Elena Fiorentini
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Italy
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Inserito - 17/08/2007 : 14:35:02
L'epressione poetica attraverso i secoli ha compreso sia l'aspetto linguistico che quello musicale, come ci racconta il signor Elio F. autore dell'articolo che ci ha inviato.
La poesia nel tempo e nello spazio Uno dei tanti segni di decadenza dovuti all’accumularsi degli anni è la perdita della memoria. Così come per l’intorpidimento dei muscoli si ricorre ai massaggi ed alla ginnastica, per la memoria si ricorre ad una ginnastica mentale: mandare qualche cosa a memoria. E che cosa c’è di meglio di una poesia da memorizzare? Si tratta solo di scegliere e chi scrive queste note ha scelto i poeti del due - trecento. E perché? Perché c’è una intensa musicalità dovuta all’ondeggiare del ritmo, a una deliziosa armonia ed alla melodia suggerita dall’intensità dei sentimenti e delle espressioni. E questo non è casuale, la poesia è nata per essere cantata non recitata: nella Divina Commedia i tre libri Inferno, Purgatorio e Paradiso sono detti “cantiche” e le varie parti di ogni cantica sono dette “canti”. Nel Medioevo poche persone sapevano leggere e scrivere: sovrani, principi, feudatari, persone ricche che potevano permetterselo, avevano dei dipendenti con l’incarico di lettori e scrivani. Leggere e scrivere erano ritenute perdite di tempo e scocciature. Inoltre i testi erano scritti a mano dai cosiddetti amanuensi, per lo più monaci di monasteri, e di costo molto elevato. La stampa si iniziò con la fine del Medioevo e con l’avvento del Rinascimento. Così in quel tempo la diffusione della letteratura tra la gente si faceva con l’opera di giullari, trovieri e cantastorie accompagnati da suonatori di liuti, ghironde, virginali e vari strumenti dell’epoca. E questo fin dai tempi di Omero. I principi fondamentali della musica, a parere del sottoscritto, sono, o erano fino a qualche anno fa: Armonia, Melodia e Ritmo. Anche la poesia doveva rispettare questi canoni: l’armonia si ottiene con la scelta delle parole in modo che parlando, i suoni risultino gradevolmente legati in modo dolce e continuo, il ritmo dipende dalla disposizione degli accenti lungo i versi e la melodia invece è quello che la poesia vuole esprimere e le emozioni che riesce a comunicare nell’animo di chi legge o ascolta.
La scrittura musicale risale all’undicesimo secolo*, essa era però riservata alla musica sacra, solo nel quindicesimo secolo si cominciò a scrivere musica anche a scopi profani. I motivi musicali erano tenuti a memoria e variavano in funzione delle poesie stesse, c’erano motivi per gli endecasillabi, per gli alessandrini, per le terzine per i sonetti e per le varie forme poetiche. Una delle caratteristiche fondamentali in quel tempo era la rima, tanto che i poeti erano detti anche rimatori. La rima oltre a contribuire all’armonia ed al ritmo, facilita l’apprendimento a memoria. Nel XIX secolo la rima venne gradualmente abbandonata, ritenuta forse un ostacolo alla libera espressione del pensiero. Un poeta intellettuale moderno non deve badare né alla rima né al ritmo, ma non li capisco e non posso giudicarli. Però bisogna ammettere che se Leopardi avesse scritto in rima l'Infinito, non avrebbe raggiunto la profondità del sentimento di quella che è la più bella poesia italiana dal rinascimento in poi. Fuori quindi Dante Petrarca e altri. Ora si fanno in rima gli slogan pubblicitari. Oberon e Titania dal Sogno di una notte di mezza estate da google - teatro
Elio Friggi *** note * La notazione come la intendiamo noi, compare nel XI secolo, ed è frutto di anni e anni di esperienza e per le nuove esigenze della polifonia vocale, come nella Scuola di Notre Dame a Parigi. L'eigenza di transliteterare i suoni è molto antica. I Greci usavano i segni dell'alfabeto per i brani cantati. Per la musica strumentale usavano un tipo di scrittura derivata dall'alfabeto ebraico, e ruotavano ogni lettera in tre posizioni diverse, secondo le alterazioni:do, il segno è in posizione naturale, do alterato di un quarto di tono superiore,, spostamento di un quarto del segno alfabetico. do alterato di mezzo tono superiore,ulteriore spostamento del segno alfabetico. Pare che gli antichi Greci avessero l'orecchio musicale molto raffinato e sapevano distinguere gli intervalli molto vicini tra di loro. Sono pochissimi i documenti dell'antica musica greca che sono arrivati fino ai giorni nostri. La descrizione della teoria e della notazione invece ci è arrivata con molta precisione.( Pitagora e Aristotele) Elena Fiorentini
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