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 Notte di Mistero
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 20/12/2011 :  18:56:52  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Notte di mistero

Anselmo era partito per un viaggio di lavoro e la moglie era rimasta sola. Si preannunciava un temporale e i tuoni e i fulmini erano stati violenti. Giulia, la moglie, aveva recentemente visto un film di fantasmi e il suo animo non era ben disposto ad affrontare la solitudine di quella nottata tempestosa.
-Ci mancavano pure i lampi e i tuoni!- s’era detta, mentre si apprestava a coricarsi. Stava leggendo un bel romanzo d’avventure. Il protagonista purtroppo non era un tipo fortunato, poiché dopo una serie di casi sventurati, era finito in ospedale. Lì, aveva cominciato ad avere le prime visioni e le prime percezioni extrasensoriali.
Bella questa!- aveva pensato - Ci voleva pure un romanzo di fantasmi!
Aveva dunque richiuso il libro e si stava addormentando, quando sentì un rumore provenire dalla stanza accanto. Leggeri brividi la pervasero, ma pensò d’andare a vedere di cosa si trattasse. Nella stanza adiacente alla camera da letto, accese la luce e ad un tratto, vide un oggetto indefinibile, un qualcosa di mai visto, dai contorni sbiaditi, luminescente e informe, né umano né animale.
Aprì la bocca e gridò, ma si ritrovò nel letto e si mise a sedere di scatto.
-E’ stato un sogno,- si rincuorò -mi devo mettere tranquilla a dormire, senza lasciarmi impressionare da nulla.
Poco dopo, squillò il telefono. Era Melania, la sua più cara amica.
- Giulia, come stai? Scusa se ti disturbo. Sai sono sola, perché Aldo è partito.
-Ah! Anche tu! Sono sola anch’io.
-Se sapessi! Ho fatto un brutto sogno. Vedevo un oggetto strano, informe, luminoso, non era un animale, però non era neppure un uomo. Non so cosa fosse. So solo che mi sono impressionata e ho avuto il bisogno di sentire la tua voce.
Altri brividi attraversarono le membra di Giulia.
-Dove l’hai visto scusa?- fece con voce atona.
-Come dove l’ho visto? Ma in sogno naturalmente. Ah! Mi pareva che fosse in una stanza della casa.
-Una stanza adiacente alla tua camera da letto.- La voce di Giulia ora era un sussurro.
Dall’altra parte silenzio. Poi: -Sì. Ma come fai a saperlo?- Melania era interdetta.
-L’ho sognato anch’io. Un oggetto come l’hai descritto tu.
-Ma va! Ho capito, vuoi prendermi in giro per incoraggiarmi. Sei sempre la solita, Giulia!
-Non ti prendo in giro. Sto tremando, ho fatto anch’io il medesimo sogno.
Di nuovo silenzio dall’altra parte del cavo.
-E perché? Oh che impressione! E che vuol dire? Può essere solo una coincidenza?- La povera Melania aveva la voce strozzata.
-Non lo so, avevo la certezza che fosse reale ciò che vedevo. Mi sono accorta di sognare solo dopo aver gridato per la paura.
-Io sono sconvolta! Perché abbiamo fatto lo stesso sogno, scusa?
-Non so che dirti. Adesso però bisogna che ci tranquillizziamo. Qualsiasi cosa succeda, richiamami. Io farò altrettanto.
-Va bene Giulia. Terrò il telefono portatile sul letto.
-Okay. Buona notte Melania.
Chiuse la comunicazione, ma era agitata. Non riusciva a spiegarsi come mai fosse capitata una cosa del genere!
Ma no! Era stata solo una casualità! Doveva mettersi tranquillamente a dormire.
Stava finalmente per addormentarsi, quando squillò nuovamente il telefono.
-Sì pronto- rispose.
-Pronto signora, lei è la moglie di Anselmo?- Una voce d’uomo aveva pronunziato il nome del marito.
Si allarmò all’istante. Cos’era avvenuto? Perché chiedeva di lui?
-Sì sì, certo sono io. Cosa è successo a mio marito?
-No, nessun incidente. Volevo solo avvisarla che in questo momento si trova con Ornella. Sa, quella è una rovina famiglie.
Quel tono di voce era strano, profondo, come insolente ed insinuante. Giulia di nuovo s’era messa a sedere sul letto.
-Scusi, ma lei chi è?
-Il mio nome non importa. Le sto dicendo di stare attenta perché Ornella ha già distrutto varie famiglie.
-Sì, ma lei prima si presenti e poi possiamo continuare a discutere.
Giulia cominciava ad innervosirsi. Quella persona era arrogante e poi perché non voleva dire come si chiamava?
-Non c’è bisogno signora, lei deve sapere che suo marito è partito con Ornella.
-Senta, se lei non si presenta, è un gran maleducato!
Giulia era tutta rossa in viso e arrabbiatissima. Aveva fiducia in Anselmo e sentirlo accusare così gratuitamente e ancor peggio, in maniera anonima, l’indignava.
Dall’altra parte del filo, la sua reazione era evidentemente giunta inattesa. Infatti udì ancora qualche frase sconnessa e poi la comunicazione fu interrotta.
-Ecco appunto! Bell’educazione!- Guardava ancora la cornetta, come se da un momento all’altro potesse venirne fuori la faccia di quello screanzato. Avvertiva una strana inquietudine, una particolare agitazione. Ma che notte di mistero! E chi era quell’individuo? Che intenzioni aveva? Perché le aveva detto quelle cose? Un fatto del genere non le era mai capitato!
