale del problema ebraico". Nel presente di allora e nel film questo non si poteva conoscere, non era ancora accaduto, l'unico accenno alla tragedia era il personaggio di Greenberg che recitava un altro capolavoro di Shakespeare, il mercante di Venezia, il famoso discorso di Shylock che chiede :"se ci ferite, forse non sanguiniamo?".

Lo spettatore del 1942 non poteva sapere neppure che, nell'anno 2000, l'American Film Institute ha inserito "To be or not to be" tra le cento migliori commedie americane di tutti i tempi.

Roberto Mahlab
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