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 a colloquio con un altro valoroso soldato italiano
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Giusy Melillo
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Inserito - 27/04/2009 :  20:24:32  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Giusy Melillo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Giusy Melillo
A colloquio con un altro valoroso soldato italiano reduce della guerra, S.D.

di Giusy Melillo

Tutti gli studenti hanno studiato e studiano la storia della seconda guerra mondiale. Tuttavia, ripercorrerla attraverso le parole di chi quella storia l’ha vissuta da autentico protagonista, fa ad essa assumere un “sapore” del tutto diverso. Trovarsi di fronte a S. D., nato in un paese della Provincia di Benevento nel 1917, contadino, testimone di guerra, e ascoltarlo parlare a proposito di questa; da un lato fa sentire il suo interlocutore emozionato e onorato, dall’altro gli provoca la comune sensazione della “pelle d’oca”, specie al racconto degli episodi più drammatici e toccanti vissuti sul fronte.
Diciotto mesi prima dello scoppio della guerra, nel febbraio del 1939, S. parti’ per fare il militare e questa prospettiva a lui non dispiaceva, perché all’epoca nel suo paese di residenza “c’era molta miseria”; mentre la vita militare gli consentiva di guadagnare tre lire e dieci al giorno.
Poi, nel 1940, la guerra. Lui fu impegnato sul fronte a Tripoli, in Libia, dove “C’erano solo cielo e terra”, per quattro lunghi anni. Insieme ad altri soldati, S. prendeva postazione fissa dietro al cannone, addetto a mirare gli obiettivi che poi doveva riferire al suo Generale, nonché a caricare nello stesso il proiettile che pesava 55 chili.
Li’ c’erano circa quindici o diciassette soldati del suo paese; i soldati erano stati condotti a Tripoli in aereo (questo riusciva a contenere sessantasei passeggeri) e S. ricorda la sensazione di mancamento provata al momento dell’atterraggio. Con lo stesso mezzo, alla fine della guerra, tornò nella sua Italia; da Tripoli fino a Palermo, dove scese a terra. Poi prosegui’ il viaggio di ritorno da San Giovanni a Benevento, in fine nel suo paese. Era rimasto nudo e con una sola scarpa, notevolmente deperito nel fisico; e tornando nel suo paese, aveva trovato la sua casa interamente distrutta dai bombardamenti che non avevano risparmiato neanche quello. Aveva ottenuto, prima di partire per l’Italia, una medaglia di guerra. Nel 1945 si è sposato.
Durante i combattimenti sul fronte di Tripoli S. non pati’ alcuna prigionia, anche grazie alle strategie di ritirata, ordinate a lui e agli altri soldati dal loro ufficiale, che permettevano di salvare le loro vite nei momenti in cui soccombevano al nemico. Soffri’ molto la sete, perché a Tripoli non c’ erano fonti d’ acqua e i soldati ne venivano riforniti con autobotti solo la sera e in piccolissime quantità, tanto che “arrivarono a sognarsela perfino di notte”.
Quando sul campo erano in corso i bombardamenti, ci si nascondeva in fosse profonde allo scopo di proteggersi; e in questa occasione era molto importante posizionarsi in esse bocconi, con una speciale tecnica di intreccio delle mani e delle braccia, in modo che queste e il resto del corpo non restassero sepolti dal sollevamento della terra causato dallo scoppio delle bombe. Tra tutti, un episodio in particolare è rimasto scalfito nella memoria di S.: quello di un suo commilitone che rimase a terra, bloccato dalle gambe poco prima mozzate da un bombardamento. Per trasportarlo in salvo, altri quattro soldati accorsero a prenderlo, caricandoselo sulle spalle. Nello stesso frangente di tempo, gli aerei dall’alto continuarono a lanciare bombe e uccisero i quattro soccorritori, mentre il primo ferito, cioè il soldato con le gambe mozzate, rimase vivo e fu condotto poi in ospedale.
Oggi S. D., alla luce della sua ricca e drammatica esperienza militare, grato per aver raggiunto, nonostante tutto, la sua età, dice: “Che la guerra non torni mai più!! Troppo importante è l’amore tra le persone e tra i popoli, e tutti lo devono perseguire”.

   
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