Si rigirava nel letto pensando se dovesse o meno telefonare a Melania per raccontarle l’accaduto, quando squillò ancora il telefono.
-Se è lui lo mando a quel paese! Porca miseria!- disse fra sé.
Difatti rispose quasi urlando: -Proooonto!
-Ehi Giulia, ma che c’è? Perché gridi?- Era Anselmo, meravigliato di sentirla rispondere a quel modo.
-Non sai cosa mi è capitato!- Che sollievo però udire la sua voce!
-Stai bene? E’ tutto a posto?
-Sì sto bene, ma un cretino ha telefonato e ha detto che tu eri partito con Ornella.
-Con chi?-
-Ma che ne so! Ornella ha detto Ornella.-
-Ah! Ho capito di chi si tratta, e forse ho pure capito chi ti ha telefonato. Aspetta, non ti preoccupare, fra non molto riceverai una telefonata chiarificatrice.
-Anselmo, ma che stai dicendo? Chi mi deve telefonare?
-Tu stai tranquilla. Tra poco capirai tutto. Ciao amore, ci risentiamo.
La comunicazione cadde.
Ma quella era proprio una notte di mistero! E adesso chi avrebbe dovuto telefonare? Intanto s’era fatta mezzanotte. Tornò a rigirarsi nel letto e trascorsero così altri dieci minuti, dopo i quali squillò per l’ennesima volta il telefono.
-Pronta signora, sono l’architetto Ornella Bianchi, so che ha ricevuto la telefonata del mio ex compagno.
-Sì, ho ricevuto una telefonata a dir poco inquietante. Mi scusi sa, ma è pazzo il suo ex?
-E’ un mascalzone signora, non stia più ad ascoltarlo.
-Io non lo avrei mai ascoltato, ma ha telefonato senza presentarsi e ha detto che lei è una rovina famiglie e che era partita con mio marito.
-Signora, io sono qui in città, se vuole la vengo a trovare. Vede, da quell’uomo ho avuto un figlio. Siccome è un tipo poco raccomandabile, non gli faccio più vedere il bambino per precauzione.
-Capisco, deve essere proprio pazzo.
-Peggio, è un lestofante! Pensi che vuole farmela pagare cercando di mettermi in cattiva luce con tutti coloro con cui lavoro, tra cui suo marito.
-Accidenti! E’ un bel pasticcio!
-Secondo la sua mente contorta, non potrò più lavorare e sarò costretta a tornare con lui.
-Ha fatto bene a chiamare, architetto. Ora so che lei è una brava persona. Mi dispiace per la situazione. Si faccia coraggio.
Bella anche questa! Ora era lei a dover incoraggiare gli altri!
Trascorsero altri dieci minuti, e richiamò suo marito.
-Pronto tesoro, hai capito adesso? Quella è un architetto con cui ho lavorato; le ho telefonato subito ed ho spiegato la situazione.
-Sì ho capito, mi è sembrata una brava signora.
-Era già divorziata con due figli. In seguito ha conosciuto quello lì e s’è inguaiata!
-Anselmo ma che ore sono?-
-Ormai è tardi. Cerca di dormire. Buona notte amore mio.
Una parola dormire dopo tante emozioni! Ormai il letto era diventato come il giaciglio del fachiro! S’alzò e guardò nella stanza incriminata. Tutto era tranquillo e nessun oggetto luminescente faceva bella mostra di sé. Meno male!
Andò in cucina: avrebbe bevuto una tazza di latte caldo per conciliare il sonno. Lo fece e tornò a letto. Ma perché non riusciva ancora ad addormentarsi? Già, il perché era chiaro: si sentiva troppo agitata e nervosa. Pensò di telefonare a Melania. In fondo s’erano ripromesse di chiamarsi se ci fossero state novità. E più novità di quelle!
-Pronto sono io. Sapessi cosa m’è successo! Stento a crederci. Sono scossa e non riesco a prendere sonno.
-Dai, racconta. Tanto neppure io riesco a dormire.
Trascorsero dunque tutto il resto della notte a chiacchierare e a commentare i fatti. Fecero le dovute congetture ed espressero gli immancabili giudizi. Melania sembrava esterrefatta di ciò ch’era capitato all’amica. Davvero pensava che nella vita non si può mai stare tranquilli. Ritornarono a discutere dei loro strani e coincidenti sogni.
-Sono sempre più convinta che sia stata una casualità,- diceva Giulia.
-Davvero una strana casualità, Giulietta!- ribadiva l’altra.
-Sì ma vedi, secondo me, è il caso che domina gli uomini, non sono essi a poter intervenire sul caso-. Sarà stata l’ora tarda, ma Giulia cominciava a diventare filosofa.
-Va bene, il caso ci domina, però io mi stupisco lo stesso.
-Melania, i due più grandi tiranni della vita sono il caso e il tempo!
L’amica l’ascoltava.
-Per esempio c’è un filosofo tedesco che sostiene invece che nulla al mondo avviene per caso.
-Già, allora a noi perché è accaduto di fare il medesimo sogno?
-Domandalo a lui. Io, più invecchio, più mi convinco che il caso faccia i tre quarti del lavoro nella nostra vita. Proprio perché il Padre Eterno ha tutto programmato affinché sia il caso ad intervenire sempre. Poi noi, con il nostro libero arbitrio, facciamo il resto.
-Giulia, mi fai ricordare Flaubert quando dice: - C’est la faute de la fatalitè! E’ colpa della fatalità!-
-Ecco appunto. Vedi anche lui era d’accordo con me.
Nel frattempo, cominciava ad albeggiare e le prime luci s’insinuavano tra le fessure delle serrande.
-Questa notte non abbiamo dormito. Prima che sia troppo tardi, ti consiglio di provarci. Buona notte Melania.
-Buona notte Giulia.

Gabriella Cuscinà

   
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